Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"Franceschini: in gioco c’è la democrazia", di Maria Zegarelli

«Casaleggio ha dato la linea. Poi la vio- lenza, fisica e verbale, l’impeachment, l’arrivo di Grillo. Vogliono scardinare le istituzioni». Parla il ministro Franceschini. «Siamo andati oltre. Quello che è successo in questi giorni alla Camera non ha precedenti». Il ministro per le Riforme Dario Franceschini chiede una condanna ferma del comportamento del M5S, «insulti, violenza verbale e fisica» come mai si era visto prima. Attentato alla democrazia come dice il Pd? «Quello che credo sia un elemento su cui riflettere tutti è l’assuefazione a episodi sempre più gravi che vengono liquidati come se fossero fatti di normale cronaca politica. Non è così. Il presidente della Camera ha avuto un comporta- mento ineccepibile: ha messo in votazione un decreto in base al principio costituzionale dei sessanta giorni di tempo per la conversione. Approvarlo o bocciarlo è una prerogativa del Parlamento, ma non può essere la violenza fisica, oltre che verbale, a impedire i lavori parlamentari. Abbiamo assistito all’occupazione delle Commissioni, è stato impedito a Roberto Speranza di fare il suo intervento… Lo scontro politico è …

"Sulla pelle dell’Italia", di Massimo Adinolfi

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. I duri e i grillini. Solo che il gioco si chiama democrazia parlamentare e troppa durezza rischia di ammaccarlo seriamente. Le cronache di queste giornate raccontano di insulti, risse, occupazioni: del deputato che insulta in maniera greve le colleghe e si becca una sfilza di denunce; di quell’altro che insulta invece il Presidente della Repubblica senza preoccuparsi di sconfinare nel vilipendio. Raccontano di molti deputati pentastellati che tentano l’assalto a questa o a quell’aula, con l’obiettivo di bloccare i lavori e di oscurare i passi compiuti nel lavoro parlamentare, sull’Imu e sulla legge elettorale, approdata finalmente alla Camera. Poi ci scappa lo spintone, lo scappellotto, la manata: uno chiede scusa, un altro nega l’intenzione, un altro, invece, se la ride. Ma non è lo scompiglio, creato ad arte in queste ore, a destare preoccupazione. Prima dei grillini, a inizio secolo erano stati i socialisti a praticare l’arte dell’ostruzionismo. Nel dopoguerra sono stati i comunisti, contro la legge truffa e l’adesione alla Nato, e ancora …

"La strategia del caos", di Claudio Tito

Tanto peggio, tanto meglio. È ormai evidente che il vero obiettivo del Movimento 5Stelle non è altro che questo. Far sprofondare il sistema istituzionale e il Paese stesso nella confusione assoluta. Il proliferare del “grillismo” è direttamente proporzionale all’incapacità della politica di fornire risposte ai cittadini- elettori. Grillo e il cofondatore pentastellato, Casaleggio, hanno bisogno del caos, della paralisi per dimostrare la loro ragione di esistere. Ma il paradosso, adesso, è proprio questo. La loro essenza si nutre esclusivamente della inattività. Hanno anzi bisogno di provocarla. Anche a costo di essere la causa stessa — e non l’esito — dell’inerzia. È come un organismo che aumenta la sua forza in modo parassitario con gli insuccessi altrui. L’escalation di questi giorni, del resto, non trova altre spiegazioni. La violenza dei toni, l’aggressività dimostrata ieri e mercoledì alla Camera, l’impeachment del capo dello Stato, tutto trova origine esclusivamente in questa esigenza primaria. Il nucleo dell’azione studiata dalla coppia Grillo-Casaleggio è orientato a provocare una sorta di shutdown della politica. Una specie di arresto cardiaco del sistema in …

