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Scuole di frontiera: senza insegnanti nel regno della camorra

Angela Cortese, consigliere regionale PD Campania, denuncia la situazione di una scuola del napoletano: in tempi di crisi, qui i docenti rifiutano l’immissione in ruolo. “Sarebbe il caso che la Gelmini raccogliesse il grido di allarme che viene dalla scuola media Viviani di Caivano, dove ben diciassette cattedre sono rimaste vuote poiché i docenti sono spaventati dal dominio della camorra”. L’auspicio è di Angela Cortese, consigliere regionale del Pd e membro delle commissioni Cultura e Anticamorra. “La preside Carfora chiami in soccorso il ministro, massima autorità in materia scolastica nel nostro Paese. Può darsi che, visitando finalmente una vera scuola di frontiera, la Gelmini si renda conto di cosa significhino e di quanto siano necessarie cose come tempo pieno e organico funzionale”, osserva la consigliera del Pd. “In tempi così duri per i lavoratori della scuola – fa notare la Cortese -, ci sono insegnanti che rifiutano un’immissione in ruolo. Un assurdo che da solo già dice tutto sul contesto ambientale che sta intorno a quell’istituto. Le aule deserte della Viviani sono la sconfitta più …

"Dopo i tagli, i ritardi nei trasferimenti dei fondi per il funzionamento delle scuole e per le politiche educative, strangolano la scuola pubblica", di Osvaldo Roman

I finanziamenti di cui alla Direttiva 2011 della legge 440/97 e i fondi per la gratuità dei libri di testo del bilancio 2011 (forse) arriveranno alle scuole e ai comuni solo ad anno scolastico inoltratato. L’ultima consistente riduzione dei fondi per l’offerta formativa delle scuole, che segna praticamente l’affossamento di una normativa che era stata concepita per sostenere l’autonomia delle istituzioni scolastiche, risale alla legge di stabilità (Finanziaria) 2011.Infatti dalla legge di stabilità 2011 risulta: (clicca qui per leggere l’articolo)

"La valutazione della ricerca fa bene soprattutto ai giovani", di Stefano Fantoni*

Da quando si è ufficialmente insediata, all’inizio di maggio, dopo quasi cinque anni dalla sua istituzione, l’Agenzia nazionale per la valutazione dell’università e della ricerca (Anvur) è stata oggetto di numerosi interventi, alcuni di supporto, con suggerimenti costruttivi, altri di aspra critica che denunciano paure a mio avviso infondate. Mi sembra quindi opportuno fare il punto sulla logica che guida l’azione dell’Agenzia, più che rispondere a singoli interlocutori. Il campo di azione dell’Anvur è vastissimo, dalla valutazione della ricerca a quella delle strutture universitarie, dall’accreditamento di nuove sedi e corsi alla determinazione delle regole per l’accesso ai ruoli accademici, punto questo che ha comprensibilmente suscitato il maggiore interesse, e di conseguenza gli attacchi più violenti, cui cercherò di rispondere spiegando la ratio della nostra proposta. Nel fornire al ministro indicazioni per il regolamento sull’attribuzione dell’abilitazione scientifica per professore universitario associato e ordinario, gli obiettivi che Anvur si è posta sono: innescare un processo di miglioramento dell’Università e individuare metodi di riconoscimento della qualità dei ricercatori e docenti che riducano il margine di arbitrio delle commissioni …

"Inagibilità scolastica: nove edifici su dieci hanno bisogno di cure", di Mariagrazia Gerina

«Che nessun genitore debba più piangere i suoi figli», così si era detto Antonio Morelli, dopo il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia, 31 ottobre 2002. «Da allora, nulla è stato fatto perché quello che è accaduto ai nostri figli non si ripeta nel resto d’Italia», recita la sua denuncia amara, nove anni dopo.«Avremmodovuto imparare da San Giuliano: e invece sette anni dopo, a L’Aquila altri ragazzi sono finiti sotto le macerie», gli fa eco Carlo Fonzi, abruzzese, che di mestiere fa il preside, mentre scorre le immagini della Casa dello studente sbriciolata. «La scuola che dirigo attualmente si salvò, perché più periferica», racconta. Questione di fortuna, in un certo senso. Perché l’istituto magistrale Collecchi, come la maggior parte degli altri edifici scolastici abruzzesi, non aveva neppure il certificato che ne garantisse l’agibilità statica. Quello arrivò postumo. «Ma ancora oggi mancano il certificato anti-incendi e quello igienico- sanitario», denuncia. Voci dalla scuola che frana. E cifre, non meno drammatiche, quelle raccolte da Cittadinanzattiva nel suo IX Rapporto sulla Sicurezza degli edifici scolastici. Illustrato …

