Tutti gli articoli relativi a: scuola | formazione

"Torna la prima dei bambini stranieri", di Michele Brambilla

C’è anche qualche storia che finisce bene: la scuola più multietnica d’Italia, la statale «Lombardo Radice» di Milano, da oggi ha nuovamente la sua prima elementare. L’anno scorso era stata cancellata perché aveva «troppi stranieri». Un provvedimento che condannava di fatto la scuola, considerata un modello ben riuscito di integrazione, alla chiusura fra cinque anni. Invece questa mattina all’ingresso di via Pier Alessandro Paravia 83 – quartiere San Siro – si presenteranno, per il loro primo giorno di scuola, ventun bambini di sei anni. Diciotto di loro sono stranieri. Una quota in linea con la tradizione della «Lombardo Radice», che due anni fa aveva 93 alunni stranieri (di ventisette nazionalità diverse) su un totale di 97; e l’anno scorso 80 su 93. Quest’anno, se i conti non sono sbagliati, gli stranieri saranno l’83 per cento. Ma che cosa vuol dire, poi, stranieri? Dei diciotto bambini «non cittadini italiani» (e tutti non comunitari) della prima elementare, quattordici sono nati in Italia; e tutti hanno comunque fatto le scuole dell’infanzia a Milano. Per noi sono dei piccoli …

Ghizzoni: pensionamento immediato per chi ne ha diritto farà tornare la scuola a livelli europei

Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura, Scienza e d’Istruzione della Camera dei Deputati – Il pensionamento immediato per chi ne ha conseguito i diritti è una delle soluzioni per riallineare la scuola italiana con quella degli altri Paesi dell’area Ocse. “Purtroppo dobbiamo registrare uno scivolamento verso il basso della scuola italiana, e non solo per la spesa pubblica che, se non si considerasse la spesa degli Enti Locali, rappresenterebbe un dato palesemente negativo e destinato a peggiorare. Il rapporto – spiega Ghizzoni – rileva un innalzamento dell’età degli insegnanti della scuola secondaria che porta l’Italia a detenere il record di nazione con i professori più anziani. Un segnale preoccupante del divario anagrafico tra docente e discente che può avere conseguenze anche sulla mancata capacità di innovazione dei metodi della didattica. Nella realtà della scuola, però, gli insegnanti giovani ci sono, ma sono precari. È dunque necessario che chi ha responsabilità di governo permetta il pensionamento di tutti quegli insegnanti che hanno maturato i diritti di legge nel corso dell’anno scolastico, e che sono stati penalizzati …

«Salviamo la scuola, non si può pensare solo allo spread», intervista al sociologo Aldo Bonomi di Laura Matteucci

«Vivaddio esistono anche rapporti di questo tipo, che ci fanno riflettere e ci costringono ad uscire dalla sbornia collettiva dello spread». Un sano richiamo alla realtà? «Certo. Trovo molto preoccupante questa cappa che da anni ormai avviluppa e schiaccia la società, per cui gli unici parametri presi in considerazione sono quelli finanziari, tra debito sovrano e peso della moneta. Sono decisamente salutari i rapporti di istituzioni e organizzazioni che ci costringono a ragionare sui processi reali, che sono il lavoro, l’impresa, il mondo della scuola, la disoccupazione, quella giovanile soprattutto. Che ci svegliano, e ci suggeriscono di prendere in considerazione altri punti di riferimento, oltre allo spread appunto». Il rapporto cui si riferisce il sociologo Aldo Bonomi è quello dell’Ocse, con la fotografia dell’Italia al penultimo posto tra i Paesi industrializzati considerati per investimenti nella scuola, il 9% del totale della spesa pubblica. Non proprio una sorpresa, ma comunque sconfortante. «Chiariamo subito: se non c’è investimento pubblico massiccio noi da questa crisi non usciamo. Va cambiato il punto di vista, la strategia, l’orizzonte. Il punto …

