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Il Pd: «Sulla Rai non torniamo indietro. La riforma si può fare», di Maria Zegarelli

Sulla Rai il Pd non cambia posizione. Bersani: «È necessaria una cesura netta tra politica e azienda». No anche all’ipotesi commissariamento. Sul tavolo del vertice giustizia, lavoro e questione sociale. Angelino Alfano ci andrà con spirito ecumenico, appoggiando il governo «con opere e omissioni» ed è chiaro dove si annidano le omissioni: sulla Rai e sulla legge anticorruzione. Non contro, sembra, ma morbidamente a lato. Deciso, però, a puntare tutto sul lavoro, ha spiegato. Pier Luigi Bersani ci va con l’intenzione di non accettare preclusioni sul menu da mettere in tavola e «contentissimo» di scoprire un inedito segretario Pdl «in tuta blu», mentre Pier Ferdinando Casini dice che andrà ad ascoltare perché l’agenda la detta Mario Monti. Di sicuro il lavoro di tessitura e mediazione sarà cosa di non poco conto per il premier che dal vertice di oggi dovrà uscire con impegno comune dei partiti che lo sostengono a sgombrare il campo dal rischio di impantanamento dell’azione di governo.
IL NODO RAI
Il ministro Andrea Riccardi è sicuro: «Vedrete che ce la faremo. Il rapporto è più sereno di quanto sembra. Sono ottimisti. Tutti sono consapevoli del bene del Paese». «Siamo così consapevoli del bene del Paese che anche per la Rai, un’azienda che vede il Tesoro come maggiore azionista, pensiamo si debba procedere con urgenza, senza trovare false soluzioni», fanno sapere dal Nazareno. Dunque, il pressing sul segretario Pd, se pressing c’è stato, non sembra aver dato i frutti sperati. Bersani oggi andrà al vertice a quattro avendo «apprezzato molto» la puntualizzazione del premier che ha precisato che non ci sono temi di cui non si parla, ma non tornerà indietro sui suoi passi: «Sulla Rai chiederemo una cesura netta tra la politica e l’azienda», ha spiegato ieri il segretario ai suoi collaboratori. Altrimenti meglio l’Aventino. E se nei giorni scorsi c’è chi ha fatto filtrare da Palazzo Chigi il nome di Enrico Bondi, come tecnico di altissimo livello al vertice Rai in cambio di un via libera dei partiti (soprattutto del Pd) alla nomina del nuovo Cda, dal Nazareno fanno filtrare un gentile ma fermo «no, grazie».
«Non basta ridurre a cinque i membri del Cda e nominare Bondi ragiona Matteo Orfini, responsabile Cultura e informazione è necessario dare una guida certa all’azienda, perché nominare un nuovo Cda con un direttore senza poteri è un meccanismo che non consente di risolvere i problemi che oggi paralizzano la Rai».
Quanto alla preoccupazione di Mario Monti circa la possibilità che proprio sulla Rai si creino fibrillazioni per Palazzo Chigi, Bersani fa sapere che il Pd non ha affatto intenzione di mettere in discussione il governo, quanto piuttosto di rilanciare l’azione politica per arrivare a una governance, «se c’è la volontà si può fare anche in venti giorni», a meno che il Pdl non consideri la Legge Gasparri «scritta sul bronzo» e dunque immodificabile. Anche D’Alema assicura: «Nessuno ha l’interesse o la forza di mettersi contro il governo Monti». Sarebbero, quelle in corso tra Pdl, Pd e Terzo Polo, «schermaglie politiche: Alfano, in particolare, è in difficoltà per le tensioni nel Pdl e perché Rai e Giustizia sono temi sensibili a Berlusconi». Ma il governo «deve comunque fare il governo, deve occuparsi di tutti i problemi, non
può avere materie precluse. È lì nella pienezza dei suoi poteri».
E i problemi sul tavolo oggi saranno diversi: la riforma del mercato del lavoro, la giustizia, la legge sulla corruzione (alla quale lo stesso Monti vorrebbe dare una corsia preferenziale) e la questione sociale per la quale, secondo Bersani, «sono necessari interventi incisivi per la crescita e le politiche di sviluppo che ancora mancano». Dunque, se Alfano dice che dal canto suo la priorità è il lavoro, Bersani ribadisce che la crescita del Paese riparte su più fronti: «C’è bisogno di accelerare ha detto ieri la riforma della giustizia civile perché anche quello è un freno per gli investimenti dall’estero verso il nostro Paese», così come la questione delle carceri, la rimodulazione dei distretti giudiziari. Sulla giustizia Alfano non andrà al muro contro muro ma è pronto al rilancio con la legge bavaglio sulle intercettazioni amara ossessione di Silvio Berlusconi anche se lo fa più per dovere che per convinzione.
«Nessuno può prendersi la responsabilità di alzarsi e andare via avverte Casini l’agenda la fa Monti. Ma parlare di crescita significa parlare anche di giustizia, parlare di imprese vuol dire parlare anche di corruzione, e così via». Ed è probabile che nessuno si alzi, ma le tensioni fra Pd e Pdl sono tutte lì, sul tavolo, aggrovigliate intorno agli interessi del Cavaliere. Casini racconta: «Sono impegnato a distribuire bromuro da mattina a sera, la camomilla è necessaria».

L’Unità 15.03.12

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“Il sospetto del Pd, un grande scambio nomine tv-frequenze
Cruciali e da decifrare le ultime carte di Passera”, di Amedeo La Mattina

