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"Mettiamo al centro il lavoro e la dignità delle donne, delle donne del Sud e dei giovani", di Rosy Bindi

La Presidente dell’Assemblea del PD Rosy Bindi ha partecipato all’iniziativa delle donne democratiche a Napoli: ‘Dal Sud con le Donne, Ricostruiamo l’Italia’: “È la prima volta che ci incontriamo senza il governo Berlusconi in campo e possiamo dire con orgoglio che non c’è più anche perché noi donne del del PD ci siamo fortemente impegnate”. La Presidente Rosy Bindi , nonostante l’influenza ha voluto partecipare all’iniziativa delle Donne democratiche sul Mezzogiorno , sottolineando l’importanza di “riflettere insieme sulla situazione meridionale delle donne. Ho apprezzato molto l’organizzazione dell’iniziativa – ha detto – che deve servire di preparazione ad un futuro che vogliamo migliore. Il nostro partito ha qui manifestato la sua capacità di essere presente e attivo nei territori, anche al Sud. È la prima volta che ci incontriamo senza il governo Berlusconi in campo e possiamo dire con orgoglio che non c’è più anche perché noi, come donne del del PD, ci siamo fortemente impegnate . Non è caduto solo per i suoi processi e per la perdita di credibilità in Italia e all’estero, ma soprattutto grazie alle donne, rivelatesi fattore determinante. Il futuro non è scontato, ma se noi ci candidiamo ad essere protagoniste, lo facciamo perché più di tutte abbiamo sofferto in questi 17 anni . Noi sosteniamo il governo e Monti, che governa, anche perché il PD gli ha dato la fiducia e sostiene la sua opera. Monti ha sostituito Berlusconi, non la politica – ha ribadito Bindi – questo è un momento delicato e le cose straordinarie che le donne e il nostro partito stanno affrontando emergeranno in questi anni”.

Bindi ha ricordato che “quando stavamo al governo, abbiamo seriamente cercato di attuare liberalizzazioni, abbiamo fatto di tutto per combattere il malaffare e per tutelare le garanzie costituzionali, siamo stati con Cofferati per difendere l’Art 18, proprio come oggi siamo con la Camusso. Per questo – ha aggiunto – non accetto che ci sia in Italia un processo che dice che in questi anni non è successo niente di positivo. Non si possono mettere tutti sullo stesso piano. Ieri ad esempio il PD ha presentato un disegno di legge per regolamentare la vita dei Partiti , perchè non si possono più tollerare fatti incresciosi come quelli emersi in queste settimane, il PD vuole trasparenza “.

La Presidente, in riferimento al ruolo delle donne nel mondo del lavoro ha evidenziato: “È un momento difficile e delicato e noi donne che siamo state un pò fuori, dobbiamo ridare dignità alla politica ed essere la riserva culturale mancante . L’antipolitica si combatte con la buona politica. E mentre pensiamo alla democrazia di genere, non ci distraiamo dalla battaglia generale, al ministro Fornero lo diciamo da qui, da questa bella iniziativa, che abbiamo messo al centro il lavoro delle donne, delle donne del Sud e dei giovani e la loro dignità e non siamo disposte a scambiarlo con un arretramento delle regole per tutti i cittadini, deve esserci un quadro di rafforzamento del lavoro di tutti i cittadini. Il ministro, credo che abbia assunto impegni molto importanti in merito – ha spiegato – che ci auguriamo possa onorare a partire dall’attenzione alle donne della Fiom che hanno chiesto un incontro”.

Bindi ha quindi rinnovato il sostegno al governo Monti, grazie al quale ” il nostro Paese ha trovato una nuova dignità internazionale, anche se al momento stiamo facendo cose che sono il rimedio del sistema precendente, ma noi ci candidiamo a cambiare questo sistema . Nel frattempo – ha continuato l’esponente democratico – dobbiamo adoperarci per una nuova legge elettoral e”.