Interrogazione a Fornero e Profumo sui pensionandi della scuola

Alla luce delle recenti sentenze, ho ritenuto opportuno interrogare nuovamente i ministri coinvolti. Ad una risposta non possono esimersi. Al Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell’istruzione, dell’università e della Ricerca – Per sapere – premesso che: il comma 1 dell’articolo 1 del D.P.R. 351/98 vincola la cessazione dal servizio nel comparto Scuola “all’inizio dell’anno scolastico o accademico successivo alla data in cui la domanda è stata presentata”; pertanto in detto comparto, al fine di garantire la continuità didattica, la finestra di uscita è costituita da un solo giorno (il 1°settembre) per ogni anno; in virtù di tale disposizione – che non ha subito modifiche, nonostante i reiterati interventi in materia previdenziale approvati negli ultimi anni – il personale di detto comparto ha iniziato l’anno scolastico 2011/2012 con il vincolo di concluderlo e, a differenza di tutti gli altri lavoratori, di non poter cessare dal servizio prima del 1 settembre 2012, indipendentemente dalle modifiche intervenute in materia di trattamenti pensionistici; all’avvio dell’anno scolastico 2011/2012 (1° settembre 2011) era vigente il sistema delle …

"La Fornero davanti alla Consulta", di Nicola Mondelli

Non si ferma la protesta dei docenti e del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario che si sono visti negare l’accesso alla pensione dal 1 settembre 2012 nonostante che entro il 31 agosto 2012 avrebbero potuto fare valere i requisiti anagrafici e contributivi richiesti dalla normativa previgente l’entrata in vigore dell’art. 24 del decreto legge 201/2011. Il diritto alla cessazione dal servizio a decorrere dal 1 settembre 2012 è già stato riconosciuto dai alcuni giudici del lavoro dei tribunali di Oristano, Torino e Venezia. Con il giudice del lavoro del tribunale di Siena la controversia sulla legittimità costituzionale della disposizione dell’art. 24 del decreto legge, 201/2011 nella parte in cui non consente al personale della scuola di cessare dal servizio con i requisiti anagrafici e contributivi richiesti dalla normativa previgente la data di entrata in vigore del decreto legge (65 anni di età per gli uomini , 61 anni per le donne e non meno di 20 anni di contribuzione per la pensione di vecchiaia; quota 96 0 4 anni di contribuzione per la pensione di …

"La Fornero davanti alla Consulta", di Nicola Mondelli

Non si ferma la protesta dei docenti e del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario che si sono visti negare l’accesso alla pensione dal 1 settembre 2012 nonostante che entro il 31 agosto 2012 avrebbero potuto fare valere i requisiti anagrafici e contributivi richiesti dalla normativa previgente l’entrata in vigore dell’art. 24 del decreto legge 201/2011. Il diritto alla cessazione dal servizio a decorrere dal 1 settembre 2012 è già stato riconosciuto dai alcuni giudici del lavoro dei tribunali di Oristano, Torino e Venezia. Con il giudice del lavoro del tribunale di Siena la controversia sulla legittimità costituzionale della disposizione dell’art. 24 del decreto legge, 201/2011 nella parte in cui non consente al personale della scuola di cessare dal servizio con i requisiti anagrafici e contributivi richiesti dalla normativa previgente la data di entrata in vigore del decreto legge (65 anni di età per gli uomini , 61 anni per le donne e non meno di 20 anni di contribuzione per la pensione di vecchiaia; quota 96 0 4 anni di contribuzione per la pensione di …

"Il Paese che non ha imparato a prendersi cura della scuola" di Gian Arturo Ferrari

Consiglia, un amico psicoanalista, di guardare le cose «da un ramo più alto». Non dal più alto, dalla vetta, ma insomma provare un po’ a salire. Parla, ovviamente, del suo mestiere e si riferisce dunque ai travagli interiori. Ma il metodo (meno semplice di quel che sembri) si presta a interessanti applicazioni. Per esempio alla scuola, alla politica scolastica, all’istruzione, pubblica e no, alla formazione, a tutto quel malinconico viluppo di problemi che ogni settembre torna di attualità insieme con il rituale allarme sul peso dei libri che ingobbisce i bambini. Ora, arrampicandosi un po’ su questo tronco e mettendo la testa fuori dal fogliame si vede, nudo e crudo, il nodo fondamentale e insieme il bandolo dell’intera matassa. E cioè che istruzione e formazione non sono mai stati e continuano a non essere la priorità della politica nazionale. O, per meglio dire, della politica nazionale nell’Italia repubblicana. All’indomani dell’Unità infatti, con un Paese di ventidue milioni di abitanti, più di tre quarti dei quali analfabeti, l’istruzione fu la priorità o una delle priorità. Per …