Tutti gli articoli relativi a: scuola | formazione

“Ma quanto costa mandare i prof in pensione prima?”, di Nicola Mondelli

Al ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca avrebbero finalmente deciso – riconoscendo implicitamente i notevoli limiti del mastodontico servizio informativo interno (SIDI) – di venire a capo di un mistero che da tempo è senza soluzione per parlamentari, tecnici dello stesso dicastero e dell’Inps. Un mistero che non ha permesso fino ad oggi di trasformare in legge una proposta, sostenuta dalla stragrande maggioranza dei parlamentari, finalizzata a consentire al personale della scuola, che si riconosce nel movimento «Quota 96», di accedere al trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità con i requisiti richiesti dalla previgente normativa previgente l’entrata in vigore del decreto legge 201/2011 (riforma Fornero). Per svelare il mistero, l’Istruzione ha indetto una raccolta telematica di adesioni degli eventuali interessati (nota prot. 2085 del 1° ottobre 2013), così da determinare una volta per tutte la platea. L’obiettivo è sapere quanti realmente siano i dirigenti scolastici, i docenti e il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario che, alla data del 31 dicembre 2011, avevano maturato i requisiti della vecchia normativa. Quanti siano quelli che li hanno …

“Decreto scuola al giro di boa”, di Alessandra Ricciardi

Nuove assunzioni e ampliamento dell’offerta formativa, dall’ora in più di geografia all’apertura anche pomeridiana delle scuole, osservate speciali. Tra i rilievi del Servizio Bilancio e le richieste di chiarimento della V commissione della camera, è toccato al vice ministro dell’economia, Stefano Fassina, intervenire in parlamento per spiegare fin dove si spinge la copertura finanziaria delle misure proposte con il decreto scuola. Una sorta di controrelazione tecnica al provvedimento oggetto di conversione in legge alla camera. Provvedimento che, superata la crisi di governo, oggi è al suo giro di boa: in mattinata il parere proprio della commissione bilancio presieduta da Francesco Boccia, e nel pomeriggio il termine per il deposito degli emendamenti nella commissione cultura presieduta da Giancarlo Galan. Quelli parlamentari, ma non si escludono governativi che nell’immediato dovrebbero limitarsi ad alcune correzioni poco più che formali. Intanto sempre oggi proseguono gli incontri informali tra i vertici del dicastero dell’istruzione e le altre forze politiche della maggioranza, Pdl e Scelta civica. Già avvenuto infatti quello con il Pd, che ha caldeggiato la necessità di un intervento …

“Sostegno, il Miur “riesuma” la riconversione per i sovrannumerari: va fatta subito”, di Alessandro Giuliano

Lo prevede la Nota n. 10402 con cui viale Trastevere invita Usr e atenei ad avviare i corsi di specializzazione, nell’anno accademico 2013/2014, con priorità rispetto alle attività formative omologhe rivolte a 6.398 docenti abilitati. Andando a scartabellare i riferimenti normativi emerge che la formazione per i docenti rimasti senza cattedra dovrebbe essere gratuita e prevedere un monte ore ridotto. Polemiche in arrivo. Mentre le università sono sul procinto di pubblicare i bandi di concorso per selezionare i complessivi6.398 candidati alla frequenza dei percorsi formativi, riservati ai docenti abilitati, il 4 ottobre il Miur ha pubblicato la Nota n. 10402. Attraverso cui invita Usr e gli atenei coinvolti ad avviare le attività specializzanti, sempre per il sostegno e nell’anno accademico 2013/2014, da riservare al personale docente di ruolo sovrannumerario. Il Miur sottolinea, infatti, “l’urgenza di avviare prioritariamente i corsi destinati ai docenti delle classi di concorso in esubero”. Pertanto, è evidente l’intenzione dell’amministrazione di far specializzare (e quindi collocare sui posti vacanti) prima il personale di ruolo privo di titolarità (dalle ultime rilevazioni si tratterebbe …