Riferendosi poi al ruolo che dovrebbero avere in questo momento i partiti politici, Rosy Bindi ha concluso: “Sentiamo molto, in questo momento, di rilanciare la struttura associativa vera nella quale gli associati siano i veri protagonisti della vita dei partiti e la finalità sia il servizio alla comunità, così come dice la Costituzione e noi donne siamo disposte a mettere a le nostre forze in campo, con il coraggio richiesto”.

Link ai lavori dell’iniziativa “Dal Sud con le Donne, Ricostruiamo l’italia”

www.partitodemocratico.it

“Mettiamo al centro il lavoro e la dignità delle donne, delle donne del Sud e dei giovani”, di Rosy Bindi

La Presidente dell’Assemblea del PD Rosy Bindi ha partecipato all’iniziativa delle donne democratiche a Napoli: ‘Dal Sud con le Donne, Ricostruiamo l’Italia’: “È la prima volta che ci incontriamo senza il governo Berlusconi in campo e possiamo dire con orgoglio che non c’è più anche perché noi donne del del PD ci siamo fortemente impegnate”. La Presidente Rosy Bindi , nonostante l’influenza ha voluto partecipare all’iniziativa delle Donne democratiche sul Mezzogiorno , sottolineando l’importanza di “riflettere insieme sulla situazione meridionale delle donne. Ho apprezzato molto l’organizzazione dell’iniziativa – ha detto – che deve servire di preparazione ad un futuro che vogliamo migliore. Il nostro partito ha qui manifestato la sua capacità di essere presente e attivo nei territori, anche al Sud. È la prima volta che ci incontriamo senza il governo Berlusconi in campo e possiamo dire con orgoglio che non c’è più anche perché noi, come donne del del PD, ci siamo fortemente impegnate . Non è caduto solo per i suoi processi e per la perdita di credibilità in Italia e all’estero, ma soprattutto grazie alle donne, rivelatesi fattore determinante. Il futuro non è scontato, ma se noi ci candidiamo ad essere protagoniste, lo facciamo perché più di tutte abbiamo sofferto in questi 17 anni . Noi sosteniamo il governo e Monti, che governa, anche perché il PD gli ha dato la fiducia e sostiene la sua opera. Monti ha sostituito Berlusconi, non la politica – ha ribadito Bindi – questo è un momento delicato e le cose straordinarie che le donne e il nostro partito stanno affrontando emergeranno in questi anni”.

Bindi ha ricordato che “quando stavamo al governo, abbiamo seriamente cercato di attuare liberalizzazioni, abbiamo fatto di tutto per combattere il malaffare e per tutelare le garanzie costituzionali, siamo stati con Cofferati per difendere l’Art 18, proprio come oggi siamo con la Camusso. Per questo – ha aggiunto – non accetto che ci sia in Italia un processo che dice che in questi anni non è successo niente di positivo. Non si possono mettere tutti sullo stesso piano. Ieri ad esempio il PD ha presentato un disegno di legge per regolamentare la vita dei Partiti , perchè non si possono più tollerare fatti incresciosi come quelli emersi in queste settimane, il PD vuole trasparenza “.

La Presidente, in riferimento al ruolo delle donne nel mondo del lavoro ha evidenziato: “È un momento difficile e delicato e noi donne che siamo state un pò fuori, dobbiamo ridare dignità alla politica ed essere la riserva culturale mancante . L’antipolitica si combatte con la buona politica. E mentre pensiamo alla democrazia di genere, non ci distraiamo dalla battaglia generale, al ministro Fornero lo diciamo da qui, da questa bella iniziativa, che abbiamo messo al centro il lavoro delle donne, delle donne del Sud e dei giovani e la loro dignità e non siamo disposte a scambiarlo con un arretramento delle regole per tutti i cittadini, deve esserci un quadro di rafforzamento del lavoro di tutti i cittadini. Il ministro, credo che abbia assunto impegni molto importanti in merito – ha spiegato – che ci auguriamo possa onorare a partire dall’attenzione alle donne della Fiom che hanno chiesto un incontro”.

Bindi ha quindi rinnovato il sostegno al governo Monti, grazie al quale ” il nostro Paese ha trovato una nuova dignità internazionale, anche se al momento stiamo facendo cose che sono il rimedio del sistema precendente, ma noi ci candidiamo a cambiare questo sistema . Nel frattempo – ha continuato l’esponente democratico – dobbiamo adoperarci per una nuova legge elettoral e”.

