"Zanzotto, il poeta guerriero", di Antonio Tabucchi
Zanzotto sapeva captare le voci che vengono dalla luna. Ma prima di sintonizzarsi su di esse era percorso dai suoni che salgono dalla Terra che poi la luna a sua volta cattura sollevandoli fino “ai suoi regni longinqui” quando fa gonfiar la crosta terrestre e gli oceani.E li trasforma in parole per inviarli di nuovo sul nostro pianeta dove solo pochi eletti riescono a decifrarli. Zanzotto era un poeta così, e di questo me ne resi conto quando lo conobbi personalmente. Era il 1975. Grazie a Silvio Guarnieri ero andato a trovarlo a Pieve di Soligo. Stavamo fuori, sul suo Altopiano, e lui mi mostrava il paesaggio, parlava piano, con quella voce curiosa che solo lui aveva in certi momenti, come se le parole fossero piccole scariche di elettricità disgiunte le une dalle altre che si caricavano a vicenda, come in una specie di strano arco voltaico vocale. Non nego che la suggestione letteraria abbia avuto il sopravvento: mi mostrava il paesaggio e io pensavo che lo stesse squarciando per far guardare anche me Dietro …
