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Dai tagli ai fondi per i partiti soldi per le zone terremotate

Approvato all’unanimità un emendamento presentato da Bressa (Pd) e Calderisi (Pdl). 91 milioni nel 2012 e 69 milioni per il 2013 saranno destinati al ripristino dei danni nelle zone colpite dal terremoto, l’Abruzzo e l’Emilia in particolare. Sono fondi che derivano dal taglio del finanziamento pubblico ai partiti e i partiti, oggi, all’unanimità, hanno deciso di destinarlo a chi, in questo momento, sta maggiormente soffrendo. “Certo non è un provvedimento risolutivo – dicono Ghizzoni, Miglioli e Santagata – ma certo è un primo passo nella giusta direzione”.
Il recupero degli edifici pubblici e privati danneggiati, per non parlare del patrimonio storico-artistico, richiederà risorse ingenti. Una prima concreta disposizione in favore delle nostre terre arriva oggi con l’approvazione, all’unanimità, alla Camera di un articolo aggiuntivo – il 9/bis – che ha deciso la destinazione dei risparmi conseguiti con il dimezzamento del finanziamento pubblico ai partiti proprio ad interventi per riparare i danni provocati dai terremoti ed altre calamità naturali accaduti nel paese dal gennaio 2009. Stiamo parlando di cifre importanti: è stato, infatti, calcolato che i risparmi saranno di 91 milioni per il 2012 e 69 milioni per il 2013, per un totale quindi di 160 milioni. Una parte andrà ancora all’Abruzzo, ma l’altra, la cui consistenza sarà decisa dal Consiglio dei ministri, arriverà in Emilia. “Siamo di fronte – commentano i deputati modenesi del Pd Manuela Ghizzoni, Ivano Miglioli e Giulio Santagata – a un’assunzione di responsabilità importante da parte del Parlamento. Quello del finanziamento pubblico ai partiti e dei costi della politica è un tema caldo. E’ importante, però, che la Camera, all’unanimità, si sia espressa in questo modo. Sono soldi che sarebbero, comunque, andati allo Stato che avrebbe potuto utilizzarli in vario modo. In questo modo, invece, dal Parlamento arriva una decisa scelta di indirizzo verso quelle zone che maggiormente hanno dovuto subire i danni delle calamità naturali. Certo – concludono Ghizzoni, Miglioli e Santagata – non è un provvedimento risolutivo, ma è comunque un passo in avanti importante”.

