Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

“Quei segnali dal nord”, di Michele Prospero

Nelle analisi politiche dominano sempre più i sondaggi. Quando poi si svolgono elezioni reali, pare si tratti di eventi trascurabili. È il caso invece di attenersi ai risultati delle consultazioni parziali. In Trentino Alto Adige i numeri parlano molto più chiaro dei maghi dei sondaggi che pontificano sugli scenari ipotetici malgrado le continue confutazioni. Al voto del Trentino Alto Adige ha dedicato delle fantasiose interpretazioni Beppe Grillo, che ha parlato di «un risultato stratosferico» per il suo non-partito. Il M5S non era presente nelle provinciali precedenti e quindi il raffronto del suo odierno dato va fatto solo con le politiche del 2013. Nella provincia autonoma di Trento il M5S aveva incassato a febbraio un discreto 20,8 per cento, pari a 63758 voti. Oggi Grillo ottiene soltanto il 5,7 per cento e cioè, in termini assoluti, appena 14 mila voti. Con la perdita secca di 15 punti percentuali e di ben 47 mila voti effettivi è assai arduo cantare vittoria. A Trento ha vinto in realtà la coalizione organizzata dal Pd (senza Sel e Rifondazione) che …

“Renzi e il Pd l’immagine non basta”, di Marc Lazar

Matteo Renzi provoca nella sinistra reazioni contrastanti. I suoi adepti sottolineano il talento di comunicatore del sindaco di Firenze. Tratteggiano la sua originale personalità, l’età e l’attitudine a vincere le prossime elezioni; mentre i suoi avversari, o più semplicemente i dubbiosi, si preoccupano dell’eccesso di personalizzazione e della nebulosità del suo programma, interrogandosi sulle sue capacità di statista.Peraltro, questo tipo di dibattito, lungi dall’essere specificamente italiano, si ripropone ovunque nella sinistra europea al momento di scegliere il proprio leader. In effetti, in tutti i Paesi dell’Unione europea la democrazia sta vivendo mutazioni analoghe, che poi si declinano in maniera diversa a seconda della storia, delle istituzioni e dei sistemi partitici di ciascuno degli Stati membri. Dovunque si sta affermando quella che Bernard Manin ha definito la “democrazia del pubblico”, caratterizzata dal declino dei partiti (anche se non scompaiono del tutto), dalla disgregazione delle identità e culture politiche tradizionali, dall’aumento della volatilità, dal ruolo crescente dei leader e dall’importanza della televisione, di Internet e delle reti sociali. Altro grande cambiamento: la disaffezione nei confronti delle istituzioni, …

“Legge elettorale, Pd per il doppio turno”, di Silvio Buzzanca

Il Pd vuole una legge elettorale a doppio turno. Magari alla francese. In subordine potrebbe andare bene anche il sistema a doppio turno di coalizione proposto da Luciano Violante e Roberto D’Alimonte. Scelta netta, precisa che Luigi Zanda ha illustrato ieri pomeriggio alla commissione Affari costituzionale del Senato. Presa di posizione che stoppa, per il momento, la marcia del modello spagnolo su cui hanno lavorato i due relatori Donato Bruno, Pdl, e Doris Lo Moro del Pd. Una mossa che rimette tutto in discussione e si scontra con la contrarietà del Pdl. Ma si interseca anche con la vita del governo e il dibattito interno al Pd. Perché da un lato viene letta come un tentativo di Letta di evitare il varo di una norma provvisoria e di legare la nuova legge alle riforme. Portando Alfano e i suoi sul doppio turno. E dall’altra parte sembra una risposta all’offensiva di Matteo Renzi sulla legge elettorale basata sulla proposta di adottare a livello nazionale il sistema dei comuni. «Il Pd è per il doppio turno. Io …

“La politica dei Vaffa”, di Gad Lerner

Non a caso Beppe Grillo scatena oggi un attacco diretto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano attraverso un duello personale con il capo dello Stato, individuato come il garante della stabilità del nostro sistema di fronte all’establishment dell’Unione europea, il capo dei 5 Stelle punta a amplificare la parola d’ordine su cui ha convocato per il 1° dicembre a Genova il suo terzo Vday: «L’Italia non deve più versare il suo tributo di sangue all’Europa ». Quel giorno prenderà il via una campagna elettorale il cui scopo è fin troppo chiaro: trasformare in plebiscito no-euro l’ostilità abbattutasi un po’ dappertutto sull’Ue; e liquidare come velleità riservata ai benestanti gli ideali della sinistra europeista. Napolitano è il bersaglio ideale di questa offensiva. Il manifesto di convocazione del Vday si chiude con l’indicazione di questo obiettivo: «Vogliamo vincere le prossime elezioni, a iniziare da quelle europee». Non si tratta di una boutade, ma di un calcolo che tiene conto anche del sistema proporzionale con cui si voterà nel maggio 2014. Grazie ad esso, vi sono ragionevoli possibilità …

