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“Staminali, ascoltate i nostri ricercatori”, di Carlo Flamigni

I malati e i parenti dei malati che protestano davanti ai palazzi del potere perché esigono (non chiedono, esigono) di poter utilizzare cure sperimentali sono, in ultima analisi, le stesse persone che esigevano di aver accesso alle cure anti-tumorali di un medico di Modena. Quel medico che proponeva loro e che oggi sappiamo essere del tutto prive di effetti terapeutici. Queste persone chiedono che sia lo Stato a farsi carico di queste terapie, il che significa che esiste, a questo proposito, un coinvolgimento collettivo: se non fosse così, credo che non interverrei sul merito del problema. Queste persone sono certe di essere nel giusto e di chiedere cose che hanno il diritto di ottenere. Sono in buona fede e hanno tutti i motivi del mondo per battersi per le proprie ragioni. Credo che sia giusto discutere con loro i motivi che inducono molti di noi a ritenere che siano invece nel torto, con la premessa che il verbo discutere implica il dovere di entrambe le parti di ascoltare (non fingere di ascoltare ) l’altra, disponibili …

Gli atenei del sud in rivolta: «Senza docenti si chiude», di Luciana Cimino

La linea invisibile che divide le università del nord da quelle del sud Italia stavolta si misura con i docenti: chi può assumerne e chi no. La riforma Gelmini ha messo in rapporto le spese per gli stipendi che ogni singolo ateneo può sostenere con le entrate complessive dello stesso, in altre parole non dipendono più dal solo finanziamento statale. Il blocco del turn over consente, in generale, una nuova assunzione ogni 5 pensionamenti ma la capacità di acquisire nuovo personale da parte delle università viene valutata, per il 2013, in base ai cosidetti «punti organico» (una specie di unità di misura elaborata sulla base del costo medio di un professore ordinario). Ed è appena uscita la classifica che sono cominciati i problemi: agli ultimi posti tutti atenei del sud. A Cassino, Teramo, Foggia, Campobasso, Benevento, Reggio Calabria, per esempio, potranno essere in grado di promuovere qualcuno, ma non assumere. Al vertice della classifica, invece, Bologna ma anche piccoli atenei come il Sant’Anna di Pisa (quello da cui proviene la ministra all’Istruzione Carrozza). La distorsione …

“Ripartono gli investimenti: 40 milioni per 30 anni”, di Massimo Frontera

La riattivazione di un canale di finanziamento costante e di lungo è periodo è la principale positiva novità del Dl Istruzione a favore dell’edilizia scolastica e dell’edilizia universitaria, cui sono dedicati gli articoli 10, 10-bis e 10-ter. La novità sta nella possibilità di attivare mutui trentennali agevolati con le banche, a cominciare dai tre istituti indicati nel Dl e cioè la Banca europea per gli investimenti, la Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa e la Cassa depositi e prestiti. Quaranta milioni l’anno La somma di 40 milioni di euro all’anno per 30 anni rappresenta una iniezione di risorse che l’Ance (Associazione nazionale dei costruttori edili), applicando un modello di calcolo sperimentato per investimenti infrastrutturali, ha quantificato in una dote di 850 milioni al settore. Una boccata d’ossigeno non da poco, anche perché il contributo copre per intero l’ammortamento dell’investimento (cioè capitale e interessi). Nella versione iniziale del Decreto 104, la possibilità era riservata a interventi di ristrutturazione straordinaria e messa in sicurezza di scuole esistenti. Nella versione modificata dalla Camera (e ratificata dal Senato) la …

“Meno di uno studente su 10 fa la formazione in azienda”, di Leonard Berberi

In teoria dovrebbe servire ai ragazzi per orientarsi meglio. E per avere un primo approccio con il mondo del lavoro. Del resto, «laddove è stata introdotta», l’esperienza funziona. Nella pratica, però, è una realtà che stenta a decollare. E coinvolge ancora pochi studenti. Per non parlare dell’occupazione, un tema che «non è visto come parte integrante del percorso formativo». Alternanza scuola-lavoro, nuovo capitolo. A certificare che la strada è ancora lunga sono i dati elaborati da Indire per il ministero dell’Istruzione. Cifre e analisi che saranno presentate dal ministro Maria Chiara Carrozza giovedì al «Job&Orienta 2013» di Verona. I numeri, innanzitutto. Dicono che nell’ultimo anno scolastico gli studenti coinvolti dall’alternanzascuola-lavoro sono stati quasi 228 mila. In aumento rispetto ai 189 mila del 2011/2012. Ma comunque pari all’8,7 per cento — meno di uno su dieci — tra tutti gli iscritti alle scuole superiori. Se poi si va a guardare più da vicino i percorsi formativi, l’alternanza l’hanno fatta poco più di due liceali su cento, il 6,3 per cento degli studenti degli istituti tecnici e …

