Tutti gli articoli relativi a: scuola | formazione

"Stipendi, la grande incertezza", di Alessandra Ricciardi

La scuola, con il suo milione di dipendenti, è certamente il settore pubblico più interessato al piano da 10 miliardi di agevolazioni sui redditi da lavoro. Su cui però le incertezze abbondano: al Tesoro stanno ancora definendo la platea e la soglia da cui far partire la detrazione che consenta di avere mille euro netti in più l’anno: fissata a 25 mila euro (lordi) l’anno dal premier Matteo Renzi nel corso della conferenza stampa della scorsa settimana, potrebbe anche salire a 30 mila, con la detrazione a scalare inversamente proporzionale al reddito. Sarebbe questa l’ultima ipotesi a cui starebbero lavorando tra palazzo Chigi, Tesoro e ministero dell’istruzione. Un bel colpo, soprattutto in vista del voto delle europee. Se così fosse, nella scuola gli interessati sarebbero ancora di più di quelli finora stimati: sotto i 25 mila euro lordi l’anno, per un netto mensile di circa 1500 euro, ci sono tutti gli assistenti tecnici e amministrativi e la metà dei docenti fino alla primaria, un terzo dei docenti delle secondarie. Complessivamente oltre la metà dei lavoratori …

"Tra i neo-diplomati il 44% insoddisfatto di scuola e indirizzo", di Gianni Trovat

Delusi e disorientati. Sono gli studenti italiani che escono dalla scuola superiore secondo l’ultimo rapporto di AlmaDiploma, la “versione” per la scuola superiore dell’indagine sulla condizione occupazionale che il consorzio inter-universitario AlmaLaurea conduce da 16 anni sui laureati. Appena chiusi i libri dopo aver superato l’esame di Stato, spiega il rapporto che ha messo sotto esame 72mila diplomati, il 41% dei “maturi” si dichiara pentito della scelta fatta a scuola, e precisa che potendo tornare indietro cambierebbe istituto, indirizzo di studi oppure, nella maggioranza dei casi, entrambi. Quando passa il tempo, e ci si confronta con la scelta universitaria oppure con le difficoltà del mondo del lavoro, la situazione peggiora, e la quota dei delusi cresce ancora fino ad attestarsi al 44 per cento. Numeri, questi, che indicano una scarsissima efficacia delle attività di orientamento, e che trovano una conferma ulteriore quando i neo-diplomati si affacciano all’università. Il tasso di giovani che dopo la maturità continua a studiare, prima di tutto, non si schioda da un 64% che mantiene molto lontana l’Italia dalle medie europee: …

"Meno istruzione meno Pil: è crisi capitale umano", di Carlo Buttaroni

​​In Italia,negli ultimi cinquant’anni,la crescita dei livelli di scolarizzazione e l’andamento del Pil sono andati di pari passo. Negli anni Sessanta, i diplomati nelle scuole secondarie superiori sono cresciuti del 105% rispetto al decennio precedente, con una crescita del Pil del 56%. Negli anni Settanta, il numero di diplomati è cresciuto del 91% e il Pil del 45%. Tendenza positiva proseguita fino al 2000, anno in cui è iniziata un’inversione di tendenza che ha visto, nella decade 2000-2010, un calo del numero dei diplomati del 6% rispetto al decennio precedente e il Pil fermo sotto il 3%. Un caso? Non proprio. L’istruzione, nelle economie avanzate, è il più importante fattore di crescita. Proprio come per gli investimenti in «capitale fisico», un Paese investe in istruzione e formazione per migliorare il proprio «capitale umano» sostenendo dei costi che in futuro si trasformano in maggiori guadagni. Se si analizza la capacità di creare valore aggiunto, cioè l’incremento di valore che si verifica nell’ ambito dei processi produttivi a partire dalle risorse iniziali, ci si rende conto che …