"Noi, insultate a Montecitorio", di Michela Marzano

Doveva essere una sera come tante. Una seduta notturna in Commissione Giustizia per lavorare al decreto sui diritti dei detenuti e il sovraffollamento carcerario. Due volumi pieni di emendamenti ostruzionistici presentati dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle, cui però ormai si è fatta l’abitudine. E invece è andato tutto per traverso. Gli emendamenti, la seduta, i voti, il dibattito. Perché invece di discutere, si è finito con il litigare. Invece di votare, si è occupata l’aula della commissione. Invece di licenziare il provvedimento, si sono licenziati l’educazione e il rispetto. Le cose hanno cominciato a mettersi male fin dall’inizio. Quando la Presidente Ferranti ha aperto la seduta e i deputati del M5S hanno cominciato ad accalcarsi davanti la porta. A differenza di quanto accade di solito, anche chi non fa parte della commissione pretende di assistere ai lavori, e non accetta che per ragioni di sicurezza non sia possibile entrare in un’aula già stracolma. Mentre la Presidente cerca una soluzione, il malcontento aumenta. C’è chi sbuffa esasperato dalla giornata interminabile. C’è chi provoca. C’è …

"L'ipoteca dell'estremismo", di Claudio Sardo

La tagliola finora non era mai stata usata in Parlamento. I grillini hanno deciso di farla scattare, spingendo il loro ostruzionismo fino al limite estremo: se Laura Boldrini non vi avesse fatto ricorso, gli italiani sarebbe stati costretti a pagare anche la seconda rata dell’Imu, dopo aver già pagato il conto del pasticcio voluto da Berlusconi e troppo supinamente accettato dal governo. La «tagliola» è una norma estrema del regolamento della Camera, introdotta nel ’97 dopo la famosa sentenza della Consulta che vietò la reiterazione dei decreti-legge, divenuta una scandalosa consuetudine incostituzionale. L’effetto della tagliola è lo stop all’ostruzionismo parlamentare e la messa in votazione del decreto, un attimo prima che scada il termine e ne decadano tutti gli effetti giuridici. Le opposizioni, ovviamente, hanno il diritto di usare ogni strumento legale a loro disposizione per contrastare i provvedimenti che non condividono, ma non hanno il diritto di impedire alla maggioranza (e al Parlamento) di pronunciarsi su un decreto. Finora, anche nelle battaglie politiche più aspre, non si era mai arrivati al punto di costringere …

"Dove va la democrazia?", di Manuela Ghizzoni

Mi ero ripromessa di non scrivere a caldo su quanto accaduto ieri perché – forse a causa della mia professione – credo che ci voglia la sufficiente distanza e serenità per commentare e quindi elaborare giudizi (anche politici). Ma la recrudescenza odierna degli eventi (come ad esempio aver impedito lo svolgimento della conferenza stampa indetta dal capogruppo Pd, Roberto Speranza, e l’occupazione delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali) mi sprona a vincere la ritrosia iniziale e a dire che: 1. credo che il merito non c’entri, perché se davvero il contendere fosse la ricapitalizzazione della Banca d’Italia, ci si sarebbe aspettati lo stesso imponente ostruzionismo durante l’approvazione del decreto al Senato. Così non é stato, poiché l’aula del Senato ha licenziato il provvedimento tra l’8 e 9 gennaio, senza particolare clamore. Come mai? Non si erano accorti di quello che votavano? Non posso pensare che i senatori pentastellati abbiano trascurato la lettura del testo del decreto, ma allora perché la ricapitalizzazione della Banca d’Italia é diventata, solo alla Camera, la madre di tutte le battaglie? …

"E per la prima volta si saprà chi ha vinto", di Sebastiano Messina

Non è detto che sia l’ultimo aggiustamento, ma l’accordo raggiunto in extremis da Renzi e Berlusconi introduce alcune novità non piccole nel progetto di riforma elettorale. Viene abbassata la soglia di sbarramento per i piccoli partiti. Viene alzata la quota che un partito (o una coalizione) deve raggiungere per ottenere il premio di maggioranza al primo turno. Viene introdotto un meccanismo di salvaguardia scritto su misura per la Lega Nord. E viene permesso a un politico di candidarsi in più collegi, in modo da aumentare le sue speranze di essere eletto. L’impianto complessivo però rimane sostanzialmente lo stesso, e per la prima volta garantisce che dalle urne esca un vincitore, e che quel vincitore abbia poi i numeri per governare. Come si voterà? Il territorio nazionale verrà diviso in collegi plurinominali medio-piccoli, nei quali ciascun partito presenterà liste corte di tre o quattro candidati. Poi si farà il totale nazionale e verranno distribuiti i seggi con il metodo proporzionale, escludendo quei partiti che non avranno raggiunto la soglia di sbarramento del 4,5% (se coalizzati) o …