Riferendosi poi al ruolo che dovrebbero avere in questo momento i partiti politici, Rosy Bindi ha concluso: “Sentiamo molto, in questo momento, di rilanciare la struttura associativa vera nella quale gli associati siano i veri protagonisti della vita dei partiti e la finalità sia il servizio alla comunità, così come dice la Costituzione e noi donne siamo disposte a mettere a le nostre forze in campo, con il coraggio richiesto”.

Link ai lavori dell’iniziativa “Dal Sud con le Donne, Ricostruiamo l’italia”

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Femminicidi, Ghizzoni “Un triste fenomeno trasversale alle culture”

“Facciamo che il prossimo “8 marzo” simboleggi un cambiamento profondo di mentalità”. Anche il 2012, a Modena, si apre con un “femminicidio”, un fenomeno che non possiamo né ignorare né sperare di catalogare tra quelli che riguardano persone provenienti da altri paesi, altre culture, altre religioni. Il commento della parlamentare del Pd Manuela Ghizzoni.
«Avevamo chiuso il 2011 con un tristissimo primato: ben cinque “femminicidi” compiuti in provincia di Modena, cinque donne uccise da un uomo, nella stragrande maggioranza dei casi dal proprio compagno di vita. Apriamo questo 2012 con un nuovo “femminicidio”: una giovane signora polacca, Edyta Kozakiewicz, trovata assassinata e l’uomo che la ospitava, un italiano, fermato dagli inquirenti. E’ la conferma, semmai ne avessimo bisogno, che la violenza alle donne attraversa le culture e chi si ostina a circoscriverla ad espressione di determinate “etnie” nega i fatti: l’uomo che uccide una donna perché non le riconosce il diritto all’autonomia e alla libertà non è solo l’immigrato da terre lontane che qualcuno ritiene arretrate culturalmente, ma più spesso è il compagno di vita, il vicino di casa o il collega di lavoro. Questo straziante fenomeno si abbevera di malriposti sentimenti di “supremazia” dell’uomo sulla donna, ancora troppo spesso sentita come “oggetto” e “proprietà” del maschio dominante anche nell’“avanzata” società occidentale, o presunta tale. Tanta strada è ancora da fare per cambiare questo stato delle cose: i risultati raggiunti sul cammino di una parità effettiva tra donna e uomo troppo spesso rimangono sulla carta e le giovani generazioni hanno un compito altrettanto gravoso di quelle che le hanno procedute. Si sta avvicinando l’8 marzo, e, come sempre, ogni anno, ci si interroga sul suo valore e sulla sua attualità. Qualcuno lo svilisce a semplice “Festa della mimosa”, ma la mimosa è un simbolo, quello di una battaglia che non è ancora stata vinta. Facciamo che questo “8 marzo” sia un segno di cambiamento: un cambiamento profondo della mentalità che ancora impone rigidi ruoli alle donne tanto in famiglia quanto nella società e un profondo mutamento culturale che coinvolga anche il sistema della comunicazione, per la piena dignità delle donne e per la parità di diritti tra i sessi nel rispetto delle reciproche differenze. Allora, sì, avremmo un “8 marzo” bellissimo!».

