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"Poche matricole tra i meno abbienti, laureate sempre più numerose", di Marzio Bartoloni – Scuola 24 27.10.14

Nuovo appuntamento con il focus di Almalaurea, questa volta dedicato all’identikit dei giovani al loro ingresso all’università e ai fattori che influenzano le scelte La maggior parte delle matricole proviene da famiglie di estrazione più elevata o con almeno un genitore laureato. I più disposti a spostarsi per motivi di studio sono i giovani del Mezzogiorno e, in generale, tra i laureati le donne sono più numerose degli uomini. Il nuovo focus realizzato da Scuola 24 in collaborazione con Almalaurea traccia l’identikit dei laureati al loro ingresso all’università , individuando i fattori che influenzano le scelte dei giovani: contesto socio familiare, migrazioni territoriali, differenze di genere e motivazioni. Scoprendo innanzitutto una prevalenza dei laureati provenienti da contesti familiari avvantaggiati dal punto di vista socioculturale. «Solo 30 diciannovenni su 100 si iscrivono all’università,provenendo nella maggioranza dei casi dai contesti familiari più favoriti – spiega il direttore di Almalaurea, Andrea Cammelli – mentre al restante 70 per cento dei giovani non è consentito affrontare gli studi universitari per l’assenza di una seria politica del diritto allo studio, delle …

"Alla ricerca del bando perduto", di Manuela Ghizzoni

Oggi ho presentato una interrogazione al Ministero dell’università per conoscere i motivi del ritardo che coinvolge il bando SIR 2014 (Scientific Independence of young Researchers), destinato a sostenere i giovani ricercatori nella fase di avvio della propria attività di ricerca indipendente. Si tratta di un bando che porta in dote 47,2 milioni di euro; ma si tratta soprattutto dell’UNICO finanziamento in favore della ricerca di base, poichè per il 2014 i fondi PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale) e i FIRB (Fondo Investimenti nella Ricerca di Base) sono azzerati. Il termine per la presentazione dei progetti da parte dei giovani ricercatori è scaduto nel lontano marzo 2014. Ma ad oggi – per le ragioni che troverete descritte nel testo dell’interrogazione in calce – non è stata avviata nemmeno la fase prima fase di valutazione. E siamo a metà ottobre. Di questo passo i finanziamenti andranno a residuo e quindi saranno riassegnati da parte del ministero dell’Economia a quello dell’università dopo una lunga trafila (probabilmente a metà 2015). La gara per la competitività è persa …

Scienze della terra, Ghizzoni “Materia basilare, più attenzione” – comunicato stampa 08.10.14

  Sostegno alla formazione e alla ricerca delle Scienze geologiche: è questo l’obiettivo della proposta di legge di cui inizia oggi l’iter parlamentare, firmata da numerosi deputati, e presentata dalla deputata modenese Pd Manuela Ghizzoni. Quello delle Scienze della terra è un ambito fortemente penalizzato dai provvedimenti di razionalizzazione e risparmio previsti dalla riforma universitaria targata Gelmini. Il rischio è di mettere a repentaglio un ambito scientifico e una figura professionale – quella del geologo – di fondamentale importanza per la conoscenza, la gestione e la tutela del territorio, in un Paese tra i più fragili per condizioni idrogeologiche, come dimostrano le sempre più frequenti calamità naturali. Ecco la dichiarazione di Manuela Ghizzoni, che è anche stata nominata relatore della proposta di legge:   “La riforma universitaria del 2010, ispirata a principi prevalentemente economicistici e dei grandi numeri, ha di fatto portato alla chiusura di molti Dipartimenti di Scienze della terra (come accaduto nei quattro atenei emiliano-romagnoli), mentre la riduzione dei finanziamenti ha compresso gli spazi per la ricerca e la preparazione dei geologi professionisti. …

"Europa dei meriti, non capro espiatorio", di Beppe Severgnini – Corriere della Sera 08.10.14

