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Carpi, il Pd: “Adesso il biglietto sul treno”

Interrogazione dell’on. Ghizzoni del Pd sulla chiusura domenicale della biglietteria della stazione: “Purtroppo avevamo visto giusto”. L’on. Manuela Ghizzoni ha presentato questa mattina un’interrogazione urgente al ministro dei Trasporti sulla chiusura domenicale della biglietteria nella stazione ferroviaria di Carpi. Ecco una sua dichiarazione in merito.
“Purtroppo avevamo visto giusto: le Ferrovie dello Stato hanno deciso di chiudere di domenica la biglietteria della stazione di Carpi. E meno male che si tratta di una stazione di prima categoria perché se fosse stata di seconda cosa avrebbero fatto? Avrebbero tolto orologi, pensiline e toilettes? E’ sconfortante assistere allo smantellamento, pezzo per pezzo, di questo Stato. Lo stesso accade, secondo una volontà precisa del governo di centrodestra, nella scuola, nella sanità, nella protezione civile, nell’assistenza, nei corpi di polizia. Adesso è arrivato il turno delle biglietterie nelle stazioni ferroviarie.

Questa mattina ho presentato un’interrogazione urgente al ministro dei Trasporti per sapere quale razionalizzazione o riduzione di costi ci sia dietro una decisione che aggrava ulteriormente i disagi dei viaggiatori costretti a utilizzare un servizio che definire scadente è poco. E’ la tipica scelta di chi, a differenza dei pendolari (faccio parte anch’io, da almeno vent’anni, dell’eletta schiera), non usa questi mezzi di trasporto popolari e quindi non si rende conto della loro esasperazione. Di fronte a questo disastro chiedo che ai viaggiatori in partenza dalla stazione di Carpi sia concesso, nei giorni di chiusura della biglietteria, di poter fare il biglietto sul treno senza aggravio di costi o sanzioni. Almeno questo per chi deve sopportare fatiche, ritardi, sporcizia e sovraffollamento”.

"Che fine ha fatto il merito?", di Gianni Gandola

l’art.64 del decreto legge 112/2008 (poi convertito in legge 133/2008), prevedeva che il 30% delle risorse risparmiate dovesse essere riutilizzato nella scuola, per riconoscere la professionalità dei docenti, premiare il merito, promuovere la carriera.Che fine ha fatto tutto questo? Oggi è in primo piano l’emergenza. Non solo quella per il terremoto in Abruzzo o l’inquinamento del Po, ma anche quella connessa allo stato di sofferenza e di crisi finanziaria in cui versano gli istituti scolastici. Per non parlare delle condizioni strutturali di molti edifici scolastici. O della riduzione consistente di risorse professionali nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado.E così molte altre questioni rilevanti che riguardano la scuola italiana sono finite inevitabilmente in secondo piano. Ad esempio quella della valorizzazione della professionalità docente e del merito. Ce lo ricorda Giancarlo Cerini che, in un recente articolo, “Merito, professionalità, carriera: le proposte in campo” (1) , riapre questa questione spinosa quanto delicata e di fondamentale importanza per il nostro sistema di istruzione.

I tagli degli organici, le scuole senza soldi per i supplenti, deprivate delle risorse economiche e professionali hanno finito per offuscare o comunque mettere all’angolo questo aspetto.Ma proprio l’art.64 del decreto legge 112/2008 (poi convertito in legge 133/2008), quello che prospettava una consistente riduzione del personale in organico nelle scuole,prevedeva anche che il 30% delle risorse risparmiate dovesse essere riutilizzato nella scuola, per riconoscere la professionalità dei docenti, premiare il merito, promuovere la carriera.Che fine ha fatto tutto questo? Ogni tanto se ne sente parlare, il ministro Gelmini fa qualche spot propagandistico o dichiarazione in tal senso, ma di fatto non sono ancora stati fatti passi sostanziali in quella direzione.

Cerini ricorda che l’ultimo “stato giuridico” degli insegnanti risale al lontano 1974.Tempo ne è passato e, come abbiamo sottolineato altre volte, anche alcuni timidi tentativi di introdurre differenziazioni retributive all’interno della categoria (riconoscimenti economici addirittura su base volontaria, a richiesta degli interessati, com’era nella vicenda del famoso “concorsone” delministro Berlinguer)non hanno avuto alcun esito. E’ storia nota.

Come si sa negli ultimi anni il discorso è stato ripreso dal progetto di legge Aprea, sul quale Scuolaoggi ha già espresso alcuni commenti (2) e che ha incontrato non poche resistenze in ambito politico-sindacale e nello stesso mondo della scuola.Fa bene Cerini a rammentare due cose.La prima è che in linea teorica tutti sono e si dicono d’accordo sull’esigenza di valorizzare gli impegni ed i meriti dei docenti (a parte alcune posizioni pseudo-egualitarie di chi è contrario per principio). Il disaccordo sorge sulle modalità. La seconda è che, comunque, una simile operazione, per sortire utili risultati, ha bisogno di una forte condivisione delle procedure, un po’ come avvenne, appunto,quando furono elaborati i decreti delegati da commissioni miste formate da politici, tecnici e rappresentanze sociali.Due punti, questi, tutt’altro che irrilevanti e di non semplice soluzione.

Del progetto di legge Aprea tutto è noto e non stiamo a riprenderlo se non per ricordare che l’idea di fondo è quella di una carriera a gradoni,stratificata in tre livelli (docente ordinario, docente esperto, docente senior) ai quali corrisponderebbe un diverso riconoscimento retributivo. L’idea quindi di una carriera individuale.Questa è una modalità, sostiene Cerini, chiedendosi al tempo stesso se ce ne sono altre, alternative.E ne richiama almeno due.

La prima è riconducibile ad alcune proposte delle associazioni professionali o ad alcuni primi approcci sindacali. Qui l’elemento di qualità (quello che fa la “differenza”) verrebbe individuato e legato alla capacità di fare squadra ed alla condivisione delle scelte.Posto che il criterio per valutare la qualità dell’insegnamento sia l’esito degli apprendimenti degli allievi, si deve osservare – sottolinea Cerini – che questo dipende da molti fattori (caratteristiche degli allievi, ambiente socio-culturale e contesto, condizioni strutturali della scuola, qualità della proposta didattica, ecc.).In prima approssimazione allora, secondo questa linea di sviluppo, si potrebbe collegare l’andamento retributivo ad alcune variabili oggettive che possono influire positivamente sulla qualità del lavoro docente, come ad esempioil tempo dedicato all’insegnamento.Dunque la variabile “tempo di lavoro” in primo luogo.E qui Cerini distingue diverse proposte e diverse scelte di orario (tempo parziale, tempo normale, tempo potenziato con presenza a scuola full time, anche per compiti di supporto organizzativo e progettuale).