"Primarie preziose contro l'antipolitica", di Paola Gaiotti de Biase

Il caso delle primarie di Genova è un dato della situazione politico-psicologica del Paese che deve fare oggetto di tutta la nostra attenzione. C’è, ed è forse prevalente rispetto all’esplicito appoggio al Pd, un area forte, motivata, non qualunquista né populista del Paese che si attende dal Pd un apporto al rinnovamento dello stile politico maggiore di quello effettivamente visibile. Il messaggio trasmesso in questi anni da Bersani è incontestabile e apprezzato, anche proprio per quello che riguarda il ruolo delle primarie nell’ascolto delle attese autentiche dei cittadini e della piena legittimazione delle loro scelte: un segnale del dover essere le primarie un segno dell’attenzione al Paese e non uno strumento della classe politica,
di cui rischia di esprimerecomeaccaduto a Genova più le rivalità interne che la forza della governance. Semmai riduce l’efficacia del segnale una stampa troppo disattenta a tante cose positive che il Pd è andato maturando e costruendo per il Paese, fino a considerarlo talora estraneo e inesistente rispetto alla svolta radicale, e positiva, che stiamo vivendocon il governo Monti. Ma le primarie, di fronte a questo messaggio, valgono comunque più delle parole, perché sono un fatto,un evento, una proposta di interventi ai critici, di fatto una riforma strutturale della selezione politica, e sono per gli iscritti un’occasione imperdibile per il rapporto con i cittadini; sono, con i loro numeri, quelli dei partecipanti e quelli della loro distribuzione fra i candidati,undato vero, non un sondaggio, non una supposizione, ma un dato della situazione politica che abbiamo davanti. Scrivo questo oggi anche perché come iscritta al Pd sono implicata nelle primarie che si stanno svolgendo nel Lazio per la nomina del segretario regionale e per cui si voterà il 19 febbraio.
Lascio da parte il problema se davvero per gli incarichi di partito sono lo strumento adeguato. È però certo, dal punto di vista politico, che sono oggi più che adeguate, necessarie, proprio come risposta a tutte la tentazioni dell’antipolitica, come critica delle cricche, come segnale e invito a partecipare all’innovazione desiderata ad ancora incerti e dubbiosi.
Ebbene sono stupita che di fronte a questa occasione sia così difficile al Pd regionale far passare questa notizia sulla stampa, farla commentare a partire da programmi, impegni, storie dei candidati, a informare del cambio di data in ragione dell’ emergenza: si era partiti con perfino un eccesso di pubblicità con
l’affissione di manifesti, che a Roma è ormai un modo impopolare di
informare e si sta finendo con l’assoluta disinformazione di troppi. Questo è anche un invito all’Unità, nel senso del giornale e nel senso della coesione interna.

L’Unità 18.02.12

“Primarie preziose contro l’antipolitica”, di Paola Gaiotti de Biase

Il caso delle primarie di Genova è un dato della situazione politico-psicologica del Paese che deve fare oggetto di tutta la nostra attenzione. C’è, ed è forse prevalente rispetto all’esplicito appoggio al Pd, un area forte, motivata, non qualunquista né populista del Paese che si attende dal Pd un apporto al rinnovamento dello stile politico maggiore di quello effettivamente visibile. Il messaggio trasmesso in questi anni da Bersani è incontestabile e apprezzato, anche proprio per quello che riguarda il ruolo delle primarie nell’ascolto delle attese autentiche dei cittadini e della piena legittimazione delle loro scelte: un segnale del dover essere le primarie un segno dell’attenzione al Paese e non uno strumento della classe politica,
di cui rischia di esprimerecomeaccaduto a Genova più le rivalità interne che la forza della governance. Semmai riduce l’efficacia del segnale una stampa troppo disattenta a tante cose positive che il Pd è andato maturando e costruendo per il Paese, fino a considerarlo talora estraneo e inesistente rispetto alla svolta radicale, e positiva, che stiamo vivendocon il governo Monti. Ma le primarie, di fronte a questo messaggio, valgono comunque più delle parole, perché sono un fatto,un evento, una proposta di interventi ai critici, di fatto una riforma strutturale della selezione politica, e sono per gli iscritti un’occasione imperdibile per il rapporto con i cittadini; sono, con i loro numeri, quelli dei partecipanti e quelli della loro distribuzione fra i candidati,undato vero, non un sondaggio, non una supposizione, ma un dato della situazione politica che abbiamo davanti. Scrivo questo oggi anche perché come iscritta al Pd sono implicata nelle primarie che si stanno svolgendo nel Lazio per la nomina del segretario regionale e per cui si voterà il 19 febbraio.
Lascio da parte il problema se davvero per gli incarichi di partito sono lo strumento adeguato. È però certo, dal punto di vista politico, che sono oggi più che adeguate, necessarie, proprio come risposta a tutte la tentazioni dell’antipolitica, come critica delle cricche, come segnale e invito a partecipare all’innovazione desiderata ad ancora incerti e dubbiosi.
Ebbene sono stupita che di fronte a questa occasione sia così difficile al Pd regionale far passare questa notizia sulla stampa, farla commentare a partire da programmi, impegni, storie dei candidati, a informare del cambio di data in ragione dell’ emergenza: si era partiti con perfino un eccesso di pubblicità con
l’affissione di manifesti, che a Roma è ormai un modo impopolare di
informare e si sta finendo con l’assoluta disinformazione di troppi. Questo è anche un invito all’Unità, nel senso del giornale e nel senso della coesione interna.