"Il problema è che Silvio c’è (ancora)", di Michele Prospero

Il voto di maggio consegna una destra sull’orlo di una devastante crisi di nervi. Manca agli sbigottiti orfani di Berlusconi una qualche testa politica in grado di disegnare un percorso non effimero per non perire in maniera fulminea tra le macerie di un partito carismatico che non c’è più. Esplodono perciò virulente tensioni tra i tanti luogotenenti ambiziosi e rissosi che non esitano a dare uno sfogo pubblico alle reciproche invidie per una loro possibile ascesa di grado. Troppi aspiranti ai galloni del comando si rivelano del tutto inadeguati per afferrare ciò che ancora resta di una forza a lungo egemone e sfidare così il destino che la conduce al più mesto crepuscolo.
Non si vedono in giro riflessioni di una qualche consistenza analitica in grado di dare senso alle operazioni necessarie alla elaborazione della più efficace prospettiva politica da seguire. Affiorano solo ciechi e impolitici risentimenti. Ci sono troppi veti astiosi tra i signorotti del Pdl che paralizzano un appannato movimento personale che non ha mai pensato sul serio a come diventare un partito normale. La politica è la grande assente nella crisi di coscienza che tormenta la destra. È certo proibitivo transitare da uno strisciante servilismo verso il capo assoluto, che altro non esigeva dai suoi sottoposti che una venerazione conformista, a un’esplicita dialettica politica che procede alla luce del sole e senza inutili infingimenti.
Come pretendere però un grande disegno politico da una forza dell’antipolitica che nei congressi intonava l’insulso motivetto «meno male che Silvio c’è»? Per questo il problema più grosso della destra in cerca di futuro è proprio Berlusconi. Ormai il Cavaliere ha le sembianze inquietanti di un inquilino scomodo che occorre allontanare al più presto. Ma il passato ingombrante divora il sogno flebile di un futuro. Il guaio è che tra i manager di famiglia, la pattuglia di nominati, gli ex missini d’assalto, proprio nessuno ha il fegato politico per rivelare al Cavaliere una buona volta che ormai è politicamente usurato e quindi deve sloggiare.
Nessuno dei capi che ancora l’attorniano, scrutandolo sempre con modi molto ossequiosi, ha la forza autentica per intimargli l’ordine di accomodarsi perché la sua presenza appare come un palese ostacolo a una qualsiasi strategia di uscita dall’incantesimo personale-carismatico ormai estinto. Il successo di Grillo e i sondaggi amplificati dai media compiacenti anzi complicano di molto le operazioni tecniche da avviare per spersonalizzare la destra, rimuovendo il corpo mistico del capo padrone. Chi osa sfidarlo per avviare la costruzione di una destra politica che non sia più una succursale aziendale si imbatte in un Cavaliere ringalluzzito che pensa di utilizzare il comico genovese come uno splendido guastatore, il cui servizio è da inserire in una astuta prospettiva di rivoluzione passiva. Ovvero: al comico dall’imprecazione facile il mandato di abbattere senza alcuna pietà i partiti con le sue metafore mortifere che piacciono così tanto ai media di regime che all’unisono suonano il piffero ai novelli avanguardisti che promettono una piazza pulita dai partiti.
Berlusconi in mente altro non ha che la rediviva scorciatoia carismatica coltivata con i soliti ritrovati di uno stantio populismo. Egli pensa di cavalcare con consumata leggerezza l’ennesima onda antipolitica che gli scaltri persuasori palesi dei media e delle potenze economiche miopi gli regalano generosamente. Diffondere porzioni gigantesche di antipolitica in ogni momento, in ogni trasmissione politica o di intrattenimento o satirica, serve soltanto per resettare il quadro politico esistente e confondere a lungo colpe e meriti in modo tale da agevolare la ricomparsa di un altro uomo nuovo pronto a commissariare la stanca repubblica. Per una abilità diabolica che sempre connota le classi dominanti (Rousseau ha descritto in maniera magistrale il fenomeno), i ceti privilegiati trovano sempre il modo di far lavorare per il loro vantaggio proprio i soggetti che avranno di sicuro la peggio dal loro trionfo.
Il guaio è che una destra dal formato normale, che trovi cioè la via di una politica organizzata che si proietti oltre il comando irresistibile assicurato dal monopolio di media e denaro, rientra tra gli interessi generali del sistema politico. L’impressione è però che l’Italia continuerà ancora a lungo a convivere con un sistema senza una destra politica. Lo spettro di caldi sogni carismatici agiterà i sogni di una destra incapace di riconciliarsi con la politica e di occupare con responsabilità uno spazio nel fisiologico gioco della alternanza. Di figli di carattere disposti a sbarazzarsi del padre padrone per salvare una ipotesi politica non se vedono proprio nei palazzi surriscaldati della destra appassita.

l’Unità 24.05.12

Terremoto in Emilia-Romagna, Risoluzione unanime dell’Assemblea Legislativa della Regione

“Vicinanza e cordoglio per le vittime e gli sfollati che in queste ore sono accuditi dalle forze dell’ordine, dalla protezione civile e dai tanti volontari che sono accorsi sul luogo del disastro” viene espressa dalla Risoluzione presentata oggi nell’aula dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna – primo firmatario il Presidente del Gruppo PD Marco Monari – sottoscritta da tutti i Presidenti di Gruppo di maggioranza e opposizione: Liana Barbati (IDV), Andrea De Franceschi (M5S), Mauro Manfredini (Lega nord), Silvia Noè (UDC), Gian Guido Naldi (SEL-Verdi), Matteo Riva (Gruppo Misto), Roberto Sconciaforni (FdS) e Luigi Villani (PDL).

