Tutti gli articoli relativi a: università | ricerca

"Banda larga, ricerca e innovazione: Italia tra gli ultimi", di Carlo Buttaroni

La crescita del Pil nell’ultimo trimestre del 2013 è una buona notizia. Ma non basta. Non è ancora l’annuncio di una nuova stagione e per diventare almeno un indizio, se non proprio una prova, ha bisogno di ulteriori conferme. Per capirne di più,dovremo vedere se il trimestre incorso registrerà un segno positivo più consistente del precedente. In questo caso,vuol dire che l’economia reale ha ripreso, seppur lentamente, a muoversi. Per adesso,il miglioramento dipende in grande parTe dalle esportazioni,cioè dagli altri Paesi che hanno ricominciato a tirare, mentre sul fronte interno i segnali sono ancora troppo deboli per essere considerati l’inizio della primavera. La debolezza della domanda aggregata riguarda soprattutto i consumi delle famiglie e senza una ripresa dei consumi,con un tasso di disoccupazione in crescita, l’inverno potrebbe essere ancora lungo. Senza contare che una ripresa così lenta significa un Percorso per l’Italia di almeno dieci anni per tornare ai livelli pre-crisi. Per risalire servirà, cioè, il doppio del tempo impiegato per scendere. E nell’economia globale di oggi la velocità non è una variabile trascurabile. Crescere …

"Università, immatricolazioni in calo costante: in tre anni 30mila in meno", da repubblica.it

I dati del ministero confermano la tendenza. In un decennio il numero di coloro che decidono di proseguire gli studi dopo il diploma è diminuito di oltre 78mila unità. Pesa la crisi economica, ma anche la sfiducia nell’utilità della laurea. Trentamila immatricolati in meno in appena un triennio e oltre 78mila in meno in dieci anni. Ecco il bollettino di guerra reso noto dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca. I giovani italiani, e forse anche le loro famiglie, non sembrano più credere nell’università. E il numero di coloro che dopo il diploma decidono di continuare gli studi nel nostro Paese si sta assottigliando pericolosamente. A confermare la fuga gli ultimi dati sulle new entry nel sistema universitario italiano relativi all’anno accademico 2013/2014, appena pubblicati. Anche se mancano ancora all’appello una manciata di atenei – alcuni dei quali telematici – il mezzo disastro certificato dai numeri è una realtà. Quest’anno, i giovani che sono entrati per la prima volta all’università sono appena 260.245, il 3,4 per cento in meno rispetto a dodici mesi fa, quando …

"Ma il paese rimane lontano dalla scienza", di Piero Bianucci

Nei giorni accelerati che vedono Matteo Renzi alle prese con la sua lista dei ministri, la parola scienza si è sentita poco. In questo non c’è differenza rispetto al passato. Anche il Parlamento che dovrà decidere se dargli la fiducia è culturalmente lontano dalla scienza. Qualche settimana fa Lamberto Maffei, presidente dell’Accademia dei Lincei, in un articolo per «il Sole-24 ore» ha esaminato le competenze presenti nella Camera dei Deputati, ammesso che i titoli di studio valgano qualcosa. Su 630 parlamentari i laureati sono il 68% e di questi il 78% ha una formazione umanistica con predominanza della laurea in Giurisprudenza. Tra i 96 deputati di formazione scientifica prevale la laurea in Ingegneria (34), seguita da Medicina (20) e poi, con numeri via via più piccoli, da Architettura, Chimica, Fisica, Informatica, Scienze agrarie, Farmacia, Veterinaria, Biotecnologie. In Senato tra i medici spicca Scilipoti, che si batte per l’agopuntura. Registriamo questa situazione in un’epoca caratterizzata da due aspetti importanti: da un lato, intrecci sempre più stretti tra scienza e politica (pensiamo a ricerca e rilancio economico, …

"Caro Renzi, è ora di puntare sulla scienza", di Pietro Greco

Caro Presidente Renzi, è iniziata la sfida per il futuro. Dobbiamo decidere il ruolo che avrà il nostro Paese nel nuovo ordine mondiale. Se vogliamo che sia di primo piano, come ci compete, dobbiamo puntare sulla scienza. Perché la scienza è la leva per lo sviluppo economico, oltre che per la sicurezza sanitaria e militare, delle nazioni. Noi non abbiamo un programma nazionale di sviluppo scientifico. Nel nostro Paese la scienza è rimasta dietro le quinte, mentre andrebbe portata al centro dell’attenzione, perché a essa si legano le speranze per il futuro. Non possiamo attenderci che questa lacuna venga colmata dall’industria privata. L’industria si occupa d’altro. L’impulso per la ricerca può venire solo dal governo. È il governo che deve investire molto di più e molto meglio se vogliamo vincere la sfida del futuro. Caro Presidente Renzi, ho elaborato un rapporto che è anche un programma per la rinascita della nostra nazione. Glielo invio a parte. Ora provo a sintetizzarlo, in quindici punti. 1. INNOVAZIONE. Il Paese ha bisogno di innovazioni costanti, non solo in …

