Anno: 2014

"Vince solo chi cambia", di Elisabetta Gualmini

Alla fine tutto torna. I risultati del secondo turno delle comunali, combinati con gli esiti del primo, mandano un messaggio forte e chiaro. Vince chi cambia. Chi propone facce nuove e programmi che appaiono credibili. E quanto più i partiti tradizionali riescono a rinnovarsi nella leadership e nei messaggi, a proporre candidati che segnano uno scarto rispetto alla deriva nostalgica in cui i due poli principali si erano chiusi negli ultimi anni, tanto più i movimenti di protesta come il M5S si sgonfiano, derubati della loro stessa essenza, battuti sul loro stesso terreno. L’elettore fluttuante con cui abbiamo imparato a fare i conti dalle elezioni politiche di un anno fa, non lo freghiamo più. Non basta la nostalgia. Né il rimpianto o la malinconia. Perché l’elettore infedele è anche brutale. Il giovane non vota più come gli dicono i genitori, la moglie se ne infischia dei suggerimenti del marito, e il marito decide di testa sua, non c’è collega o amico che tenga. Questa fondamentale (e banale) legge della politica, particolarmente pregnante in un’Italia ancora …

Il “Partito di Renzi” fa meglio del Pd così il centrosinistra conquista 167 città, di Ilvo Diamanti

Chi ha vinto queste elezioni? Il Pd o il PdR? Il Partito Democratico o il Partito di Renzi? È il quesito che echeggia, all’indomani dei ballottaggi delle amministrative, appena conclusi. Ultimo atto della competizione elettorale, cominciata due settimane fa, con le elezioni europee e il primo turno delle amministrative. Le europee, infatti, hanno fornito un risultato inequivocabile. E hanno offerto, al tempo stesso, una chiave di lettura che ha condizionato quel che è avvenuto dopo. Fino al risultato di ieri. Con la tentazione, paradossale, di interpretarlo tutto in chiave interna. Ponendo Renzi di fronte – e, in alcuni casi, contro – il suo partito. D’altronde, l’esito del voto amministrativo e, in particolare, dei ballottaggi, tende ad essere riassunto in alcuni “casi”, di particolare importanza simbolica. Livorno, Urbino, Perugia, Riccione: città storicamente “rosse”, dove il Centrosinistra ha perso. Come a Padova, dove governava da dieci anni. Peraltro, in termini percentuali, il confronto fra il voto al PdR e il PD, nelle città dove si votava, ha mostrato una chiara prevalenza del primo. Non per caso, il …

Da ceto medio a quasi poveri: ecco i «penultimi», di Carlo Buttaroni

Per lungo tempo il lavoro è stato il paradigma di una società che face- va perno intorno alla fabbrica e all’ufficio. Un modello di organizzazione sociale riflesso di una pienezza che copriva l’intero ciclo di vita, il cui tracciato essenziale era stato incastonato nel primo articolo della Costituzione: una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Ritmi scanditi, spazi organizzati, sincronie che comprendevano l’attività lavorativa vera e pro- pria ma anche le altre sfere dell’esistenza: la scuola accompagnava il giovane all’età lavorati- va, la sanità pubblica si occupava di ridurre i rischi individuali derivanti dalle malattie, le pensioni di anzianità garantivano la sicurezza economica all’uscita dal mondo della produzione. È su queste premesse che l’Italia è cresciuta fino a diventare uno dei Paesi più ricchi del mondo, dando corpo al suo «ceto medio» e facendolo diventare il principale bacino di approvvigionamento del sistema di welfare: dalla scuola alla sanità, dalle pensioni agli strumenti di sostegno alle famiglie più disagiate. Per oltre mezzo secolo tutto questo è stato il tracciato di una storia di crescita economica, culturale e …