L’Unità 18.02.12

L'ex ministro Luigi Nicolais nominato nuovo presidente del Cnr

Luigi Nicolais è il nuovo presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Ex ministro della Funzione pubblica e dell’innovazione nel secondo governo Prodi e attualmente deputato del Pd, Nicolais è direttore dell’Istituto per la tecnologia dei materiali compositi del Cnr e professore ordinario di Tecnologie dei Polimeri nella facoltà di Ingegneria dell’università Federico II di Napoli. Designato alla presidenza del Cnr dal ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, Francesco Profumo, Nicolais è stato selezionato all’interno della stessa rosa di nomi dalla quale nell’agosto scorso l’ex ministro Gelmini aveva indicato Profumo alla presidenza del più grande ente pubblico di ricerca italiano. In seguito alla nomina di Profumo a ministro con il governo Monti, la presidenza del Cnr era quindi in attesa di una nuova nomina, arrivata oggi. Nato a Sant’Anastasia il 9 febbraio 1942 e ingegnere chimico di formazione, Nicolais ha iniziato la carriera come ricercatore presso il Cnr e in seguito ha lavorato alla Montedison. All’università Federico II di Napoli è professore emerito di Tecnologia dei Polimeri e di Scienza e Tecnologia dei Materiali ed è stato direttore del dipartimento di Ingegneria dei materiali e della produzione, presidente del corso di laurea in Ingegneria dei materiali e del dottorato di ricerca in Biomateriali. È stato inoltre componente del Senato accademico e presidente del Polo delle scienze e delle tecnologie. Al Cnr ha fondato e diretto l’Istituto per i Materiali compositi e biomedici. È fra i ricercatori italiani con il maggior numero di citazioni sulle riviste scientifiche internazionali e autore di 18 brevetti. Negli Stati Uniti è stato professore aggiunto nel dipartimento di Ingegneria Chimica presso l’università di Washington a Seattle dal 1981 al 2003 e presso l’Istituto di Scienze dei materiali dell’università del Connecticut dal 1986 al 2004. Tra i suoi incarichi politici, oltre a quello di ministro per le Riforme e l’Innovazione nella Pubblica Amministrazione dal 2006 al 2008, è stato Assessore regionale in Campania con delega alle Attività produttive, alla Ricerca e all’Innovazione.

da Il Mattino 18.02.12

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“Aiuterò i ricercatori a lavorare meglio” Nicolais è il nuovo presidente del Cnr, di Elena Dusi