Che intenzioni ha Corrado Passera? Perché il ministro dello Sviluppo Economico sostiene che non c’è più il tempo per modificare la governance della Rai? Anche Monti la pensa così? Bersani arriverà al vertice di maggioranza con queste domande. Il segretario del Pd ha il sospetto che l’ex ad di Intesa San Paolo voglia lottizzare il servizio pubblico d’intesa con il Pdl e allo stesso tempo mettere in vendita le frequenze televisive (tanto care a Berlusconi) con un’asta non proprio gratuita ma «low cost». Sospetti e «cattivi pensieri» che Bersani vuole siano fugati dallo stesso presidente del Consiglio. E non ha dubbi che ciò avvenga. Se invece si arriverà a un semplice rinnovo del Cda Rai, come vuole il Pdl, e non ci sarà una rivoluzione a viale Mazzini, allora Alfano, Monti e Passera dovranno metterci la faccia: per il leader dei Democratici saranno responsabili del disastro del servizio pubblico, condannando la Rai a un destino simile all’Alitalia.
Un vertice in salita quello di questa sera. E potrebbe non bastare la schiarita sulla riforma del lavoro. Il premier dovrà confermare la convinzione di Casini secondo cui il Professore della Bocconi è «più politico di Andreotti». Ma non serviranno solo le grandi capacità di mediazione del vecchio leader della Dc: il presidente del Consiglio dovrà mettere in campo una forza decisionale capace di superare i veti incrociati del Pdl e del Pd. L’Udc con il suo leader è impegnato a distribuire «bromuro da mattina a sera» e consiglia ai partiti maggiori di non forzare la mano: basta «bambinate». Casini non si rivolge solo ad Alfano, che non vuole trattare su giustizia e Rai. Il messaggio è rivolto anche a Bersani. Abbassare i toni, riporre le armi, affidare a Monti la delega per decidere sui temi controversi. Sul ddl contro la corruzione, ad esempio, si potrebbe stralciare la parte che riguarda l’allungamento della prescrizione. Quanto alla Tv di Stato va bene pure la nomina dei nuovi consiglieri d’amministrazione e di un altro direttore generale, un tecnico di alto profilo. «Se non si va in questa direzione spiega Roberto Rao – la soluzione sarà la paralisi e la proroga dell’attuale Cda Rai, che poi è quello che fa comodo al Pdl». In ogni caso per Casini non è possibile delimitare gli argomenti del vertice: «Significherebbe indebolire deliberatamente il governo. Nessuno può prendersi la responsabilità di alzarsi dal vertice e andare via. Renderebbe l’esecutivo gravemente menomato».
Alfano nega che questa sia la sua intenzione. «Non vogliamo complicare la vita a Monti. Sosteniamo lealmente il governo in opere e omissioni. Le opere sono le cose che facciamo per sostenere Monti, le omissioni sono quelle che facciamo per evitare di partecipare a discussioni che possono mettere in difficoltà l’esecutivo». Ma il segretario del Pdl pensa di mettere altra carne al fuoco nell’incontro di Palazzo Chigi. Infatti Alfano vuole aggiungere un altro tema spinoso, quello dell’abolizione delle commissioni bancarie, votata dal Senato da tutti i partiti.
Da giorni va avanti il ping-pong tra esecutivo e maggioranza: a chi spetta l’onere di modificare la norma? Il governo sostiene che è compito del Parlamento che l’ha approvata contro il parere dell’esecutivo mentre la maggioranza vuole lavarsene le mani chiedendo a Palazzo Chigi di provvedere con un «decretino» ad hoc. In sostanza le forze politiche ora nascondono la mano e non vogliono apparire come i difensori degli istituti di credito. Anzi Alfano, ma anche Casini, chiederanno un intervento sul sistema bancario per favorire il credito verso le famiglie e le imprese. Il segretario del Pdl insiste: che fine hanno fatto i prestiti all’1% della Bce ricevuti dagli istituti di credito italiani? L’ex ministro della Giustizia batterà molto sul tasto delle banche per allungare il brodo della discussione ed evitare che si arrivi al tema della Rai.
Insomma, il vertice di questa sera non sarà una passeggiata. Monti dovrà rispondere alle richieste dei partiti che lo sostengono. E forse non basterà a spianare la strada il possibile accordo con le parti sociali sulla riforma del lavoro. I leader del Pdl e del Pd nonvogliono stringerlo in un angolo ma si aspettano risposte. Bersani è convinto che il Professore non si farà piegare dai diktat di Berlusconi sulla tv e le frequenze televisive, sconfessando Passera e prendendo una decisione su viale Mazzini. Magari nominando un commissario, come ha chiesto Enrico Letta.

La Stampa 15.03.12

L´ultima mediazione di Bersani "Ora buttate la chiave e firmate", di Goffredo De Marchis

«Buttate la chiave e firmate questo accordo». Pier Luigi Bersani vede il traguardo dell´intesa sul mercato del lavoro. È una corsa contro il tempo ma ormai il disegno è definito. Susanna Camusso dirà sì al modello tedesco per la revisione dell´articolo 18: i lavoratori potranno essere reintegrati o indennizzati. Confindustria e le piccole imprese avranno i soldi necessari a garantire le nuove forme di ammortizzatori sociali: 2 miliardi, forse 2,5. E oggi il segretario del Pd, con il responsabile economico Stefano Fassina, vedrà sia Rete imprese sia Emma Marcegaglia, associazioni in grande sofferenza per la crescita sotto zero. «Io li posso incontrare perché conosco i loro problemi», dice con l´orgoglio dell´ex ministro e dell´ex amministratore emiliano. Che è anche una risposta alla recente folgorazione “laburista” di Alfano. Al segretario della Cisl Raffaele Bonanni, con cui si è incontrato ieri, Bersani infine ha chiesto l´impegno a non rompere l´unità sindacale, a tenere insieme il fronte dei lavoratori.
Dopo le frizioni di martedì e l´uscita infelice di Elsa Fornero sulla «paccata di miliardi», ieri è stato il giorno della svolta. In casa democratica danno l´accordo per fatto. «Bastava leggere tra le righe le reazioni alla battuta del ministro del Lavoro. Il web si è scatenato, ma sindacati e partiti sono rimasti zitti», racconta Bersani. Segno che i lavori era già molto avanzati. Nel vertice di ieri tra parti sociali e Fornero si è scesi nei dettagli e sono arrivati nuovi passi positivi.
Sindacati e datori di lavoro sigleranno l´intesa su alcune linee guida di riforma. Poi toccherà all´esecutivo preparare il disegno di legge. In pratica, si abbandona il modello della concertazione, ma rimane «il metodo del confronto. E servirà anche in futuro», precisa il segretario del Pd. L´attivismo del segretario ha una doppia lettura. L´attenzione naturale di un partito di sinistra ai temi del lavoro e la tenuta del Partito democratico. Da subito è apparso evidente che il Pd si sarebbe spaccato in caso di accordo separato. Avrebbe cioè rischiato una scissione, da destra o da sinistra per via di un´ala filo-Cgil molto scettica fin dalla nascita del governo tecnico. Bisognava perciò tutelare i lavoratori e le imprese, ma anche le sorti del Pd. Con la firma della Camusso, fra l´altro, il Pd non avrà molto da temere neanche per le reazioni di Vendola e Di Pietro.
Mancano i soldi adesso. Ma se Bersani si è spinto così avanti qualcosa sul piatto dev´esserci. La sua mediazione serve a percorrere l´ultimo miglio. La Fornero non si sbilancia sulle risorse, tiene le carte coperte. Eppure qualche garanzia è spuntata nei colloqui con le parti sociali. Da Twitter ieri sono scomparse le indiscrezioni sulle riunioni a Palazzo Chigi diffuse in tempo reale dal profilo della Cgil nelle occasioni precedenti. Un altro buon segno. Il silenzio aiuta. Ora il segretario del Pd si prepara a chiudere almeno il match politico nel vertice di maggioranza stasera.
Nel partito ognuno tirerà la coperta dell´intesa dalla sua parte. L´ala laburista guidata da Fassina rivendicherà la difesa dei diritti, la non cancellazione dell´articolo 18, l´estensione di tutele ai precari e a chi rimane senza lavoro in età avanzata vedendo la pensione sempre più lontana dopo la riforma, la Cig estesa anche alle piccole imprese. I moderati metteranno l´accento sull´innovazione del sistema. «Il cambiamento è radicale – sottolinea Francesco Boccia -. L´intero pacchetto degli ammortizzatori sociali viene rivoluzionato. Si taglia il cordone ombelicale che lega attraverso la cassa integrazione aziende decotte e lavoratori. E si sostituisce con l´indennità di disoccupazione». Boccia pensa ad esempio ai lavoratori di Alitalia, che hanno una Cig di 7 anni. Ma le interpretazioni dell´intesa non avranno effetti sulla tenuta complessiva del centrosinistra, garantita soprattutto dall´adesione della Cgil.
Il quadro generale dell´intesa servirà a far uscire i soldi, attesi non solo dalle sigle dei lavoratori ma da grandi imprese e piccole. In questo senso, un aiuto è venuto anche da Corrado Passera, il ministro dello Sviluppo economico che siede sulla poltrona che fu di Bersani. La promessa di sbloccare in parte i debiti dello Stato nei confronti delle aziende ha funzionato da acceleratore dell´accordo. E in un clima così mutato difficilmente stasera il Pdl potrà permettersi di impugnare ideologicamente la bandiera dell´abolizione dell´articolo 18.

