Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"Un preambolo per il Pd", di Pier Luigi Bersani

È giusto leggere la partecipazione alle elezioni amministrative come la conferma di una grave disaffezione dei cittadini. È altrettanto giusto rimarcare che, in quel quadro, viene riconosciuto un primato al Partito democratico e ai suoi candidati (dire che si è perso anche quando si è vinto serve spesso per stare con un piede fuori dalle proprie responsabilità!). Il giorno seguente, il nostro risultato è scomparso. In un passaggio parlamentare relativo alla legge elettorale si è dato l’argomento ai giornali per titolare: il Pd si divide, il Pd sull’orlo della crisi, e così via.Già peraltro comincia a vedersi lo sport antico di tirare il sasso e nascondere la mano verso il governo che sosteniamo. Niente di nuovo sotto il sole: in una recente e dolorosa esperienza abbiamo visto come il venir meno a nostre decisioni collettive abbia cambiato il corso degli eventi nella politica del Paese. È tempo di riconoscere che tutto questo è il segno di un problema profondo e strutturale, che non può essere affrontato con richiami al buon cuore ma piuttosto con un …

"Qualche idea per usare il tesoretto", di Mario Deaglio

Proviamo a fare un esercizio di ottimismo, non fosse altro che per reagire alla malinconia delle statistiche congiunturali. Ammettiamo che, nel lunghissimo tunnel che sta percorrendo, l’economia italiana andando avanti scopra, l’una dopo l’altra, diverse monete; che queste monete tutte assieme costituiscano un tesoretto; che, usato oculatamente, questo tesoretto possa sensibilmente accelerare l’uscita dal tunnel. Non si tratta di un’ipotesi assurda, dopo che l’Europa ci ha tolto di dosso il macigno della procedura per deficit eccessivo. È vero che Barroso ha gelato la nostra soddisfazione avvertendo che l’Italia «ha ancora un gran lavoro da fare», ma comunque siamo stati promossi e la prima moneta del tesoretto è proprio conseguenza della promozione, della minore rigidità del tetto alla spesa che ne può derivare, dalla possibilità di effettuare qualche investimento non permesso dal regime precedente. La seconda moneta, del valore di qualche miliardo di euro l’anno, potrebbe risultare da un uso più intenso dei fondi di ricerca e dei fondi regionali europei, la terza potrebbe rendersi disponibile in autunno, dopo le elezioni tedesche, e consisterebbe in un …

"Napolitano: basta perdere tempo", di Umberto Rosso

Stop ai veti incrociati sulla riforma elettorale alla quale sta lavorando il governo di larghe intese. È questo il senso del monito di Giorgio Napolitano che ieri, nel video messaggio per la festa della Repubblica, è tornato a mettere in guardia i partiti sui rischi «per la stabilità politica e istituzionale ». Allo stesso tempo il premier Enrico Letta sostiene che bisognerà trovare nuove regole per eleggere il Colle. Intanto Beppe Grillo va di nuovo all’attacco: farò i conti con Rodotà e Gabanelli, dice. Avviso ai litiganti: «Io vigilerò sull’inconcludenza». Giorgio Napolitano torna a mettere in guardia sui rischi «per la stabilità politica e istituzionale», e nel video messaggio per la Festa della Repubblica intima lo stop alla guerra dei veti incrociati che ha rivisto all’opera sulla riforma elettorale pure nel governo delle larghe intese. Invece, non c’è tempo da perdere in manovre e sgambetti di fronte all’emergenza disoccupazione. In sintonia con il capo del governo Enrico Letta che, dal Festival dell’economia di Trento, annuncia che la priorità è «il taglio delle tasse sul lavoro» …

"Due testimoni alle prese con i mali dell'Italia", di Eugenio Scalfari

La cosiddetta narrazione serve a guardare il passato e a raccontarlo con gli occhi di oggi ricavandone un’esperienza da utilizzare per agire sul presente e costruire il futuro. Narrare il passato è dunque un elemento indispensabile per dare un senso alla vita. Chi rinuncia a raccontare vive schiacciato sul presente e il senso, cioè il significato e la nobiltà della propria esistenza, fugge via. Nei tempi oscuri che stiamo attraversando sono molti quelli che hanno rinunciato alla narrazione oppure che l’hanno trasformata in una favola senza alcun riscontro con la realtà. Le narrazioni sono ovviamente soggettive poiché ciascuno di noi guarda il passato con i propri occhi, ma il riscontro con i fatti avvenuti è doveroso; poi ci sarà il confronto sulle differenze. Le favole, invece, sono lo strumento preferito dei demagoghi e servono solo per accalappiare gli allocchi. Le narrazioni più interessanti in queste giornate di notevole intensità politica ed economica le hanno fatte due persone, titolari delle due istituzioni più stimate dalla pubblica opinione: il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle sue …