La battaglia dei filosofi: «Un errore cancellare lo studio del pensiero», di Cristina Taglietti

La filosofia è in pericolo. Scuola e università sembrano avviate verso un processo di espulsione della materia: la sperimentazione di un ciclo abbreviato di quattro anni potrebbe portare alla perdita di un anno di insegnamento (due invece di tre) nei licei, mentre in alcuni corsi di laurea, come Pedagogia e Scienze dell’Educazione, la filosofia è uscita dalle tabelle disciplinari. Decisioni che possono rientrare in quell’attacco all’umanesimo che alcuni intellettuali di varia estrazione denunciano, come hanno fatto Alberto Asor Rosa, Ernesto Galli Della Loggia e Roberto Esposito qualche mese fa con un appello congiunto pubblicato dalla rivista «Il Mulino». La filosofia dunque sembra essere la prima vittima, ma i filosofi non ci stanno. «È l’errore più grave che si possa fare — commenta Giovanni Reale, filosofo cattolico —. Qualche volta ho sentito pronunciare da alcuni giovani le stesse cose che evidentemente pensa chi propone questi progetti: la filosofia si occupa di problemi astratti che non hanno a che fare con la vita, che appesantiscono la mente. Prevale l’idea che il sapere derivi dalla scienza e che …

"L’università italiana sempre più vecchia. Solo un docente su 8 ha meno di 40 anni", di Gian Antonio Stella

Agli ultimi posti anche per numero di professoresse e spesa per la ricerca Ultimissimi. Nessuno, tra tutti i Paesi europei, ha così pochi docenti universitari sotto i quarant’anni. Nessuno. Ne abbiamo, compresi i «giovani» ricercatori, meno di uno ogni otto.Un dato umiliante. La Francia, rispetto a noi, di docenti sotto la quarantina ne ha oltre il doppio. La Gran Bretagna quasi il triplo. La Germania il quadruplo. Uno spreco assurdo di energie, intelligenza, creatività. Che pesa sulla ricerca, sull’innovazione, sul futuro del Paese. Mette di malumore, la lettura in anteprima della decima edizione (speciale) dell’Annuario Scienza Tecnologia e Società 2014 di Observa Science in Society, curato da Massimiano Bucchi (Università di Trento) e Barbara Saracino (Università di Firenze) ed edito da il Mulino. Mette di malumore perché, certo, puoi trovarci dati assolutamente positivi, come lo spazio che i nostri ragazzi hanno nei laboratori e nei centri d’eccellenza e sulle riviste scientifiche di tutto il mondo. Ma sono fiori che sbocciano dalla fanghiglia di una realtà troppo spesso vecchia, mediocre, trascurata dalla politica. Spiega il dossier, …

"Smetto quando voglio?", di Manuela Ghizzoni

In queste ore “marziane”, che verosimilmente ci dividono da una crisi di governo, penso con insistenza ad un film di recente uscita: “Smetto quando voglio”. Mi dedico allo svago mentre il Paese è spazzato da una bufera? No, penso proprio al Paese e alle sue emergenze, perché il bel film di Sydney Sibilia racconta, con ironia e competenza (e con maggiore efficacia di molti saggi) il dramma dei nostri migliori “cervelli”: giovani (ma non più tanto) ricercatori frustrati nelle loro legittime aspirazioni accademiche da “baroni” tiranni, inchiodati ad un eterno presente precario (come fai a costruirti un futuro a queste condizioni?), bistrattati da una società che disprezza la cultura. Ai quali non resta, dopo equilibrismi insostenibili per sopravvivere, percorrere senza convizione la via del crimine. “Smetto quando voglio” è una perfetta commedia italiana (alla pari di La banda degli onesti e I soliti ignoti); è una lettura acuta e disincantata del corto circuito che sta compromettendo il futuro del nostro Paese: perché impedire a chi ha competenze e idee di metterle a vantaggio della comunità …