"Immigrazione non fa rima con ragione", di Giovanna Zincone

.La prima elementare della scuola di via Paravia alla periferia di Milano è stata smembrata non solo perché era piccola, ma anche perché c’erano solo 2 studenti italiani su 18. La stragrande maggioranza degli altri, cioè dei bimbi stranieri, a quanto è dato sapere, era nata in Italia e aveva pure frequentato l’asilo, quindi non aveva handicap linguistici. Sul banco degli accusati è tornato il tetto del 30% di studenti stranieri imposto alle scuole. Certo, va riconosciuto che quel tetto è diventato flessibile: può ora tenere conto delle difficoltà reali e non di quelle solo ipotetiche dei piccoli immigrati. Ma allora perché non togliere del tutto il criterio della nazionalità e valutare piuttosto le sole competenze? È la multietnicità che va evitata, che fa comunque paura? Si osserva che i genitori italiani scappano dalle scuole con troppi stranieri: dovremmo precisare «poveri». Infatti, i genitori italiani, quando si trasferiscono all’estero, iscrivono i figli in scuole internazionali e li collocano felicemente in classi in cui possono trovarsi ad essere anche gli unici bimbi italiani in una congerie …

"Ecco perché Gelmini non vuole che si insegni la Costituzione", di Franco Labella

Il pollo di Trilussa e le classi-pollaio. La statistica, si sa, non dà un’immagine precisa della realtà. E’ la storia del famoso pollo di Trilussa. Certo che poi, quando si sente la giovane scrittrice di favole dire che il numero delle classi-pollaio (quelle con un numero di alunni superiori a quello consentito dalle norme sulla sicurezza e dal buonsenso pedagogico) è statisticamente inferiore all’1% del totale delle classi in tutta Italia, qualche ulteriore dubbio viene. “Non si può dare la rappresentazione di una scuola nella quale la norma sia costituita da classi con oltre 30 alunni” è la dichiarazione ANSA del giovane Ministro. L’anno scorso avevo due prime di 32 alunni con un portatore di handicap. Quest’anno ho una prima di 26 con un portatore di handicap ed anche una seconda con 32 studenti frutto della fusione di due prime. Ho fatto poi una piccola indagine, limitata a dove vivo, solo tra colleghi, parenti e conoscenti e il numero delle classi che superano il limite consentito è decisamente superiore a questo famoso 1%. Vuoi vedere …

"Disabilità, storie di mala scuola", di Irene Privitera

Una lotta solitaria per il diritto allo studio del proprio figlio disabile. L’anno scolastico per Margherita Basso è cominciato così. Il piccolo G. ha otto anni, è affetto da una grave paralisi cerebrale, soffre di epilessia, non parla e mangia a fatica. La scuola italiana gli assegna un’insegnante di sostegno per 11 ore alla settimana. Margherita non ci sta: «Non lascio il mio bambino a scuola da solo, rimango con lui. Non potrei, è vero, ma finché le cose non cambieranno continuerò a farlo». L’anno scorso G. era seguito, per 22 ore settimanali, da un’insegnante a tempo determinato con nomina annuale. Da settembre oltre al dimezzamento delle ore c’è stato il cambio della cattedra. Siamo a Palermo, nel quartiere Montepellegrino. «Tre insegnanti di sostegno non bastano per un istituto che conta cinque disabili gravi – aggiunge Margherita – speriamo in nuove nomine del Provveditorato ma intanto io e un’altra mamma ci stiamo muovendo per fare ricorso al TAR». Allontanare il mostro della solitudine non è facile («Non mi sono mai iscritta a un’associazione, qui le …