Una secondaproposta è quella che emergerebbe da una recente indagine della Fondazione Agnelli(Rapporto sulla scuola in Italia, 2009).La Fondazione Agnelli ipotizza che i riconoscimenti al merito siano dati ad impegni di squadra, al lavoro di team, ad azioni progettuali di carattere collegiale.Tutt’altra ipotesi, questa, rispetto alla prospettiva della carriera individuale.“Le ragioni per cui- si legge nel testo citato – secondo noi è preferibile una soluzione diversa (da quella della carriera individuale, della retribuzione in base al merito dei singoli insegnanti – Ndr) risiede nell’importanza dell’intero corpo docente e delle interazioni di classe(il cosiddetto peer effect) nel determinare i risultati scolastici, che trascende e in molti casi rende impossibile isolare il contributo del singolo insegnante”. Quindi, in un’ottica sperimentale forme progressive di valutazione dovrebbero riferirsi ad azioni di carattere collegiale, ad impegni e risultati raggiunti dai docenti in équipe, previa verifica ad opera anche di valutatori esterni. Spetterebbe poi al gruppo di progetto definire eventuali forme differenziate di riconoscimento economico per compensare effettivi impegni e responsabilità (per compiti di coordinamento, tutoraggio, documentazione, ecc.).Una soluzione questa di tipo collegiale, condivisa dal gruppo docente, per qualcuno forse troppo “collettivista” (sostenuta oltretutto proprio dalla Fondazione Agnelli!).Una soluzione in ogni caso che va in forte controtendenza – almeno se si pensa alla scuola primaria – con le scelte e gli orientamenti espressi dalministro Gelmini.Il ritorno del maestro unico, la sottovalutazione della programmazione collegiale, il taglio delle compresenze dei docenti non vanno certo in questa direzione, quella della valorizzazione innanzi tutto del gruppo docente e dell’articolazione del lavoro al suo interno.

Ma Cerini non esita a riconoscere, più avanti, che ci sono molte resistenze nei confronti della valutazione del docente (e quindi ipso facto del riconoscimento del merito, delle diverse professionalità).Valutare i docenti, insiste a ragione, non è un’azione né semplice né pacifica.E ribadisce – e non possiamo non condividere questo assunto di partenza – che “il sistema di valutazione dei docenti potrà essere realisticamente avviato solo a seguito di una sperimentazione diffusa nelle scuole e di una condivisione progressiva dei modelli valutativi. Il primo step dovrebbe essere di carattere auto valutativo. In tal senso si potrebbe incentivare l’adozione di un portfolio professionale per ogni docente, per documentare il curricolo via via sviluppato”.

Qui Cerini richiama esplicitamente il risultato di un lavoro prodotto dalle associazioni professionali (ADI, AIMC, APS, CIDI, DIESSE, FNISM, MCE, UCIIM)firmatarie di uno specifico protocollo di intesa con l’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia-Romagna che prevede una ricerca azione su temi complessi quali appunto i caratteri dell’identità docente, gli standard professionali, la valutazione e valorizzazione dell’insegnamento. In questa ottica uno strumento comeil portfolio del docente può consentire di documentare e rendere espliciti gli eventi più significativi della biografia personale (preparazione culturale iniziale, attività di formazione in servizio, assunzione di incarichi di responsabilità nella scuola, ecc.), ma soprattutto ciò che avviene in classe, la qualità della didattica e dell’insegnamento, con una diretta incidenza sui processi e sugli esiti di apprendimento (Cfr: USR ER, Il portfolio degli insegnanti, Tecnodid, 2005).Un’ipotesi di lavoro indubbiamente interessante e concreta, per i sui legami con l’attività di classe, con la didattica.

Ma torniamo al punto di partenza. Alcune domande sono inevitabili. Che ne è dell’accantonamento del 30% delle risorse per il merito?Cosa intende fare e come intende muoversi, a questo proposito, il Ministro?E’ lecito aspettarsi che qualcosa succeda, in questa direzione, nei prossimi mesi, al di là dei proclami e delle suggestioni?

Nello stesso numero della Rivista dell’Istruzione, in una lunga intervista di Cerini – in veste di direttore – l’on. Valentina Aprea ribadisce che “sono maturi i tempi per la definizione di un nuovo stato giuridico dei docenti che crei le condizioni per restituire agli insegnanti la dignità di “professionista” e de-impiegatizzi la funzione dell’insegnante, esaltandone la libertà di insegnamento e l’autonomia professionale”. E quindi ripropone l’idea della progressione di carriera con livelli differenti. “Sono certa – sostiene l’Aprea sul finire dell’intervista – che dopo l’approvazione della Riforma del secondo ciclo e della formazione iniziale dei docenti, proposta dal Governo, sarà possibile riaprire il dialogo fra le forze politiche, e tra queste e il Governo, per completare anche sul piano organizzativi e didattico il cambiamento tanto atteso e non più rinviabile della scuola italiana”.

Ce lo auguriamo.Per ora abbiamo visto soltanto una politica di tagli indiscriminati, di riduzione consistente delle risorse finanziarie e professionali. Sarebbe ora di parlare seriamente della valutazione dei docenti (quindi del merito) in una logica di confronto con il mondo della scuola, con le associazioni professionali, con le forze politiche e sociali, con gli stessi sindacati (dei quali non abbiamo nascosto talvolta le posizioni conservatrici, ma dai quali si devono attendere proposte concrete).Finora il ministro Gelmini, al di là delle dichiarazioni fatte al tempo del suo insediamento e che avevamo allora apprezzato, non ha affatto dato mostra di offrire una tale disponibilità.Se il Governo pensa di intraprendere e affrontare una partita così delicata – contrariamente a quanto affermaValentina Aprea – senza questa disponibilità all’ascolto ed al confronto, i risultati sono già compromessi in partenza. Proprio per le considerazioni che faceva Cerini.I grandi cambiamenti e le innovazioni nella scuola italiana necessitano di ampia condivisione e di partecipazione sociale.

