"Ma in Italia si «gioca» il secondo tempo del voto 2013", di Lina Palmerini
Più che elezioni europee sembra il secondo tempo delle politiche dello scorso anno. Perfino il confronto sulle percentuali di voto non si è fatto e non si farà con il 2009, ma con il 2013, come se davvero questo voto fosse l’omologo di quello di un anno fa. Eppure i sondaggisti spiegano che non sono dati comparabili perché «quando va a votare almeno un 15% di cittadini in meno, come accade alle europee, è tutta un’altra partita», spiega Roberto Weber di Ixè. È vero che nel 2009 non c’era Grillo e non c’era la versione renziana del Pd (Berlusconi c’era), ma questo voto si gioca su un equivoco pienamente “riuscito”: e cioè che le europee possano cambiare il destino della legislatura e del Governo. È un equivoco su cui ha giocato per primo Beppe Grillo annunciando la «marcia su Roma» più che su Bruxelles, riuscendo così a centrare l’obiettivo di puntare contro Matteo Renzi e non contro le politiche europee. Un gioco a cui il premier non ha potuto sottrarsi perché una legittimazione democratica è …
