"L'altro italiano", di Massimo Gramellini
Ma è davvero italiano? mi chiedeva con malizioso candore un collega straniero a proposito di Mario Draghi. E già: parrà impossibile a chi trova più comodo rappresentarci tutti come macchiette, ma anche Mario Draghi è italiano. L’altro. Quello che sa di cosa parla e che parla solo di ciò che sa. Quello che non cerca immediatamente di trasformarti in suo complice. E che sta sempre attento a non attirare l’attenzione, tanto che molti ne ignorano l’esistenza. Eppure c’è. Nelle imprese, nei mestieri, nelle università (straniere, di solito): dappertutto, tranne che in politica, perché i politici non lo metterebbero in lista e gli elettori emotivi non lo voterebbero mai. L’altro italiano non è un santo (Draghi, per esempio, ha lavorato da Goldman & Sachs, cattedrale della finanza che non dà molti punti per il concorso di santità). Ma è una persona affidabile e la sua serietà non gli impedisce di essere creativo. Di svolgere, nella scacchiera del mondo, la parte del cavallo: mentre le altre pedine si muovono sui sentieri dell’ovvio – orizzontale e verticale lui …