Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

“Un gioco pericoloso”, di Roberto Zaccaria

Singolare ultimatum di un condannato al Capo dello Stato. «Il Quirinale è ancora in tempo a concedermi la grazia». E se non lo fa è colpa sua. È questa, in sostanza, l’opinione che si coglie nelle parole di Berlusconi. Che sono state rilasciate a Vespa in occasione del suo ultimo libro. Un discutibile gioco di prestigio orchestrato in maniera disinvolta tra due partner sul filo della pura comunicazione. Non più la sola comunicazione del giornalista e quella del politico dettate dai propri personali e distinti interessi, ma una doppia tecnica di comunicazione combinata insieme per ottenere un risultato politico inquietante: la messa in mora di Napolitano sulla questione della «grazia» a Berlusconi. Le anticipazioni di un libro in genere si riferiscono a notizie di alcune settimane precedenti che vengono offerte al lettore, in un contesto diverso dalla cronaca immediata, e destinato ad una riflessione più meditata! Niente di tutto questo. Le anticipazioni nei libri di Vespa sono l’esatto opposto: non anticipano niente ma sono dei veicoli pubblicitari per vendere meglio il libro, immergendolo nella stretta …

“Ma l’incertezza sfinisce i contribuenti”, di Francesco Manacorda

Scene di rivolta fiscale all’ora di punta. I venditori ambulanti dei mercati torinesi scendono in piazza per protestare contro il rincaro della Tares, la tassa sui rifiuti, e una città rimane semiparalizzata nei suoi collegamenti ferroviari per mezza giornata. Scene di incertezza fiscale all’ora dei telegiornali. Il ministro dell’Economia avverte di come sia difficile – sempre più difficile man mano che si avvicina la fine dell’anno, anche se non impossibile – trovare le risorse per evitare che si paghi la seconda rata dell’Imu. Scene da un Paese che stenta a trovare la chiave di quella ripresa che molti annunciano ma che pochi riescono a vedere e dove proprio il carico fiscale rischia di portare alla chiusura troppe piccole e piccolissime imprese. Chi ha bloccato ieri la stazione torinese di Porta Susa non rappresenta certo tutti i commercianti di una città, anzi alcune associazioni di produttori e negozianti hanno denunciato intimidazioni contro chi aveva deciso di continuare regolarmente la sua attività. Ma che il malessere da tasse scenda in piazza e assuma la forma di una …

“Tra la legge e la coscienza”, di Michele Ciliberto

Dispiace che la vicenda Cancellieri stia diventando un affaire politico, ma era prevedibile. Anche se era difficile immaginare fino a che punto sarebbero arrivati gli esponenti del Pdl. Cioè, mettere sullo stesso piano la telefonata della Cancellieri e quella dell’allora capo del governo, Berlusconi, alla questura di Milano per intercedere a favore di Ruby. In entrambi i casi si sarebbe trattato, a loro parere, di gesti umanitari, anche se – andrebbe precisato almeno questo – i protagonisti delle due vicende ave- vano interessi evidentemente diversi. Vale dunque la pena di fare chiarezza, sottolinean- do alcuni punti elementari. Il problema del rapporto tra diritto e morale, tra ciò che è «giusto» e ciò che è «buono», è assai antico, risale alla origini della riflessione filosofica. Ad esso sono state date differenti risposte, a seconda degli obiettivi che sono stati scelti e dichiarati primari. Nel Seicento, quando il problema essenziale è quello della sicurezza dello Stato, è teorizzato il prevalere del diritto, della potenza e anche della forza sulle istanze di ordine morale, sui diritti individuali, personali. …

“Se anche il carcere divide i ricchi dai poveri” di Chiara Saraceno

Forse a Giulia Ligresti non occorreva neppure l’interessamento della ministra della Giustizia Cancellieri perché il tribunale valutasse il suo stato di salute come troppo rischioso per la sua incolumità psico-fisica e quindi ne decidesse la scarcerazione. Bastava la sua condizione di persona ricca e privilegiata, non abituata quindi ai disagi. Secondo la perizia medica alla base della decisione del tribunale, infatti, proprio la sua condizione di persona abituata ai privilegi e agli agi l’ha resa particolarmente inadatta a sostenere l’esperienza carceraria. Secondo il perito, Giulia Ligresti soffriva “di un disturbo dell’adattamento, che è un evento stressante in modo più evidente per chi sia alla prima detenzione e in particolar modo per chi sia abituato a una vita particolarmente agiata, nella quale abbia avuto poche possibilità di formarsi in situazioni che possano, anche lontanamente, preparare alla condizione di restrizione della libertà e promiscuità correlate alla carcerazione». Se ne deduce che invece chi non è abituato a una vita particolarmente agiata ha più facilità ad adattarsi alle condizioni di vita in carcere. Ne deriva, per seguire fino …