“Il suicidio politico di Mario Monti”, di Franco Monti

Ora è persino troppo facile infierire su Mario Monti all’insegna della vecchia massima “chi è causa del suo ma…..”. Se egli avesse dato ascolto ai tanti, a cominciare da Napolitano, che gli sconsigliavano di farsi parte tra le parti, di dare vita all’ennesimo, piccolo partito, avrebbe potuto preservare il suo profilo apprezzato di tecnico e di riserva della Repubblica. La sua parabola e l’epilogo di uomo sconfitto e rancoroso suggeriscono qualche spunto di riflessione. In primo luogo, la consapevolezza che la politica vanta una sua autonomia e specificità, che essa, weberianamente, presuppone una «vocazione» che palesemente Monti ha mostrato di non avere. Di qui i suoi limiti e i suoi errori, di cui poi è caduto vittima. Penso alla fallace idea che la cura per la polis tutta si risolva nel sapere tecnico ed economico, mentre essa esige anche altre attitudini tipo il gioco di squadra (la politica è azione collettiva), la ricerca del consenso, il governo delle relazioni con persone e forze politiche. In secondo luogo, anch’egli è incappato nella mitologia del centro e …

“L’Italia in ritardo cambi marcia sull’innovazione”, di Carlo Buttaroni

In Italia la spesa per ricerca e sviluppo rappresenta l’1,3% per cento del Pil, un valore assai distante da quello dei Paesi europei più avanzati. Investiamo molto meno di Francia, Slovenia e Belgio; meno di Paesi Bassi, Regno Unito, Irlanda, Estonia Portogallo, Repubblica Ceca, Lussemburgo e Spagna. Per non parlare dei più virtuosi: Svezia, Danimarca, Germania e Austria investono in R&S più del doppio, la Finlandia più del triplo. Siamo lontani dai Paesi-locomotiva dell’innovazione anche per quanto riguarda la quota di imprese che innovano, di addetti in ricerca e sviluppo e di intensità brevettuale. Investiamo poco per l’istruzione e la formazione e siamo in fondo alla classifica per nu- mero di laureati in discipline tecnico-scientifiche.Stiamo accumulando un ritardo via via crescente, tagliati fuori dal potente effetto schumpeteriano di «distruzione creatrice», che evidenzia l’importanza della nascita di nuove strutture economiche sulle ceneri di quelle antiche. È ciò che sta accadendo. Le maggiori economie cercano di far vivere ai loro Paesi la crisi come un’opportunità, dando una forte spinta al cambiamento e preparandosi a cogliere le nuove …

“La leadership e l’evoluzione del Pd”, di Giancarlo Bosetti

La distanza maggiore tra i contendenti alla guida del Pd riguarda, prima e più delle persone e delle politiche, l’idea stessa del partito. Si capisce dai documenti congressuali depositati e ancora meglio dalle battute: «Leadership non è una parolaccia» (Renzi, chiudendo la Leopolda). E dall’altra parte: «Non vogliamo diventare un comitato elettorale». E ancora: «No a un primattore come dirigente», «Aprire le primarie alla destra è come far scegliere l’amministratore di un condominio a quelli di un altro condominio ». Queste ultime tre lamentele indicano la sofferenza e il rigetto di quel che sarebbe invece indispensabile in un sistema bipolare: rispettivamente l’uso del partito come “mezzo” per vincere le elezioni, la centralità personale del leader-premier, la necessità di prender voti fuori dal recinto ereditato e di “rubarli” agli avversari. Le distanze qui tra il sindaco di Firenze e gli altri sono abissali e descrivono una forma politica che sta attraversando una profonda crisi, che sarà evolutiva nel caso migliore, e autodistruttiva in quello peggiore. Si tratta dell’evoluzione, tardiva per il Pd (doveva cominciare nel 2007, …