Tutti gli articoli relativi a: scuola | formazione

"Se sette italiani su dieci non capiscono la lingua", di Paolo Di Stefano

«Voi sapete che, quando un popolo ha perduto patria e libertà e va disperso pel mondo, la lingua gli tiene luogo di patria e di tutto…». Così Luigi Settembrini ricordava quanto conti la lingua nell’identità e nella coesione di un popolo. Purtroppo, se oggi si dovesse giudicare dal livello di padronanza dell’italiano il grado di attaccamento alla nazione, saremmo davvero messi molto male. La salute della nostra lingua, infatti, sembra piuttosto allarmante, almeno a giudicare dai dati che Tullio De Mauro ha illustrato ieri a Firenze, durante un convegno del Consiglio regionale toscano intitolato «Leggere e sapere: la scuola degli Italiani». Tra i numeri evocati da De Mauro e fondati su ricerche internazionali, ce ne sono alcuni particolarmente impressionanti: per esempio, quel 71 per cento della popolazione italiana che si trova al di sotto del livello minimo di comprensione nella lettura di un testo di media difficoltà. Al che corrisponde un misero 20 per cento che possiede le competenze minime «per orientarsi e risolvere, attraverso l’uso appropriato della lingua italiana, situazioni complesse e problemi della …

"Scuola, è tempo di scelte coraggiose", di Giancarlo Cerini*

Economia & istruzione: un rapporto non facile da decifrare, che sta però nel programma del «governo dei professori». Sono assai impegnativi i due punti in proposito (sui 39) che abbiamo sottoscritto con Trichet-Draghi: valutare le scuole e ristrutturare quelle «pessime»; valutare i docenti e «premiare» quelli migliori. Sembra un proclama che annuncia un conflitto insanabile tra le ragioni dell’educazione e quelle del mercato. Ma forse non è così scontato. Vediamo perché. È vero, gli economisti dell’istruzione sono inguaribili ottimisti e mettono in relazione un più elevato livello di istruzione della popolazione con la ricchezza di un Paese e con migliori opportunità per le persone. Lavoro, salute, cittadinanza, dunque democrazia… sono connessi con una buona formazione. Anche il nuovo Governatore della Banca di Italia, Ignazio Visco, si iscrive con i suoi interventi di ieri, tra i fautori di una decisa sterzata a favore dei giovani, di una loro migliore istruzione, di un loro ingresso più «alto» nella società degli adulti. Va riconosciuto che il «mitico» ufficio studi di Via Nazionale da un po’ di anni insiste …

"Scommettere su qualità e preparazione", di Irene Tinagli

E’ prassi comune, soprattutto tra i politici, additare gli economisti come i responsabili della crisi, della precarietà e dei milioni di giovani senza prospettive. Eppure molti economisti da anni non fanno che ripetere, proprio ai nostri politici, la necessità di investire di più nella formazione e nell’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro. Lo ha fatto anche ieri il neo Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nell’intervista a La Stampa mettendo in evidenza tutte le contraddizioni dell’Italia. Un Paese che per reagire alle pressioni di un’economia globalizzata ha scaricato le sue debolezze sui più giovani. Col risultato paradossale che in un’economia mondiale sempre più trainata da conoscenza e innovazione, in cui la domanda ed il valore di competenze fresche tendono ad aumentare, l’Italia vede diminuire i salari d’ingresso dei suoi giovani laureati, persino di quelli di cui ha più bisogno, come gli ingegneri. Ma Visco non cerca di accattivarsi le simpatie dei movimenti studenteschi o dei sindacati. Nessuna condanna della legge Biagi, nessuna invocazione per posti fissi o salari minimi e università gratis per tutti. …

"Visco: Investire in conoscenza è una variabile chiave della crescita", da Tuttoscuola

Investire in conoscenza è “una delle variabili chiave” per rilanciare la crescita in Italia. L’esortazione arriva dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che, intervenendo al XX congresso dell’Aimmf sottolinea i ritardi italiani “rispetto ai principali paesi avanzati, sia nei tassi di scolarità e di istruzione universitaria, sia nel livello delle competenze, dei giovani come della popolazione adulta”. Si tratta di “questione antica”, è vero, rileva Visco, ma i numeri sono impietosi. Secondo i dati Ocse nel 2009 il 54% degli italiani di età compresa tra i 25 e i 64 anni aveva conseguito un diploma di scuola secondaria superiore, contro il 73% della media Ocse. I laureati erano meno del 15%, la metà rispetto alla media Ocse. Un’indagine sulle competenze funzionali e alfabetiche condotta nel 2003 mostra come l’80% degli italiani di età compresa tra i 16 e i 65 anni non sia in grado “di compiere ragionamenti lineari e fare inferenze di media complessità estraendo e combinando le informazioni fornite in testi poco più che elementari. Sono, in pratica”, dice Visco, “analfabeti funzionali”. …

