Tutti gli articoli relativi a: università | ricerca

“Padova in testa, bene il Nord. I voti del ministero agli atenei”, di Giovanni Caprara

I risultati faranno discutere ma finalmente il nostro mondo della ricerca nelle università e nei maggiori enti è riuscito ad accettare l’idea di farsi esaminare. «È una piccola rivoluzione» ha ammesso il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza. Ed è vero, perché l’ultima valutazione, compiuta una decina d’anni fa, non era molto credibile chiedendo da allora una seria indagine. I risultati presentati sono sorprendenti e inaspettati per molti versi. La classifica che valuta la produttività della ricerca tra il 2004 e il 2010, cioè la somma dei risultati ottenuti in 14 aree dello scibile da parte delle grandi università, ha posto in vetta Padova seguita nei primi cinque posti da Milano-Bicocca, Verona, Bologna e Pavia. Atenei come l’Università Statale milanese o la Sapienza di Roma scivolano la prima al 10° posto e la seconda addirittura al 22°. Prima di queste troviamo città come Modena, Chieti, Udine, Siena, Parma, Perugia e Salerno. Anche se guardiamo la valutazione comprendente tutti i sette parametri considerati (dall’attrazione delle risorse all’internazionalizzazione) e quindi non solo i valori …

“La delusione del Cnr. Il gigante delle provette al di sotto della media”, di Giovanni Caprara

Il grande malato uscito dalla valutazione dell’Anvur è, purtroppo, il Consiglio nazionale delle ricerche, il maggior ente italiano. Nelle classifiche quasi non appare, se non sporadicamente e dietro ad altri, come nelle scienze della Terra o nelle scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche. «Il lavoro compiuto dall’Anvur è indispensabile e prezioso ma ritengo che il decreto istitutivo della valutazione vada rivisto perché i suoi criteri penalizzano il Cnr», afferma il suo presidente Luigi Nicolais, illustre ricercatore ed ex ministro delle tecnologie e dell’innovazione. «Il Cnr tende all’interdisciplinarità — aggiunge Nicolais — e ciò rende difficile la considerazione con l’attuale sistema. Inoltre le nostre ricerche hanno vari autori e quindi i prodotti escono numericamente inferiori, ma soprattutto la metà dell’attività del Cnr è rivolta alla valorizzazione della ricerca cercando il trasferimento alle aziende. E questo pone in una condizione diversa la nostra produttività rispetto, ad esempio, a quella dell’Istituto nazionale di fisica nucleare che si occupa solo di ricerca pura. Non si possono mischiare insieme mele e pere. Il Paese ha bisogno di innovazioni ed è …

“Se i prof si valutano così”, di Raffaele Simone

Cosa ha fatto di male l’università per meritarsi l’Ava? Non è il nome di una famosa attrice né quello di un detersivo per i panni. È la sigla (in verità un po’ sbilenca) di “Autovalutazione, Valutazione periodica e Accreditamento”, un perfido dispositivo attivato da un decreto del marzo scorso (ministro Profumo), che in questi giorni, andando in applicazione, minaccia di mettere a terra il già ammaccatissimo sistema universitario. Inventato tempo fa dall’Anvur, l’agenzia di valutazione dell’università – criticata e temuta per la smodata ampiezza delle sue attribuzioni, la squilibrata composizione (mancano del tutto gli umani-sti), la fantasiosa stramberia dei metodi e l’imponenza dei suoi costi, – Ava dispone che i singoli corsi di studio delle università riversino telematicamente al ministero una varietà di dati. Questi sono confrontati con parametri fissati dall’Anvur, e, in base ai risultati, i corsi vengono accreditati (cioè autorizzati a funzionare) oppure no e sottoposti a valutazione periodica. Lo scopo, apparentemente benefico, si scontra con incredibili difficoltà pratiche. Studiando il decreto si è costretti non di rado a strofinarsi gli occhi perché …

