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“In quelle onde l’eco del Big Bang” ecco l’ultimo segreto dell’universo, di Marco Cattaneo

C’è voluto un telescopio installato al Polo Sud e tre anni di pazienti osservazioni, per catturare il primo vagito del cosmo dopo il Big Bang, un flebile segnale arrivato fino a noi sotto forma di onde gravitazionali, lievissime increspature impresse nella trama della radiazione cosmica di fondo. A darne l’annuncio, dopo che da giorni in rete si rincorrevano voci di una scoperta clamorosa, è stato il gruppo di astrofisici dell’Harvard Smithsonian Center for Astrophysics, responsabile dell’esperimento BICEP2 (Background Imaging of Cosmic Extragalactic Polarization), guidato da John Kovac. Prevista dalla relatività generale di Einstein quasi un secolo fa, l’esistenza delle onde gravitazionali era stata confermata in modo indiretto nel 1974 da Russell Hulse e Joseph Taylor, insigniti del premio Nobel nel 1993, studiando sistemi di stelle binarie, ovvero coppie di stelle che orbitano una attorno all’altra. Ma il risultato ottenuto da BI-CEP2, installato fra i ghiacci antartici della Amundsen-Scott South Pole Station, sebbene sia ancora una misurazione indiretta, va molto oltre, perché non si limita a confermare l’esistenza delle onde gravitazionali, ma offre uno scorcio dell’universo …

"ANVUR: Italia meglio di Germania, Francia e Giappone come efficienza della ricerca pubblica", di Giuseppe De Nicolao

Domani l’ANVUR presenterà il primo Rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca. Quale sarà la diagnosi? Roars prova ad anticiparne il contenuto, almeno per quanto riguarda il posizionamento internazionale della ricerca italiana. Una fuga di notizie dovuta a qualche “gola profonda” interna all’agenzia? No, nessun “ANVURgate”: molto più semplicemente era stata l’ANVUR stessa a fornire un’anteprima all’interno della Relazione finale VQR del luglio scorso. Un’anteprima che però aveva avuto eco quasi nullo sia nei comunicati dell’agenzia che sui mezzi di stampa. Ma quei dati erano veramente privi di interesse? 1. Cosa dirà il primo Rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca? Il 13 marzo è apparso sul sito dell’ANVUR il seguente avviso. Anvur presenta il primo rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca. Dal momento che si tratta della prima versione del rapporto, è più che lecito domandarsi quali aspetti verranno coperti e quale sarà la diagnosi complessiva che verrà proposta dall’ANVUR. In questa sede, crediamo di poter anticipare almeno alcuni dei contenuti relativi ai confronti internazionali in termini …

"Meno istruzione meno Pil: è crisi capitale umano", Carlo Buttaron

​​In Italia,negli ultimi cinquant’anni,la crescita dei livelli di scolarizzazione e l’andamento del Pil sono andati di pari passo. Negli anni Sessanta, i diplomati nelle scuole secondarie superiori sono cresciuti del 105% rispetto al decennio precedente, con una crescita del Pil del 56%. Negli anni Settanta, il numero di diplomati è cresciuto del 91% e il Pil del 45%. Tendenza positiva proseguita fino al 2000, anno in cui è iniziata un’inversione di tendenza che ha visto, nella decade 2000-2010, un calo del numero dei diplomati del6% rispetto al decennio precedente e il Pil fermo sotto il 3%. Un caso? Non proprio. L’istruzione, nelle economie avanzate, è il più importante fattore di crescita. Proprio come per gli investimenti in «capitale fisico», un Paese investe in istruzione e formazione per migliorare il proprio «capitale umano» sostenendo dei costi che in futuro si trasformano in maggiori guadagni. Se si analizza la capacità di creare valore aggiunto, cioè l’incremento di valore che si verifica nell’ ambito dei processi produttivi a partire dalle risorse iniziali, ci si rende conto che l’elemento …

"La ricerca scientifica, le marche da bollo e gli scontrini del toner", di Marco Bella