"La scuola ha voglia di cambiare", di Roberto Carnero*

Da insegnante, sto svolgendo in questo periodo un’attività un po’ speciale. Mi è stato chiesto di partecipare come relatore, in diverse città, ad alcune giornate di aggiornamento dei docenti di materie umanistiche nella scuola superiore. È un progetto ambizioso, che tocca 35 capoluoghi di provincia. Si intitola La forza delle idee ed è organizzato da Pearson Italia (uno dei gruppi più presenti nell’editoria scolastica, con marchi storici come Paravia e Bruno Mondadori) con il supporto del Ministero dell’Istruzione. Così nelle ultime settimane, da Udine a Latina, da Alessandria a Foggia, da Firenze a Palermo, mi è stato offerto uno sguardo privilegiato sugli insegnanti italiani (a ogni giornata ne partecipano circa un centinaio). Agli incontri, una cosa colpisce al primo sguardo: l’età media piuttosto alta dei professori (anzi, più che altro delle professoresse: su 100, gli uomini sono sempre meno di 10). Docenti per lo più quarantenni e cinquantenni. Mancano del tutto i trentenni e i ventenni. L’ultimo concorso ordinario è stato bandito 11 anni fa. Poi è stata la volta delle Sis (i corsi post …

"Ragioneria dello Stato, i tagli più pesanti sono a carico della scuola", da Tuttoscuola

Il resoconto, contenuto nel conto annuale 2008-2009-2010, rivela che l’anno scorso in generale la consistenza del personale a tempo indeterminato si è contratta di circa 44.800 unità e, considerando anche il tempo determinato della scuola, la flessione si è accentuata notevolmente arrivando a sfiorare le 58.700 unità. Nell’era del risparmio e dei tagli al pubblico impiego, la parte della ‘cenerentola’ spetta alla scuola. Lo confermano i dati ufficiali della Ragioneria dello Stato. Il resoconto, contenuto nel conto annuale 2008-2009-2010, rivela che l’anno scorso in generale la consistenza del personale a tempo indeterminato si è contratta di circa 44.800 unità e, considerando anche il tempo determinato della scuola, la flessione si è accentuata notevolmente arrivando a sfiorare le 58.700 unità. In particolare, sul fronte del personale a tempo indeterminato, le tabelle rivelano che al 31 dicembre 2010 nella scuola era in servizio il 7,7% in meno del personale e nelle università il -7,4%. Solo le forze armate registrano una crescita del personale in servizio permanente effettivo (+1.200 unità); i soli altri comparti ad aumentare sono l’Afam …

"Tornano pubbliche le statistiche sulla scuola la prima mossa di Profumo è metterle online", di Corrado Zunino

L´ex portavoce della Gelmini aveva bloccato ogni informazione per anni, dai tagli ai numeri dei bocciati e promossi. La documentazione contiene in cifre tutta l´istruzione italiana, con i suoi sette milioni e ottocentomila studenti. Parla poco anche il ministro dell´Istruzione, ma inizia a intervenire sulla macchina più depressa dell´intero arco ministeriale. Oggi il professor Francesco Profumo, al sesto giorno dall´insediamento nella stanza di viale Trastevere, sulla scrivania che fu di Benedetto Croce ha firmato il primo atto amministrativo: torneranno online, e saranno spediti agli uffici scolastici provinciali in duemila copie, le due pubblicazioni che fotografano i numeri dell´istruzione italiana: “La scuola in cifre” e “L´università in cifre”. Un atto semplice e trasparente, caldamente raccomandato dai dirigenti dell´Ufficio statistico che venerdì scorso, per primi, hanno raggiunto le stanze del portavoce per segnalare l´incomprensibile anomalia: «La Gelmini non ha mai fatto girare questi documenti, ma per gli uffici provinciali e i presidi sono testi necessari». Dentro i due tomi c´è la summa statistica della scuola italiana con i suoi 7 milioni e 830 mila studenti in classe …