Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"Una medicina che non piace ma forse ci guarirà", di Eugenio Scalfari

Ho letto ieri sul Foglio cinque pagine di giornale che Claudio Cerasa ha dedicato a Enrico Letta facendone un ampio ritratto politico e culturale. Cerasa è uno dei migliori analisti di personaggi, è giovane, specializzato sulla sinistra e in particolare sul Pd e, pur scrivendo su un giornale di parte, mantiene un’encomiabile obiettività senza naturalmente rinunciare alle sue opinioni. Il ritratto di Letta è abbastanza corrispondente al personaggio anche se non nasconde un giudizio sostanzialmente negativo. L’incolpazione maggiore è quella di puntare, attraverso il governo di strana maggioranza affidato a Letta da Napolitano, ad una storica pacificazione tra centrodestra e centrosinistra, che passa necessariamente dalla fine dell’antiberlusconismo programmatico e più ancora antropologico che ha motivato non solo la sinistra estrema ma anche il centrosinistra negli ultimi vent’anni. Ebbene, Cerasa su questo aspetto peraltro capitale del suo ritratto sbaglia di grosso sia per quanto riguarda Letta sia il suo mandante, Giorgio Napolitano. Di Letta lo ricavo da quanto lui stesso ha più volte già dichiarato in proposito dopo esser stato nominato presidente del Consiglio. È rimasta …

"Esodati, il Governo prepara un piano in tre mosse", di Massimo Franchi

Rifinanziamento del Fondo salvaguardati, introduzione di elementi di flessibilità nella riforma delle pensioni, staffetta generazionale. Il ministro Giovannini punta a risolvere in modo definitivo la questione esodati. Mercoledì a via Veneto sono arrivate le «ricognizioni» dell’Inps sul fenomeno: una elaborazione sulle platee delle varie categorie degli esodati (lavoratori in mobilità, prosecutori volontari, lavoratori cessati) che il ministro Giovannini sta studiando con il suo staff. Per evitare lo stillicidio delle cifre che creò grandissimi problemi al suo predecessore Elsa Fornero (fu lei stessa a chiedere all’Inps la stima che portò al numero di 392mila, per poi accusare la stessa Inps del problema), il ministro come promesso presenterà al Parlamento delle stime variabili. I numeri infatti possono cambiare (e di molto) a seconda che si consideri i lavoratori che andranno in mobilità nei prossimi anni o le persone che hanno fatto domanda per la prosecuzione volontaria del pagamento dei contributi ma sono lontanissime dall’età pensionabile (anche 35 enni). Le stime dell’Inps serviranno a Giovannini per «realizzare la mappa concettuale», primo passo per definire numeri precisi e puntare …

"Il peccato originale", di Piero Ignazi

Partiamo da una premessa: in tutti i paesi europei ad eccezione della Svizzera vi sono forme di finanziamento pubblico ai partiti. Eliminandolo del tutto, come viene ora ventilato dal progetto governativo, ancora una volta faremmo eccezione rispetto alle altre democrazie europee. Questo furore iconoclasta contro i contributi pubblici si può ben capire perché l’Italia, fino allo scorso anno faceva — di nuovo – eccezione per l’ammontare gigantesco di denaro pubblico dirottato verso i partiti. Dal 1994 al 2013 sono stati elargiti quasi due miliardi e mezzo di rimborsi elettorali per ogni tipo di competizione, dalle regionali alle europee passando per le legislative (e in questo calcolo sono esclusi i contributi per i comitati organizzatori dei referendum). Anche al di là delle malversazioni e ruberie l’opinione pubblica non sopporta più di vedere i politici – di ogni livello – godere di retribuzioni e benefit inarrivabili per la maggioranza dei cittadini onesti. Questo sentimento di discredito, tracimato fino all’ostilità, ha beneficato il M5S. Ma la rincorsa al giacobinismo antipartitico non taglia l’erba sotto i piedi al movimento …