La Repubblica 15.03.12

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Lavoro. Bersani: Ci sono spiragli positivi, accordo possibile

“Ci sono spiragli positivi nelle ultime ore e giovedì spingeremo perché si arrivi ad un accordo”. Lo ha dichiarato il leader Pd, Pier Luigi Bersani, a margine di un incontro sulla riforma del mercato del lavoro con il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni “E’ una fase – ha continuato Bersani – in cui bisogna stare zitti e affidarsi al dialogo delle forze sociali. Io ho già detto che ci sono temi dirimenti come il precariato e la modifica del sistema degli ammortizzatori e poi ci può essere una manutenzione dell’articolo 18 ma mi fermo qui”.

“Noi ci affidiamo all’intesa dei sindacati e consiglierei al governo di affidarsi un po’ di più all’esperienza, alla competenza e anche alla voglia di innovare che le forze sedute al tavolo esprimono”. Questo l’invito rivolto all’esecutivo da Bersani. “Tutti sanno – ha concluso – che bisogna cambiare, tuttavia bisogna farlo in una direzione di coesione e sul tema del lavoro le risorse vanno trovate perché sulle pensioni già si è risparmiato parecchio”.

Anche il segretario Bonanni ha lasciato intravedere segnali di ottimismo sulla possibilità che si possa raggiungere un accordo con il governo: “Noi non diamo scadenze – ha detto Bonanni – ma se il governo sarà flessibile come noi, l’accordo si potrebbe fare anche domani mattina. Ci sono state schiarite nell’ultimo incontro col governo. Per il sindacato queste terranno, spero tengano anche per il governo”.
www.partitodemocratico.it

L´ultima mediazione di Bersani “Ora buttate la chiave e firmate”, di Goffredo De Marchis

«Buttate la chiave e firmate questo accordo». Pier Luigi Bersani vede il traguardo dell´intesa sul mercato del lavoro. È una corsa contro il tempo ma ormai il disegno è definito. Susanna Camusso dirà sì al modello tedesco per la revisione dell´articolo 18: i lavoratori potranno essere reintegrati o indennizzati. Confindustria e le piccole imprese avranno i soldi necessari a garantire le nuove forme di ammortizzatori sociali: 2 miliardi, forse 2,5. E oggi il segretario del Pd, con il responsabile economico Stefano Fassina, vedrà sia Rete imprese sia Emma Marcegaglia, associazioni in grande sofferenza per la crescita sotto zero. «Io li posso incontrare perché conosco i loro problemi», dice con l´orgoglio dell´ex ministro e dell´ex amministratore emiliano. Che è anche una risposta alla recente folgorazione “laburista” di Alfano. Al segretario della Cisl Raffaele Bonanni, con cui si è incontrato ieri, Bersani infine ha chiesto l´impegno a non rompere l´unità sindacale, a tenere insieme il fronte dei lavoratori.
Dopo le frizioni di martedì e l´uscita infelice di Elsa Fornero sulla «paccata di miliardi», ieri è stato il giorno della svolta. In casa democratica danno l´accordo per fatto. «Bastava leggere tra le righe le reazioni alla battuta del ministro del Lavoro. Il web si è scatenato, ma sindacati e partiti sono rimasti zitti», racconta Bersani. Segno che i lavori era già molto avanzati. Nel vertice di ieri tra parti sociali e Fornero si è scesi nei dettagli e sono arrivati nuovi passi positivi.
Sindacati e datori di lavoro sigleranno l´intesa su alcune linee guida di riforma. Poi toccherà all´esecutivo preparare il disegno di legge. In pratica, si abbandona il modello della concertazione, ma rimane «il metodo del confronto. E servirà anche in futuro», precisa il segretario del Pd. L´attivismo del segretario ha una doppia lettura. L´attenzione naturale di un partito di sinistra ai temi del lavoro e la tenuta del Partito democratico. Da subito è apparso evidente che il Pd si sarebbe spaccato in caso di accordo separato. Avrebbe cioè rischiato una scissione, da destra o da sinistra per via di un´ala filo-Cgil molto scettica fin dalla nascita del governo tecnico. Bisognava perciò tutelare i lavoratori e le imprese, ma anche le sorti del Pd. Con la firma della Camusso, fra l´altro, il Pd non avrà molto da temere neanche per le reazioni di Vendola e Di Pietro.
Mancano i soldi adesso. Ma se Bersani si è spinto così avanti qualcosa sul piatto dev´esserci. La sua mediazione serve a percorrere l´ultimo miglio. La Fornero non si sbilancia sulle risorse, tiene le carte coperte. Eppure qualche garanzia è spuntata nei colloqui con le parti sociali. Da Twitter ieri sono scomparse le indiscrezioni sulle riunioni a Palazzo Chigi diffuse in tempo reale dal profilo della Cgil nelle occasioni precedenti. Un altro buon segno. Il silenzio aiuta. Ora il segretario del Pd si prepara a chiudere almeno il match politico nel vertice di maggioranza stasera.
Nel partito ognuno tirerà la coperta dell´intesa dalla sua parte. L´ala laburista guidata da Fassina rivendicherà la difesa dei diritti, la non cancellazione dell´articolo 18, l´estensione di tutele ai precari e a chi rimane senza lavoro in età avanzata vedendo la pensione sempre più lontana dopo la riforma, la Cig estesa anche alle piccole imprese. I moderati metteranno l´accento sull´innovazione del sistema. «Il cambiamento è radicale – sottolinea Francesco Boccia -. L´intero pacchetto degli ammortizzatori sociali viene rivoluzionato. Si taglia il cordone ombelicale che lega attraverso la cassa integrazione aziende decotte e lavoratori. E si sostituisce con l´indennità di disoccupazione». Boccia pensa ad esempio ai lavoratori di Alitalia, che hanno una Cig di 7 anni. Ma le interpretazioni dell´intesa non avranno effetti sulla tenuta complessiva del centrosinistra, garantita soprattutto dall´adesione della Cgil.
Il quadro generale dell´intesa servirà a far uscire i soldi, attesi non solo dalle sigle dei lavoratori ma da grandi imprese e piccole. In questo senso, un aiuto è venuto anche da Corrado Passera, il ministro dello Sviluppo economico che siede sulla poltrona che fu di Bersani. La promessa di sbloccare in parte i debiti dello Stato nei confronti delle aziende ha funzionato da acceleratore dell´accordo. E in un clima così mutato difficilmente stasera il Pdl potrà permettersi di impugnare ideologicamente la bandiera dell´abolizione dell´articolo 18.

