Anno: 2011

Milano: In rosso i bilanci della scuola «I supplenti senza stipendio», di Federica Cavadini

Niente stipendio dall’inizio dell’anno scolastico. Molti dei supplenti arruolati dagli istituti di Milano si presentano ogni giorno in classe a far lezione anche se non hanno ancora visto un euro. Lavorano sulla fiducia, lo stipendio arriverà. Ma quando? Se lo chiedono dodici insegnanti dell’elementare di via Moscati, chiamati dal preside per sostituire colleghi assenti. «Abbiamo chiesto rassicurazioni al dirigente amministrativo – racconta un’insegnante della primaria —. Ci è stato spiegato che i soldi devono arrivare dal ministero e la scuola non può anticiparli. Quindi non sappiamo nemmeno se il pagamento verrà fatto alla fine del mese». Non è un caso isolato. Per i supplenti temporanei, migliaia ogni anno nelle scuole di Milano, la situazione è critica in diversi istituti. Questi insegnanti, a differenza di quelli di ruolo o con incarichi annuali che ricevono lo stipendio direttamente dal ministero, vengono pagati dalle scuole, che per le supplenze brevi hanno un budget assegnato dal ministero. Ma se quel denaro arriva tardi o non basta, addio paga per maestri e professori. «Le segnalazioni sono numerose e abbiamo già …

Tutte le opposizioni
si si compattano: «Pronti a nuovo esecutivo», di S.C.

La battaglia parlamentare è il principale argomento discusso nel retropalco. Da Casini parole di stima per il Pd. D’Alema: «Disponibili a un governo di responsabilità, se ci sono le condizioni, altrimenti si andrà a votare». «Da lunedì si vedrà…». Pier Luigi Bersani lascia piazza San Giovanni soddisfatto per la «giornata meravigliosa». Ma il leader del Pd sa bene non solo che «la pratica» di mandare a casa il governo si giocherà in Parlamento nei prossimi giorni, ma anche che a seconda di come si aprirà la crisi si capirà che direzione prenderà il dopo Berlusconi. COL PALLOTTOLIERE IN MANO L’argomento principale dei capannelli di dirigenti del Pd che si formano dietro il palco per tutta la giornata è uno solo: cosa succederà tra lunedì e mercoledì alla Camera e su quanti voti possa contare ciascuno dei due schieramenti. Con Dario Franceschini che mostra ai colleghi parlamentari un fogliettino pieno di numeri che a giudicare dalle cancellature e dalle freccette deve essere aggiornato di continuo. Il voto sul rendiconto dello Stato è a rischio, per la …

La bandiera del cambiamento: «Da qui parte un’Italia nuova», di Maria Zegarelli

Un fiume di gente in piazza che ha una sola richiesta al premier: «Dimissioni». Applausi quando Roberto Vecchioni richiama all’unità e consapevolezza che stavolta si può davvero voltare pagina. Eccola qui piazza San Giovanni restituita a se stessa e alla sua storia. Si riempie via via di una folla immensa, di bandiere tricolore che si incrociano con quelle del Pd, ovunque bianco rosso e verde, interrotto soltanto dal giallo delle bandiere dei giovani democratici. Uomini e donne, padri e figli, giovani e anziani, che in questo pomeriggio di cielo incerto spazzano via il ricordo delle immagini di guerriglia urbana del 15 ottobre scorso e si impongono con una pacifica ma inamovibile richiesta al Presidente del Consiglio: «Dimettiti». Arrivano già alle undici del mattino, piccoli gruppi, i panini nello zaino, «perché sai, con il rischio di trovare tutti i ristoranti prenotati come dice Berlusconi, è meglio arrivare organizzati», ironia amara di Alessandro, sbarcato a Roma in pullman da Arezzo. Alice è seduta a terra, capelli lunghi, è qui, racconta, perché adesso «quello che conta è superare …

"Aumenta la disuguaglianza diminuisce la democrazia", di Jean-Paul Fitoussi

La disuguaglianza e il suo aumento inarrestabile sono al tempo stesso causa ed effetto della crisi. Perché si è arrivati a questo punto? Nei Paesi industrializzati veniamo da trent´anni di crescita della disuguaglianza di pari passo con la dottrina dominante, che dalla rivoluzione conservatrice dell´inizio degli anni Ottanta ha generato una conversione al liberalismo, al free trade, alla deregolamentazione. Il fenomeno è caricaturale negli Stati Uniti, dove il 10% più ricco ha visto la quota di reddito nazionale aumentare del 15% mentre il salario medio dell´altro 90% conosceva una stagnazione. Oggi la disuguaglianza è più forte che alla vigilia della crisi, e la ragione è la seguente: se c´è una stagnazione del reddito della grande maggioranza della popolazione, la domanda globale è bassa. Per contrastare quest´insufficienza la politica monetaria diventa espansionista. La gente che aveva difficoltà ad arrivare alla fine del mese ha fatto prestiti, e così il debito privato è aumentato. Dall´altra parte ci sono quelli che hanno avuto benefici dall´aumento della disuguaglianza, cioè i ricchi, che hanno visto la loro quota di reddito …