“Quei diecimila euro in più degli ingegneri ecco quanto vale davvero una laurea”, di Luca De Vito

Economia e Ingegneria pagano prima e meglio delle facoltà umanistiche. Vale per i maschi e per le femmine. Nei primi dodici mesi post università, chi ha in tasca una laurea (e un lavoro) in Economia riesce a guadagnare fino a 10mila euro all’anno in più rispetto ai coetanei che scelgono studi umanistici. Lo stesso anche nel lungo termine, a 15 anni dalla discussione della tesi. iN questo caso la differenza è di 26mila euro annui, mentre gli ingegneri riescono a guadagnare fino a 25.500 euro in più. Tra chi riesce a trovare lavoro, dunque, sono loro i più remunerati, seguiti dai futuri medici, dai matematici e dai fisici. Non solo. Anche dal punto di vista della parità di genere, a sorpresa, queste lauree offrono maggiore accesso alla professione per le donne, dando prospettive più eque tra i sessi. A dirlo è una ricerca realizzata da Giovanni Peri (economista e ricercatore all’UC Davis, Università della California) insieme a Massimo Anelli. Uno studio della Fondazione Rodolfo De Benedetti che sarà presentato a Milano — l’11 dicembre alle …

“Una marcia in più per il lavoro. Dal liceo fino al master, corsi e borse per arricchire il curriculum oltreconfine”, di Francesca Barbieri

Piccoli studenti giramondo crescono. Dal liceo fino al master, le statistiche certificano che il numero di giovani italiani impegnati in percorsi di studio all’estero sono in aumento. I giovanissimi, che già a 15 anni puntano sulla mobilità internazionale sono raddoppiati nel giro di un anno (da 3mila a oltre 6mila registrati dall’associazione Intercultura), con una forte richiesta per i Paesi asiatici e latinoamericani che hanno superato quelli anglofoni. All’università cresce la partecipazione allo storico programma Erasmus – che da qualche anno ha arricchito l’offerta con il canale placement, che permette di fare stage in aziende estere -: 25mila gli studenti partiti lo scorso anno accademico (+6% rispetto al precedente) e con l’Italia che nell’ultimo quinquennio ha raggiunto il quarto posto tra i Paesi Ue per studenti coinvolti (oltre 100mila). Un programma che dopo aver rischiato il taglio fondi, lo scorso anno, e nonostante il calo della dote 2013-2014 (39,1 milioni contro i 41,5 dell’annualità precedente), sembra poter contare in prospettiva su nuove certezze: a breve il Parlamento europeo sarà chiamato a votare il pacchetto “Erasmus+”, …

“Ecco perchè la ricerca ci fa più ricchi”, di Giovanni Bignami

Finalmente abbiamo una risposta alla domanda: perché la società, specialmente la nostra spietata società capitalistica di oggi, accetta di finanziare una attività così astratta ed altruistica come la ricerca scientifica fondamentale? La risposta ce la dà, insieme ad una lezione di vision economica, uno scienziato americano, William H. Press, della gloriosa American Association for the Advancement of Science. Parte da una citazione di George Washington, l’uomo che più di due secoli fa vinse una guerra crudele come la rivoluzione americana, per poi diventare anche grande statista. Disse: «La conoscenza è, in ogni nazione, la base più sicura per la pubblica felicità ».Gli Usa ci hanno sempre creduto e sono oggi lan azione che Più investe, in termini assoluti, inR&D(Ricercae sviluppo).Mettendo In grafico per variPaesi la percentuale di Pil investita inR&D contro il numero di scienziati pe rmilione di abitanti, si vede una interessante correlazione. Al top c’è un gruppo con Paesi emergenti, come Corea e Singapore, nazione scandinave (Svezia, Finlandia…) e le classiche potenze industriali: Usa, Germania, Giappone. Secondo è un nutrito gruppo di nazioni …