“I ragazzi perduti della laurea senza futuro”, di Maurizio Ricci

È la recessione, si dice. Laura ha 24 anni e, in tasca, una bella laurea in chimica. Per lei, il mondo dovrebbe cominciare ora. Invece, lavora a Madrid in uno Starbucks a servire caffè. Be’, forse lavorare è un termine eccessivo: dieci ore a settimana e paga conseguente. All’altro capo della Spagna, a Barcellona, Aida, 27 anni, si è laureata sei anni fa come bibliotecaria, ma non ha mai visto una biblioteca. È riuscita a lavorare solo come cameriera in un ristorante. Fino a un anno fa, quando l’hanno licenziata. Da allora, più nulla: è ferma a casa. Storie spagnole, che noi italiani riconosciamo subito. Abbiamo anche noi, più o meno tutti, un parente, magari un figlio, o un amico o la figlia di un amico con un bel diploma o una brillante laurea in tasca, che è riuscito a trovare un lavoro precario per qualche mese, poi ha perso anche quello e adesso è a spasso. È la crisi, allora, che morde i Paesi deboli dell’Europa mediterranea, l’Italia come la Spagna? Anche, ma non …

“Se le aziende diventano prede”, di Patrizio Bianchi

La vendita di Loro Piana alla multinazionale del lusso Lvmh ha coinciso con l’ulteriore declassamento da parte di Standard and Poor’s del debito pubblico italiano. L’acquisto è testimonianza del complesso riordino delle attività produttive. Si tratta di un riordino che si sta realizzando in Europa a dodici anni dall’entrata dell’Euro e a quindici anni di avvio di quel fenomeno di globalizzazione che ha ridisegnato la mappa dei vantaggi competitivi a livello mondiale. I nostri punti di forza sono dati da circa 5000 medie imprese famigliari, che hanno affrontato la nuova fase specializzandosi sempre di più in beni di consumo di alta qualità e in beni di investimento sempre più personalizzati per clienti, che sono a loro volta imprese, che si muovono a livello globale. Le imprese, che hanno seguito coerentemente la via del riposizionamento sui nuovi mercati globali, hanno progressivamente aumentato la loro quota di produzione all’estero e progressivamente si sono integrate a li- vello mondiale in circuiti di mercato in cre- scita. Ad esempio i nostri produttori di mac- chine per il packaging dei …

Margherita Hack: “Dalle cannonate naziste alle stelle Io e la mia sfida contro l’ignoto”, di Marco Cattaneo

«Spesso mi facevano compagnia le cannonate che si scambiavano i tedeschi, che occupavano la città e sparavano dalla collina di Fiesole, e gli Alleati, che stavano guadagnando terreno da sud, dalla zona della Certosa». Era il 1944, quando la ventiduenne Margherita Hack svolgeva le osservazioni per la sua tesi di laurea nelle notti dell’osservatorio di Arcetri, a Firenze, insolitamente buie per il coprifuoco e dunque ideali per chi si affacciava all’oculare di un telescopio. In verità — racconta nelle pagine di Il perché non lo so, una suggestiva autobiografia per episodi in edicola con Repubblica e l’Espresso da lunedì 8 luglio — Margherita Hack era arrivata a quella tesi in astronomia quasi per caso. Le avevano negato una tesi in elettronica, e nell’altra materia disponibile, la fisica matematica, non si reputava particolarmente brillante. Così preferì trascorrere le lunghe notti in compagnia delle cannonate e delle Cefeidi, una classe di stelle variabili la cui regolarità serve a misurare la distanza delle galassie in cui si trovano. E ancora di recente ricordava quelle notti avventurose con l’entusiasmo …

“Università, le tasse d’oro aumenti fino al 167 per cento”, di Salvo Intravaia

Studenti universitari “tartassati” dalle tasse come nel film di Totò. In appena otto anni, gli iscritti negli atenei statali si sono assottigliati mentre le tasse universitarie sono cresciute del 50 per cento. Con picchi, per alcuni atenei, di oltre il 100 per cento. Il salasso emerge dai dati sui contributi degli studenti pubblicati dal Miur. UN FENOMENO, più volte denunciato dalle associazioni studentesche, che sarebbe anche all’origine del calo di matricole registrato in Italia. Pagare mille e più euro all’anno per fare studiare un figlio all’università può diventare insostenibile per una famiglia. Bastano alcuni esempi: dal 2004 al 2012 l’università del Salento ha aumentato le tasse del 167 per cento mentre quella di Reggio Calabria del 119 per cento. Ma la stangata non riguarda solo i piccoli atenei. Tra i grandi, spicca l’università di Palermo che ha raddoppiato i contributi (+110 per cento) e la Federico II di Napoli che oggi registra un aumento del 94 per cento. Mentre l’ateneo più grande d’Europa, La Sapienza di Roma, si è contenuto: il carico per studenti e …