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Femminicidi, Ghizzoni “Un triste fenomeno trasversale alle culture”

“Facciamo che il prossimo “8 marzo” simboleggi un cambiamento profondo di mentalità”. Anche il 2012, a Modena, si apre con un “femminicidio”, un fenomeno che non possiamo né ignorare né sperare di catalogare tra quelli che riguardano persone provenienti da altri paesi, altre culture, altre religioni. Il commento della parlamentare del Pd Manuela Ghizzoni.
«Avevamo chiuso il 2011 con un tristissimo primato: ben cinque “femminicidi” compiuti in provincia di Modena, cinque donne uccise da un uomo, nella stragrande maggioranza dei casi dal proprio compagno di vita. Apriamo questo 2012 con un nuovo “femminicidio”: una giovane signora polacca, Edyta Kozakiewicz, trovata assassinata e l’uomo che la ospitava, un italiano, fermato dagli inquirenti. E’ la conferma, semmai ne avessimo bisogno, che la violenza alle donne attraversa le culture e chi si ostina a circoscriverla ad espressione di determinate “etnie” nega i fatti: l’uomo che uccide una donna perché non le riconosce il diritto all’autonomia e alla libertà non è solo l’immigrato da terre lontane che qualcuno ritiene arretrate culturalmente, ma più spesso è il compagno di vita, il vicino di casa o il collega di lavoro. Questo straziante fenomeno si abbevera di malriposti sentimenti di “supremazia” dell’uomo sulla donna, ancora troppo spesso sentita come “oggetto” e “proprietà” del maschio dominante anche nell’“avanzata” società occidentale, o presunta tale. Tanta strada è ancora da fare per cambiare questo stato delle cose: i risultati raggiunti sul cammino di una parità effettiva tra donna e uomo troppo spesso rimangono sulla carta e le giovani generazioni hanno un compito altrettanto gravoso di quelle che le hanno procedute. Si sta avvicinando l’8 marzo, e, come sempre, ogni anno, ci si interroga sul suo valore e sulla sua attualità. Qualcuno lo svilisce a semplice “Festa della mimosa”, ma la mimosa è un simbolo, quello di una battaglia che non è ancora stata vinta. Facciamo che questo “8 marzo” sia un segno di cambiamento: un cambiamento profondo della mentalità che ancora impone rigidi ruoli alle donne tanto in famiglia quanto nella società e un profondo mutamento culturale che coinvolga anche il sistema della comunicazione, per la piena dignità delle donne e per la parità di diritti tra i sessi nel rispetto delle reciproche differenze. Allora, sì, avremmo un “8 marzo” bellissimo!».