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"Industria, ecco chi crea più valore", di Chiara Bussi

Il quadro è a tinte fosche e mostra un’erosione del valore finanziario stimata intorno al 10%, con oltre 38 miliardi andati in fumo in un solo anno. Un conto salato pagato dalle imprese in tempo di crisi nelle 25 province al top per fatturato. Eppure qualche timido spiraglio c’è: in cinque aree (Varese, Napoli, Parma, Modena e Verona) si intravedono germogli di crescita. E se si restringe il focus si scopre che le grandi aziende, con ricavi oltre 250 milioni, hanno saputo fronteggiare meglio i venti avversi, creando valore per circa 4,5 miliardi.
A rivelarlo è la fotografia scattata da K Finance per Borsa Italiana, che ha passato ai raggi X i bilanci non consolidati di 52mila società di capitali relativi al 2012, gli ultimi disponibili. «I dati – sottolinea Filippo Guicciardi, amministratore delegato di K Finance – mostrano che anche in tempi difficili è possibile creare valore. L’Italia viaggia però a due velocità: da un lato ci sono aziende che stentano ad adeguarsi ai mutamenti tecnologici e alle esigenze di internazionalizzazione e dall’altro c’è un gruppo di imprese che innovano, esportano e investono all’estero. L’aspetto dimensionale continua però ad essere rilevante».
Nella mappa provinciale non mancano le sorprese. Se Milano batte tutte per numero di aziende, tasso di industrializzazione e ricavi, la capacità di creare valore (calcolata come un multiplo della redditività operativa lorda al netto dell’indebitamento) fa emergere nuove realtà, con una situazione ribaltata rispetto alla classifica dello scorso anno. Così Bologna cede a Napoli lo scettro della performance e scivola in nona posizione. «L’avanzata del capoluogo partenopeo – fa notare Guicciardi – si spiega con il miglioramento dei risultati di Ansaldo Breda, ma anche con la buona performance di alcuni settori, come il medicale-farmaceutico, la meccanica e l’engineering, l’alimentare e la pelletteria». Uno spiraglio di luce in una regione che tra il 2007 al 2012 ha visto calare la produzione del 25 per cento. Mentre Varese, che aveva ottenuto l’ultimo posto, guadagna la maglia rosa per creazione di valore in termini assoluti: 2,3 miliardi rispetto all’anno precedente. Merito soprattutto, spiegano da K Finance, del settore aeronautico e del suo indotto, ma anche della siderurgia. Uno scatto di orgoglio per una provincia ad alta densità imprenditoriale, con le sue 8,2 aziende per chilometro quadrato, contro le 1,7 a livello nazionale, che sta tentando il rilancio con l’hi-tech.
Recupera terreno anche Parma: penultima nel 2011, oggi guadagna la medaglia di bronzo con una leggera ripresa del distretto alimentare. L’ultimo posto va invece a Ravenna, che paga la crisi delle Pmi in vari settori, in particolare aziende di costruzioni e ingegneria civile, ma anche dell’indotto della logistica. Milano soffre invece di un mix letale tra calo di redditività e indebitamento.
La ricerca mostra poi che anche in territori meno industrializzati si può creare valore. Anzi, nel 2012 i cosiddetti «Next 10», ovvero le province più promettenti tra le restanti 85 della classifica per fatturato hanno generato un equity value di 6,7 miliardi. Dieci realtà da tenere d’occhio nei prossimi anni, un po’ come succede con i Paesi emergenti, che nel 2012 hanno realizzato il 3,4% del fatturato totale considerato. Qui brilla indiscussa la stella di Chieti, trainata dal settore automotive, ma è forte la presenza del Sud, con 8 province meridionali su 10 nella classifica.
«In un Paese caratterizzato da distretti produttivi – dice Barbara Lunghi, responsabile mercati Pmi di Borsa Italiana – un’azienda che crea valore contribuisce in molti casi anche alla crescita del proprio territorio. Per questa ragione è essenziale che le imprese che hanno la possibilità di influire sul successo del distretto e delle aziende della filiera mettano la creazione di valore tra le proprie priorità strategiche». Con Elite, il progetto di Palazzo Mezzanotte per accompagnare le aziende di eccellenza nel percorso di crescita e nell’accesso graduale al mercato dei capitali, tra cui un eventuale sbarco sul listino, «noi – conclude Lunghi – cerchiamo di renderle consapevoli del proprio valore, affinché colgano le opportunità offerte dalla Borsa e dalla comunità finanziaria in senso lato e impostino un cammino virtuoso in questa direzione».

Il Sole 24 Ore 09.06.14