“In quelle onde l’eco del Big Bang” ecco l’ultimo segreto dell’universo, di Marco Cattaneo
C’è voluto un telescopio installato al Polo Sud e tre anni di pazienti osservazioni, per catturare il primo vagito del cosmo dopo il Big Bang, un flebile segnale arrivato fino a noi sotto forma di onde gravitazionali, lievissime increspature impresse nella trama della radiazione cosmica di fondo. A darne l’annuncio, dopo che da giorni in rete si rincorrevano voci di una scoperta clamorosa, è stato il gruppo di astrofisici dell’Harvard Smithsonian Center for Astrophysics, responsabile dell’esperimento BICEP2 (Background Imaging of Cosmic Extragalactic Polarization), guidato da John Kovac. Prevista dalla relatività generale di Einstein quasi un secolo fa, l’esistenza delle onde gravitazionali era stata confermata in modo indiretto nel 1974 da Russell Hulse e Joseph Taylor, insigniti del premio Nobel nel 1993, studiando sistemi di stelle binarie, ovvero coppie di stelle che orbitano una attorno all’altra. Ma il risultato ottenuto da BI-CEP2, installato fra i ghiacci antartici della Amundsen-Scott South Pole Station, sebbene sia ancora una misurazione indiretta, va molto oltre, perché non si limita a confermare l’esistenza delle onde gravitazionali, ma offre uno scorcio dell’universo …