Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"Senato un'anomalia tutta italiana", di Andrea Manzella

Da tempo si dice che così non si può andare avanti. Perché di parlamenti con due Camere ce ne sono parecchi nell’Unione europea: 13 su 28 (in tutti i paesi più grandi: da Germania e Francia a Romania e Polonia): ma il bicameralismo degli altri 12 non è come il nostro. Solo da noi sia una che l’altra Camera hanno uguale potere di fare e disfare i governi (in Germania, Francia, Spagna, Regno Unito ecc. i governi possono nascere e cadere esclusivamente in uno soltanto dei rami del Parlamento). Per giunta, solo da noi vi è una differenza abissale di età tra chi può votare alla Camera (18 anni) e chi lo può al Senato (25 anni). Sette anni di differenza possono provocare una naturale asimmetria di risultati fra una Camera e l’altra. Ma non basta. Solo da noi è differente persino il calcolo dei voti tra le due Camere. L’astensionismo significa voto contrario al Senato mentre alla Camera, più comprensibilmente, l’astensione non influisce sul risultato. In questo modo, anche in presenza di una identica …

"L’ultima chance anche per Letta", di Marcello Sorgi

Il caos che ieri ha accompagnato la presentazione del testo della riforma elettorale non deve necessariamente impressionare. Era prevedibile e in qualche modo logico che una legge nata da un accordo che avrebbe dovuto cancellare, e solo successivamente s’è risolto a ridimensionare, i partiti minori, generasse una reazione così forte degli stessi. Il fronte del No che ha accolto con una levata di scudi l’inizio dell’iter parlamentare della riforma si presenta pertanto variegato, ma anche accomunato dallo spirito di sopravvivenza. Questo, e solo questo, ha potuto riunire Monti e Casini, ormai separati da tempo, con Bossi e Vendola, due leader che a malapena si salutano quando si incontrano alla Camera. Che poi l’inedita alleanza possa attirare nelle sue file, come qualcuno si spinge a dire nei corridoi di Montecitorio, anche D’Alema e la minoranza dalemian-bersanian-cuperliana del Pd e il Nuovo centrodestra di Alfano, è tutto da vedere. Sarebbe una sorpresa non di poco conto, per una ragione molto semplice: mentre infatti il primo gruppo di oppositori appartiene alla schiera di quelli che sono stati colti …

"Avrei preferenza di no", di Massimo Gramellini

Vent’anni fa, la parola «preferenza» era impronunciabile tra persone perbene: sapeva di cosche, cordate e clientele. Veniva agitato come babau un certo Vito che a Napoli ne aveva raccolte oltre centomila. Craxi le amava, dunque rappresentavano il male assoluto. Il referendum Segni le rase al suolo, lasciandone una sola, orfanella senza speranza, presto immolata sull’altare dei collegi maggioritari, dove spesso i partiti catapultavano chi pareva loro: ho visto con i miei occhi il romano Adornato deambulare stranito tra le maioliche umbre e il siculo inappetente Ayala catechizzare all’ora di pranzo sui temi della legalità una platea di stremati camionisti romagnoli in astinenza da tagliatella. Poi arrivò il porcello, con le sue lunghe liste bloccate, rispetto a cui i microelenchi previsti dal nuovo porcellino sono pressoché uno splendore. E d’improvviso la preferenza cambiò segno. Non più trappola per allocchi e sentina di ogni vizio, ma avamposto dei veri democratici contro le oligarchie dei partiti. Rimango legato ai pregiudizi di gioventù. Come direbbe il Bartleby di Hermann Melville nella traduzione di Celati: «Avrei preferenza di no». La …

"Il nichilismo di Grillo che opprime i Cinquestelle", di Claudio Sardo

Siamo a un passaggio cruciale della legislatura, forse all’inizio di un nuovo ciclo politico. E la sola preoccupazione di Beppe Grillo è evitare che i parlamentari Cinquestelle tocchino la palla, che incidano magari indirettamente sulla riforma elettorale e su quelle istituzionali. Come al solito si barrica dietro la violenza verbale, alterna proposte (si voti con il Porcellum, anzi no con il Mattarellum, anzi no con il proporzionale) al solo scopo di evitare che siano efficaci, rifiuta a priori di partecipare a qualunque negoziato sperando che tutto precipiti, che il sistema collassi, che l’Italia sprofondi più di quanto faccia già. Stavolta però si avverte un disagio tra i suoi sostenitori, Marco Travaglio compreso. Deputati e senatori del Movimento cominciano a soffrire l’oppressione del nichilismo. C’è un conflitto esistenziale tra i giovani parlamentari e la coppia Grillo-Casaleggio. La ragione politica di questi ultimi è prosperare nello sfascio, mentre i parlamentari vorrebbero cambiare qualcosa, entrare in partita per modificare l’inerzia degli eventi: sono, in gran parte, espressione di quella fetta di elettorato che ha votato Grillo sperando che …