NOTE

(1)Rivista dell’Istruzione, Scuola e autonomie locali (n.1, gennaio-febbraio 2010) Maggioli editore

(2) ad es. “La proposta di legge Aprea: I diversi “livelli” della professione docente – di G.Gandola e F.Niccoli
da Scuola Oggi 03.03.10

"Italia rassegnata e furba senza senso del peccato", intervista a Giuseppe De Rita di Fabio Martini

Il presidente del Censis: lo Stato ha perso autorità morale e sta saltando. Nella reazione dell’opinione pubblica ai ripetuti scandali degli ultimi mesi, c’è una sorta di rassegnazione al peggio, un atteggiamento diverso rispetto all’era Tangentopoli, eppure questo approccio non stupisce il presidente del Censis Giuseppe De Rita: «Sì, in giro c’è una rassegnazione vera, ma anche furba. Chiunque di noi può ascoltare grandi dichiarazioni indignate: “Qui sono tutti mascalzoni!”. La gente ragiona così: sento tutti parlare male di tutti e anche io faccio lo stesso. Dopodiché però non scatta la molla: e io che faccio? Non scatta per l’assenza di codici ai quali ubbidire. Non scatta perché non c’è più un vincolo collettivo. Tutto può essere fatto se io stesso ritengo giusto che sia fatto». La profondità e l’autorevolezza della sua lettura della società e del costume italiano già da tempo hanno fatto di Giuseppe De Rita un’autorità morale, una dei pochissimi intellettuali italiani che è impossibile incasellare.

Si comincia a dire: siamo di nuovo a Tangentopoli. L’illegalità più recente le pare diversa da quella del passato?
«Siamo passati dal grande delitto ai piccoli delitti. Dall’Enimont al piccolo appalto. Ma questa è la metafora del Paese. A furia di frammentare, anche i reati sono diventati più piccoli e ciascuno se li assolve come vuole. E’ entrato in crisi il senso del peccato, ma lo Stato che dovrebbe regolare i comportamenti sconvenienti, non ha più l’autorità morale per dire: quel reato è veramente grave. E allora salta lo Stato. Come sta accadendo adesso».

Tangentopoli non è stata un’occasione mancata? L’opinione pubblica, città come Milano e Palermo, hanno sostenuto con convinzione la magistratura, ma al tempo stessi tutti si sono autoassolti: non è mancato un esame di coscienza collettivo che si paga ancora oggi?
«Se sei un piccolo ladruncolo, cosa c’è di meglio che prendersela col grande ladro? Se fai illegalmente il secondo lavoro da impiegato pubblico, poter dire che quelli lì erano ladri e si sono mangiati tutto, non è un alibi, ma è una messa in canto della propria debolezza. Le formichine italiane hanno fatto il Paese, ma hanno preso tutto quello che era possibile dal corpaccione pubblico. Noi che predicavamo le privatizzazioni “alte”, non abbiamo capito che il modo italico di privatizzare era tradurre in interesse privato qualsiasi cosa. Un fenomeno di massa: ognuno si è preso il suo pezzetto di risorsa pubblica».

Se dopo Tangentopoli non c’è stata una ripresa dell’etica collettiva, la colpa non è dei politici della transizione?
«Non potevano farlo. La classe dirigente della Seconda Repubblica non è stata soltanto la “serie B” della Prima, ma le sono mancati riferimenti di autorità morale. Una classe dirigente si forma sotto una qualche autorità etica. De Gasperi si era formato nell’Austria-Ungheria, il resto della classe dirigente democristiana, diciamoci la verità, si è formata in parrocchia. La classe dirigente comunista si era formata in galera o nella singolare moralità del partito».

Quando inizia questa realtà di illegalità diffusa?
«Tutto ha inizio con don Lorenzo Milani…».

Con don Milani?
«Con don Milani e l’obiezione di coscienza. Ci voleva una autorità morale come la sua per dire che la norma della comunità e dello Stato è meno importante della mia coscienza. E’ da lì che inizia la stagione del soggettivismo etico. Un’avventura che prende tre strade. La prima: la libertà dei diritti civili. Prima di allora non dovevi divorziare, non dovevi abortire, dovevi fare il militare, dovevi obbedire allo Stato e poi sei diventato libero di fare tutto questo. Seconda strada: la soggettività economica, ciascuno ha voluto essere padrone della propria vita, non vado sotto padrone, mi metto in proprio. E’ il boom delle imprese. La terza strada, la più ambigua: la libertà di essere se stessi e quindi di poter giudicare tutto in base ad un criterio personale. Il marito è mio e lo cambio se voglio, il figlio è mio e lo abortisco se voglio. L’azienda è mia e la gestisco io. Io stesso, certe volte parlando con i miei figli, dico: il peccato è mio, me lo “gestisco” io. Questi tre processi iniziano 50 anni fa e arrivano ad oggi».

Con quale effetto sull’etica pubblica delle classi dirigenti?
«Che oramai si decide in proprio se si è peccato o no, se si è fatto reato o no, se quel magistrato vada bene o no».

De Rita, l’Italia è rimasta senza classi dirigenti?
«Non c’è ricambio. E una società senza ricambio, è difficile che non imploda. Ognuno recita la sua soggettività. Si sa già cosa diranno Berlusconi, Fini o Casini e la gente a quel punto non ci crede più. Ho letto l’elenco completo degli ottocento candidati per le Regionali ma io che sono nato e vissuto a Roma, ne ho riconosciuti tre. E’ gente in cerca di pubblicità, di affari, non lo so. Ma potenziali leader non possono essere dei perfetti sconosciuti».
La Stampa 03.03.10

C’è Uno che ha capovolto il mondo (Newsletter n° 2 – marzo 2010)

Uno dice “Sono dei birbantelli!!” e subito pensi a un nonno che ha beccato i suoi nipotini con le mani nella marmellata.

Uno dice che vuole contrastare la corruzione, e già questo appare sorprendente, e poi scopri che tra chi aveva le mani nella marmellata figurano amici degli amici.

Uno dice che bisogna garantire la legalità e poi scopri che intende impedire l’uso delle intercettazioni.

Uno dice che gli altri vogliono “l’invasione di stranieri” e poi scopri che le politiche sull’immigrazione sono regolate ormai da otto anni da una legge fallimentare che si chiama Bossi-Fini e che alla guida del governo c’è proprio quell’Uno.

Uno dice che la crisi è superata e poi scopri che il Paese va a picco e che gli italiani faticano ad arrivare a fine mese.