I consiglieri hanno unanimemente espresso «apprezzamento per la pronta reazione dei volontari, della Protezione civile dell’Emilia-Romagna e delle istituzioni, intervenuti» riepilogando il succedersi dei fatti: «Un terremoto con purtroppo ipocentro superficiale di magnitudo 5.9, alle 4.04 di domenica mattina, ha svegliato bruscamente migliaia di persone nei territori di pianura delle provincie di Modena, Bologna, Ferrara e Reggio Emilia».
«Le scosse di assestamento sono state più di un centinaio e si sono assestate sui 3, 4 gradi Richter di magnitudo – ricorda il testo della Risoluzione – Sette persone hanno perso la vita, alcuni operai sono deceduti sul luogo di lavoro schiacciati dalle macerie, mentre una signora di 103 anni ed una donna tedesca sono morte per un malore. Sono incalcolabili i danni all’economia, alle chiese, al patrimonio artistico e alle scuole, che sono sotto osservazione e lunedì sono state chiuse per le verifiche dei tecnici».
La Risoluzione impegna la giunta «a proseguire l’impegno affinché i cittadini coinvolti possano rientrare presto nelle proprie abitazioni, a censire con puntualità i danni per programmare gli interventi per la ricostruzione e a verificare se tutte le prescrizioni antisismiche sono state rispettate nella costruzione delle abitazioni, degli impianti e degli stabilimenti colpiti».
Viene richiesto anche di «censire tutte le realtà produttive per supportare l’immediato riavvio delle aziende che non hanno subito danni ed individuare quelle che non sono nelle condizioni di ripartire immediatamente, anche attivando gli ammortizzatori in deroga e la cassa integrazione straordinaria, così da non creare per i lavoratori colpiti un’emergenza nell’emergenza».
L’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna chiede inoltre di «sensibilizzare il Governo affinché, oltre alla dichiarazione dello stato d’emergenza per le zone terremotate, vengano previsti i seguenti interventi: a) sospensione dell’IMU e di tutti i pagamenti fiscali e contributivi per i cittadini e le imprese; b) la possibilità per i Comuni e le Province interessati di derogare il patto di stabilità; c) la possibilità per il sistema bancario regionale di erogare aiuti immediati; d) promuovere ammortizzatori in deroga per aiutare i lavoratori; e) individuare le coperture finanziarie necessarie senza ricorrere all’accisa regionale di 5 centesimi sui carburanti, la cosiddetta “Tassa delle disgrazie”, ma ricorrendo, in un’ottica di solidarietà nazionale, solo all’accisa governativa di 5 centesimi e, soprattutto, attraverso il ricorso a risorse statali da recuperare dai vari capitoli di spesa e da opportuni tagli mirati».

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Terremoto, l’Assemblea stanzia 2 milioni di euro ricavati da tagli e risparmi

La decisione dell’Ufficio di Presidenza in merito all’avanzo di bilancio. “Impegno doveroso per chi soffre”. L’ Ufficio di Presidenza dell’Assemblea legislativa regionale ha deciso nella seduta di oggi di destinare 2 milioni di euro all’emergenza terremoto e alle popolazioni colpite dal sisma del 20 maggio, fondi derivati dall’attività di riduzione dei costi di funzionamento, dai tagli alle indennità dei consiglieri, dalla riorganizzazione e razionalizzazione della spesa. La decisione è stata presa di concerto con il presidente della Giunta, Vasco Errani .

Impegnato in questi giorni sulla destinazione dell’avanzo di bilancio dell’Assemblea, l’Ufficio di Presidenza ha stabilito all’unanimità lo stanziamento a favore degli interventi necessari dopo il terremoto di domenica scorsa che ha devastato molti comuni emiliani, con danni ingentissimi al patrimonio storico-culturale e alle imprese e con migliaia di sfollati in attesa di rientrare nelle loro abitazioni.

“Due milioni di euro rappresentano, ritengo, uno sforzo doveroso e significativo”, afferma il presidente dell’Assemblea legislativa, Matteo Richetti . “Poterlo fare – prosegue – rappresenta un merito che è di tutta l’Assemblea, dell’Ufficio di Presidenza, dei gruppi e dei consiglieri per la riduzione della spesa e i tagli ai costi che abbiamo portato avanti dall’inizio della legislatura. E oggi siamo in grado di contribuire ad alleviare la sofferenza di chi è stato colpito dal terremoto con uno stanziamento immediato.
Così come deciso con il presidente Errani e la Conferenza dei Capigruppo, la Regione ha già attivato una raccolta fondi attraverso un apposito conto corrente che si trova sul sito della Giunta ( www.emilia-romagna.gov.it ) e su quello dell’Assemblea ( www.assemblea.emr.it ); oggi l’Ufficio di Presidenza ha deciso di dare un altro segnale di vicinanza a persone e territori che in questo momento hanno bisogno dell’impegno di tutti”.

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Terremoto, la situazione nelle zone colpite
In sintesi

Con un minuto di silenzio per ricordare le sette vittime del sisma, è iniziata la seduta dell’Assemblea legislativa che ha fatto il punto sui danni e gli interventi nei territori colpiti.
“Subito provvedimenti per cittadini e imprese, stanziamenti straordinari e verifiche in edifici e scuole: siamo profondamente colpiti ma non in ginocchio, la macchina dell’emergenza funziona e la popolazione reagisce con grandissima dignità”, ha detto il presidente Vasco Errani.
La Regione ha attivato una raccolta fondi tra privati ed enti pubblici. Le opzioni per i cittadini sono: versamento su conto corrente postale, bonifico bancario o versamento diretto, con causale: Contributo per il terremoto 2012 in Emilia-Romagna .
Venerdì 25 maggio si riunirà in Regione un Tavolo con le forze imprenditoriali e sociali.

