Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"Quote rosa, poltrone vere", di Alessandra Longo

Otto donne nel governo Renzi. E anche qui i maligni dicono: «Renzi l’ha fatto apposta, ne ha messa una in più di Letta…». Otto donne in ministeri pesanti, pesantissimi, come quello degli Esteri che, sfilato alla pluriqualificata Bonino, va a Federica Mogherini, 41 anni, esperta della materia per il Pd, di casa al Consiglio Atlantico, un dichiarato istinto alla mobilità per carattere: «Amo viaggiare sempre e dovunque ». Mogherini ha seguito «con il cuore e con il pensiero» il dramma di Kiev e non sarà certo la responsabilità della Farnesina a toglierle la dimensione umana. Su Twitter: «Sono soprattutto mamma, moglie e amica». Ieri sera, anche un pensiero per Emma esodata: «Ha fatto un eccellente lavoro, la ringrazio ». Si gira pagina. Ignazio La Russa, poco elegantemente, commenta: «La montagna ha partorito una Mogherini». Otto donne da esibire per dimostrare che, per esempio, la Difesa può andare, per la prima volta in Italia, ad una signora come Roberta Pinotti, 53 anni, caposcout in gioventù, accreditata da sempre come esperta di mondo militare, Legion d’Onore dell’Ambasciata …

Poletti il cooperatore: “Per me il lavoro è collaborazione”, di Roberto Giovannini

“Situazione grave, ma va ricostruita la speranza” Ministro Giuliano Poletti, lei ha già dichiarato che la proposta di diventare ministro del Lavoro le è arrivata del tutto inaspettata. Quando l’ha saputo? «Con Renzi ci siamo visti ieri sera (giovedì, ndr). Abbiamo chiacchierato un po’, mi ha chiesto se ero disponibile ad accettare questo incarico… e poi oggi non mi è rimasto che attendere le notizie». Avete anche discusso delle cose da fare? Delle idee del premier o delle sue? «In questo momento, prima del giuramento al Quirinale, non posso rispondere a questa domanda. Posso dire solo che le mie idee in tema di lavoro e occupazione sono note. Da sempre opero nella direzione del protagonismo sociale, della partecipazione attiva dei cittadini, del senso di una responsabilità comune. In generale, il mio approccio è quello del lavoro collegiale. Anche per questo, prima di parlare, ho l’obbligo di fare una chiacchierata con il presidente del Consiglio e con i miei colleghi ministri». Poi chissà, forse non c’era neanche tempo per approfondire, a cena con Renzi. «Non era …

"Cosa ho imparato in nove mesi al governo", di Marco Simoni

Molti luoghi comuni sono falsi, come quello che le cose non si possano cambiare. Ma la burocrazia spiega perche’ l’Italia non funziona: ecco qualche esempio. In nove mesi di esperienza in un ministero, provenendo da tutta una vita lavorativa spesa all’estero, si impara che alcuni luoghi comuni sono falsi. Primo luogo comune: le cose non si possono cambiare. Al contrario, si possono fare moltissime cose, si può cambiare persino il volto dell’amministrazione applicando un metodo rigoroso (mi verrebbe da dire scientifico) che punti al risultato, anziché alla forma. Noi avevamo il compito di fare aumentare l’export, che ovviamente non si fa per decreto. In un paese di piccole e medie imprese bisogna soprattutto spiegare e raccontare quali strumenti esistono a loro disposizione per conquistare i mercati. Allora abbiamo chiesto all’Istituto per il commercio estero di formare 50 suoi funzionari alle più recenti tecniche di check-up aziendale, e poi abbiamo organizzato a costi irrisori – e con sponsor privati – un “Roadshow” nei territori (finora a Biella e Bari, ma altre 20 circa sono programmate). Questi …

"Guardare la politica dal buco della serratura", di Stefano Bartezzaghi

La sua inconsapevole o comunque involontaria passerella ha detto subito con chiarezza da quale posizione avremmo assistito a dieci minuti di irresistibile vacuità: è la posizione di chi spia dal buco della serratura. L’immagine era di qualità bassa, tanto quanto era magniloquente la scenografia: arredi e quadri pomposi, una bandiera europea, un tavolo lungo il cui asse tre persone stavano sedute a sinistra, quattro a destra. Nessuna di loro era una donna. Visione sfocata, audio approssimativo, punto fisso di osservazione, dettagli inessenziali e imbarazzanti in primo piano, sensazione di perdersi quanto di realmente importante sta succedendo. È appunto quel che succede spesso, spiando e origliando. Lo streaming non è che uno dei più aggiornati dispositivi che la tecnologia offre alla nostra stremata curiosità. Sono svariati, e spesso li confondiamo tra loro. La scorsa settimana, alla fine della campagna per le regionali sarde, la candidata Michela Murgia ha pronunciato una frase quando, plausibilmente, pensava che il suo microfono fosse spento. Era acceso e la frase è andata in onda. Ebbene, nel riprenderla, tutte le cronache hanno …

