"Addio a Franca Rame, leonessa del teatro che regalò il coraggio alle donne", di Gad Lerner
La sera prima di morire Franca Rame aveva partecipato nel salotto di casa a una lettura collettiva di “Fuggita dal Senato”, il suo ultimo testo di denuncia della malapolitica che Dario Fo le chiedeva di recitare con lui in un teatro di Verona. Faticava, ma neanche concepivano che una come lei potesse non farcela. E ora, seduto su quello stesso divano, Dario si aggrappa all’ironia recitando il vecchio detto milanese: L’era inscì bela, ier! Bella, sì, era bellissima, di una bellezza femminile sensuale e prorompente che nessuna altra grande attrice aveva saputo contenere altrettanto nel talento artistico e nella dedizione generosa per gli altri, facendone una donna speciale. Moglie e madre, anche sul palcoscenico. Attrice, anche nella quotidianità. Dentro al viavai parossistico che sono state le sue case-accampamento, sempre aperte all’ospitalità incondizionata di noi ragazzi sbalestrati, teatranti poveri, militanti sovversivi, ex detenuti senza fissa dimora. Non so dove trovasse l’energia per sopravvivere là in mezzo, dirigendo il traffico con la sua voce roca sovrastante il casino. Era un continuo fare la rivoluzione, femminista e comunista, …