22.05.2012

La Regione Emilia-Romagna ha attivato una raccolta fondi rivolta a quanti – privati ed Enti pubblici – desiderano versare un contributo per far fronte ai costi del terremoto che ha colpito le province di Modena, Ferrara e Bologna.

Per i privati le possibilità sono le seguenti:

– versamento sul c/c postale n. 367409 intestato a: Regione Emilia-Romagna – Presidente della Giunta Regionale – Viale Aldo Moro, 52 – 40127 Bologna;

– bonifico bancario alla Unicredit Banca Spa Agenzia Bologna Indipendenza – Bologna, intestato a Regione Emilia-Romagna, IBAN coordinate bancarie internazionali: IT – 42 – I – 02008 – 02450 – 000003010203;

– versamento diretto presso tutte le Agenzie Unicredit Banca Spa sul conto di Tesoreria 1 abbinato al codice filiale 3182.

Per quanto riguarda invece gli Enti pubblici , è previsto l’accreditamento sulla contabilità speciale n. 30864 accesa presso la Banca d’Italia – Sezione Tesoreria di Bologna.

In tutti i casi (privati ed Enti pubblici) il versamento dovrà essere accompagnato dalla causale: Contributo per il terremoto 2012 in Emilia-Romagna .

Un minuto di silenzio per ricordare le sette vittime del terremoto che ha colpito l’Emilia-Romagna domenica 20 maggio . Lo ha osservato l’Assemblea legislativa regionale, in apertura della seduta che ha fatto il punto sui danni del sisma e gli interventi nei territori colpiti partendo dalla comunicazione della Giunta.

“La priorità che ci ha guidato nell’affrontare l’emergenza – ha sottolineato l’assessore regionale alla Protezione civile Paola Gazzolo – è stata l’ assistenza alla popolazione colpita duramente dal sisma per non lasciare nessuno solo. Un’azione perseguita in modo efficace fin dalle prime ore grazie ai sindaci, ai volontari e al coordinamento della Protezione civile territoriale, regionale e nazionale”.

“Altro obiettivo preminente – ha sottolineato ancora Gazzolo – è stato quello delle verifiche sull’agibilità degli edifici: 35 squadre dei Vigili del Fuoco hanno già compiuto verifiche su 2.159 immobili , certificando l’agibilità nel 98% dei casi. Le strutture che versano in condizione di maggiore criticità saranno sottoposte ad un ulteriore sopralluogo da parte di squadre specialistiche”.

“Riteniamo necessario – ha concluso l’assessore – che l’attenzione della Regione non venga mai a calare e che ci sia un filo di continuità dall’emergenza fino alla ricostruzione . Su questo ci stiamo impegnando e stiamo impegnando il Governo”.

“Subito provvedimenti per cittadini e imprese, stanziamenti straordinari e verifiche già in atto in edifici e scuole”, ha detto in Aula il presidente della Regione, Vasco Errani. “Siamo profondamente colpiti ma non in ginocchio , anzi la macchina dell’emergenza ha funzionato da subito con efficienza e la popolazione sta reagendo con grandissima dignità , manifestando la voglia di riprendere subito le proprie attività, la vita di tutti i giorni”.

“ Questa è un’emergenza nazionale ” ha riaffermato Errani, ricordando che “occorre un provvedimento in tempi rapidi di sospensione di tutti i pagamenti per le case e le imprese lesionate”.

” La Regione , facendo uno sforzo straordinario anche in relazione all’ assestamento di bilancio – ha concluso il presidente – metterà delle risorse. Chiediamo che il Governo faccia altrettanto, mentre stiamo pensando ad un fondo per cui è stata trovata già una risposta positiva dal sistema bancario . Venerdì pomeriggio avremo un tavolo con le forze imprenditoriali e sociali e proveremo a costituire un provvedimento straordinario che vada in questa direzione”.

L’ Ufficio di Presidenza dell’Assemblea legislativa regionale ha anche deciso di destinare 2 milioni di euro all’emergenza terremoto; fondi derivati dalla riduzione dei costi di funzionamento, dalla riorganizzazione della spesa e dai tagli alle indennità dei consiglieri.