“L’eclissi del cannone”, di Benedetto Vertecchi

C’è qualcosa che non convince nel dibattito sull’educazione occidentale. Per certi versi sembra che lo sviluppo dei sistemi scolastici costituisca un impegno prioritario per i responsabili politici dei diversi paesi, e che tale impegno trovi consenziente l’opinione pubblica. Lo sviluppo si gioverebbe, oltre che della sensibilità e dell’esperienza degli insegnanti, dell’apporto conoscitivo assicurato da un gran numero di ricercatori specializzati nei diversi settori della conoscenza educativa. Sembrerebbe, dunque, che esistano condizioni favorevoli perché alla crescita quantitativa, che ha caratterizzato lo sviluppo culturale e la storia sociale degli ultimi secoli, segua un adeguamento qualitativo, conforme alle esigenze che si sono venute progressivamente manifestando e che è presumibile emergano in una prospettiva anche non lontana. Ma, d’altro canto, sono sempre più diffusi atteggiamenti critici. Ci si chiede quali siano gli effetti dell’educazione scolastica e se sia giustificato l’imponente impegno di risorse necessario per assicurare l’istruzione per un numero consistente di anni alla generalità di bambini e ragazzi. Negli ultimi decenni del Novecento si è affermata la convinzione che il raggiungimento da parte dei sistemi educativi di traguardi …

“I docenti italiani? Poco rispettati, ma il loro operato incide sugli alunni”, da La Tecnica della Scuola

Il dato emerge da un ampio studio del Global Teacher Status Index 2013, che è andato ad analizzare lo status degli insegnanti di 21 Paesi dove sono state interviste mille persone in ciascun territorio nazionale. La maggiore soggezione è per i prof che operano in Cina, Corea del Sud, Turchia, Egitto e Grecia. Però i nostri, dopo la Finlandia, sono quelli più influenti. Gli insegnanti italiani sarebbero poco rispettati dagli altri cittadini, tuttavia il loro operato rimane indubbiamente influente nella vita scolastica degli alunni. Il dato emerge da un ampio studio realizzato dal Global Teacher Status Index 2013 e pubblicato dalla Fondazione Varkey Gems (braccio filantropico non-profit di Gems Education, costituita per innalzare il livello d’istruzione dei bambini meno abbienti). L’indagine analizza lo status degli insegnanti di 21 Paesi e confronta su scala mondiale l’atteggiamento nei loro confronti attraverso sondaggi condotti intervistando mille persone in ciascun paese oggetto di studio: Brasile, Cina, Repubblica Ceca, Egitto, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Portogallo, Regno Unito, Turchia, Singapore, Corea del Sud, Spagna, …

Insegnare: missione “impossibile”?, di Antonio Valentino

Sui problemi dell’insegnare, affrontati da Massimo Recalcati su Repubblica – in un recente articolo che ha fatto molto discutere (ci ho dedicato anch’io alcune riflessioni cordialmente ‘polemiche’ proprio su ScuolaOggi) -, è da registrare un intervento del filosofo Pier Aldo Rovatti, sempre su Repubblica (sabato 28 settembre), che sviluppa considerazioni utili per superare ambiguità e contribuire a mettere meglio a fuoco alcuni aspetti del profilo docente . La considerazione centrale e più importante di Rovatti è che il rapporto tra insegnante e allievo non si può semplicemente “impacchettare nella parola ‘seduzione’”, come sembra fare Recalcati nel suo articolo. I ragionamenti di Rovatti sulla questione poggiano su tre idee importanti: per l’insegnante, la relazione e il sapere non possono mai essere separati (in altri termini: tra il sapere e la relazione c’è un circolo virtuoso che, se interrotto, mina la stessa ragion d’essere di una figura sociale come l’insegnante); quanto al sapere, la scuola va vista come “un apprendistato, un’educazione che insegni ad apprezzarlo in quanto tale” (quindi la scuola non sviluppa solo apprendimenti, ma educa …

“La discesa degli istituti professionali”, di Alessandro Giuliani

Denuncia del Consorzio nazionale, a cui aderiscono una quarantina di istituti professionali, tecnici e di istruzione superiore di diverse regioni italiane: per colpa delle politiche degli ultimi governi ormai siamo considerati “di serie Z”, con meno iscritti complessivi ma sempre più ragazzi demotivati, bocciati in altre scuole, stranieri, portatori di handicap. Altro che fiore all’occhiello. Ma guai a chiamarle anche scuole di serie B: gli istituti professionali sarebbero considerati addirittura “scuole di serie Z”. Colpa delle politiche degli ultimi governi, che hanno portato al crollo delle iscrizioni e a un generale peggioramento delle condizioni in cui lavorano i docenti e studiano i giovani. La denuncia è del Consorzio degli Istituti professionali, una rete di circa quarantina di istituti professionali, tecnici e di istruzione superiore di diverse regioni italiane, riuniti a Cervia per l’annuale convegno nazionale. Al termine dei lavori, il presidente, Agnese Borelli, ha inviato una lettera al ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, per chiedere un incontro urgente. E cercare di introdurre delle misure compensatrici alle norme che hanno sottratto tempo scuola agli alunni e …