"Meno istruzione meno Pil: è crisi capitale umano", Carlo Buttaron

​​In Italia,negli ultimi cinquant’anni,la crescita dei livelli di scolarizzazione e l’andamento del Pil sono andati di pari passo. Negli anni Sessanta, i diplomati nelle scuole secondarie superiori sono cresciuti del 105% rispetto al decennio precedente, con una crescita del Pil del 56%. Negli anni Settanta, il numero di diplomati è cresciuto del 91% e il Pil del 45%. Tendenza positiva proseguita fino al 2000, anno in cui è iniziata un’inversione di tendenza che ha visto, nella decade 2000-2010, un calo del numero dei diplomati del6% rispetto al decennio precedente e il Pil fermo sotto il 3%. Un caso? Non proprio. L’istruzione, nelle economie avanzate, è il più importante fattore di crescita. Proprio come per gli investimenti in «capitale fisico», un Paese investe in istruzione e formazione per migliorare il proprio «capitale umano» sostenendo dei costi che in futuro si trasformano in maggiori guadagni. Se si analizza la capacità di creare valore aggiunto, cioè l’incremento di valore che si verifica nell’ ambito dei processi produttivi a partire dalle risorse iniziali, ci si rende conto che l’elemento …

"Caro Renzi, ecco la scuola che non va", di Adriana COmaschi

Caro Renzi, ecco cosa non va nelle nostre scuole. Famiglie e docenti di Bolo- gna, Modena e Ferrara raccolgono l’invito lanciato dal presidente del Consiglio alla sua prima visita in un aula a Treviso, «segnalate a matteo@governo.it quello che non va». E in attesa di vederlo magari in Emilia, mettono nero su bianco le difficoltà di ogni giorno. Perché la messa in sicurezza degli istituti «non adeguati, talvolta nemmeno dignitosi» è uno dei punti sottoposti al premier. Ma le emergenze hanno anche altri nomi: fon- di per le scuole azzerati, mancanza di in- segnanti di sostegno e per l’alfabetizzazione degli alunni stranieri, classi sovraffollate. I presidenti dei Consigli di Istituto e di Circolo della provincia di Bologna, comitati genitori, coordinamento insegnanti delle medie e associazioni di Modena, famiglie di alcuni centri in provincia di Ferrara mandano dunque un segnale, per ricordare al Miur del ministro Stefania Giannini che i problemi non si esauriscono con il grande piano di edilizia scolastica, che dovrebbe contare come ribadito ieri dal sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi su 10 mila interventi …

"Per uscire dalla crisi ridisegniamo la scuola", di Benedetto Vertecchi

Alla base della crescita dei sistemi educativi c’è l’attesa del beneficio che può derivarne ai singoli e alle società nazionali. Può trattarsi di un beneficio morale (com’è stato per la promozione dell’alfabetismo conseguente alla riforma religiosa di Lutero), di carattere materiale (come risposta funzionale al bisogno di disporre di forza lavoro qualificata nelle società in fase di trasformazione produttiva) o, in molti casi, diun misto di benefici morali e materiali, com’è avvenuto in Italia dopo il raggiungimento dell’unità nazionale. Quel che è certo è che, se chi fruisce di educazione non collega al suo impegno qualche tipo di beneficio, non tarda a manifestarsi una caduta di motivazione, che finisce con lo sfociare in uno stato di crisi. Il malessere che attraversa la maggior parte dei sistemi educativi dei Paesi europei (o, comunque di cultura europea, anche se in altre aree geografiche) è in larga misura una conseguenza dell’esaurirsi delle dinamiche che avevano consentito l’espansione, non sostituite da altri fattori motivanti ugualmente carichi di implicazioni per le condizioni di esistenza individuali e per quelle sociali. Di …

«La sfida sulla scuola: sbloccare le risorse per darle ai sindaci», di Natalia Lombardo

Da cosa sarà composto il dossier scuola che Matteo Renzi ha promesso, con il tweet della sveglia mattutina all’Italia, di presentare al Consiglio dei ministri del 12 marzo? Le voci nel dettaglio sono ancora da definire, spiega Roberto Reggi, sottosegretario all’Istruzione, così come l’ammontare delle risorse necessa- rie a vincere questa «scommessa» è ancora in discussione, «ci stiamo lavorando», risponde l’ex sindaco di Piacenza. Allora da cosa sarà composto questo dossier scuola? «Per ora parliamo delle infrastrutture, della messa in sicurezza delle scuole. L’impostazione generale prevede di restituire ai sindaci la possibilità di spendere delle risorse incagliate in vari capitoli del bilancio dello Stato, e si tratta anche di allentare il patto di stabilità». È vero che una delle proposte è di sfilare il dossier scuola dal patto di stabilità? Oppure si tratta di uno «sforamento»? «Renzi sta valutando la questione in maniera dettagliata. Non possiamo sforare completamente il patto, né superare la soglia, e se da una parte vai oltre dall’altra devi stringere. Si tratterebbe di uno sforamento per tipologia di interventi, dando la …