Uno dice che gli altri non hanno idee, ma nonostante i telegiornali non ne parlino, scopri che c’é un’opposizione in grado di stare al fianco di chi protesta con le proprie proposte.

Uno dice “Meno tasse per tutti” e poi scopri che sono aumentate.

Uno dice che in Italia la democrazia è negata e poi scopri che Uno è proprietario di un immenso potere mediatico e al centro di un colossale conflitto d’interessi che non ha eguali al mondo, e che le poche voci critiche rischiano di essere zittite per sempre.

Uno dice che vincerà le elezioni regionali e allora ti rendi conto che non puoi perdere questa occasione per raddrizzare l’Italia.

Lui è Uno, ma noi possiamo essere tanti.

 

Manuela Ghizzoni

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I principali aggiornamenti del sito, le notizie, i commenti e le riflessioni dell’ultimo mese

La crisi che c’è e il lavoro che manca

“La ripresa non passa dall’Italia. Nel 2010 crescita sotto l’1%”, di Marco Ventimiglia

«La schiarita c’è, ma anche tante nubi minacciose». È la metafora usata ieri dal neo commissario Ue agli affari economici e monetari, il finlandese Olli Rehn […]

L’Unità, 26.02.10

Prestiti e anticipi di stipendio. Il welfare locale delle Regioni

Sostegni a chi è in crisi. Piemonte, Liguria ed Emilia in testa. Veneto e Lombardia, aiuti per pochi […]

L’Unità, 24.02.10

Dal PD un piano nazionale anti-crisi

Bersani propone: “Aiutiamo le famiglie e facciamo ripartire il PIL”. E sulle tasse: “Siamo l’unico paese OCSE senza imposte sui grandi patrimoni. […]

www.partitodemocratico.it, 16.02.10

“Crisi, il governo è in ritardo”, di Romano Prodi

Dalla crisi non siamo affatto usciti, anzi ci vorranno ancora molti anni prima di superarla del tutto. […]

L’Unità, 15.02.10

“Per l’Italia un’altra possibilità: ecco la mia idea di alternativa”, intervista a Pier Luigi Bersani

Segretario, lei ha lanciato il progetto dell’alternativa. Ma finora lo ha identificato soprattutto con la politica delle alleanze. […]

Il Sole 24 Ore, 10.02.10

La crisi a Carpi

Crisi, incontro tra Pd e sindacati

Si prospetta un 2010 ancora più difficile. Un’agenda di priorità sarebbe possibile se il governo si occupasse di problemi reali. […]

23.02.2010

“Il lavoro prima di tutto”, mobilitazione del Partito democratico contro la crisi

Delegazioni del PD in 4 aziende simbolo a presentare le proposte per uscire dalla crisi, sostenere le imprese e i lavoratori in cassa integrazione. […]

19.02.10

Steton, il Pd chiede un incontro al governo. L’on. Ghizzoni: “Attivare tutti i possibili ammortizzatori sociali”

I licenziamenti alla Steton di Carpi sono solo gli ultimi di uno stillicidio che da mesi colpisce le imprese modenesi. […]

09.02.10

Università: far cambiare idea al Governo si può (purtroppo non su tutto)

Video: Ghizzoni su suo emendamento sblocca assunzioni nel Dl Milleproroghe

[Guarda il video]

26/02/2010

 

Università, Ghizzoni: approvazione nostro emendamento una grande vittoria

Una ‘importante vittoria del Pd che dimostra che, quando c’è la volontà comune di risolvere i problemi del paese, in parlamento si possono trovare soluzione condivise che superano gli schieramenti’. […]

23.02.10

 

Sull’argomento leggi anche:

Gli atenei in profondo rosso “Qui rischiamo la bancarotta”, di Laura Montanari

In futuro a rischio anche i bilanci che oggi sono in pareggio, come a Torino e Bologna. […]

La Repubblica, 19.02.10

 

«Un DDL e qualche esercizio di ermetismo», di Alfio Mastropaolo

Preceduto da un micidiale e prolungato fuoco di preparazione – da un protratta campagna mediatica che ha rappresentato come drammatica la condizione dell’Università italiana […]

www.nelmerito.com, 15.02.10

 

“L’Università torna un lusso per pochi”, di Andrea Rossi

E’ stata una sbornia d’inizio millennio, drogata dall’esplosione delle lauree brevi e dal proliferare degli atenei sotto casa. […]

La Stampa, 08.02.10

Ricerca

Emergenza ricerca

Meloni e Fassina: con la crisi stanno venendo al pettine tutti i nodi di un sistema che scoraggia gli investimenti delle imprese […]

www.partitodemocratico.it, 11.02.10

 

Ricercatori, nuovo esercito di disoccupati

Sul tavolo del ministero dello Sviluppo ci sono i dossier di almeno 26 gruppi industriali d’informatica, telecomunicazioni e farmaceutica […]

Il Corriere della Sera, 10.02.10

Scuola superiore indietro tutta

“Pioggia di cinque in condotta. Ma è scontro sui dati del ministero”, di Salvo Intravaia

L’opposizione: “Perché nascondono altrui dati positivi. Il ministro riferisca”. […]

La Repubblica, 28.02.10

 

Ghizzoni: «E’ la riforma dei tagli, alle superiori meno ore e meno prof»

Che fosse una riforma destinata a far discutere lo si sapeva ancora prima di leggerla. […]

La Gazzetta di Modena, 25.02.10

 

“Licei, a tre giorni dalle iscrizioni ecco i regolamenti del Ministero”, di Salvo Intravaia

Ecco, finalmente, i tre Regolamenti che danno ufficialmente avvio alla riforma della scuola superiore. […]

La Repubblica, 24.02.10

 

Sull’argomento leggi anche:

«Il finale di partita», di Sofia Toselli*

E così siamo arrivati al finale di partita. Di fronte a quella che viene mediaticamente definita una ’”grande riforma”, quella della scuola superiore […]

ScuolaOggi, 12.02.10

 

“Riordino della scuola superiore”, di Giovanni Sedioli*

C’era un grande bisogno di riforma della scuola superiore, ma non di “questa” riforma. […]

11.02.10

 

“Gelmini-Tremonti una riforma con la scure”, di Francesca Puglisi*

Al di là della propaganda governativa di queste ore, valgono i fatti e presto studenti, insegnanti e famiglie si accorgeranno del male inflitto al sistema scolastico dal Governo Berlusconi. […]

L’Unità, 10.02.10

 