Abolito il finanziamento ai partiti Proteste M5S, no della Lega" da unita.it

Via libero definitivo dalla Camera, con 312 sì, 141 no e 5 astenuti, al decreto del governo Letta, nel testo uscito dall’esame del Senato che lo ha già approvato, alla conversione in legge del decreto che abolisce il finanziamento pubblico diretto e indiretto ai partiti e lo sostituisce con agevolazioni fiscali per la contribuzione volontaria dei cittadini attraverso detrazioni per le erogazioni liberali e destinazione volontaria del 2 per mille Irpef. Il MoVimento Cinque Stelle ha protestato con cartelli in aula («Mollate il malloppo», «Bugia numero uno, Renzi-Pinocchio») al momento della votazione elettronica. E scattando fotografie qua e là in aula. Immediato è stato l’intervento della presidente Laura Boldrini che ha ordinato la rimozione dei cartelli pentastallati e rinnovato il divieto di riprese non aurtorizzate in aula. Alcuni deputati grillini hanno però continuato a protestare, con qualche resistenza agli assistenti parlamentari incaricatio di rimuovere le scritte. La protesta dei grillini ha fatto insorgere altri deputati, in particolare dai banchi Pd. Ed Ettore Rosato preso la parola chiedendo a Boldrini «provvedimenti immediati e severi» nei confronti …

"Una patrimoniale per avvicinare le due Italie", di Nicola Cacace

«Siamo pronti a sostenere Renzi se avrà il coraggio di sfidare la rendita», ha scritto Bonanni della Cisl su l’Unità del 18 febbraio. «Se facessi una patrimoniale da 40 miliardi andrebbe bene?», ha detto Fabrizio Barca al finto Vendola. Non sono voci dal sen fuggite ma affermazioni che rimettono alla ribalta il dramma delle due Italie, quella dei poveri e quella dei ricchi. Bankitalia ci ricorda da anni che l’Italia ha una ricchezza privata di 9mila miliardi, 6 volte il Pil, elevata ma concentrata in poche mani, il 10% ne possiede il 46%, quasi 2 milioni di euro a famiglia, E c’è in fondo il blocco dei poveri, l’ultimo 50% delle famiglie, che possiede il 9%, meno di 60mila euro a famiglia. Da queste parti, se si perde il lavoro, si sopravvive qualche mese con i risparmi di una vita, poi dopo è la fine. Malgrado la grave crisi in atto da anni, nessuno degli ultimi governi, Berlusconi, Monti e, spiace dirlo neanche Letta, ha mai preso in considerazione, nei provvedimenti, l’obiettivo di ridurre le …

"3% Quel numero-feticcio che governa le nostre vite", di Federico Rampini

Siamo vittime del feticismo dei numeri e non ne conosciamo la ragione. Chi sa dire perché siamo soggetti all’implacabile vincolo del 3%, soglia massima nel rapporto deficit/ Pil? L’Italia con Matteo Renzi a Palazzo Chigi vorrà sondare i margini di flessibilità concessi da Bruxelles, rispetto a quel numero magico e crudele. Ma la validità originaria del 3% viene raramente rimessa in discussione. In Europa, s’intende: perché negli Stati Uniti la “dottrina 3%” è stata ignorata da Barack Obama, poi pubblicamente ripudiata perfino dal Fondo monetario internazionale. La storia di quel numero “scolpito nella pietra” è complicata, opaca e misteriosa. Risale al 1991, quando viene firmato nella città olandese di Maastricht l’omonimo Trattato, fondamento per l’unione monetaria da realizzarsi nel 1999. Economisti e giuristi che lavorano a quei testi, sotto l’autorevole influenza di Tommaso Padoa Schioppa, esplorano le condizioni per “un’area monetaria ottimale”. In cerca di criteri di stabilità, finiscono per accordarsi sui seguenti parametri per l’accesso all’euro: inflazione non più alta di 1,5 punti rispetto ai tre paesi con il tasso d’inflazione più basso; deficit …