“Berlino e il nemico americano”, di Thomas Schmid
C’era una volta un’amicizia: quella che univa la Germania agli Usa. Un’amicizia tutt’altro che ovvia. Per lungo tempo la Germania aveva coltivato una profonda diffidenza nei confronti dell’America. Della sua cultura, tacciata di superficialità, così come della sua tendenza a esaltare il successo economico e la ricchezza. Nella prima come nella seconda guerra mondiale i due Paesi si erano attestati su due fronti inconciliabilmente opposti. I nazisti demonizzavano gli Usa, definiti roccaforte della plutocrazia a guida giudaica. Perciò l’aiuto americano alla Germania del dopoguerra, moralmente screditata e in macerie, non era tutt’altro che scontato: non il piano Morgenthau, concepito per il ritorno a una società agricola, ma il piano Marshall, con in più una serie di programmi di rieducazione, scambi tra scolaresche e studenti universitari ecc. Una politica che inizialmente colse i tedeschi di sorpresa, ma ben presto li conquistò; e insegnò loro che non sempre la legge del più forte ha l’ultima parola. Quando poi, nel 1948, Berlino Ovest fu tenuta in vita grazie al ponte aereo che costò la vita a molti piloti …