Dopo l’intervento in Aula il presidente Errani e l’assessore Gazzolo si sono recati in alcuni luoghi colpiti dal terremoto nel Bolognese e nel Ferrarese e hanno incontrato i rappresentanti delle istituzioni.

Lo stato di emergenza
Martedì 21 maggio il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza per i territori coinvolti, assicurando che l’intero fabbisogno finanziario per far fronte alle spese dell’emergenza verrà coperto utilizzando le risorse del Fondo nazionale per la Protezione civile, incrementato di 50 milioni. Il presidente del Consiglio Mario Monti ha anche annunciato il proposito di rinviare il pagamento dell’Imu per le abitazioni e gli stabilimenti industriali inagibili.
Le prime risorse stanziate serviranno a coprire tutte le spese per i soccorsi, l’assistenza e la messa in sicurezza provvisoria dei siti pericolanti. Il tutto senza ricorrere ad un incremento delle accise sulla benzina e, quindi, della pressione fiscale complessiva.

La proposte della Regione al Governo
La Regione Emilia-Romagna , per rispondere alle priorità individuate, ha proposto fin da subito al Governo:
• sospensione dell’Imu e degli oneri fiscali e contributivi;
• sostegno al credito per far ripartire l’economia;
• riconoscimento degli ammortizzatori sociali ordinari o in deroga a sostegno dei lavoratori delle imprese;
• flessibilità sul patto di stabilità con gli enti locali;
• reperimento delle risorse finanziare e tempi certi per la ricostruzione.

Oltre cinquemila persone accolte nelle strutture

A fronte degli oltre 7000 posti disponibili, 5.292 sono complessivamente gli sfollati che al momento trovano accoglienza: 3.515 nei 10 campi di accoglienza e nelle altre strutture del modenese; 1.635 nel ferrarese; 116 nel bolognese; 26 nelle strutture di Reggio Emilia.

L’assistenza viene garantita grazie a 250 posti letto in tende attrezzate e dotate di cucine e servizi igienici, l’utilizzo di palestre , scuole , centri di aggregazione e alberghi .

L’Agenzia regionale di Protezione civile ha attivato il Centro operativo regionale e sta coordinando gli interventi in raccordo con Vigili del Fuoco, Prefetture, Comuni, Province, volontariato di protezione civile, Forze di Polizia e gestori dei servizi pubblici.

Per il soccorso alla cittadinanza si sono utilizzate le risorse della Colonna mobile regionale – 4 moduli assistenziali dell’Emilia Romagna erano presenti nelle zone colpite dal sisma già nella giornata di domenica – a cui si sono aggiunti i moduli forniti dalle Regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto, Provincia Autonoma di Trento, Marche, Toscana, Umbria, Anpas (Associazione nazionale pubblica assistenza) e Ana (Associazione nazionale alpini) nazionali, con il coordinamento del Dipartimento nazionale.

Al momento sono coinvolti in operazioni di assistenza 509 volontari di protezione civile: 331 dell’Emilia-Romagna e oltre a circa 178 delle altre Regioni (altri 343 sono già reperibili).

Per garantire la sicurezza dei cittadini e l’assistenza sanitaria, il sistema di Protezione civile ha segnalato al Ministero dell’interno, che l’ha accolta, la necessità di incrementare la presenza delle Forze dell’ordine sul territorio, mentre dal punto di vista sanitario , da lunedì 21 tutti i servizi sono stati riattivati o assicurati attraverso il potenziamento di strutture o ambulatori vicini.

grazie ai Consiglieri regionali Vecchi, Costi e Bonaccini

Ornaghi pronto a dimettersi "La nuova discarica di Roma è uno sfregio a Villa Adriana", di Francesco Erbani