La Repubblica 15.03.12

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Lavoro. Bersani: Ci sono spiragli positivi, accordo possibile

“Ci sono spiragli positivi nelle ultime ore e giovedì spingeremo perché si arrivi ad un accordo”. Lo ha dichiarato il leader Pd, Pier Luigi Bersani, a margine di un incontro sulla riforma del mercato del lavoro con il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni “E’ una fase – ha continuato Bersani – in cui bisogna stare zitti e affidarsi al dialogo delle forze sociali. Io ho già detto che ci sono temi dirimenti come il precariato e la modifica del sistema degli ammortizzatori e poi ci può essere una manutenzione dell’articolo 18 ma mi fermo qui”.

“Noi ci affidiamo all’intesa dei sindacati e consiglierei al governo di affidarsi un po’ di più all’esperienza, alla competenza e anche alla voglia di innovare che le forze sedute al tavolo esprimono”. Questo l’invito rivolto all’esecutivo da Bersani. “Tutti sanno – ha concluso – che bisogna cambiare, tuttavia bisogna farlo in una direzione di coesione e sul tema del lavoro le risorse vanno trovate perché sulle pensioni già si è risparmiato parecchio”.

Anche il segretario Bonanni ha lasciato intravedere segnali di ottimismo sulla possibilità che si possa raggiungere un accordo con il governo: “Noi non diamo scadenze – ha detto Bonanni – ma se il governo sarà flessibile come noi, l’accordo si potrebbe fare anche domani mattina. Ci sono state schiarite nell’ultimo incontro col governo. Per il sindacato queste terranno, spero tengano anche per il governo”.
www.partitodemocratico.it

L´ultima mediazione di Bersani “Ora buttate la chiave e firmate”, di Goffredo De Marchis

«Buttate la chiave e firmate questo accordo». Pier Luigi Bersani vede il traguardo dell´intesa sul mercato del lavoro. È una corsa contro il tempo ma ormai il disegno è definito. Susanna Camusso dirà sì al modello tedesco per la revisione dell´articolo 18: i lavoratori potranno essere reintegrati o indennizzati. Confindustria e le piccole imprese avranno i soldi necessari a garantire le nuove forme di ammortizzatori sociali: 2 miliardi, forse 2,5. E oggi il segretario del Pd, con il responsabile economico Stefano Fassina, vedrà sia Rete imprese sia Emma Marcegaglia, associazioni in grande sofferenza per la crescita sotto zero. «Io li posso incontrare perché conosco i loro problemi», dice con l´orgoglio dell´ex ministro e dell´ex amministratore emiliano. Che è anche una risposta alla recente folgorazione “laburista” di Alfano. Al segretario della Cisl Raffaele Bonanni, con cui si è incontrato ieri, Bersani infine ha chiesto l´impegno a non rompere l´unità sindacale, a tenere insieme il fronte dei lavoratori.
Dopo le frizioni di martedì e l´uscita infelice di Elsa Fornero sulla «paccata di miliardi», ieri è stato il giorno della svolta. In casa democratica danno l´accordo per fatto. «Bastava leggere tra le righe le reazioni alla battuta del ministro del Lavoro. Il web si è scatenato, ma sindacati e partiti sono rimasti zitti», racconta Bersani. Segno che i lavori era già molto avanzati. Nel vertice di ieri tra parti sociali e Fornero si è scesi nei dettagli e sono arrivati nuovi passi positivi.
Sindacati e datori di lavoro sigleranno l´intesa su alcune linee guida di riforma. Poi toccherà all´esecutivo preparare il disegno di legge. In pratica, si abbandona il modello della concertazione, ma rimane «il metodo del confronto. E servirà anche in futuro», precisa il segretario del Pd. L´attivismo del segretario ha una doppia lettura. L´attenzione naturale di un partito di sinistra ai temi del lavoro e la tenuta del Partito democratico. Da subito è apparso evidente che il Pd si sarebbe spaccato in caso di accordo separato. Avrebbe cioè rischiato una scissione, da destra o da sinistra per via di un´ala filo-Cgil molto scettica fin dalla nascita del governo tecnico. Bisognava perciò tutelare i lavoratori e le imprese, ma anche le sorti del Pd. Con la firma della Camusso, fra l´altro, il Pd non avrà molto da temere neanche per le reazioni di Vendola e Di Pietro.
Mancano i soldi adesso. Ma se Bersani si è spinto così avanti qualcosa sul piatto dev´esserci. La sua mediazione serve a percorrere l´ultimo miglio. La Fornero non si sbilancia sulle risorse, tiene le carte coperte. Eppure qualche garanzia è spuntata nei colloqui con le parti sociali. Da Twitter ieri sono scomparse le indiscrezioni sulle riunioni a Palazzo Chigi diffuse in tempo reale dal profilo della Cgil nelle occasioni precedenti. Un altro buon segno. Il silenzio aiuta. Ora il segretario del Pd si prepara a chiudere almeno il match politico nel vertice di maggioranza stasera.
Nel partito ognuno tirerà la coperta dell´intesa dalla sua parte. L´ala laburista guidata da Fassina rivendicherà la difesa dei diritti, la non cancellazione dell´articolo 18, l´estensione di tutele ai precari e a chi rimane senza lavoro in età avanzata vedendo la pensione sempre più lontana dopo la riforma, la Cig estesa anche alle piccole imprese. I moderati metteranno l´accento sull´innovazione del sistema. «Il cambiamento è radicale – sottolinea Francesco Boccia -. L´intero pacchetto degli ammortizzatori sociali viene rivoluzionato. Si taglia il cordone ombelicale che lega attraverso la cassa integrazione aziende decotte e lavoratori. E si sostituisce con l´indennità di disoccupazione». Boccia pensa ad esempio ai lavoratori di Alitalia, che hanno una Cig di 7 anni. Ma le interpretazioni dell´intesa non avranno effetti sulla tenuta complessiva del centrosinistra, garantita soprattutto dall´adesione della Cgil.
Il quadro generale dell´intesa servirà a far uscire i soldi, attesi non solo dalle sigle dei lavoratori ma da grandi imprese e piccole. In questo senso, un aiuto è venuto anche da Corrado Passera, il ministro dello Sviluppo economico che siede sulla poltrona che fu di Bersani. La promessa di sbloccare in parte i debiti dello Stato nei confronti delle aziende ha funzionato da acceleratore dell´accordo. E in un clima così mutato difficilmente stasera il Pdl potrà permettersi di impugnare ideologicamente la bandiera dell´abolizione dell´articolo 18.