"Meglio liste bloccate che finte preferenze", di Paolo Natale

L’impossibilità di esprimere una preferenza sul candidato come prevede l’Italicum apre un eterno dilemma. Ma l’accusa di “controllo” che grava sulla proposta di Renzi non regge. A giudicare dai dati forniti da Ipsos nella puntata di ieri sera, 21 gennaio, di Ballarò, la stragrande maggioranza degli italiani (quasi il 70 per cento) giudica in modo positivo l’incontro avvenuto tra Renzi e Berlusconi per discutere sulla nuova legge elettorale. E l’unico elettorato critico – almeno per la metà tra loro – appare, come ci si poteva aspettare, quello del Movimento 5 stelle. La stessa riforma del voto viene sostanzialmente giudicata positivamente, con un unico elemento non molto gradito, quello della impossibilità di esprimere una propria preferenza sul candidato da eleggere. Eterno dilemma, quest’ultimo. Ricordiamo tutti come la preferenza plurima fosse stata cancellata a furor di popolo con il referendum del 1991, per poi venir abolita del tutto al proporzionale con il Mattarellum, con grande soddisfazione generale. In quegli anni la sensibilità comune era dunque contraria alla facoltà di esprimere il voto anche per un candidato, tanto …

"Se si evitano gli estremismi", di Tommaso Nannicini

Nel commentare un compromesso politico, come quello raggiunto tra Renzi e Berlusconi sulle riforme istituzionali e poi ratificato dalla direzione nazionale del Pd, ci sono due errori da evitare. Il primo è quello di paragonare il risultato a qualche sistema ideale che non ha nessuna possibilità di essere approvato, dati i rapporti di forza in campo. Il secondo è quello di sostenere che non si può criticare il compromesso perché è l’unico ipotizzabile. Per la serie, mangia la minestra o salta dalla finestra. Entrambi gli estremismi sono fuorvianti. Come valutare, allora, il compromesso raggiunto intorno a un sistema proporzionale con premio di maggioranza a due turni e clausole di sbarramento abbastanza alte (5% per i partiti coalizzati e 8% per quelli che corrono da soli)? In attesa di conoscere la traduzione dell’accordo in legge, si può azzardare una valutazione rispetto a quattro obiettivi: 1) affiancare alla riforma elettorale una semplificazione del quadro istituzionale che ne aumenti l’efficienza; 2) garantire una maggioranza certa; 3) ridurre la frammentazione; 4) migliorare la selezione dei politici. Anche se esistevano …

"Sì del Senato abolito il reato di clandestinità", da repubblica.it

Il ministro Kyenge: atto di civiltà Carroccio in rivolta: sarà un inferno Votazione senza storia, e nel contempo storica, al Senato: 182 sì, 16 no, 7 astenuti. Così sparisce il reato di immigrazione clandestina. L’aveva voluto Berlusconi, alleato della Lega nel 2008, e con Maroni ministro dell’Interno. Lo spazza via, dopo un travaglio durato giorni e giorni, la maggioranza del governo Letta. «Indice di civiltà e di rispetto della diversità» commenta subito il ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, ma si astiene il dem Luigi Manconi, in segno di «discontinuità» rispetto alle politiche seguite fino a oggi in cui domina comunque l’impostazione della destra. L’associazione Antigone, in prima linea nella difesa dei diritti dei detenuti, sollecita «ad avere più coraggio». Ma nel Pd parla di «una prima battaglia vinta» Khalid Chouki, il deputato che a Natale si è rinchiuso volontariamente nel Cie di Lampedusa. Il Pd considera questo voto una vittoria. La rivendica il capogruppo al Senato Luigi Zanda e ne parla come «di un’ottima notizia di civiltà per il nostro Paese». Il relatore Felice Casson …