“Riforma epocale? Dieci domande in attesa di chiarimenti”, di Anna Maria Bellesia

La riforma è stata avviata sulla base di Regolamenti che ad oggi non solo non costituiscono una norma in vigore, ma sono dei documenti fantasma. […]

Tecnica della scuola, 10.02.10

Scuola: una circolare per affossarla

“Scuole in bancarotta. Superiori, iscrizioni al buio”, di Maristella Iervasi

La Gelmini va avanti a colpi “spot” distruggendo la scuola pubblica. L’ultima “sfornata” è la Guida alla “nuova” scuola secondaria superiore. […]

L’Unità, 25.02.10

 

Scuola, Pd: è di oltre un miliardo il debito del governo con le scuole. Ghizzoni: siamo al collasso e governo scarica costi su famiglie

”Il Governo sovverte la realtà e ancora una volta non risponde nel merito alla nostra interpellanza parlamentare […]

11.02.10

 

Scuola, Pd: ancora non ci siamo, circolare rende scuole meno pulite e meno sicure. Ghizzoni: confermato scippo di stato di 1 miliardo

“La circolare ministeriale per la compilazione dei bilanci delle scuole pareva granitica ed invece si sta sciogliendo come neve al sole. […]

17.02.10

Cronache dalla scuola

“La scuola atomica”, di Gianpaolo Silvestri

I siti dei quotidiani associano in un curioso puzzle le news collaterali: «Studenti disabili alle scuole private? Per favore iscriveteli alle statali» […]

Terranews, 27.02.10

 

“All’Italia il record europeo dell’abbandono scolastico”, di Corrado Giustiniani

E’ l’abbandono dopo l’obbligo la piaga più sanguinolenta del sistema scolastico italiano. […]

Il Messaggero, 24.02.10

 

“Nascere al sud penalizza gli studenti”, di Flavia Amabile

I giovani meridionali hanno un anno e mezzo di ritardo nella preparazione rispetto a quelli del Nord e sanno quello che sa uno studente immigrato. […]

La Stampa, 24.02.10

 

Scuola. Iscrizioni, Ghizzoni (PD): le famiglie scelgono la qualità

“Il Maestro unico percepito come modello didattico povero”. […]

23.02.10

 

«Le politiche regionali», di Gian Carlo Sacchi

È probabile che i prossimi consiglierei regionali siano chiamati ad un funzione costituente.  […]

www.edscuola.com, 21.02.10

Memoria

Giorno del Ricordo, Napolitano: “Basta oblio sulle foibe”

Cerimonia al Quirinale per commemorare le vittime e l’esodo degli istriani. Solidarietà ai familiari delle vittime e l’impegno «contro l’oblio […]

La Stampa, 10.02.10

Cultura

“Gli affari della Beni Culturali Spa così la cricca puntava sull´arte”, di Alberto Statera

Dal Petruzzelli al San Carlo di Napoli: ricorrono sempre gli stessi nomi. […]

La Repubblica, 27.02.10

 

«Beni culturali, a Resca un palazzetto d’oro», di Vittorio Emiliani

Al Ministero per i Beni culturali, dopo i tagli feroci inferti da Tremonti e supinamente subiti da Bondi, non c’è un euro. […]

L’Unità, 21.02.10

 

Emergenza cultura?

Con il decreto denominato “Bertolaso spa”*, il Governo voleva infilare la cultura nella Protezione civile […]

18.02.10

L’ambiente intorno a noi

Catastrofe ecologica

L’onda nera di combustibili e gasolio fuoriuscita dal deposito della Lombarda Petroli ha raggiunto il Po […]

TerraNews, 25.02.10

 

“Quando Modena non si vedeva”, di Luca Mercalli

I nebbioni di un tempo non ci sono più. La «scighera» che ovattava le vie di Milano, quella descritta da Giovanni Testori in «Nebbia al Giambellino», è quasi un ricordo sbiadito […]

La Stampa, 22.02.10

 

“Nucleare: via libera al decreto legislativo sui siti delle centrali”, di Nicoletta Cottone

Via libera del Consiglio dei ministri al decreto legislativo sul nucleare. […]

Il Sole 24 Ore, 10.02.10

Il governo delle tasse

“Fisco, dipendenti più poveri. In 8 anni 2mila euro in meno”, di Felicia Masocco

Due giorni fa il Tesoro informava che stando alle dichiarazioni dei redditi del 2008 l’Italia è un povero paese. […]

L’Unità, 19.02.10

 

«Meno tasse? Ecco gli aumenti del governo Berlusconi», di Marco Laudonio

Fassina smonta le bugie del premier: “L’ICI al 60% delle famiglie l’ha tolta Prodi, mentre lui aumenta le tasse a lavoratori e imprese”. […]

www.partitodemocratico.it, 07.02.10

È la stampa libera, bellezza

Editoria, i contributi tornano non per radio e giornali minori

Giochi ancora aperti sull’editoria. La proposta di governo e maggioranza salva i giornali solo per il 2009, ma impone costi pesantissimi al sistema radiofonico. […]

L’Unità, 24.02.10

 

“Milleproroghe e milletrappole: cento giornali rischiano di chiudere”, di Fabio Morabito*

Due righe, due righe appena. Quelle due righe che mancano del decreto milleproroghe, che erano state promesse e poi sono di nuovo sparite […]

www.articolo21.org, 17.02.10

 

“Nasce il par silentium”, di Michele Ainis

Lì per lì, saluti la notizia con un respiro di sollievo: per un mese intero, prima delle elezioni regionali, niente risse fra i politici in tv. […]

La Stampa, 11.02.10

Chi ci protegge dalla Protezione civile?

Addio allo scudo giudiziario e alla Protezione Civile Spa: vittoria del PD

Sul decreto legge sulle emergenze il Partito Democratico ha ottenuto una grande vittoria. […]

www.partitodemocratico.it, 20.02.10

 

Protezione Civile, passa il dl ma governo battuto tre volte alla Camera. Dichiarazione di voto dell’On. Franceschini

Alla fine, la Camera ha approvato il decreto sulla Protezione civile con 282 sì e 246 no. […]

L’Unità, 19.02.10

 

Protezione Civile SPA addio. Si stralcia la norma, vittoria del PD

Finocchiaro: “Grazie a noi hanno capito che le norme erano sbagliate e pericolose”. […]

www.partitodemocratico.it, 16.02.10

 

Bersani: “Bertolaso deve dimettersi”. Il PD: distinguiamo le emergenze dagli eventi

Il segretario PD annuncia opposizione durissima al decreto che trasforma in Società per Azioni la Protezione Civile. […]

www.partitodemocratico.it, 14.02.10

È tornata Tangentopoli?

