Anno: 2013

“Scuola, la musica è finita”, di Alessia Camplone

Un tempo la richiesta era altissima e la selezione molto dura. Ma ora ci sono sempre meno iscritti ai Conservatori salvati solo dai corsi primari e pre-accademici e dagli studenti provenienti dall’estero: classi anche con un solo alunno e professori chiamati a insegnare altre materie come il solfeggio. E i sindacati denunciano: riforma ferma da 14 anni. Nel linguaggio musicale si chiama canone inverso. I Conservatori di musica, davanti ai quali un tempo si faceva la fila per iscriversi, ora si stanno svuotando. Un’inversione di tendenza inaspettata. Sono sempre di meno gli studenti che decidono di dedicarsi allo studio di uno strumento. E così l’Italia sembra mettere da parte la sua cultura musicale, dando l’immagine di un Paese che abbandona una delle sue tradizioni migliori. Secondo i dati ufficiali più recenti del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (relativi all’anno accademico 2011/2012) gli alunni iscritti complessivamente nei Conservatori sono 42.386, mentre i diplomati sono stati 4.826. Sensibilmente in calo rispetto all’anno precedente. Ma i numeri non danno ancora la dimensione esatta della realtà. Perché ad …

“Valutazione, i presidi dicono no”, di Mario D’Adamo

Nel corso dell’incontro svoltosi la settimana scorsa al ministero con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali sono continuate a piovere critiche sul decreto che introduce il sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione. Pubblicato in Gazzetta ufficiale il 4 luglio scorso e fortemente voluto dal precedente ministro dell’istruzione, Francesco Profumo, che nel marzo scorso lo aveva presentato al governo per l’approvazione, il decreto, in particolare, interseca i propri contenuti con quelli contrattuali sulla valutazione dei dirigenti scolastici. E crea incertezze interpretative e resistenze. Alle sollecitazioni della dirigente preposta agli ordinamenti scolastici, Carmela Palumbo, che segnalava come l’unica area dirigenziale non ancora sottoposta a valutazione è quella dei dirigenti scolastici, le organizzazioni sindacali hanno obiettato che, a distanza di sette anni dalla sottoscrizione del contratto che la prevedeva, non ha ancora trovato applicazione la normativa sulla verifica dei risultati e la valutazione dei dirigenti scolastici, soprattutto perché il ministero non ha provveduto alle parti di sua competenza, l’attivazione dei nuclei di valutazione e la determinazione dei criteri ai quali si dovrebbero attenere. Pensare ora …

“Giovani, la rassegnazione si batte sui banchi di scuola”, di Oreste Pivetta

Si discute dei Neet da una infinità di anni e questa infinità di anni mi inquieta ben più del numero dei Neet. Numero che aumenta, senza tuttavia che nel frattempo si sia messo in atto qualche progetto concreto, semplice, chiaro». In attesa del miracolo, in attesa di una pioggia di soldi sulla scuola, in attesa di un balzo prodigioso del Pil. Intanto i Neet, giovani senza studio e senza lavoro, invadono l’Italia e risalgono verso l’Europa: «Prima la questione riguardava il Sud, adesso colpisce il Centro e il Nord e supera i confini. Anche la Francia comincia a soffrirne ». Sono parole di Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, che di fronte all’aspetto generazionale delle crisi, accusa la bassa intensità sociale delle politiche economiche europee. Direttore, tra i capitoli della nostra inchiesta c’è quello relativo alla «spesa pubblica». L’accusa: si spende poco per l’istruzione e per la formazione. Basta a spiegare i Neet? Non c’è di mezzo anche qualcosa di personale? «Si sommano varie situazioni, dalla scuola alla televisione all’obiettiva povertà dell’offerta di lavoro, a …

“I ragazzi perduti della laurea senza futuro”, di Maurizio Ricci

È la recessione, si dice. Laura ha 24 anni e, in tasca, una bella laurea in chimica. Per lei, il mondo dovrebbe cominciare ora. Invece, lavora a Madrid in uno Starbucks a servire caffè. Be’, forse lavorare è un termine eccessivo: dieci ore a settimana e paga conseguente. All’altro capo della Spagna, a Barcellona, Aida, 27 anni, si è laureata sei anni fa come bibliotecaria, ma non ha mai visto una biblioteca. È riuscita a lavorare solo come cameriera in un ristorante. Fino a un anno fa, quando l’hanno licenziata. Da allora, più nulla: è ferma a casa. Storie spagnole, che noi italiani riconosciamo subito. Abbiamo anche noi, più o meno tutti, un parente, magari un figlio, o un amico o la figlia di un amico con un bel diploma o una brillante laurea in tasca, che è riuscito a trovare un lavoro precario per qualche mese, poi ha perso anche quello e adesso è a spasso. È la crisi, allora, che morde i Paesi deboli dell’Europa mediterranea, l’Italia come la Spagna? Anche, ma non …