“Mi dimetterò da deputato”. Lega e Pdl attaccano: “Uomo di partito”. “C´è troppa burocrazia che rallenta questo gigante dove lavorano undicimila studiosi”. «Un Cnr senza carta e burocrazia ma con più informatica e tecnologia. Voglio mettere i ricercatori nelle condizioni migliori per lavorare». Luigi Nicolais, nominato ieri presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, del più grande ente scientifico italiano conosce ogni ingranaggio per averci lavorato 16 anni. Assicura che il piano di riduzione dei dipartimenti andrà avanti senza tentennamenti e cita una certa pesantezza di gestione come primo nodo da sciogliere per rilanciare il gigante pubblico da 8mila ricercatori (11mila con precari e associati), 1,1 miliardi di budget, 109 istituti in Italia più basi ai due poli e sull´Everest.
A piazzale Aldo Moro Luigi Nicolais, classe 1942, arrivò otto mesi dopo la laurea in Ingegneria chimica a Napoli e prima di diventare professore di Scienza e tecnologia dei materiali nell´università partenopea. La sua nomina ieri ha raccolto consensi sia dentro l´ente che in parlamento, a eccezione della Lega che si è dissociata e del Pdl che si è spaccato. La scelta di Nicolais è «di altissimo profilo» secondo i parlamentari berlusconiani Palmieri e Vignali, ma ha fatto infuriare Fabrizio Cicchitto, che dei deputati Pdl è presidente. Oltre che scienziato, Nicolais è infatti deputato del Pd, è stato segretario del partito nella provincia di Napoli e nel 2006 fu scelto da Romano Prodi come ministro per le Riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. «È discutibile che un governo tecnico nomini un parlamentare con una precisa collocazione politica» ha detto Cicchitto.
Il neo-presidente del Cnr però fin da subito ha annunciato la sua decisione di lasciare Montecitorio. «Anche se la legge non prevede incompatibilità fra le due cariche, la mia lettera di dimissioni è già pronta e lunedì mattina arriverà sul tavolo del presidente Fini» ha detto Nicolais. «Da oggi e per i prossimi quattro anni il mio lavoro sarà al Cnr. Questo ente merita rispetto e un impegno a tempo pieno».
L´ente era senza timone dal 30 gennaio, quando Francesco Profumo fu costretto a dimettersi per incompatibilità con la sua carica di governo. Lo stesso Profumo, da novembre titolare del ministero dell´Università, Istruzione e Ricerca scientifica, ieri ha nominato Nicolais come suo successore. Entrambi facevano parte di una short list di 5 nomi selezionati a metà 2011 da una commissione di scienziati estranei al Cnr.
Degli 11 enti di ricerca pubblici italiani, restano ancora senza guida l´Area Science Park di Trieste (il suo presidente, Corrado Clini, è diventato ministro dell´Ambiente e si è dimesso insieme a Profumo) e il ben più grande Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Il sismologo scelto per guidarlo, Domenico Giardini, è contemporaneamente professore dell´università di Zurigo e visiting professor di quella di Singapore. Si è dimesso lo scorso dicembre, poi ha prorogato la sua scadenza fino a marzo, ma potrebbe ritirare la lettera di addio qualora nel frattempo l´università La Sapienza gli assegnasse un´altra cattedrasotto

repubblica.it

L’ex ministro Luigi Nicolais nominato nuovo presidente del Cnr

Luigi Nicolais è il nuovo presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Ex ministro della Funzione pubblica e dell’innovazione nel secondo governo Prodi e attualmente deputato del Pd, Nicolais è direttore dell’Istituto per la tecnologia dei materiali compositi del Cnr e professore ordinario di Tecnologie dei Polimeri nella facoltà di Ingegneria dell’università Federico II di Napoli. Designato alla presidenza del Cnr dal ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, Francesco Profumo, Nicolais è stato selezionato all’interno della stessa rosa di nomi dalla quale nell’agosto scorso l’ex ministro Gelmini aveva indicato Profumo alla presidenza del più grande ente pubblico di ricerca italiano. In seguito alla nomina di Profumo a ministro con il governo Monti, la presidenza del Cnr era quindi in attesa di una nuova nomina, arrivata oggi. Nato a Sant’Anastasia il 9 febbraio 1942 e ingegnere chimico di formazione, Nicolais ha iniziato la carriera come ricercatore presso il Cnr e in seguito ha lavorato alla Montedison. All’università Federico II di Napoli è professore emerito di Tecnologia dei Polimeri e di Scienza e Tecnologia dei Materiali ed è stato direttore del dipartimento di Ingegneria dei materiali e della produzione, presidente del corso di laurea in Ingegneria dei materiali e del dottorato di ricerca in Biomateriali. È stato inoltre componente del Senato accademico e presidente del Polo delle scienze e delle tecnologie. Al Cnr ha fondato e diretto l’Istituto per i Materiali compositi e biomedici. È fra i ricercatori italiani con il maggior numero di citazioni sulle riviste scientifiche internazionali e autore di 18 brevetti. Negli Stati Uniti è stato professore aggiunto nel dipartimento di Ingegneria Chimica presso l’università di Washington a Seattle dal 1981 al 2003 e presso l’Istituto di Scienze dei materiali dell’università del Connecticut dal 1986 al 2004. Tra i suoi incarichi politici, oltre a quello di ministro per le Riforme e l’Innovazione nella Pubblica Amministrazione dal 2006 al 2008, è stato Assessore regionale in Campania con delega alle Attività produttive, alla Ricerca e all’Innovazione.

