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RUN e UDU, cancellare l’ emendamento Meloni dal ddl di riforma della PA – Manuela Ghizzoni – 03.07.15

Condivido l’opinione di RUN e UDU, che contestano il contenuto dell’emendamento Meloni alla Delega di riforma della PA, approvato ieri pomeriggio in Commissione Affari Costituzionali. Non mi dilungo sui motivi – descritti anche nelle note che accludo – che rendono la proposta Meloni sbagliata (che va cancellata dal provvedimento). Mi limito a dire che non c’è bisogno di inventarsi nuove e burocratiche prassi di (presunta) valutazione del corso di studi: se un corso di studi è inadeguato, allora non si deve permettergli di rilasciare alcun titolo! L’accreditamento anche a questo serve. Temi così strategici e delicati non posso essere lasciati all’improvvisazione.

Rete Universitaria Nazionale: “Nel DDL di riforma della PA in esame al Senato è stato approvato un emendamento a firma Marco Meloni, il quale prevede che nei concorsi pubblici si assegni un punteggio in base all’ateneo di provenienza e non solo più in base al voto di laurea. “Richiediamo la cancellazione di questo emendamento” dichiara Rebecca Ghio, coordinatrice nazionale RUN “la formulazione è quanto meno poco chiara e non ne comprendiamo lo scopo. Si vuole valutare l’idoneità professionale di un laureato in base al fatto che sia stato piú bravo o meno della media dei suoi colleghi di corso, senza una logica nazionale poiché per questo basterebbe il voto di laurea. A meno che non si stia proponendo, velatamente, l’abolizione del valore legale del titolo di studio.” Gli studenti non scelgono gli atenei in base alla generosità del voto, anzi spesso scelgono l’università che si possono permettere anche a discapito delle loro ambizioni. Continua Ghio “Ricordiamo bene che Meloni fa le ipotesi più disparate sul valore legale fin dal 2012. Da allora però è stato messo in campo un ingente sforzo di risorse per immaginare un sistema di valutazione e accreditamento dei corsi di laurea. Se si vuole intervenire sulla qualità della didattica, il MIUR innalzi il livello dei criteri di valutazione dei corsi di laurea, per dare agli studenti migliori piuttosto che penalizzarli dopo aver offerto un servizio peggiore.” “Ci aspettiamo che il Pd intervenga” conclude Ghio “per eliminare questo emendamento. Non può essere incoraggiata a tal punto la competizione fra atenei, specie con criteri assurdi fuori da ogni sistema di valutazione.”

Unione Degli Universitari: “Con l’emendamento al ddl di riforma della pubblica amministrazione, a firma del deputato del PD Marco Meloni, approvato ieri in commissione alla Camera, si prevede la possibilità di valutare, per l’accesso ai concorsi pubblici, non solo il voto di laurea, ma anche l’ateneo di provenienza. Di fatto, i titoli di laurea di alcuni Atenei potranno valere di più, ed altri meno, una differenziazione basata su criteri che al momento sono da definire. Dichiara Gianluca Scuccimarra: “L’introduzione di questa previsione normativa è gravissima, perché determinerà per la prima volta una differenziazione dei titoli di laurea tra le diverse università pubbliche. Una divisione che spingerà gli studenti a scegliere l’ateneo anche in base al maggiore o minore valore attribuito in sede concorsuale, ai titoli rilasciati dall’ateneo stesso. Si tratta, di fatto, di un forte indebolimento del valore legale del titolo di studio, che si sta facendo passare in sordina, con un vero e proprio colpo di mano. Ma come si determineranno i diversi valori? Ad oggi la strada più probabile è che si prendano in considerazione i parametri dell’ANVUR, già utilizzati per la quota premiale del finanziamento degli atenei; ma questi indicatori, oltre ad essere basati per oltre l’80% sulla valutazione di attività di ricerca, dunque completamenti scollegati dalla didattica degli studenti, sono anche fortemente contestati rispetto all’effettiva capacità di “misurare” la qualità. Anche a prescindere dai criteri che eventualmente saranno adottati, basati sugli atenei nel complesso o sui singoli corsi di studio, questo meccanismo spingerà ulteriormente il sistema universitario verso una divisione netta tra atenei di serie A ed atenei di serie B, è inaccettabile.” Conclude Scuccimarra: ”La priorità delle nostre politiche universitarie è diventata ormai fare classifiche, selezionare e dividere, nascondendosi dietro un ideologia distorta di merito e valutazione, mentre nessuno sembra preoccuparsi del fatto che l’Italia ha uno dei peggiori sistemi di diritto allo studio d’Europa e fortissime disparità territoriali nelle opportunità di mobilità e di accesso all’istruzione. Diversificare il valore dei titoli non riconoscerà il “merito” di chi studia in atenei considerati eccellenti, ma finirebbe solo per aumentare la disuguaglianza di opportunità per gli studenti, soprattutto per i meno abbienti, che non possono certo scegliere dove andare a studiare. Siamo stufi che si prendano decisioni sulla pelle degli studenti, da parte di una politica completamente scollegata dalle condizioni reali del sistema universitario e degli studenti stessi, ma non accetteremo questo nuovo attacco, l’iter di approvazione della riforma non è ancora concluso e ci batteremo già da oggi per lo stralcio di questa misura dal disegno di legge”.

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