“Io offesa? Colpiscono me perché sono una donna”, di Franco Giubilei

Anche davanti agli insulti più sgradevoli, Cécile Kyenge non abbandona neanche per un momento il profilo istituzionale e i toni pacati di chi ragiona a un altro livello: «Non mi rivolgo a Calderoli, ma al vicepresidente del Senato: è arrivato il momento di riflettere sul ruolo di chi riveste una carica politica e istituzionale». L`applauso scoppia immediato nella saletta degli incontri della festa del Pd a Cesena, dove un centinaio di persone la stanno ad ascoltare nonostante il caldo soffocante. «Che cosa vogliamo trasmettere e comunicare? Per anni si è usato un linguaggio di odio e violenza, ma sia in Italia, sia per i riflessi che certe cose assumono all`estero, c`è bisogno di un altro linguaggio». Fosse per lei si parlerebbe di ius soli e di «interazione», concetto che accosta a quello di integrazione, ma questa è una giornata particolare, con l`attenzione di tutti concentrata sull`immagine dell`orango evocata da Roberto Calderoli, dunque l`accoglienza che le riservano alla Festa del Pd è carica di un affetto speciale: fin da quando arriva al parco giochi Frutipapalina, quartiere …

“Viminale e Ps, tutti sapevano”, di Carlo Bonini

Con la certezza dell’indicativo e la promessa di un severo redde rationem, il ministro Alfano ripete come un mantra di essere stato tenuto all’oscuro dell’operazione Ablyazov. Ebbene, è un fatto che in quell’operazione, su sollecitazione del capo di gabinetto del ministro, venne coinvolto l’intero Dipartimento della Pubblica sicurezza. Vale a dire il vertice della Polizia di questo Paese. La novità, infatti, è che ai nomi del prefetto Alessandro Valeri, segretario del Dipartimento, e del prefetto Francesco Cirillo, capo della Criminalpol (di cui Repubblica ha già dato conto ieri), si aggiunge ora anche quello del prefetto Alessandro Marangoni, che in quell’ultima settimana del maggio scorso aveva l’incarico di Capo della Polizia pro-tempore. L’intera catena di comando sapeva, dunque. E lavorò perché la “pratica” venisse celermente evasa. Come era stato chiesto, appunto, dal gabinetto del ministro su sollecitazione dell’ambasciatore kazako in Italia. IL CAPO INFORMATO Ad informare Marangoni, il 28 maggio, è proprio Valeri, un prefetto prossimo alla pensione, cresciuto nei ranghi della Polizia e molto legato a Gianni De Gennaro. Il colloquio nell’ufficio di Procaccini alla …

“Modernizzazione non sempre fa rima con educazione”, di Benedetto Vertecchi

Quella a cui stiamo assistendo nella scuola è una sorta di modernizzazione forzosa. Di fronte alla constatazione della gravità della crisi si tenta di correre ai ripari, intervenendo su aspetti nei quali si manifesta un disagio più acuto. E lo si fa cercando di riversare sul funzionamento ordinario del sistema elementi di razionalità desunti in parte da procedure ricognitive messe a punto da organizzazioni internazionali, in parte tentando di riversare sulla gestione delle scuole e sulle pratiche di insegnamento la sapienza reificata nelle risorse che lo sviluppo della tecnologia ha reso disponibili. Se le procedure ricognitive danno l’impressione di offrire gli elementi necessari a interpretare lo stato del sistema educativo, le nuove risorse dovrebbero consentire sia di migliorare la gestione delle scuole, sia di introdurre pratiche d’insegnamento più adeguate. Il fatto è che la modernizzazione alla quale stiamo assistendo risponde a logiche interpretative che con l’educazione hanno poco o nulla da spartire. Di per sé, infatti, i dati ottenuti tramite procedure ricognitive possono far emergere aspetti critici dell’attività delle scuole, ma non indicano in che …