da Il Mattino 18.02.12

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“Aiuterò i ricercatori a lavorare meglio” Nicolais è il nuovo presidente del Cnr, di Elena Dusi

“Mi dimetterò da deputato”. Lega e Pdl attaccano: “Uomo di partito”. “C´è troppa burocrazia che rallenta questo gigante dove lavorano undicimila studiosi”. «Un Cnr senza carta e burocrazia ma con più informatica e tecnologia. Voglio mettere i ricercatori nelle condizioni migliori per lavorare». Luigi Nicolais, nominato ieri presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, del più grande ente scientifico italiano conosce ogni ingranaggio per averci lavorato 16 anni. Assicura che il piano di riduzione dei dipartimenti andrà avanti senza tentennamenti e cita una certa pesantezza di gestione come primo nodo da sciogliere per rilanciare il gigante pubblico da 8mila ricercatori (11mila con precari e associati), 1,1 miliardi di budget, 109 istituti in Italia più basi ai due poli e sull´Everest.
A piazzale Aldo Moro Luigi Nicolais, classe 1942, arrivò otto mesi dopo la laurea in Ingegneria chimica a Napoli e prima di diventare professore di Scienza e tecnologia dei materiali nell´università partenopea. La sua nomina ieri ha raccolto consensi sia dentro l´ente che in parlamento, a eccezione della Lega che si è dissociata e del Pdl che si è spaccato. La scelta di Nicolais è «di altissimo profilo» secondo i parlamentari berlusconiani Palmieri e Vignali, ma ha fatto infuriare Fabrizio Cicchitto, che dei deputati Pdl è presidente. Oltre che scienziato, Nicolais è infatti deputato del Pd, è stato segretario del partito nella provincia di Napoli e nel 2006 fu scelto da Romano Prodi come ministro per le Riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. «È discutibile che un governo tecnico nomini un parlamentare con una precisa collocazione politica» ha detto Cicchitto.
Il neo-presidente del Cnr però fin da subito ha annunciato la sua decisione di lasciare Montecitorio. «Anche se la legge non prevede incompatibilità fra le due cariche, la mia lettera di dimissioni è già pronta e lunedì mattina arriverà sul tavolo del presidente Fini» ha detto Nicolais. «Da oggi e per i prossimi quattro anni il mio lavoro sarà al Cnr. Questo ente merita rispetto e un impegno a tempo pieno».
L´ente era senza timone dal 30 gennaio, quando Francesco Profumo fu costretto a dimettersi per incompatibilità con la sua carica di governo. Lo stesso Profumo, da novembre titolare del ministero dell´Università, Istruzione e Ricerca scientifica, ieri ha nominato Nicolais come suo successore. Entrambi facevano parte di una short list di 5 nomi selezionati a metà 2011 da una commissione di scienziati estranei al Cnr.
Degli 11 enti di ricerca pubblici italiani, restano ancora senza guida l´Area Science Park di Trieste (il suo presidente, Corrado Clini, è diventato ministro dell´Ambiente e si è dimesso insieme a Profumo) e il ben più grande Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Il sismologo scelto per guidarlo, Domenico Giardini, è contemporaneamente professore dell´università di Zurigo e visiting professor di quella di Singapore. Si è dimesso lo scorso dicembre, poi ha prorogato la sua scadenza fino a marzo, ma potrebbe ritirare la lettera di addio qualora nel frattempo l´università La Sapienza gli assegnasse un´altra cattedrasotto

repubblica.it