La Repubblica 15.03.12

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Lavoro. Bersani: Ci sono spiragli positivi, accordo possibile

“Ci sono spiragli positivi nelle ultime ore e giovedì spingeremo perché si arrivi ad un accordo”. Lo ha dichiarato il leader Pd, Pier Luigi Bersani, a margine di un incontro sulla riforma del mercato del lavoro con il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni “E’ una fase – ha continuato Bersani – in cui bisogna stare zitti e affidarsi al dialogo delle forze sociali. Io ho già detto che ci sono temi dirimenti come il precariato e la modifica del sistema degli ammortizzatori e poi ci può essere una manutenzione dell’articolo 18 ma mi fermo qui”.

“Noi ci affidiamo all’intesa dei sindacati e consiglierei al governo di affidarsi un po’ di più all’esperienza, alla competenza e anche alla voglia di innovare che le forze sedute al tavolo esprimono”. Questo l’invito rivolto all’esecutivo da Bersani. “Tutti sanno – ha concluso – che bisogna cambiare, tuttavia bisogna farlo in una direzione di coesione e sul tema del lavoro le risorse vanno trovate perché sulle pensioni già si è risparmiato parecchio”.

Anche il segretario Bonanni ha lasciato intravedere segnali di ottimismo sulla possibilità che si possa raggiungere un accordo con il governo: “Noi non diamo scadenze – ha detto Bonanni – ma se il governo sarà flessibile come noi, l’accordo si potrebbe fare anche domani mattina. Ci sono state schiarite nell’ultimo incontro col governo. Per il sindacato queste terranno, spero tengano anche per il governo”.
www.partitodemocratico.it

"Stupri di gruppo, arrivano le prime scarcerazioni", di Elsa Vinci

Ai domiciliari per lo stupro di gruppo. Due ventenni del Frusinate in carcere da agosto per aver violentato una ragazza di sedici anni, tornano a casa. Proprio su questo fatto la Corte di Cassazione un mese fa aveva sancito che il carcere «non è più obbligatorio» per gli stupratori in branco, imprimendo una svolta alla giurisprudenza che ha provocato accese polemiche. Per applicare quella sentenza, i giudici del tribunale del riesame di Roma ieri hanno concesso ai due imputati la misura alternativa. Sono i primi, dopo la pronuncia, ad aspettare il processo in famiglia.
«È un arretramento grave sul diritto alla giustizia alle donne», afferma Barbara Pollastrini, deputata del Pd. «Ecco i risultati di quella sentenza scellerata», reagisce Angela Maraventano, senatrice della Lega Nord. Con un´interpretazione estensiva di una massima della Consulta, la Cassazione ha invitato a valutare caso per caso sulle esigenze cautelari per gli stupri di gruppo, ammorbidendo così la linea dura varata dal governo nel 2009 e applicata dai magistrati dopo la terribile violenza su una ragazzina di 13 anni al parco della Caffarella a Roma.
«In astratto il principio della Cassazione può essere condivisibile, ma nei fatti, essendo lo stupro un reato gravissimo contro la persona, diventa difficile immaginare una misura diversa dal carcere», dice Maria Monteleone, procuratore aggiunto nella capitale, dove guida il pool di magistrati specializzati nei reati sessuali e contro la famiglia. «Se non hai in mano gravi indizi, il carcere non lo chiedi – prosegue la pm – ma le violenze di gruppo sono reati così efferati da rendere impossibile una misura graduata». Lei è tra i magistrati che per chi abusa di una donna il carcere lo chiede sempre. E nonostante la decisione della Cassazione e l´ovvia ricaduta nei giudizi di merito, Maria Monteleone ritiene che per il branco le scarcerazioni «saranno solo residuali».
Intanto i primi sono tornati a casa. Uno di 21 e l´altro di 24 anni, quest´ultimo laureato in scienze motorie e attivo nel volontariato. Entrambi incensurati. Erano in auto una sera d´estate, dopo una festa al pub di Isola Liri, quando hanno deciso di avvicinare due ragazze che intorno alle due di notte tornavano a casa. «Le abbiamo invitate a fare un giro». La sorella maggiore ha rifiutato, la minore è salita in macchina. Quarantacinque minuti dopo la violenza era stata consumata in una stradina delle campagne di Sora. La ragazzina li ha denunciatati e loro si sono difesi dicendo che «lei era consenziente». Arrestati due mesi dopo, i magistrati li hanno sbattuti in cella.
«Poi la Suprema Corte ha solo restituito al giudice la libertà di decidere», ricorda Lucio Marziale, l´avvocato che ha discusso e vinto in Cassazione e che ieri ha riportato a casa i due giovani. «Il tribunale del riesame di Roma ha confermato i gravi indizi di colpevolezza – spiega Marziale – ma ha concesso i domiciliari perché non ha ravvisato elementi di pericolosità sociale e il rischio di fuga». Domani gli imputati compariranno davanti al gup di Cassino, che li giudicherà con rito abbreviato.
Libero anche l´uomo accusato di aver violentato una turista americana nel febbraio dell´anno scorso a Villa Borghese a Roma: sono scaduti i termini di custodia cautelare. «Un altro schiaffo alle donne», commenta il sindaco Alemanno. «La verità – dice Teresa Bellanova, deputata del Pd – è che le donne sono sempre sole di fronte alla violenza».

La Repubblica 15.03.12

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“Due scarcerati dopo lo stupro di gruppo”, di Paolo Foschi

