“Donne, giovani e tanti «piccoli»”, di Maurizio Ferrera
Pur largamente prevedibili, gli ultimi dati Istat sulle forze di lavoro fanno un certo effetto: erano anni che il numero di persone in cerca di occupazione non superava i due milioni, l’8% in termini relativi. È vero che siamo ancora al di sotto della media Ue (9,3%). Preoccupa però la composizione interna della nostra disoccupazione, che colpisce con intensità crescente le donne e i giovani. Il modello della «flessibilità senza rete di sicurezza» su cui hanno puntato i vari governi a partire dal 1997 mostra oggi tutti i suoi limiti: centinaia di migliaia di lavoratori atipici hanno già perso il posto di lavoro, ampliando quell’esercito di outsider per i quali il nostro sistema di welfare prevede solo qualche briciola. Come hanno documentato le inchieste di Dario Di Vico, tra le fila di questo esercito sta finendo anche un numero crescente di lavoratori in passato relativamente «sicuri»: artigiani, piccoli produttori, persino alcune figure di liberi professionisti. Grazie alla Cassa integrazione, l’occupazione delle imprese di medie e grandi dimensioni ha retto sinora abbastanza bene. Ma per uscire …