"Diamo ai cittadini le scelte di finanziamento dei partiti", di Walter Tocci

La riforma del finanziamento dei partiti è un passaggio ineludibile per migliorare la credibilità della politica e per rafforzare il prestigio del Parlamento. L’unica via che può legittimare un contributo pubblico è il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte di finanziamento. Ed è possibile solo se viene assicurata la massima trasparenza sull’utilizzo delle risorse e sui rapporti con i poteri economici e mediatici. La proposta che abbiamo elaborato in un gruppo di lavoro composto da deputati e senatori del PD individua tre strumenti: contributo pari all’uno per mille del gettito Irpef da ripartire secondo le indicazioni dei contribuenti; credito d’imposta per le libere donazioni private; rimborso parziale delle spese elettorali effettivamente sostenute. Per rendere credibile quest’ultimo aspetto della proposta il PD dovrebbe rinunciare volontariamente alla parte di rimborsi elettorali non spesi per la campagna elettorale 2013. Sono escluse, quindi, tutte le forme di finanziamento diretto dello Stato che non siano legittimate dalla scelta dei cittadini. Pur trattandosi di un testo normativo compiuto, è una proposta aperta che ha lo scopo di promuovere una discussione e un …

"Italia in ritardo, colpa di politici e imprese", di Luigi La Spina

C’era un malcelato orgoglio nell’elenco dei ringraziamenti che Ignazio Visco ha rivolto a coloro che, dalla Banca d’Italia, sono andati a ricoprire posti importanti nel governo, nell’amministrazione pubblica e, perfino, alla Rai. E c’ era molta curiosità tra la platea che ascoltava le sue «considerazioni finali» per capire come il governatore avrebbe marcato la distanza con il suo ex direttore generale, Fabrizio Saccomanni. Quel Fabrizio Saccomanni da solo un mese a capo del ministero dell’Economia, il tradizionale interlocutore degli ammonimenti che, ogni anno, vengono lanciati da via Nazionale al governo. Il potenziale imbarazzo di Visco è stato schivato con abilità, ma senza reticenze, pur nell’ancor più rigoroso rispetto della funzione del governatore e dei limiti del ruolo. Così il messaggio alla politica, anche questa volta, è stato chiaro, ma si è esteso, con maggior forza del passato, a tutta la società italiana, in particolar modo alle imprese e all’ alta dirigenza burocratica del nostro Paese. Nella consapevolezza di una vasta corresponsabilità per il drammatico ritardo competitivo che l’Italia ha accumulato negli ultimi 25 anni. La …

"Chi paga il conto", di Massimo Giannini

Quello del governatore «è il mestiere più facile del mondo: stringi la liquidità, la allarghi, e in tutti i casi non devi rispondere davanti all’ elettore degli effetti concreti delle tue scelte ». Era una vecchia lezione di Guido Carli, che negli anni ’70 e ’80 temeva il «vuoto», politico e anche sociale in cui la Banca d’Italia finiva spesso per rinchiudersi, mentre “fuori” dilagava la democrazia del deficit, la partitocrazia usava la spesa pubblica per comprare consensi, e la tecnocrazia di Via Nazionale non poteva far altro che restringere il credito per frenare il disastro. Il grafico dell’ inflazione e quello della massa monetaria erano un’arma di difesa, l’unica e l’ ultima, da brandire contro le «invasioni barbariche» dell’epoca. Era un bene, perché così si tutelava l’economia nazionale. Ma per alcuni era anche un male, perché la Banca finiva per essere percepita come un corpo a sé, distinto e distante dal Paese. Quarant’anni dopo molto è cambiato. La lira non c’è più. Sui tassi di interesse decide l’Eurotower, non più Palazzo Koch. Ma quella …