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“La fine del monopolio di Oxford e Cambridge “I talenti?Non solo qui”, di Vincenzo Nigro – La Repubblica 06.08.15

Finalmente. In Gran Bretagna, ai voti conseguiti ad Oxford e Cambridge si comincia a preferire il talenti e le capacità dei candidati, indipendentemente da dove si sono laureati. Potrebbe essere la riscossa, anche in Italia, degli atenei meno blasonati, ma che formano i propri stidenti con solidità disciplinare, con volontà di trasformare i saperi in competenze e attenzione alle soft skills (leadership, efficacia relazionale, il teamwork, il problem solving).
Una risposta ai fanatici del ‎ranking‬ e delle graduatorie

La fine del monopolio di Oxford e Cambridge “I talenti?Non solo qui”

LONDRA. Una grande università, Oxford o Cambridge? Per fortuna molti in Gran Bretagna iniziano a capire che non è fondamentale per essere assunti. Certo, una laurea a pieni voti a “Oxbridge” conta ancora, eccome, ma non è tutto. Il sistema economico e sociale britannico vuole allargare la caccia ai migliori talenti, e pazienza se magari qualcuno non ha frequentato le università top.
La svolta è importante. Il Times spiega che «una super laurea, assieme ai “top-notch contacts” (contatti giusti) non è più l’unica maniera per essere assunti », spiegando che assieme ai “top-notch contacts” (contatti giusti) non è più l’unica strada per avviare una carriera. Perché le ricerche del personale stanno diversificando i loro modi di selezione.
I Lloyds di Londra, la Nestlè, Unilever così come pure i ministeri britannici (che assumono con la dinamicità e la qualità nella selezione delle aziende private) hanno iniziato a valutare nuovi parametri. Non si chiudono più le porte in faccia a chi non ha un “A level” perfetto, a chi non proviene da una delle università col massimo di ranking nel Regno, a chi non fa parte della cricca dei laureati di “Oxbridge”.
Comunicare, gestire i rapporti interpersonali, capacità di tradurre la cultura assimilata in veri skill di lavoro sono tutti elementi che iniziano ad essere valutati. Studiare con successo è sempre fondamentale, ma è vero anche quello che tutti sappiamo: per essere buoni professionisti non basta aver studiato bene, e bisogna tenerne conto nelle procedure di assunzione. E se c’è qualcuno che ha una incredibile capacità di relazioni umane, di leadership, di organizzazione, un suo posto in azienda può trovarlo. Tra i primi a seguire questi nuovi criteri gli “acchiappacervelli” della Ernst and Young- multinazionale della consulenza che privilegiano la verifica diretta del candidato invece dell’analisi del curriculum vitae.
I Lloyd dal 2013 hanno un nuovo programma per gli apprendisti, che apre anche ai meno dotati in termini accademici: «Noi abbiamo bisogno di avere una gamma di persone che sia uno specchio dei nostri clienti e ci aiuti a vedere le cose anche con altri punti di vista. Per questo cerchiamo persone di talento e motivate, ma con i background più disparati ». Fra i più radicali nel seguire il nuovo criterio ci sono invece i selezionatori dello studio legale Clifford Chance: i curricula degli aspiranti avvocati vengono richiesti con il nome delle università e dei college “blind”, “coperto”. Soltanto se vai avanti nella selezione si capirà se hai studiato ad Oxbridge o nel profondo Nord della Scozia. L’importante è avere i numeri per lavorare bene, non soltanto i voti.