  Potremmo chiamarla, o chiamarlo, «The Million Euro Baby», se il titolo non fosse così cinematografico. La Commissione europea ha calcolato che un terzo degli studenti Erasmus ha conosciuto il partner durante l’esperienza all’estero. «Stimiamo che da queste coppie, a partire dal 1987, sia nato un milione di bambini», ha dichiarato Androulla Vassiliou, commissaria uscente per l’Istruzione, la Cultura e la Gioventù. Secondo voi, quanti leader politici hanno commentato la notizia con orgoglio? Quanti hanno capito che altri programmi Ue producono norme europee, mercati europei, prodotti europei; mentre il programma di scambi universitari Erasmus, da ventotto anni, produce europei. Un sostantivo, senza aggettivi. E costa lo 0,7% della politica agricola comune. «The Million Euro Baby». Nessun governante, nei 28 Paesi, ha ricordato il traguardo, che io sappia. Tanti, invece, sono impegnati a scaricare sull’Unione responsabilità e colpe: anche responsabilità nazionali, anche colpe che i governi dovrebbero assumersi. La Conferenza di alto livello sul lavoro, in programma oggi a Milano, offrirà probabilmente ulteriori, malinconici esempi di questa tendenza. L’Europa è diventata il capro espiatorio delle inadempienze …

"Tasse universitarie, il nuovo Isee avvantaggia le famiglie numerose che vivono in affitto", di Gianni Trovati – Scuola 24 07.10.14

Una condizione migliore per le famiglie numerose e per chi abita in affitto, e un “peggioramento” per chi ha la casa di proprietà e per chi, soprattutto, finora ha sfruttato autodichiarazioni non veritiere per ottenere sconti a cui non aveva diritto.  Sono queste le conseguenze che il debutto del nuovo Isee dovrebbe produrre in ambito universitario. L’utilizzo dell’Isee L’indicatore della «situazione economica equivalente» è lo strumento che le università utilizzano per graduare i contributi studenteschi a carico degli iscritti e individuare chi ha diritto a borse di studio, alloggi (quando ci sono) e altri aiuti. L’Isee utilizzato oggi è vecchio di 16 anni, ma le regole sono state riformate nel 2011 con una serie di modifiche all’indicatore, fissate in un decreto attuativo del 2013. Da allora il nuovo Isee è tornato in naftalina, ma nei giorni scorsi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, l’ha rilanciato annunciandone il debutto effettivo dal prossimo 1° gennaio. Anche se questo calendario governativo fosse rispettato, nell’università ovviamente i primi effetti si avrebbero più tardi, cioè con le nuove iscrizioni al …

"La cultura non è ancora il nostro petrolio, solo il 50% dei laureati in beni culturali trova lavoro ed è anche sottopagato" – Scuola 24 06.10.14

Da sempre sentiamo ripetere che i beni culturali rappresentano il nostro petrolio, un bene prezioso su cui investire, anche perché possediamo il giacimento più ricco nel mondo visto che metà del patrimonio è in Italia. Eppure la conferma di come non si valorizzi per nulla come si dovrebbe questa risorsa arriva dal nuovo focus di AlmaLaurea sui laureati in beni culturali che mostra come il lavoro c’è ma meno di quanto registrato sul complesso dei laureati. Ed è anche poco pagato. La fotografia degli occupati a un anno e a cinque anni dalla laurea  A un anno dal conseguimento del titolo magistrale, il tasso di occupazione dei laureati in beni culturali coinvolge 50 laureati su cento. Tuttavia, di questi solo il 27% ha un lavoro stabile (tempo indeterminato o lavoro autonomo effettivo). La fotografia scattata da AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati nell’ambito dei beni culturali, all’interno del XVI Rapporto sulla Condizione occupazionale, mostra che il dato migliora nel lungo periodo: a cinque anni dalla laurea magistrale sono occupati 72 laureati su cento contro l’87% …

"Il rientro del capitale umano", di Silvia Bencivelli – La Repubblica 06.10.14

A volte ritornano. Riportano al nostro paese l’investimento che la collettività ha riposto in loro. Sono alcuni degli scienziati italiani andati a lavorare all’estero. E che, dopo anni, riescono a trovare l’occasione per rientrare. A volte vengono selezionati da una fondazione capace di finanziarli per qualche anno. Oppure riescono ad avere accesso a fondi ministeriali, con cui pagarsi i primi anni di ricerca. In altre circostanze sono chiamati direttamente da un’università, che in questo modo riesce a scegliere il grande nome della scienza. O da un istituto di ricerca che ha la libertà di selezionare con criteri di efficienza chi lavorerà nei suoi laboratori. Le loro storie raccontano le eccezioni di un paese che non riesce ad arginare il drenaggio dei suoi cervelli verso l’estero. Perché sei neodottorati su cento ci abbandonano dopo aver preso il più alto titolo di studio. Lasciano l’Italia e vanno ad arricchire i laboratori di Inghilterra, Germania, Stati Uniti. Mentre, ed è persino più grave, gli scienziati che dall’estero vengono a lavorare in Italia sono sette volte di meno. La tendenza nel nostro paese è …