Una collega ne­gli ultimi cinque anni, ha portato all’Università contratti per mezzo milione di euro, completa­mente reinvestiti nel suo labo­ratorio. Ma, dal momento che la sua produttività scientifica misu­rata con i parametri Anvur sem­bra non essere sufficiente, non ha ottenuto l’abilitazione da profes­sore associato, anche se insegna da anni. L’acquisto di un toner ri­chiede una quantità di tempo enorme e ingiu­stificata: serve un preventivo, il Cig, poi la ricerca del prezzo mi­gliore sul MEPA (Mercato Elet­tronico per la Pubblica Ammini­strazione). Non va meglio quando serve una marca da bollo. Di fronte a questi racconti, i colleghi esteri sono incre­duli. Per met­tere i ricercatori in condizione di lavorare meglio si potrebbe almeno cominciare a rimborsare senza troppa burocrazia gli scontrini del toner. La differenza La differenza principale con l’estero può essere sintetizzata con il rispetto per il lavoro di ricerca e il vedere i ricercatori come una risorsa, non come un problema. Quando un’università estera assu­me un nuovo ricercatore, è con­sapevole di fare un importante investimento: quindi ha tutto l’in­teresse a metterlo in condizioni di lavorare …

"Sempre più laureati senza impiego (e chi ce l’ha guadagna poco)", di Valentina Santarpia

Un laureato impiega almeno un anno per trovare un lavoro, precario e da poco più di mille euro netti al mese: ma se il graduato in questione è donna e, peggio ancora, se ha ottenuto il suo titolo in un ateneo del Sud, i tempi per ottenere un posto dignitoso si allungano e la busta paga, al contrario, si intirizzisce. La — desolante — conferma arriva dal sedicesimo rapporto di Almalaurea, realizzato su 450 mila laureati dei 64 atenei del consorzio, che inquadra il futuro lavorativo di chi, dopo aver raggiunto il massimo livello di istruzione, si confronta col mondo del lavoro, uscendone spesso con le ossa rotte. Anche se chi ha una laurea resta avvantaggiato rispetto a chi ha raggiunto solo il diploma di scuola media superiore, perché a 5 anni dal titolo solo l’8% dei laureati non lavora, il quadro generale è quello di «una sensibile, ulteriore frenata della capacità di assorbimento del mercato del lavoro». Nel dettaglio: tra i laureati di primo livello (laurea triennale, o breve), il tasso di occupazione è …

Università, Dionigi: “Troppi laureati? La politica deve trovare lavoro ai giovani”, di Giulia Zaccariello

Il rettore dell’Università di Bologna è intervenuto nel corso della presentazione di un’indagine di Almalaurea sui livelli occupazionali degli universitari. Secondo i dati, i giovani che si iscrivono sono solo il 30% (un tasso molto più basso rispetto agli altri Paesi europei e agli obiettivi richiesti da Bruxelles). Il giudizio è categorico: “Dire che ci sono troppi laureati in Italia è una bestemmia”. E a dirlo è il rettore dell’Università di Bologna, Ivano Dionigi, che nel corso della presentazione di un’indagine di Almalaurea sui livelli occupazionali degli universitari, ha voluto mandare un messaggio chiaro alla politica. Senza usare mezzi termini. Per il rettore va dimenticata l’immagine di un Paese che sforna un numero eccessivo di laureati. Al contrario, andrebbe avviata una riflessione su alcuni dei dati emersi dal rapporto. In particolare quello che parla della percentuale dei diciannovenni che decidono di iscriversi all’ateneo, oggi ferma al 30%. “Una tragedia” secondo il rettore. ”Un dato, quello sulle iscrizioni del 2012, che allontana in partenza quello che era l’obiettivo fissato dalla Commissione Europea per il 2020, ovvero …

Quei meriti poco scientifici", di Giandomenico Iannetti e Paolo Quattrone*

Caro direttore, vengono pubblicati in questi giorni i risultati delle abilitazioni per ricoprire il ruolo di professore nell’università italiana. L’idea è rivoluzionaria: garantire una soglia di qualità minima per l’accesso alla carriera accademica. Si tratta di un corretto tentativo di modificare la deplorevole abitudine di selezionare docenti secondo criteri di appartenenza, basati non su meriti scientifici, ma su meriti altri. È difficile non sospettare che, in alcuni casi, l’uso di metodi in apparenza oggettivi possa costituire un mezzo per garantire, al riparo di una pretesa imparzialità, la persistenza di inveterate prassi clientelari. Decisioni basate su criteri di appartenenza altri saranno legittimate da esteriormente oggettive misure di merito. E un’università dominata da mediocri chiamerà mediocri, se non altro per incapacità di riconoscere l’eccellenza. Che l’accademia funzioni per cooptazione è del tutto appropriato in un ambiente corretto e dal forte controllo sociale. In Italia, l’anomalia è la definizione del criterio di appartenenza, dove il merito scientifico è secondario rispetto a quello altro, e l’impermeabilità del sistema a chi non appartiene a una scuola. Se nel Regno Unito …