Applicata la nuova linea della Cassazione. Gli abitanti di Sora: giustizia da soli. «Se non ci penserà il tribunale a fare giustizia, ci penseremo noi», dice un ragazzo sotto i portici davanti alla Chiesa di Santa Restituita, nel delizioso centro storico di Sora, Basso Lazio. Qui e nel vicino comune di Isola Liri ieri sono tornati a casa due ragazzi, 24 e 21 anni, accusati di un crimine orrendo: violenza sessuale su una minorenne. Il tribunale del riesame di Cassino ha concesso gli arresti domiciliari, applicando la recente (e discussa) sentenza della Cassazione secondo la quale anche per un reato così grave non è obbligatorio il carcere come misura cautelare.
La vicenda risale alla scorsa estate. Nella notte fra il 23 e il 24 giugno all’uscita di un pub una ragazza non ancora diciottenne, anche lei residente nella zona, fu avvicinata dai due giovani che le offrirono un passaggio in auto. Lei accettò, la sorella maggiorenne, con cui era uscita insieme, preferì tornare a piedi. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, la macchina però prima di riportare la ragazzina a casa si fermò in una stradina di campagna. La minorenne ebbe un rapporto sessuale con i due giovani: secondo lei fu violenza, secondo i due ragazzi era consenziente. Dopo più di un mese di indagini, i due giovani furono arrestati il 6 agosto scorso.
La prima richiesta di domiciliari era stata respinta. Poi però la Cassazione ha rimesso in discussione tutto. A partire dal 2009 il Parlamento, con una nuova legge, aveva vietato l’applicazione di misure cautelari alternative al carcere per i delitti di violenza sessuali o di atti sessuali nei confronti di minorenni. Un orientamento bocciato con la sentenza n. 265 della Corte costituzionale del 2010, secondo la quale la norma approvata dal Parlamento è in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione. Per questo secondo la Consulta spetta al giudice, caso per caso, stabilire le misure cautelari da adottare.
Il tribunale del riesame di Cassino ha dunque deciso che gli arresti domiciliari sono la misura adatta. Ed è scoppiata la polemica. Anche perché è di ieri la notizia della scarcerazione per decorrenza di termini dell’uomo accusato di aver stuprato una turista americana a Villa Borghese. «Uno schiaffo in faccia a tutte le donne di Roma», ha detto il sindaco Gianni Alemanno.
Sulla scelta dei giudici di Cassino Angela Maraventano, senatrice della Lega Nord, ha commentato: «Decisione scellerata». «Siamo di fronte a un arretramento grave del diritto per quanto riguarda la giustizia delle donne», ha aggiunto Barbara Pollastrini, deputata del Pd. Giuseppe Di Mascio, uno dei legali che difende i due ragazzi, ha auspicato che «la decisione di concedere i domiciliari non scateni un altro massacro mediatico di due giovani, che sono innocenti fino a prova contraria. Siamo in attesa di conoscere le motivazioni. La decisione del Riesame non è solo un mero recepimento, ma una valutazione che coinvolge anche il merito della vicenda».
La comunità di Sora è divisa fra innocentisti e colpevolisti. Ma al caffè sotto i portici sono netti: «Non si fanno quelle cose a una ragazzina. Se li mandano fuori, la pagheranno», dicono alcuni ragazzi. Adesso la parola passa al Gup. Domani è fissata l’udienza.

Corriere della Sera 15.3.12

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“Un’irragionevole via d’uscita”, di Fiorenza Sarzanini

È andata come si poteva prevedere, nel peggiore dei modi. Perché la sentenza della Cassazione che rende facoltativo il carcere per lo stupro di gruppo, ha avuto il primo e devastante effetto. I due ventenni di Sora sono i primi a tornare a casa, certamente non saranno gli ultimi. E la spirale violenta adesso potrà avere una giustificazione in più perché in casi di questo genere la prigione è un deterrente forte, soprattutto per i giovani. Mentre la prospettiva di avere una via d’uscita può scatenare gli istinti, anche quelli più brutali.
Era stata la Corte costituzionale, nel 2010, a eliminare l’automatismo della custodia cautelare obbligatoria in carcere per chi è accusato di stupro, ripristinando la possibilità degli arresti domiciliari. Un pronunciamento ragionevole. Non si può negare che in questo tipo di reato il racconto della vittima lasci talvolta dei dubbi. Capita che ci sia un iniziale consenso al rapporto. Addirittura è capitato che una donna si sia inventata la violenza. Se la Consulta non avesse eliminato quell’automatismo, in casi controversi il giudice era obbligato a far tornare libero l’indagato. La Cassazione ha deciso di applicare lo stesso principio allo stupro di gruppo. Ed è proprio questo ad apparire assurdo e irragionevole. Come si può pensare che una donna inventi di essere stata assalita dal branco? In questi casi il corpo è, purtroppo, la prova più evidente. Ecco perché non ci può essere alternativa alla cella.

Corriere della Sera 15.03.12

“Stupri di gruppo, arrivano le prime scarcerazioni”, di Elsa Vinci

Ai domiciliari per lo stupro di gruppo. Due ventenni del Frusinate in carcere da agosto per aver violentato una ragazza di sedici anni, tornano a casa. Proprio su questo fatto la Corte di Cassazione un mese fa aveva sancito che il carcere «non è più obbligatorio» per gli stupratori in branco, imprimendo una svolta alla giurisprudenza che ha provocato accese polemiche. Per applicare quella sentenza, i giudici del tribunale del riesame di Roma ieri hanno concesso ai due imputati la misura alternativa. Sono i primi, dopo la pronuncia, ad aspettare il processo in famiglia.
«È un arretramento grave sul diritto alla giustizia alle donne», afferma Barbara Pollastrini, deputata del Pd. «Ecco i risultati di quella sentenza scellerata», reagisce Angela Maraventano, senatrice della Lega Nord. Con un´interpretazione estensiva di una massima della Consulta, la Cassazione ha invitato a valutare caso per caso sulle esigenze cautelari per gli stupri di gruppo, ammorbidendo così la linea dura varata dal governo nel 2009 e applicata dai magistrati dopo la terribile violenza su una ragazzina di 13 anni al parco della Caffarella a Roma.
«In astratto il principio della Cassazione può essere condivisibile, ma nei fatti, essendo lo stupro un reato gravissimo contro la persona, diventa difficile immaginare una misura diversa dal carcere», dice Maria Monteleone, procuratore aggiunto nella capitale, dove guida il pool di magistrati specializzati nei reati sessuali e contro la famiglia. «Se non hai in mano gravi indizi, il carcere non lo chiedi – prosegue la pm – ma le violenze di gruppo sono reati così efferati da rendere impossibile una misura graduata». Lei è tra i magistrati che per chi abusa di una donna il carcere lo chiede sempre. E nonostante la decisione della Cassazione e l´ovvia ricaduta nei giudizi di merito, Maria Monteleone ritiene che per il branco le scarcerazioni «saranno solo residuali».
Intanto i primi sono tornati a casa. Uno di 21 e l´altro di 24 anni, quest´ultimo laureato in scienze motorie e attivo nel volontariato. Entrambi incensurati. Erano in auto una sera d´estate, dopo una festa al pub di Isola Liri, quando hanno deciso di avvicinare due ragazze che intorno alle due di notte tornavano a casa. «Le abbiamo invitate a fare un giro». La sorella maggiore ha rifiutato, la minore è salita in macchina. Quarantacinque minuti dopo la violenza era stata consumata in una stradina delle campagne di Sora. La ragazzina li ha denunciatati e loro si sono difesi dicendo che «lei era consenziente». Arrestati due mesi dopo, i magistrati li hanno sbattuti in cella.
«Poi la Suprema Corte ha solo restituito al giudice la libertà di decidere», ricorda Lucio Marziale, l´avvocato che ha discusso e vinto in Cassazione e che ieri ha riportato a casa i due giovani. «Il tribunale del riesame di Roma ha confermato i gravi indizi di colpevolezza – spiega Marziale – ma ha concesso i domiciliari perché non ha ravvisato elementi di pericolosità sociale e il rischio di fuga». Domani gli imputati compariranno davanti al gup di Cassino, che li giudicherà con rito abbreviato.
Libero anche l´uomo accusato di aver violentato una turista americana nel febbraio dell´anno scorso a Villa Borghese a Roma: sono scaduti i termini di custodia cautelare. «Un altro schiaffo alle donne», commenta il sindaco Alemanno. «La verità – dice Teresa Bellanova, deputata del Pd – è che le donne sono sempre sole di fronte alla violenza».

