Anno: 2013

"Napolitano: basta perdere tempo", di Umberto Rosso

Stop ai veti incrociati sulla riforma elettorale alla quale sta lavorando il governo di larghe intese. È questo il senso del monito di Giorgio Napolitano che ieri, nel video messaggio per la festa della Repubblica, è tornato a mettere in guardia i partiti sui rischi «per la stabilità politica e istituzionale ». Allo stesso tempo il premier Enrico Letta sostiene che bisognerà trovare nuove regole per eleggere il Colle. Intanto Beppe Grillo va di nuovo all’attacco: farò i conti con Rodotà e Gabanelli, dice. Avviso ai litiganti: «Io vigilerò sull’inconcludenza». Giorgio Napolitano torna a mettere in guardia sui rischi «per la stabilità politica e istituzionale», e nel video messaggio per la Festa della Repubblica intima lo stop alla guerra dei veti incrociati che ha rivisto all’opera sulla riforma elettorale pure nel governo delle larghe intese. Invece, non c’è tempo da perdere in manovre e sgambetti di fronte all’emergenza disoccupazione. In sintonia con il capo del governo Enrico Letta che, dal Festival dell’economia di Trento, annuncia che la priorità è «il taglio delle tasse sul lavoro» …

"Due testimoni alle prese con i mali dell'Italia", di Eugenio Scalfari

La cosiddetta narrazione serve a guardare il passato e a raccontarlo con gli occhi di oggi ricavandone un’esperienza da utilizzare per agire sul presente e costruire il futuro. Narrare il passato è dunque un elemento indispensabile per dare un senso alla vita. Chi rinuncia a raccontare vive schiacciato sul presente e il senso, cioè il significato e la nobiltà della propria esistenza, fugge via. Nei tempi oscuri che stiamo attraversando sono molti quelli che hanno rinunciato alla narrazione oppure che l’hanno trasformata in una favola senza alcun riscontro con la realtà. Le narrazioni sono ovviamente soggettive poiché ciascuno di noi guarda il passato con i propri occhi, ma il riscontro con i fatti avvenuti è doveroso; poi ci sarà il confronto sulle differenze. Le favole, invece, sono lo strumento preferito dei demagoghi e servono solo per accalappiare gli allocchi. Le narrazioni più interessanti in queste giornate di notevole intensità politica ed economica le hanno fatte due persone, titolari delle due istituzioni più stimate dalla pubblica opinione: il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle sue …

"Se perfino l’università ora è made in China", di Giampaolo Visetti

Dal ristorantino all’università. Dal barbiere low cost al manager della multinazionale. La Cina cambia volto ed esporta nel mondo anche l’istruzione del futuro. Lo sbarco in Europa non è di basso profilo: un ateneo nel centro di Londra, cuore della conoscenza nel vecchio continente, a due passi da Oxford e da Cambridge. ad aprire il campus, stile anglosassone e metodi asiatici, l’ università dello Zhejiang, tra le cinque migliori nella seconda economia del pianeta. Accordo fatto con il glorioso Imperial College, che da lunedì metterà a disposizione le proprie aule agli insegnanti reclutati dal ministero dell’ Istruzione di Pechino. Cattedre a contratto e stipendi più ricchi rispetto alla media degli atenei inglesi: gli studenti potranno trovare docenti cinesi, ma pure di altre nazioni del mondo. La grande novità sono i programmi: rigorosamente cinesi, con la garanzia di una laurea a prova di Oriente, l’area più concorrenziale, ricca e in crescita del secolo. Tra gli obbiettivi, attività accademiche congiunte, ossia l’integrazione totale dei corsi dell’ Imperial College e dell’Università dello Zhejiang, gioiello della regione più industrializzata …

"Spesa per ricerca ai minimi così l'Italia non innova più", di Rosaria Talarico

Pochi capitali, pochi brevetti, poca ricerca e sviluppo. La diagnosi di Banca d’Italia sulla situazione delle imprese italiane è impietosa. «Le determinanti del ritardo innovativo dell’Italia vanno ricercate in alcune caratteristiche del sistema produttivo e finanziario privato» si legge nella relazione annuale di Bankitalia «e nella difficoltà del settore pubblico di creare un contesto istituzionale e regolamentare favorevole all’innovazione e di sostenere direttamente l’attività innovativa». Inoltre il 40 per cento circa della spesa in ricerca e sviluppo è effettuata dal settore pubblico. Una produzione scientifica che non sfigura nel confronto con altri paesi, sebbene le nostre strutture universitarie siano meno presenti nelle posizioni di eccellenza delle principali graduatorie internazionali. Ma nonostante i recenti progressi, la collaborazione tra il sistema di ricerca pubblica e il settore privato è scarsa. «Gli incentivi pubblici all’innovazione delle imprese hanno conseguito risultati modesti. La loro efficacia ha risentito negativamente della frammentazione degli interventi, dell’instabilità delle norme e dell’incertezza sui tempi di erogazione». Un parametro per misurare l’innovazione è il numero di brevetti. Nel 2010 le domande depositate presso l’Ufficio europeo …