“Un G8 da 500 milioni”, di Primo Di Nicola

Tra la Maddalena e L’Aquila speso oltre mezzo miliardo per tre giorni di vertice. […]

L’Espresso, 26.02.10

 

Fastweb, Telecom e Di Girolamo: l’intreccio tra PDL, corruzione e mafia ai danni dello Stato

Chiesto l’arresto per riciclaggio del senatore eletto con i voti della criminalità, coinvolta assieme all’estrema destra nella maxitruffa. […]

www.partitodemocratico.it, 25.02.10

 

“La repubblica dei corrotti”, di Michele Ainis

Benvenuti nella Repubblica dei corrotti: c’è posto per tutti e non c’è neanche bisogno di mettersi ordinatamente in fila, tanto nessuno la rispetta. […]

La Stampa, 24.02.10

Integrazione

“L’Italia e gli immigrati. Il Paese del Primo Marzo”, di Jean-Léonard Touadi

C’era una volta un paese di emigrati. Gli italiani che lasciavano le loro terre alla ricerca di pane e dignità. […]

L’Unità, 01.03.10

 

Il 45% dei giovani italiani è xenofobo

Presentato uno studio alla Camera: solo il 40% manifesta apertura, e non tutti totale. Romeni, rom e albanesi sono i più discriminati. […]

www.rassegna.it, 20.02.10

 

“Se l´Italia perde il sogno della convivenza”, di Gad Lerner

Gli scontri di Milano hanno mostrato le difficoltà d´integrazione nel nostro Paese. Ma altrove le cose funzionano diversamente. […]

La Repubblica, 18.02.10

 

“Viaggio nella zona grigia dell’immigrazione in Europa”, di Sara Bianchi

Giovani tra i 20 e 40 anni con un tasso di attività molto alto, che supera l’80% e una qualifica bassa. […]

Il Sole 24 Ore, 17.02.10

L’Aquila oggi come ieri

Aquila, rivolta delle carriole contro le macerie

Nuova manifestazione degli abitanti aquilani domani nella zona rossa del capoluogo abruzzese. Dopo la «protesta delle chiavi», arriva la «rivoluzione delle carriole» […]

L’Unità, 28.02.10

 

In Abruzzo i problemi non sono finiti

“I problemi all’Aquila non sono finiti benché si pensi il contrario in giro per l’Italia”. […]

www.partitodemocratico.it, 26.01.10

 

L’Aquila, cittadini tra le macerie E’ la protesta delle “mille chiavi”

Era la giornata delle chiavi da appendere alle transenne del corso per tornare a chiedere, come domenica scorsa, la riapertura del centro storico, dopo il sisma dello scorso 6 aprile. […]

L’Unità, 22.02.10

 

“L’Aquila 10 mesi dopo tra bugie e interventi”, di Riccardo Iacona

È da ottobre che Presadiretta sta seguendo la ricostruzione all’Aquila e domani sera vi faremo vedere quello che abbiamo trovato e quello che abbiamo scoperto. […]

L’Unità, 20.02.10

Cronache dal PD

Elezioni regionali 2010: i candidati del Partito Democratico

Con circa il 40 per cento di donne e un’età media di circa quarantacinque anni la lista dei candidati alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo […]

28.02.10

 

Regionali: Sondaggio Lorien Errani 59% Bernini 29%

La candidata del Pdl, Anna Maria Bernini perde 8 punti e mezzo rispetto alla sua coalizione, mentre Vasco Errani guadagna 6,4 punti percentuale […]

Corriere della Sera – Bologna, 23.02.10

 

Il PD partecipa alla primavera antirazzista

Cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo di immigrati che vivono in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno? […]

www.partitodemocratico.it, 23.01.10

 

“Il PD ha messo Bologna al di sopra degli interessi di parte”, di Sergio Lo Giudice*

Non neghiamo le nostre responsabilità nel caso Delbono ma siamo un partito di donne e uomini perbene. […]

L’Unità – Bologna, 17.02.10

 

Sull’argomento leggi anche:

«Le dieci domande al Pd», di Barbara Spinelli

Durerà il tempo della campagna elettorale, la nuova retorica di Berlusconi sulle norme anti-corruzione da applicare a politici e servitori dello Stato […]

La Stampa, 28.02.10

Letture per aprire la mente

«Il vecchio che torna», di Barbara Spinelli

È scritto nel Qohélet, poema biblico di massima saggezza, che «ciò che è, già è stato. Ciò che sarà, già è». […]

La Stampa, 28.02.10

 

“La prova delle menzogne”, di Giuseppe D’Avanzo

David Mills è stato corrotto. È quel che conta anche se la manipolazione delle norme sulla prescrizione, che Berlusconi si è affatturato a partita in corso […]

La Repubblica, 26.02.10

 

“Lacrime di coccodrillo”, di Marcello Sorgi

Passeranno alla storia come le più classiche lacrime di coccodrillo, le dichiarazioni indignate con cui ieri il presidente del Senato Schifani […]

La Stampa, 26.02.10

 

“Ribellarsi allo scandalo”, di Roberto Saviano

I giudici dicono che la ´ndrangheta è entrata in Parlamento. E´ un´affermazione terribile: proviamo a fermarci un momento e cerchiamo di capire cosa vuol dire. […]

La Repubblica, 25.02.10

 

“Politica industriale azzerata”, di Romano Prodi

Caro direttore, a una mia analisi sulla mancanza di politica industriale nel tempo di crisi, il ministro Claudio Scajola ha avuto l’amabilità di rispondere con ampiezza di argomentazioni sul Sole 24 Ore […]

Il Sole 24 Ore, 24.02.10

 

“L’Italia dei tronisti” di Edmondo Berselli

Si pensava che con il nazional popolare, impersonato dalla «zia» Antonella Clerici, il Festival di Sanremo sarebbe precipitato negli ascolti. […]

La Repubblica, 21.02.10

 

“I princìpi non sono merce”, colloquio tra Claudio Magris e Gustavo Zagrebelsky

Dalla difesa della Costituzione alla diffidenza verso i valori, lo scrittore e il giurista si sono confrontati sull´Italia di oggi e su quel che dovrebbe costituire un´identità comune. […]

