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“La Scuola: utile, futile e umane lettere”, di Mila Spicola

Chi si interroga sull’utilità oggi degli studi classici (in particolare su quella del liceo classico) in termini di «sbocchi occupazionali», sottolineando la «necessità di puntare di più sulla ricerca scientifico-tecnica» o di «adeguare o spostare i saperi su contenuti più aggiornati» sa che gli studenti iscritti al liceo classico oggi sono solo il 6% della popolazione studentesca totale? Lo sa che i livelli di rendimento medi degli studenti del liceo classico rappresentano la nostra eccellenza sulla scala mondiale dei rilevamenti Ocse-Pisa? Il restante 94% si iscrive ad altri licei o naviga nel mare magnum delle scuole tecnico-professionali: a queste è demandato in modo più specifico un collegamento diretto con il mondo del lavoro. Quanti si interrogano, in modo più appropriato, sull’efficacia – chiamiamola nuovamente «utilità» – in termini occupazionali dei percorsi tecnico-professionali? Lo sanno inoltre che, di quel 6% circa, due studenti su tre proseguono, nei successivi percorsi universitari, con studi scientifico/tecnici: ingegneria, farmacia, medicina, scienze matematiche, fisiche, biologiche, statistiche, architettura? Qualcuno mi spiega, inoltre, perché anche le scienze umane (pedagogia, sociologia, antropologia…) sono «scienze»? …

“Rimandati in latino. I nostri licei sono invidiati nel mondo. Vanno migliorati non aboliti”, di Maurizio Bettini

Il liceo classico è in crisi. Negli ultimi mesi e settimane si è parlato molto di questo tema, anche sui quotidiani, e per la verità, visto il modo in cui trattiamo in Italia la cultura umanistica, dovremmo stupirci del contrario. Pompei si sgretola, i laureati in discipline umanistiche lavorano nei call center e i dottori di ricerca, se va bene, emigrano: perché mai un giovane dovrebbe iscriversi al liceo classico? Nella percezione comune, peraltro largamente alimentata da governanti e gestori di media televisivi, l’immagine di ciò che chiamavamo “cultura” si è trasformata in una sorta di hobby senza oneri per lo Stato, capace di suscitare interesse solo se i “beni culturali” si comportano da veri “beni”, ossia producono ricchezza: e pazienza per l’aggettivo “culturali”. Ciò detto, penso che allontanare per un momento lo sguardo, per riflettere sul problema della presenza della cultura classica nelle scuole italiane – “latino”, “greco” o “latino e greco” che sia – , potrebbe risultare più utile che non fare semplicemente della polemica. Cominciamo dunque col constatare che la scuola superiore …

“Il papà gira in Ferrari, ma per l’università è povera”, di Massimo Lugli

La studentessa col papà che gira in Ferrari ma dichiara 19mila euro di reddito lordo. La ragazza che “dimentica” un tesoretto familiare da 600mila euro e ne denuncia appena 14 mila all’anno. La laureanda con villa e piscina annessa (tra l’altro: non risultava neanche al catasto) che si fa passare per indigente e presenta una dichiarazione da circa 5mila euro. Sono soltanto i casi più eclatanti ma la bugia, tra gli universitari romani, sembra diventata la regola. Tutti a mentire, nascondere, ridimensionare proprietà e conti in banca per accaparrarsi borse di studio, alloggi, mensa e trasporti gratuiti o facilitati e altre agevolazioni. Furbetti di oggi che rischiano di diventare i grandi evasori di domani. Un malcostume purtroppo dilagante, stando ai controlli delle Fiamme Gialle in collaborazione con gli atenei romani e la regione Lazio. I dati sono sconcertanti: il 62 per cento delle autocertificazioni Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) sono bugiarde. Qualcuno si è aggiudicato un taglio della retta fino a 1.700 euro, qualcun altro una borsa di studio di 26mila euro. Falsi poveri …