La Repubblica 15.03.12

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“Due scarcerati dopo lo stupro di gruppo”, di Paolo Foschi

Applicata la nuova linea della Cassazione. Gli abitanti di Sora: giustizia da soli. «Se non ci penserà il tribunale a fare giustizia, ci penseremo noi», dice un ragazzo sotto i portici davanti alla Chiesa di Santa Restituita, nel delizioso centro storico di Sora, Basso Lazio. Qui e nel vicino comune di Isola Liri ieri sono tornati a casa due ragazzi, 24 e 21 anni, accusati di un crimine orrendo: violenza sessuale su una minorenne. Il tribunale del riesame di Cassino ha concesso gli arresti domiciliari, applicando la recente (e discussa) sentenza della Cassazione secondo la quale anche per un reato così grave non è obbligatorio il carcere come misura cautelare.
La vicenda risale alla scorsa estate. Nella notte fra il 23 e il 24 giugno all’uscita di un pub una ragazza non ancora diciottenne, anche lei residente nella zona, fu avvicinata dai due giovani che le offrirono un passaggio in auto. Lei accettò, la sorella maggiorenne, con cui era uscita insieme, preferì tornare a piedi. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, la macchina però prima di riportare la ragazzina a casa si fermò in una stradina di campagna. La minorenne ebbe un rapporto sessuale con i due giovani: secondo lei fu violenza, secondo i due ragazzi era consenziente. Dopo più di un mese di indagini, i due giovani furono arrestati il 6 agosto scorso.
La prima richiesta di domiciliari era stata respinta. Poi però la Cassazione ha rimesso in discussione tutto. A partire dal 2009 il Parlamento, con una nuova legge, aveva vietato l’applicazione di misure cautelari alternative al carcere per i delitti di violenza sessuali o di atti sessuali nei confronti di minorenni. Un orientamento bocciato con la sentenza n. 265 della Corte costituzionale del 2010, secondo la quale la norma approvata dal Parlamento è in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione. Per questo secondo la Consulta spetta al giudice, caso per caso, stabilire le misure cautelari da adottare.
Il tribunale del riesame di Cassino ha dunque deciso che gli arresti domiciliari sono la misura adatta. Ed è scoppiata la polemica. Anche perché è di ieri la notizia della scarcerazione per decorrenza di termini dell’uomo accusato di aver stuprato una turista americana a Villa Borghese. «Uno schiaffo in faccia a tutte le donne di Roma», ha detto il sindaco Gianni Alemanno.
Sulla scelta dei giudici di Cassino Angela Maraventano, senatrice della Lega Nord, ha commentato: «Decisione scellerata». «Siamo di fronte a un arretramento grave del diritto per quanto riguarda la giustizia delle donne», ha aggiunto Barbara Pollastrini, deputata del Pd. Giuseppe Di Mascio, uno dei legali che difende i due ragazzi, ha auspicato che «la decisione di concedere i domiciliari non scateni un altro massacro mediatico di due giovani, che sono innocenti fino a prova contraria. Siamo in attesa di conoscere le motivazioni. La decisione del Riesame non è solo un mero recepimento, ma una valutazione che coinvolge anche il merito della vicenda».
La comunità di Sora è divisa fra innocentisti e colpevolisti. Ma al caffè sotto i portici sono netti: «Non si fanno quelle cose a una ragazzina. Se li mandano fuori, la pagheranno», dicono alcuni ragazzi. Adesso la parola passa al Gup. Domani è fissata l’udienza.

Corriere della Sera 15.3.12

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“Un’irragionevole via d’uscita”, di Fiorenza Sarzanini

È andata come si poteva prevedere, nel peggiore dei modi. Perché la sentenza della Cassazione che rende facoltativo il carcere per lo stupro di gruppo, ha avuto il primo e devastante effetto. I due ventenni di Sora sono i primi a tornare a casa, certamente non saranno gli ultimi. E la spirale violenta adesso potrà avere una giustificazione in più perché in casi di questo genere la prigione è un deterrente forte, soprattutto per i giovani. Mentre la prospettiva di avere una via d’uscita può scatenare gli istinti, anche quelli più brutali.
Era stata la Corte costituzionale, nel 2010, a eliminare l’automatismo della custodia cautelare obbligatoria in carcere per chi è accusato di stupro, ripristinando la possibilità degli arresti domiciliari. Un pronunciamento ragionevole. Non si può negare che in questo tipo di reato il racconto della vittima lasci talvolta dei dubbi. Capita che ci sia un iniziale consenso al rapporto. Addirittura è capitato che una donna si sia inventata la violenza. Se la Consulta non avesse eliminato quell’automatismo, in casi controversi il giudice era obbligato a far tornare libero l’indagato. La Cassazione ha deciso di applicare lo stesso principio allo stupro di gruppo. Ed è proprio questo ad apparire assurdo e irragionevole. Come si può pensare che una donna inventi di essere stata assalita dal branco? In questi casi il corpo è, purtroppo, la prova più evidente. Ecco perché non ci può essere alternativa alla cella.