18.02.10

 

“Chi serve lo Stato non ha amici”, di Luigi La Spina

La ripetitività degli scandali che si abbattono sull’Italia può alimentare due sbagliate reazioni dell’opinione pubblica […]

La Stampa, 18.02.10

 

“La corruzione e la democrazia”, di Aldo Schiavone

Una nazione in via di dissolvimento morale, ormai in balia di una disastrosa deriva di comportamenti: questo dunque saremmo, veramente. […]

La Repubblica, 18.02.10

 

“La propaganda dell’emergenza”, di Nadia Urbinati

La politica dell´anti-politica si è tradotta nel mettere in moto un sistema arbitrario di decisori assoluti, un collage di zone d´ombra dove i radar della legge sono ciechi. […]

La Repubblica, 17.02.10

 

“Un anno dopo mi batto ancora in nome di Eluana”, di Beppino Englaro

Caro direttore, un anno è passato dalla “fine di un incubo”. […]

La Repubblica, 09.02.10

Interrogazioni presentate nel mese di febbraio

Interrogazione sulle modalità di selezione del personale scolastico comandato presso le associazioni professionaliAtto n. 5-02556 del 25 febbraio

Sull’argomento leggi anche:

Scuola, Pd: da Gelmini ingerenza su scelte associazioni professionali. Ghizzoni: interrogazione contro nuova circolare ministeriale

25.02.10

 

Interrogazione sulle assunzioni presso il Ministero per i Beni e le attività culturaliAtto 5/02486 del 16 febbraio 2010

 

Interrogazione sul precario stato di conservazione dei documenti relativi al Caravaggio Atto n. 5-02485 del 16 febbraio 2010

Sull’argomento leggi anche:

“La cultura in pericolo: Aiuto! Caravaggio scompare”, di Marco Carminati

09.02.10

 

Interrogazione sul milione di euro non utilizzato dalla Soprintendenza archeologica di Roma – Atto n. 5/02484 del 16 febbraio 2010

Sull’argomento leggi anche:

Archeologia, Pd: Cda Soprintendenza Roma manda in fumo 1 milione di euro. Ghizzoni: incapacità amministrative ricadono sui lavoratori del settore

10.02.10

Gli appuntamenti di questo mese

La sera del 4 marzo sarò a Scandicci a parlare di scuola e la stessa cosa farò il 5 marzo alle 17,30 a Novara.

L’8 marzo alle ore 11,30 parteciperò a Modena alla Assemblea sindacale provinciale della scuola: il dibattito verterà sulla “riforma” delle superiori, la sera sarò a cena con le donne di Cortile di Carpi per la Festa della donna.

Il 12 a Sassuolo alle 18 parteciperò con Matteo Richetti ad un incontro sulla scuola; poi alle 21 parteciperò ad una cena elettorale a Maranello.

Il 13 andrò a Trieste per un incontro sulla scuola.

Il 15 marzo alle 18,30 sarò a Carpi per un aperitivo elettorale con Palma Costi candidata regionale del Pd e alle 21 a Fabbrico (RE) a parlare di scuola con l’Assessore Querzè.

La mattina del 19 marzo parteciperò all’assemblea degli studenti del Liceo Fanti di Carpi con l’on. Emerenzio Barbieri del Pdl; alle 18 e 30, sempre Carpi, sarò con Luciano Vecchi candidato regionale del Pd per un aperitivo elettorale.

Il 20 marzo alle 17,30 sarò ad Adria (Ro) per una iniziativa sulla scuola e poi alla cena elettorale al circolo Pd di Santa Croce di Carpi con Luciano Vecchi.

Domenica 21 marzo parteciperò al pranzo elettorale organizzato dal circolo di San Marino di Carpi, insieme al Sindaco Enrico Campedelli e all’assessore regionale Giancarlo Muzzarelli.

Il 22 marzo alle 18 sarò a Correggio con Francesca Puglisi per parlare di scuola e alle 21 a Modena per un’iniziativa provinciale sempre sulla scuola con l’assessore provinciale Elena Malaguti e Cinzia Cornia.

Parlerò di scuola pubblica anche il 23 marzo a Novi di Modena, il 24 a Piacenza, e il 25 a Fusignano (Ra).

 

"Governo all´attacco dell´articolo 18", di Roberto Mania

Aggirare l´articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quello che tutela dal licenziamento senza giusta causa, e anche altre norme della nostra legislazione sul lavoro. Ma senza dirlo, almeno direttamente. La nuova legge sul processo del lavoro presentata dal governo è ormai a un passo dall´approvazione: questa settimana dovrebbe concluderne l´esame la Commissione Lavoro di Palazzo Madama, subito dopo sarà l´Aula a dare il via libera definitivo dopo quasi due anni di navetta tra Camera e Senato.
In quel testo (il disegno di legge 1167-B) c´è scritto che le controversie tra il datore di lavoro e il suo dipendente potranno essere risolte anche da un arbitro in alternativa al giudice: o l´uno o l´altro. Un cambiamento radicale rispetto alla tradizione giuridica italiana, dove c´è sempre stata una forte diffidenza nei confronti dei lodi arbitrali di stampo anglosassone. Un affievolimento di fatto delle tutele a favore del lavoratore, la parte oggettivamente più debole in questo tipo di controversie. E anche, appunto, un superamento dell´articolo 18, come di altri vincoli legislativi. Perché di fronte a un licenziamento l´arbitro deciderà “secondo equità”. «Secondo la sua concezione di equità, non secondo la legge», commenta preoccupato Tiziano Treu, senatore del Pd, ex ministro del lavoro, giuslavorista non certo un massimalista visto che porta il suo nome il primo pacchetto sulla flessibilità. Eppure Treu è tra i firmatati di un appello (“Fermiano la controriforma del diritto del lavoro”) contro il disegno di legge del governo giudicato «eversivo rispetto all´intero ordinamento giuslavoristico». Tra i firmatari il giurista di Bologna Umberto Romagnoli, il sociologo torinese Luciano Gallino, l´ex presidente dell´Inps Massimo Paci. Un appello che però resterà nel vuoto.
La norma è davvero complessa. In sostanza – modificando l´articolo 412 del codice di procedura civile – si prevedono due possibilità tra loro alternative per la risoluzione delle controversie: o la via giudiziale oppure quella arbitrale. Già nel contratto di assunzione, anche in deroga ai contratti collettivi, potrebbe essere stabilito (con la cosiddetta clausola compromissoria) che in caso di contrasto le parti si affideranno a un arbitro. Strada assai meno garantista per il lavoratore che in un momento di debolezza negoziale (quello dell´assunzione, appunto) finirebbe per essere costretto ad accettare. E il giudizio dell´arbitro sarà impugnabile esclusivamente per vizi procedurali.
«Questa volta – sostiene Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil – è peggio rispetto al 2002: allora l´attacco all´articolo 18 fu diretto ed era semplice spiegarlo ai lavoratori. Ora l´aggiramento va ben oltre l´articolo 18 impedendo addirittura di arrivare al giudice del lavoro». Di «approccio chirurgico», parla l´ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano (Pd). «Si fanno le “operazioni” – aggiunge – senza andare allo scontro frontale». Preoccupata anche la Cisl, dice il segretario Giorgio Santini: «Non abbiamo pregiudizi nei confronti dell´arbitrato, ma ora spetta alla contrattazione fissare i paletti di garanzia per l´esercizio dell´arbitrato». La legge infatti rinvia a un accordo tra le parti che però se non arriverà entro un anno lascerà spazio a un decreto del ministro del Lavoro. Ma per Giuliano Cazzola (Pdl), relatore del disegno di legge alla Camera: «bisogna smetterla di considerare i lavoratori come dei “minus habens”, incapaci di scegliere responsabilmente e consapevolmente un percorso giudiziale o uno stragiudiziale (l´arbitrato, ndr), per dirimere le loro controversie di lavoro».
La Repubblica 03.03.10