"Trovata l'intesa sulla rappresentanza", di Nicoletta Picchio e Giorgio Pogliotti

È intesa tra Confindustria e sindacati sulla rappresentanza. Ieri alle 17 il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi ha incontrato i leader di Cgil, Cisl e Uil – rispettivamente Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, e Luigi Angeletti -, con l’obiettivo di portare l’affondo finale al tavolo; dopo quattro ore di confronto si è arrivati alla firma del testo che defmisce d criteri per misurare la rappresentatività, per stabilire la titolarità a negoziare e rendere esigibili i contratti. «Una bella notizia l’accordo appena firmato Confindustria- Sindacati. È il momento di unire, non di dividere, per combattere la disoccupazione» ha subito commentato il premier Enrico Letta su Twitter. Soddisfatto anche il numero uno degli industriali: «Abbiamo ottenuto un risultato storico – è il giudizio di Squinzi -, dopo 6o anni è stata finalmente raggiunta l’intesa per definire le regole della rappresentanza. Si rende misurabile il peso dei sindacati con l’intesa che regola i rapporti per avere contratti nazionali pienamente esigibili. In un momento come questo l’accordo ha un significato importante anche sotto l’aspetto della coesione sociale ». Nel merito, …

"Diamo ai cittadini le scelte di finanziamento dei partiti", di Walter Tocci

La riforma del finanziamento dei partiti è un passaggio ineludibile per migliorare la credibilità della politica e per rafforzare il prestigio del Parlamento. L’unica via che può legittimare un contributo pubblico è il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte di finanziamento. Ed è possibile solo se viene assicurata la massima trasparenza sull’utilizzo delle risorse e sui rapporti con i poteri economici e mediatici. La proposta che abbiamo elaborato in un gruppo di lavoro composto da deputati e senatori del PD individua tre strumenti: contributo pari all’uno per mille del gettito Irpef da ripartire secondo le indicazioni dei contribuenti; credito d’imposta per le libere donazioni private; rimborso parziale delle spese elettorali effettivamente sostenute. Per rendere credibile quest’ultimo aspetto della proposta il PD dovrebbe rinunciare volontariamente alla parte di rimborsi elettorali non spesi per la campagna elettorale 2013. Sono escluse, quindi, tutte le forme di finanziamento diretto dello Stato che non siano legittimate dalla scelta dei cittadini. Pur trattandosi di un testo normativo compiuto, è una proposta aperta che ha lo scopo di promuovere una discussione e un …

"Italia in ritardo, colpa di politici e imprese", di Luigi La Spina

C’era un malcelato orgoglio nell’elenco dei ringraziamenti che Ignazio Visco ha rivolto a coloro che, dalla Banca d’Italia, sono andati a ricoprire posti importanti nel governo, nell’amministrazione pubblica e, perfino, alla Rai. E c’ era molta curiosità tra la platea che ascoltava le sue «considerazioni finali» per capire come il governatore avrebbe marcato la distanza con il suo ex direttore generale, Fabrizio Saccomanni. Quel Fabrizio Saccomanni da solo un mese a capo del ministero dell’Economia, il tradizionale interlocutore degli ammonimenti che, ogni anno, vengono lanciati da via Nazionale al governo. Il potenziale imbarazzo di Visco è stato schivato con abilità, ma senza reticenze, pur nell’ancor più rigoroso rispetto della funzione del governatore e dei limiti del ruolo. Così il messaggio alla politica, anche questa volta, è stato chiaro, ma si è esteso, con maggior forza del passato, a tutta la società italiana, in particolar modo alle imprese e all’ alta dirigenza burocratica del nostro Paese. Nella consapevolezza di una vasta corresponsabilità per il drammatico ritardo competitivo che l’Italia ha accumulato negli ultimi 25 anni. La …