"Le sette regole degli appalti puliti", di Gianluigi Pellegrino

Le infrastrutture sono vitali per l’Italia. Risanamento ambientale, ferrovie, acquedotti. La corruzione avvelena l’aria che respiriamo. Ci presenta un ricatto inaccettabile: rinunciare allo sviluppo o sopportare il cancro. Correggere ciò che non va è ovviamente possibile. Ma mentre si discute dei poteri di Raffaele Cantone bisognerebbe prima evidenziare alcuni aspetti dell’”anomalia italiana”. UNO . La parolina magica. In Europa, “discrezionalità amministrativa” vuol dire procedure adeguate per opere moderne e complesse. Da noi invece è la parola magica che apre la porta dell’arbitrio. Quando per una grande opera c’è già un progetto esecutivo non modificabile, la discrezionalità non dovrebbe applicarsi. Invece l’aggiudicazione avviene spesso con criteri impalpabili, inutili per l’opera e buoni solo per avere mani libere per scegliere l’aggiudicatario. 2. La nebbia sull’esecuzione. Peraltro sono noti anche i rischi delle offerte con il 50% di sconto. Si punta su varianti e riserve esecutive, con relativi ritardi e lievitazione dei costi. Qui, del resto, si agisce all’ombra di un rapporto negoziale senza più concorrenti tra i piedi, dove ogni intesa corruttiva è possibile. Ma allora è …

"Industria, ecco chi crea più valore", di Chiara Bussi

Il quadro è a tinte fosche e mostra un’erosione del valore finanziario stimata intorno al 10%, con oltre 38 miliardi andati in fumo in un solo anno. Un conto salato pagato dalle imprese in tempo di crisi nelle 25 province al top per fatturato. Eppure qualche timido spiraglio c’è: in cinque aree (Varese, Napoli, Parma, Modena e Verona) si intravedono germogli di crescita. E se si restringe il focus si scopre che le grandi aziende, con ricavi oltre 250 milioni, hanno saputo fronteggiare meglio i venti avversi, creando valore per circa 4,5 miliardi. A rivelarlo è la fotografia scattata da K Finance per Borsa Italiana, che ha passato ai raggi X i bilanci non consolidati di 52mila società di capitali relativi al 2012, gli ultimi disponibili. «I dati – sottolinea Filippo Guicciardi, amministratore delegato di K Finance – mostrano che anche in tempi difficili è possibile creare valore. L’Italia viaggia però a due velocità: da un lato ci sono aziende che stentano ad adeguarsi ai mutamenti tecnologici e alle esigenze di internazionalizzazione e dall’altro c’è …

"Un'altra Leopolda per cacciare i mercanti dal tempio", di Paolo Griseri

È il momento giusto per fare chiarezza nel Pd sulla questione morale imposta all’ordine del giorno dallo scandalo-Venezia. Sergio Chiamparino, neopresidente del Piemonte ed ex sindaco di Torino, suggerisce a Matteo Renzi di gettare nella partita tutto il consenso conquistato nelle urne. “Una volta si sarebbe detto che è necessario un congresso — dice — . Ma se non fosse un congresso, che sia un’assemblea stile Leopolda. Mi permetto di suggerire a Renzi di cogliere l’attimo”. Chiamparino indica anche la necessità di rimescolare le correnti: “Ora sono cristallizzate e non corrispondono più al reale dibattito interno. Abbiamo bisogno di discutere di contenuti e non di poltrone”. E sui rapporti con imprenditori e banchieri: “La patologia non è incontrarli, è farsi pagare in modo illecito”. Un congresso o comunque un appuntamento importante del Pd per fare chiarezza sulla questione della corruzione. Sergio Chiamparino, neopresidente del Piemonte, propone questa strada per rispondere alle imbarazzanti vicende che coinvolgono nelle inchieste esponenti del partito. Chiamparino, Maria Elena Boschi fa capire che il nuovo Pd renziano è diverso nei comportamenti …

"Alla Rai quello che è della Rai", di Roberto Zaccaria

La sottrazione alla Rai dei 150 milioni dei proventi del canone operata dal governo con il decreto legge n.66 del 2014, ha aperto un dibattito enorme sulla stampa italiana intorno al servizio pubblico, alla sua funzione e alla sua riforma. Un’ulteriore amplificazione di questo dibattito è stata prodotta dall’annuncio di uno sciopero dei lavoratori per il giorno 13 giugno ed ora revocato. Dico subito che non mi sarei comunque misurato né sull’opportunità, né tanto meno sulla legittimità di questo sciopero, perché mi pare che il tema dovesse essere comunque circoscritto alle parti in causa. Sui 150 milioni e soprattutto sul modo in cui sono stati prelevati (con effetto immediato e ad esercizio in corso) ho invece qual- cosa da dire con accenti simili a quelli usati dal direttore generale dell’Unione europea delle radiotelevisioni pubbliche e indirizzati al Presidente Napolitano, proprio in questi giorni. Sono convinto che incidere in questo modo, anche se per sacrosante ragioni di bilancio, sulle risorse del servizio pubblico radio- televisivo sia in contrasto con i nostri principi costituzionali ed anche con …