Corriere della Sera 15.03.12

“Stupri di gruppo, arrivano le prime scarcerazioni”, di Elsa Vinci

Ai domiciliari per lo stupro di gruppo. Due ventenni del Frusinate in carcere da agosto per aver violentato una ragazza di sedici anni, tornano a casa. Proprio su questo fatto la Corte di Cassazione un mese fa aveva sancito che il carcere «non è più obbligatorio» per gli stupratori in branco, imprimendo una svolta alla giurisprudenza che ha provocato accese polemiche. Per applicare quella sentenza, i giudici del tribunale del riesame di Roma ieri hanno concesso ai due imputati la misura alternativa. Sono i primi, dopo la pronuncia, ad aspettare il processo in famiglia.
«È un arretramento grave sul diritto alla giustizia alle donne», afferma Barbara Pollastrini, deputata del Pd. «Ecco i risultati di quella sentenza scellerata», reagisce Angela Maraventano, senatrice della Lega Nord. Con un´interpretazione estensiva di una massima della Consulta, la Cassazione ha invitato a valutare caso per caso sulle esigenze cautelari per gli stupri di gruppo, ammorbidendo così la linea dura varata dal governo nel 2009 e applicata dai magistrati dopo la terribile violenza su una ragazzina di 13 anni al parco della Caffarella a Roma.
«In astratto il principio della Cassazione può essere condivisibile, ma nei fatti, essendo lo stupro un reato gravissimo contro la persona, diventa difficile immaginare una misura diversa dal carcere», dice Maria Monteleone, procuratore aggiunto nella capitale, dove guida il pool di magistrati specializzati nei reati sessuali e contro la famiglia. «Se non hai in mano gravi indizi, il carcere non lo chiedi – prosegue la pm – ma le violenze di gruppo sono reati così efferati da rendere impossibile una misura graduata». Lei è tra i magistrati che per chi abusa di una donna il carcere lo chiede sempre. E nonostante la decisione della Cassazione e l´ovvia ricaduta nei giudizi di merito, Maria Monteleone ritiene che per il branco le scarcerazioni «saranno solo residuali».
Intanto i primi sono tornati a casa. Uno di 21 e l´altro di 24 anni, quest´ultimo laureato in scienze motorie e attivo nel volontariato. Entrambi incensurati. Erano in auto una sera d´estate, dopo una festa al pub di Isola Liri, quando hanno deciso di avvicinare due ragazze che intorno alle due di notte tornavano a casa. «Le abbiamo invitate a fare un giro». La sorella maggiore ha rifiutato, la minore è salita in macchina. Quarantacinque minuti dopo la violenza era stata consumata in una stradina delle campagne di Sora. La ragazzina li ha denunciatati e loro si sono difesi dicendo che «lei era consenziente». Arrestati due mesi dopo, i magistrati li hanno sbattuti in cella.
«Poi la Suprema Corte ha solo restituito al giudice la libertà di decidere», ricorda Lucio Marziale, l´avvocato che ha discusso e vinto in Cassazione e che ieri ha riportato a casa i due giovani. «Il tribunale del riesame di Roma ha confermato i gravi indizi di colpevolezza – spiega Marziale – ma ha concesso i domiciliari perché non ha ravvisato elementi di pericolosità sociale e il rischio di fuga». Domani gli imputati compariranno davanti al gup di Cassino, che li giudicherà con rito abbreviato.
Libero anche l´uomo accusato di aver violentato una turista americana nel febbraio dell´anno scorso a Villa Borghese a Roma: sono scaduti i termini di custodia cautelare. «Un altro schiaffo alle donne», commenta il sindaco Alemanno. «La verità – dice Teresa Bellanova, deputata del Pd – è che le donne sono sempre sole di fronte alla violenza».

La Repubblica 15.03.12

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“Due scarcerati dopo lo stupro di gruppo”, di Paolo Foschi

Applicata la nuova linea della Cassazione. Gli abitanti di Sora: giustizia da soli. «Se non ci penserà il tribunale a fare giustizia, ci penseremo noi», dice un ragazzo sotto i portici davanti alla Chiesa di Santa Restituita, nel delizioso centro storico di Sora, Basso Lazio. Qui e nel vicino comune di Isola Liri ieri sono tornati a casa due ragazzi, 24 e 21 anni, accusati di un crimine orrendo: violenza sessuale su una minorenne. Il tribunale del riesame di Cassino ha concesso gli arresti domiciliari, applicando la recente (e discussa) sentenza della Cassazione secondo la quale anche per un reato così grave non è obbligatorio il carcere come misura cautelare.
La vicenda risale alla scorsa estate. Nella notte fra il 23 e il 24 giugno all’uscita di un pub una ragazza non ancora diciottenne, anche lei residente nella zona, fu avvicinata dai due giovani che le offrirono un passaggio in auto. Lei accettò, la sorella maggiorenne, con cui era uscita insieme, preferì tornare a piedi. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, la macchina però prima di riportare la ragazzina a casa si fermò in una stradina di campagna. La minorenne ebbe un rapporto sessuale con i due giovani: secondo lei fu violenza, secondo i due ragazzi era consenziente. Dopo più di un mese di indagini, i due giovani furono arrestati il 6 agosto scorso.
La prima richiesta di domiciliari era stata respinta. Poi però la Cassazione ha rimesso in discussione tutto. A partire dal 2009 il Parlamento, con una nuova legge, aveva vietato l’applicazione di misure cautelari alternative al carcere per i delitti di violenza sessuali o di atti sessuali nei confronti di minorenni. Un orientamento bocciato con la sentenza n. 265 della Corte costituzionale del 2010, secondo la quale la norma approvata dal Parlamento è in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione. Per questo secondo la Consulta spetta al giudice, caso per caso, stabilire le misure cautelari da adottare.
Il tribunale del riesame di Cassino ha dunque deciso che gli arresti domiciliari sono la misura adatta. Ed è scoppiata la polemica. Anche perché è di ieri la notizia della scarcerazione per decorrenza di termini dell’uomo accusato di aver stuprato una turista americana a Villa Borghese. «Uno schiaffo in faccia a tutte le donne di Roma», ha detto il sindaco Gianni Alemanno.
Sulla scelta dei giudici di Cassino Angela Maraventano, senatrice della Lega Nord, ha commentato: «Decisione scellerata». «Siamo di fronte a un arretramento grave del diritto per quanto riguarda la giustizia delle donne», ha aggiunto Barbara Pollastrini, deputata del Pd. Giuseppe Di Mascio, uno dei legali che difende i due ragazzi, ha auspicato che «la decisione di concedere i domiciliari non scateni un altro massacro mediatico di due giovani, che sono innocenti fino a prova contraria. Siamo in attesa di conoscere le motivazioni. La decisione del Riesame non è solo un mero recepimento, ma una valutazione che coinvolge anche il merito della vicenda».
La comunità di Sora è divisa fra innocentisti e colpevolisti. Ma al caffè sotto i portici sono netti: «Non si fanno quelle cose a una ragazzina. Se li mandano fuori, la pagheranno», dicono alcuni ragazzi. Adesso la parola passa al Gup. Domani è fissata l’udienza.

Corriere della Sera 15.3.12

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“Un’irragionevole via d’uscita”, di Fiorenza Sarzanini

È andata come si poteva prevedere, nel peggiore dei modi. Perché la sentenza della Cassazione che rende facoltativo il carcere per lo stupro di gruppo, ha avuto il primo e devastante effetto. I due ventenni di Sora sono i primi a tornare a casa, certamente non saranno gli ultimi. E la spirale violenta adesso potrà avere una giustificazione in più perché in casi di questo genere la prigione è un deterrente forte, soprattutto per i giovani. Mentre la prospettiva di avere una via d’uscita può scatenare gli istinti, anche quelli più brutali.
Era stata la Corte costituzionale, nel 2010, a eliminare l’automatismo della custodia cautelare obbligatoria in carcere per chi è accusato di stupro, ripristinando la possibilità degli arresti domiciliari. Un pronunciamento ragionevole. Non si può negare che in questo tipo di reato il racconto della vittima lasci talvolta dei dubbi. Capita che ci sia un iniziale consenso al rapporto. Addirittura è capitato che una donna si sia inventata la violenza. Se la Consulta non avesse eliminato quell’automatismo, in casi controversi il giudice era obbligato a far tornare libero l’indagato. La Cassazione ha deciso di applicare lo stesso principio allo stupro di gruppo. Ed è proprio questo ad apparire assurdo e irragionevole. Come si può pensare che una donna inventi di essere stata assalita dal branco? In questi casi il corpo è, purtroppo, la prova più evidente. Ecco perché non ci può essere alternativa alla cella.

Corriere della Sera 15.03.12