«Se insistono nel voler localizzare a Corcolle una discarica, troveranno un ministro più disponibile. Io non ci sto». Lorenzo Ornaghi, titolare dei Beni culturali, è il primo ministro del governo Monti che minacci le dimissioni. La questione è delicatissima – uno sversatoio di rifiuti fra Roma e Tivoli a pochi passi da Villa Adriana, in un´area ricca di falde acquifere – e il professore milanese, ex rettore della Cattolica, bersaglio di roventi critiche provenienti dal mondo dell´ambientalismo e della tutela, ha uno scatto. Misura le parole, abbassa la voce, ma il senso è chiaro.
Giornata burrascosa quella di Ornaghi. Legge la decisione del governo di cui fa parte sui giornali. Nessuno ha tenuto conto delle obiezioni sue e del suo collega Corrado Clini. Delle associazioni ambientaliste e dei comitati di cittadini. Sul tavolo gli arriva la lettera di Andrea Carandini che rinuncia a presiedere il Consiglio superiore dei Beni culturali. A quel punto chiede un appuntamento al sottosegretario Antonio Catricalà, che ha appena firmato il via libera. E a lui ribadisce: se andate avanti farete a meno di me. «Quella di Corcolle non è questione di secondo piano. Non posso ignorare i vincoli imposti sull´area dalla Soprintendenza. Né possiamo permetterci un´ondata di critiche internazionali. Villa Adriana e il suo ambiente non vanno sfregiati».
Le sue dimissioni sono una minaccia o un atto politico concreto?
«L´ho detto anche a Catricalà. Sono coerente con le cose che dichiaro».
La scelta del governo sembra cosa fatta.
«Si deve passare per una conferenza di servizi. Altri ministri sono perplessi. Non vorrei addossare al governo ulteriori affanni. Le dimissioni si danno nei momenti facili e non in quelli difficili. Ma c´è un limite che non può essere superato».
La sua decisione è anche il frutto di una sofferenza per le condizioni in cui versa la tutela in Italia?
«No. Quando ci sono molti problemi, il mio impegno è quello di risolverli».
Ma per impedire disastri il ministro dei Beni culturali può solo minacciare dimissioni?
«Per Corcolle ho agito in tutti i modi per scongiurare la decisione. Ma qui si procede con poteri commissariali. Abbiamo poche armi a disposizione».
Più in generale, cosa fa lei, ministro, per evitare che il patrimonio storico-artistico e paesaggistico versi in condizioni così precarie, mortificato, con pochi spiccioli, un personale di tutela scarso e invecchiato?
«Non ho la bacchetta magica. Ho cercato di usarla al Cipe ottenendo sorprendentemente 70 milioni. Poi, se resto qui, può darsi che ne ottenga altri 70 fra qualche mese. Inoltre abbiamo strappato mille assunzioni in due anni…».
A fronte però di almeno il triplo di pensionamenti…
«Siamo l´unica amministrazione pubblica che si è vista revocare i tagli al personale. Davanti alle piccole cose positive, diceva Machiavelli, tutti preferiscono avere scarsa memoria».
A Pompei il prossimo ottobre saranno due anni dal crollo della Schola Armaturarum. Per quell´anniversario ci sarà almeno un cantiere aperto finanziato dai 105 milioni europei?
«Gli interventi li stiamo già facendo. Abbiamo emesso bandi per i restauri. Ho appena visto la ministra della Cultura francese e ce ne ha dato atto».
E il pasticcio della biblioteca dei Girolamini a Napoli, dove sono spariti migliaia di libri, in parte recuperati in locali usati dall´ex direttore De Caro? Salvatore Settis ha usato parole nette per raccontare questa incredibile vicenda.
«Sono rimasto sorpreso da Settis. È persona di grande competenza, ma ha fornito notizie vecchie e infondate. De Caro è stato revocato come consigliere del ministero e come direttore della Biblioteca».
Ma si è intervenuti solo dopo un´inchiesta della magistratura e un appello con migliaia di firme. E poi le si addebita il mancato commissariamento.
«Abbiamo nominato una commissione per quantificare i furti e i danni. La Biblioteca non è controllata dal ministero e noi non possiamo commissariarla».
Resta che quel patrimonio è da tempo disastrato. Il ministero non poteva esercitare una forma di vigilanza?
«Negli anni le ispezioni ci sono state. Sono documentate».
E allora?
«Purtroppo non hanno prodotto risultati. Ora dobbiamo rivedere le norme che riguardano quella Biblioteca e altri monumenti non appartenenti al ministero».
Lei non si sente un Ponzio Pilato?
«Non amo le battute. Ma se voglio farne una a mia volta, posso dire che Benedetto XVI ha definito Ponzio Pilato un pragmatico».

la Repubblica 24.05.12

"Girolamini, furto libri antichi arrestato il direttore De Caro", di Irene De Arcangelis

Fermate anche altre quattro persone. Sono accusati di aver sottratto dalla storica biblioteca di Napoli volumi e manoscritti di inestimabile valore. Coinvolta una collaboratrice di Dell’Utri. Svolta clamorosa nel giallo della sparizione dei libri antichi dalla biblioteca Girolamini di Napoli. Questa mattina infatti i carabinieri per la tutela del Patrimonio artistico hanno arrestato Massimo Marino De Caro, direttore della struttura. Assieme a lui sono state fermate altre quattro persone.