“Gli studi condotti hanno evidenziato un dato: la politica dell’austerity è stata un suicidio”, di Carlo Buttaroni

In Italia la spesa della pubblica amministrazione è di poco superiore alla media europea ma inferiore a quella delle principali economie dell’Unione, con l’unica eccezione della Spagna. Rispetto ai 13mila euro per abitante dell’Italia, la Svezia ne spende 21mila, l’Austria 18mila, la Germania 14mila. Anche la pressione fiscale è più alta della media dell’Unione. Sopra di noi ci sono Danimarca, Francia, Belgio, Svezia, Austria e Finlandia e, appena al di sotto, Germania e Regno Unito. Analizzando il periodo tra il 2000 e il 2011, si nota come in Italia la dinamica della spesa della pubblica amministrazione sia stata contenuta, vedendo invece crescere in modo rilevante la pressione fisca- le. In quanto a incremento, ci superano solo Malta, Cipro, Portogallo ed Estonia. Nella Re- pubblica Ceca, in Francia e nel Regno Unito la crescita è stata assai più modesta, mentre ne- gli altri Paesi dell’unione si è registrato addirittura un decremento. QUATTRO FASCE DI PAESI La combinazione tra spesa della pubblica amministrazione e pressione fiscale propone uno scenario composto da 4 gruppi di Paesi: quelli dove …

“La storia capovolta”, di Carlo Galli

Come si fa a non concordare con Galli della Loggia quando sostiene che non c’è politica se il partito su cui si regge il sistema italiano – il Pd, dato che la destra pur socialmente fortissima è politicamente quasi inesistente – non è capace di affrontare apertamente la complessità della storia repubblicana? Se, in altre parole, non si fa carico del compito di ripensare l’Italia, per rifarla? C’è in questa tesi molto di buono: e in primo luogo c’è la percezione che la politica non è quell’attività ridicola, parassitaria, effimera, a cui oggi si è ridotta – quando non è pura gestione tecnica -; che la politica non è ricerca di slogan, ma analisi della costituzione materiale di un Paese, individuazione delle dinamiche del presente, e delineazione di un realistico orizzonte di sviluppo. E che a questo scopo il partito è indispensabile (altro che partito leggero!), come sistema d’interpretazione accorta e partecipata – come forza responsabile e ricca di sapere pratico, e anche di potere legittimo – della storia, del presente e del futuro. Certo, …

“Il paese che perde i suoi giovani”, di Ilvo Diamanti

La fuga dei cervelli. È la formula usata per evocare la migrazione di tanti giovani italiani, ad alto profilo professionale e scientifico, verso altri Paesi. Non solo europei. Dove trovano occupazione e riconoscimento. Fuga dei cervelli. È un’espressione che non mi piace. Perché i cervelli, nei Paesi liberi, sono liberi. E oggi possono sconfinare ovunque, grazie alle nuove tecnologie della comunicazione. L’unica gabbia che possa imprigionarli è il loro corpo. Se i “cervelli” se ne vanno dall’Italia è perché fuggono dal loro “corpo”. Troppo vecchio per permettere loro di esprimersi. O almeno: di “operare”. Di utilizzare la loro opera. L’Italia è un Paese vecchio (dati Istat, 2012). Il più vecchio d’Europa. Dopo la Germania, che, però, può permettersi di invecchiare perché attira i giovani migliori dagli altri Paesi. Compreso il nostro. Il problema è che noi non ci accorgiamo di invecchiare. Perché siamo sempre più vecchi. Così ci immaginiamo giovani, sempre più a lungo. Fino a 40 anni. E rifiutiamo di invecchiare. Secondo gli italiani — come ho già scritto altre volte — per dirsi …