"Scuola:in pensione a 80anni ma in classe fino a max 55", di Mila Spicola

Ve la dico come vi è venuta. Prendetela come una provocazione, ma nemmeno tanto. Giusto per capire come la pensiamo tra noi colleghi Ma anche altri che volessero dire la propria, la dicessero pure. Premessa: a. L’insegnamento è lavoro usurante, così usurante che tra gli insegnanti si rilevano patologie psichiatriche pari al triplo che in ogni altra categoria professionale, compresi gli operai. Cosa che tutti ignorano, o fanno finta di ignorare, persino gli stessi docenti, tra i quali, sull’argomento vige il silenzio più totale nonostante il testo unico 81 obblighi i dirigenti scolastici ad effettuare annualmente il monitoraggio antistress. Del resto lavoriamo con materiale da maneggiare con cura ed esplosivo: i ragazzi. Non ci credo che possiamo resistere in classe fino a 67 anni. Nemmeno per idea.Nemmeno il collega che qua sotto commenterà che lui lo farebbe anche oltre.. b. Abbiamo la classe docente più vecchia al mondo. Spesso meno motivata e più stanca. Non va bene. Non va bene ai ragazzi. Non va bene ai genitori. Non va bene a noi. Non parlatemi di …

"Quei due miliardi mai utilizzati contro il dissesto. Il piano annunciato nel 2010 è fermo", di Sergio Rizzo

Questo governo ha fatto ciò che non era mai stato fatto in passato». Era il 2 novembre del 2010. Esattamente un anno fa Stefania Prestigiacomo annunciava con questa rivendicazione il decollo del piano straordinario per combattere il dissesto idrogeologico. Due miliardi, per mettere in sicurezza un paese martoriato dall’abusivismo e dall’incuria sul quale, insisteva il ministro dell’Ambiente, «le cosiddette bombe d’acqua (come quella che ha colpito venerdì Genova, ndr) aprono nuovi fronti di pericolo». Neanche sei mesi dopo, alla vigilia delle elezioni regionali in Campania, Regione da oltre dieci anni in mano al centrosinistra, il capo di un governo «come mai impegnato nella lotta ai dissesti» prometteva che avrebbe bloccato per decreto le demolizioni di migliaia di costruzioni abusive a Ischia. Lo stesso Silvio Berlusconi che il 24 gennaio del 2003 aveva proclamato fermamente: «Confermiamo la lotta contro l’abusivismo». Frase pronunciata, beninteso, poche settimane dopo che il suo governo aveva varato il terzo condono edilizio della storia italiana. Una sanatoria smentita fino a qualche giorno prima dal Cavaliere in persona con queste parole: «Il condono …

"Corsi deviati e lavori mai fatti e i torrenti sono bombe a orologeria", di Fabio Tonacci

Per la manutenzione le risorse tagliate dell´84% in cinque anni. Solo metà dei piani di emergenza per l´evacuazione dei cittadini è aggiornato. Nessun cantiere per ridurre la pericolosità della rete fluviale è stato aperto. «La verità è che non ci sono nastri da tagliare né cerimonie da presenziare quando si costruisce un invaso di trattenimento dell´acqua». La spiegazione del perché nel 2011 un nubifragio, violento ma annunciato, riesca a mettere in ginocchio una città intera, con torrenti che straripano e persone che muoiono, è anche nelle parole amare del decano dei professori di sicurezza idraulica, Luigi D´Alpaos, ordinario all´università di Padova. Dal 1966 studia le centinaia di alluvioni che hanno colpito l´Italia. «La politica, a tutti i livelli, non ha mai voluto imparare dai disastri del passato – dice – non finanzia la difesa del territorio perché non porta voti. È un problema culturale, e oggi anche economico». Cosa bisognerebbe fare, dunque? Già nel 2005 i Piani di assetto idrogeologico hanno elencato, regione per regione, gli interventi per ridurre la pericolosità della rete fluviale italiana. …