“Conservatori o licei? L’equivoco funesto”, di Giordano Montecchi

“Santa Cecilia Vergine e martire”. Così abbiamo letto sul calendario di qualche giorno fa. Dunque, secondo tradizione, la festa della musica. Ma stando a quel che accade, più che una festa sembra un funerale. Di articoli lagnosi sulla musica in Italia ne abbiamo pubblicati una collezione in questi ultimi anni, né questo sarà l’ultimo. Eppure a ogni tornata nuovi guasti si sommano ai vecchi, irrisolti, così che lo scenario si intorbida sempre più, e chi queste cose le legge sui giornali ci capisce sempre meno. Ne deriva un pesantissimo effetto collaterale, una sorta di character assassination che scredita via via un mondo musicale impastato più di vizi che di virtù, e spiana la strada alle scatologie brunettiane del «culturame parassitario» e delle «élites di m…». Risultato? La musica tenuta in vita dai soldi dei contribuenti, come teatri d’opera, conservatori di musica, eccetera, appare ormai come una lussuosa e inutile propaggine di quel Moloch antidiluviano che per noi italiani è la pubblica amministrazione, che divora risorse e sforna disastri. Certo: parassitismo, inefficienza e spreco regnano tuttora, …

“Scatti, anche per il 2012 paga il fondo di istituto”, di Carlo Forte

Recupero del 2012 ai fini dei gradoni si farà. Una parte dei fondi necessari, 120 milioni, sarà attinta dai risparmi certificati dal ministero dell’economia, derivanti dal taglio di 135mila posti di lavoro nella scuola operato con l’articolo 64, del decreto legge 78/2010. La restante parte, circa 180 milioni di euro (secondo l’ufficio legislativo del senato ogni anno di ritardo vale un risparmio per l’erario di circa 300 milioni) sarà attinto dalle risorse destinate al finanziamento del fondo di istituto. É quanto emerso in un incontro che si è tenuto a viale Trastevere il 22 novembre scorso tra il ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, e i vertici dei sindacati rappresentativi della scuola: Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams. Prima che i soldi arrivino in busta paga, però, sarà necessaria l’emanazione di un atto di indirizzo all’Aran da parte del governo. Dopo di che l’agenzia convocherà i sindacati e darà il via alle trattative. Infine, se le parti giungeranno ad un accordo, sarà stipulato un contratto che fisserà le condizioni per il ripristino del 2012 ai fini …

“Pensioni, Consulta in alto mare”, Nicola Mondelli

“Ancora nessuna decisione da parte dei giudici della Corte costituzionale sulla questione di costituzionalità, sollevata da un giudice del tribunale di Siena, in relazione all’articolo 24 del decreto legge 201/2011″. Il riferimento è al punto in cui viene fissato al 31 dicembre 2011, anziché al 31 agosto 2012, il termine entro il quale il personale della scuola doveva possedere i requisiti anagrafici e contributivi richiesti dalla normativa previgente l’entrata in vigore del predetto articolo 24, per accedere al trattamento pensionistico di anzianità (60 anni di età e 36 di contribuzione o 61 anni di età e 35 di contribuzione,oppure, indipendentemente dall’età, 40 anni di contribuzione) o di vecchiaia (65 anni per gli uomini e 61 per le donne unitamente a 20 anni di contribuzione). Nel corso dell’udienza tenutasi il 19 novembre, i giudici della Corte, dopo avere ascoltato gli avvocati del personale della scuola interessato, quelli dell’Avvocatura dello stato e avere ritenuto ammissibile la richiesta dell’Inps di intervenire nel giudizio costituzionale, si sono infatti solo riservati di decidere sulle eccezioni preliminari sollevate dalle parti e …

“Precari, la Ue non ci sta più Italia a rischio condanna”, di Franco Bastianini

Sul trattamento giuridico ed economico riservato dalle leggi italiane agli insegnanti e all’altro personale precario in servizio nelle scuole statali, l’Europa non ci sta più. La Commissione EU sembra infatti avere perso la pazienza nei confronti dell’Italia che, nei fatti, continua ad ignorare le richieste di adeguamento alle norme, contenute nella direttiva comunitaria 1999/70/CE e successive modificazioni, appunto in materia di trattamento giuridico ed economico degli insegnanti e del personale precario della scuola statale. Se entro sessanta giorni, si legge infatti in una nota della Commissione inviata nei giorni scorsi alle autorità italiane, l’Italia non avrà fornito risposte alle richieste di chiarimenti sulla discriminazione economica in atto tra il personale non di ruolo e quello di ruolo, questione già oggetto di procedure d’infrazione avviate nel 2010, nel 2012 e nel 2013, la Commissione si vedrà costretta a portare l’Italia davanti alla Corte di giustizia europea che, nel caso di una sentenza di condanna, potrebbe costare alla casse dello stato qualche decina di milioni di euro. Il pericolo non poteva lasciare indifferenti le organizzazioni sindacali che, …