Di Caro si era autosospeso dall’incarico subito dopo la scoperta della sparizione dei volumi, lo scorso 19 aprile. Con lui, in manette due cittadini argentini, una polacca e il veronese Mirko Camuri. Accertamenti in corso per un altro argentino.

Le indagini sulla sottrazione dei libri avevano subito un’accelerazione negli ultimi giorni. Mercoledì i carabinieri erano riusciti a penetrare nell’ala nascosta e inaccessibile dei Girolamini. I carabinieri si sono fatti consegnare quella chiave dal conservatore don Sandro Marsano, (anche lui indagato) hanno aperto quella porta e trovato l’ultima mappa di una nuova caccia al tesoro.

Sette stanze una dentro all’altra piene zeppe di materiale da analizzare. Migliaia di libri, per cominciare, ma anche documenti che andranno studiati e chissà che altro. Segreti dentro segreti, la trama di un libro giallo che si sviluppa verso la ricostruzione di responsabilità
ben più concrete: peculato e distruzione di documenti. In pratica la storia del continuo saccheggio di volumi preziosi dalla biblioteca cara a Giambattista Vico.

Con il sequestro di quelle sette sale della biblioteca statale da sempre chiuse al pubblico e parte degli spazi affidati – con la chiesa e l’oratorio – alla congregazione dei Girolamini si aggiunge un tassello che si aggiungeva ai sei avvisi di garanzia culminati negli arresti di oggi. Per l’ex direttore Massimo De Caro, 38 anni, l’accusa è di aver trafugato molti libri antichi sottraendoli a un patrimonio di circa centosessanta mila testi tra volumi, opuscoli religiosi e letterari del Seicento e del Settecento.

Con la successiva distruzione delle schede relative ai volumi rubati per cancellarne ogni traccia. Ipotesi supportata dall’analisi di riprese video fatte da due dipendenti della biblioteca che avrebbero cristallizzato alcuni momenti del furto dei libri.

Nell’ambito dell’inchiesta la Procura ha disposto diverse perquisizioni, tra cui quella dell’intero complesso monumentale. Un decreto di perquisizione è stato notificato anche a Maria Grazia Cerone, di 31 anni, collaboratrice del senatore del Pdl Marcello Dell’Utri.

da repubblica.it

"Riconversione sul sostegno, in arrivo i ricorsi al TAR", da La Tecnica della Scuola

A presentarli saranno gli specializzati precari e di ruolo, ma anche le famiglie degli studenti disabili contrarie a far affiancare i loro figli a personale demotivato e costretto a vestire questo ruolo solo per non perdere il posto di lavoro. I legali punteranno tutto sul percorso formativo troppo facilitato rispetto a chi ha svolto due anni di Università. Esattamente come è accaduto a fine 2011, quando saltò tutto in extremis, a bando ormai quasi scaduto, quella della riconversione sul sostegno si sta trasformando in una “patata bollente”. Dopo le proteste dei sindacati e dei precari (anche se mancano all’appello le associazioni che difendono i disabili), nelle ultime ore abbiamo appreso della volontà da parte di un raggruppamento di diretti interessati di contrastare l’avvio dei corsi rivolgendosi al Tar. Che così nelle prossime settimane sarà chiamato ad esprimersi sulla richiesta di annullamento del decreto direttoriale n. 7 del 16 aprile 2012.
Tra chi intraprenderà questa strada c’è l’avvocato siciliano Fabio Ganci, che ha già predisposto il ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio: secondo il legale, che ha seguito in passato i ricorsi patrocinati dall’Anief sulla stabilizzazione dei precari ed i loro trasferimenti a “pettine”, la riconversione sul sostegno del personale docente in esubero contiene un vizio basilare evidente. La cui evidenziazione potrebbe far annullare l’intera procedura: “ il ministero dell’Istruzione – ci dice Ganci – ha predisposto un corso di formazione fortemente limitante, a livello di contenuti e di crediti, rispetto alla specializzazione universitaria biennale seguito con profitto negli ultimi 10 anni da decine di migliaia di docenti. Se a questo aggiungiamo la possibilità di andare a fare sostegno già dopo lo svolgimento di un solo modulo dei tre previsti, è evidente che si sta operando una discriminazione ”.
Secondo l’avvocato è vasta la platea di insegnanti che verrebbero penalizzati dal decreto che apre alla riconversione: “ si va dai precari specializzati sul sostegno, che sarebbero scalzati da più di 10.000 docenti in esubero, agli insegnanti di sostegno di ruolo da diversi anni in servizio nella stessa scuola, che sarebbero scavalcati nelle graduatorie d’istituto dai ‘soprannumerari’ con tanti anni di servizio sulla disciplina e riconvertiti frettolosamente sul sostegno. Ma anche gli alunni con disabilità – continua il legale – subirebbero un bel danno, trovandosi come docenti di sostegno persone prive di esperienza sul settore e, soprattutto, di motivazione, a parte quella derivante dal timore di essere ‘ricollocati’ o addirittura ‘licenziati’ ”.
Insomma, l’offensiva contro le riconversioni è ormai entrata nel vivo. E la proroga delle presentazioni delle domande dal 25 maggio all’8 giugno sembrerebbe favorire il popolo dei contrari: nei prossimi giorni potranno infatti giocarsi le ultime carte per fermare sul filo di lana l’avvio dei contestati corsi. Riuscirà stavolta il Ministero a tenere duro e tirare dritto per la strada intrapresa?