"Governo e conflitto d’interessi", di Claudio Sardo

Le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello di Milano delineano uno scenario inquietante. E confermano, oltre agli aspetti penalmente rilevanti, quanto distorsivo per il sistema democratico sia il conflitto d’interesse berlusconiano. Ma tutto ciò non cambia le ragioni costitutive del governo Letta, né consente deroghe al principio di legalità. Il governo Letta è nato per affrontare una duplice emergenza. La prima: l’Italia ha bisogno vitale di politiche per il lavoro e la crescita, quelle politiche che i «tecnici» non sono stati capaci di attivare e che ora l’Europa, al culmine della crisi, può forse consentire dopo aver pagato un tributo altissimo all’austerità. La seconda emergenza: le riforme istituzionali ed elettorale, senza le quali nessuna nuova elezione può essere risolutiva, nel senso di consentire agli italiani di scegliere un Parlamento funzionante e un governo efficiente. All’ombra del governo nessuno scambio improprio è possibile. Se la «pacificazione» è apparsa da subito un’espressione priva di senso, tanto più deve esserlo ora per chi ha immaginato salvacondotti a favore del Cavaliere. Quando la Cassazione pronuncerà il verdetto definitivo su …

Stop al finanziamento dei partiti il pacchetto oggi in Consiglio dei ministri Letta: “I costi della politica vanno ridotti”, di Francesco Bei

Quello che nessuno si aspettava è che la riforma, lungamente attesa dopo il tradimento del referendum abrogativo del 1993, sarà già oggi al primo punto del Consiglio dei ministri. Il governo inizierà infatti la discussione sui principi generali del disegno di legge che abolisce il finanziamento pubblico e lo sostituisce con varie forme di contribuzione dei cittadini agevolate fiscalmente. Il premier vuole il via libera “politico” già stamani, è determinato a portare a casa il risultato: «Puntiamo — ha confidato ieri a un espomassa nente del Pd — ad approvare l’articolato, poi il testo completo con la bollinatura della Ragioneria generale per la parte fiscale, approderà al successivo Consiglio dei ministri tra pochi giorni. Era un impegno che mi ero preso nel discorso della fiducia e lo farò». Letta si è fatto consegnare dagli uffici i vari disegni di legge già depositati in Parlamento sulla materia. Se ne contano almeno sette per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, tra cui due dei renziani del Pd, una del Movimento 5 Stelle, una del leghista Roberto Calderoli …

"Non solo riforma elettorale", di Claudio Sardo

Con il porcellum non si può, non si deve mai più votare. Questo è il primo punto fermo di ogni trattativa. Non è accettabile un premio senza limiti (come ha già detto la Corte costituzionale), non è accettabile che l’elettore sia privato del diritto di scegliere gli eletti, non è accettabile il carattere coalizionale della competizione maggioritaria (che, non a caso, non ha uguali in alcun Paese democratico e di cui la Cassazione ha denunciato le evidenti storture, a partire dalla fraudolenta divisione in Parlamento dei partiti che hanno raccolto insieme il premio davanti agli elettori). Ma c’è anche un altro punto che è arrivato il tempo di affermare, dopo vent’anni di seconda Repubblica. La legge elettorale, da sola, non basta a garantire efficienza e funzionalità di un sistema. Di più: davanti al nostro, attuale tripolarismo, non c’è legge elettorale in grado di assicurare governabilità. I riformatori, dunque, non possono che puntare a riforme di sistema. Senza riforme di sistema, la domanda di democrazia governante sarà sempre delusa e con essa rischia di deperire persino …

Mafia, Pdl ritiri proposta indecente

“Il Pdl ritiri la proposta che dimezza le pene per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa e varie altre cose irricevibili. E’ questione di decenza .La proposta del PDL nella realtà mira semplicemente a cancellare qualsiasi possibilità di scoprire chi aiuta la mafia dall’esterno: con pene così basse tutta una serie di atti investigativi, prima di tutto le intercettazioni, non sarebbero piú realizzabili”. Così Laura Garavini, deputata PD. “Tra il tentativo di ieri di riproporre il condono edilizio e il testo presentato oggi in commissione Giustizia sul dimezzamento della pena per concorso esterno in associazione mafiosa, non mi pare che il Pdl abbia iniziato con il piede giusto”. Lo dice Nicola Latorre, senatore del Partito Democratico e presidente della commissione Difesa. “La sensazione è che si vogliano mettere in campo temi su cui è nota la profonda divisione politica tra noi e il Pdl – csostiene Latorre – probabilmente per creare problemi alla maggioranza. Mi auguro che questo sospetto sia infondato. La riforma della giustizia, di cui il nostro Paese necessita da tempo, …