La Tecnica della Scuola 24.05.12

«Corruzione: niente favori a Berlusconi, né a Penati», intervista a Donatella Ferranti di Claudia Fusani

È l’atteso pacchetto di norme contro la piaga della corruzione. Lo chiamano “riforma agrodolce”, peggio, “testo compromesso” per dare un aiutino al Cav e a chi è indagato per reati contro la pubblica
amministrazione. Sicuri che il testo che andrà in aula il 28
maggio non sarà in alcun modo utile a Berlusconi imputato nel processo Ruby per concussione?
«La proposta Severino non ha eliminato dal codice il reato di concussione. L’articolo 317 vive. Solo che sono state ricavate due fattispecie di reato una delle quali, l’articolo 319 quater, permette di punire anche il privato concusso, che diventa “privato indotto a dare o promettere”, fattispecie non prevista e su cui l’Europa ci chiede da anni di intervenire».
La concussione resta e raddoppia? «È stata divisa in due. Per rafforzarla. Il nuovo testo distingue il pubblico ufficiale che costringe abusando della sua qualità e dei suoi poteri da quello che induce a dare o a promettere denaro o altra utilità. In entrambi i casi questi comportamenti continuano ad essere reato pur essendo disciplinati in due diversi articoli».
Costringeree indurre, differenza sottile «Ma sostanziale. La vecchia concussione, l’art. 317, resta in piedi solo a carico del pubblico ufficiale che costringe con violenza o minaccia. La pena minima passa da 4 a 6 anni e la massima rimane a 12. In aula si dovrà reinserire anche l’incaricato di pubblico servizio che manca
nel testo Severino»
E il nuovo articolo, il 319 quater?
«Si chiama induzione indebita a dare o promettere altra utilità. Punisce il pubblico ufficiale e l’incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità e dei suoi poteri, induce a dare o promettere altra utilità. Pena minima 3 anni, massima di 8».
È il capo di imputazione a carico di Berlusconi nel processo Ruby. Gli avvocati dell’expremier potrebbero chiedere al Tribunale l’annullamento del processo perchè non c’è più il reato?
«Preoccupazione infondata. Il giudice valuterà che la condotta punita è la stessa anche se cambia l’articolo».
Perchè è stata diminuita la pena?
«Per distinguere la gravità dei comportamenti e, quindi delle pene. Sicuramente la coartazione della volontà del privato, cioè il costringimento, può avere un disvalore maggiore. Il Pd chiede di riportare il minimo a quello attuale e di alzare il massimo a 10 anni».
Qualcuno intravede nel pacchetto un aiuto anche a Filippo Penati, l’ex vicepresidente della regione Lombardia autosospesosi dal Pd perchè indagato per concussione a Monza per le aree Falck.
«Non conosco con esattezza i capi d’imputazione dell’inchiesta Penati».
Tra i reati ipotizzati c’è la concussione per induzione e risale al 2002. Se non cambiano le cose si estingue nel2017. Con le nuove norme nel 2012.
«Il Pd ripresenterà in Aula un emendamento che chiede il raddoppio di tutti i tempi di prescrizione».
Lunedì in aula concorruzione e falso in bilancio. Diventeranno legge?
«Dipende dalla responsabilità di tutte le forze politiche, i tempi consentirebbero l’approvazione entro l’estate. Le norme sulla concussione con i nuovi reati come la corruzione tra privati e il traffico di influenze, che è la norma anti cricca, portano l’Italia sulla strada giusta. Dopo anni di rinvii». Ma le barricate restano alte dalle parti del Pdl.

l’Unità 24.05.12