I numeri della crisi

È stato battezzato l’annus horribilis dell’economia italiana e a confermarlo è l’Istat che attesta un -5% del Pil nel 2009 – il peggior dato dal 1971 – l’aumento della pressione fiscale del 43% e un alto tasso di disoccupazione ora pari al 8,6%. E il governo cosa ne pensa? Sarà colpa dei governi del centrosinistra o della panacea dell’ottimismo? Senza pessimissimo, l’Italia è in grave difficoltà e l’inefficienza del governo, abile a blindare il premier dai processi ma fallimentare nella politica economica e sociale, non sono buoni segnali.

Nel crollo del Prodotto interno lordo, a farla da padrone è la netta flessione delle esportazioni (-19%) e degli investimenti (-12,1%); reggono i consumi privati calati “solo” dell’1,8%. I conti pubblici ha visto la più grande recessione dal dopo guerra a oggi e poco importa se il silenzioso Tremonti ora correrà a dirci che tutto va bene e che l’Italia si presenta in condizioni migliori rispetto ai vicini di casa europei. Il rapporto deficit-pil si è attestato al 5,3% contro il 2,7% del 2008.

Il rapporto debito pubblico- Pil si è attestato al 115,8% contro il 106,1% dello scorso anno, dato corretto rispetto alla precedente stima del 105,8%. E non basta quindi l’ottimismo a far quadrare i conti ma una svolta drastica che porti alla crescita economica che trascini con sé anche i conti pubblici. Politiche economiche che per l’esperto dell’Irs, Fedele De Novellis, aiutino “la crescita italiana verso il 2 per cento potenziale”.

Così in un periodo dove il governo preferisce insultare i giudici piuttosto che trovare rimedi alla crisi economica e occupazionale, l’Istat ci riporta alla cruda realtà. Meno 260mila occupati tra gli uomini e – 47mila tra le donne. L’unico saldo in positivo è relativo alle persone in cerca di lavoro: + 334 mila.

Durissima è stata la critica del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani alla staticità del governo Berlusconi. “La caduta del 5% del Pil nel 2009 certifica la più grave recessione dal 1945. Sommando il dato del 2008, noi arretriamo in misura doppia rispetto all’area OCSE e quasi doppia rispetto all’area euro. Anche nelle previsioni del 2010 andiamo peggio degli altri, mentre la crescita della disoccupazione è ancora parzialmente occultata da effetti statistici”.

“Con tutto questo – ha continuato il leader democratico – abbiamo un governo che, come un disco rotto, ripete che stiamo meglio di altri! In realtà è ormai evidente il rischio che abbiamo sempre denunciato, e cioè di un avvitamento tra aumento della disoccupazione, stagnazione economica, crescita della pressione fiscale per chi paga le tasse e crisi della finanza pubblica. Chi dovrebbe guidare la reazione del paese parla di altro e sta con le mani in mano. Davanti a un passaggio così difficile per il presente e per il futuro degli italiani, il governo Berlusconi con la sua ignavia propagandistica si sta assumendo una responsabilità storica di cui dovrà rispondere al Paese”.

“Come dimostrano gli odierni dati dell’Istat il governo delle destre sta provocando una catastrofe”. Così Filippo Penati, capo della Segretria di Bersani e candidato alla Regione Lombardia. “C’è un grande malessere, la crisi continua a tagliare posti di lavoro e aggredisce categorie che fino ad oggi erano al riparo: professionisti, mondo delle piccole e piccolissime imprese. In Lombardia, come in tante altre regioni, assistiamo sempre più spesso ad aziende a dimensione familiare, il cuore produttivo del paese, che cercano di andare avanti nonostante il disinteresse del governo. I loro proprietari, troppe volte, hanno dovuto utilizzare per sopravvivere tutte le risorse disponibili e, come premio per le loro fatiche, hanno visto il governo aiutare solo gli evasori”.

Mentre la pressione fiscale aumenta e i conti vanno a rotoli, la distruzione dell’avanzo primario deve far suonare l’allarme rosso, il governo beneficia quelli che violano le regole. Sono state abbassate le tasse agli evasori e lasciati con un palmo di naso gli onesti. 15mila euro è all’incirca quanto paga di tasse ogni anno un cittadino con reddito lordo di 50mila euro pari più o meno a 2500 euro netti per 14 mensilità. Grazie a questo Governo paga altrettanto, questa volta però per 375mila euro, chi ha riportato in Italia capitali detenuti all’estero beneficiando dello scudo di Tremonti e del relativo sconto fiscale al 4%. E sempre le stesse tasse paga, questa volta per 250mila euro, chi ha scelto di rimpatriarli dolo la prima proroga, questa con aliquota al 6%. E quanti si fossero poi decisi in extremis il governo, con lungimiranza, ha prorogato scudo e sconto fiscale, con aliquota al 7%, fino ad aprile, solo che questa volta con i soliti 15mila euro si potranno riportare solo 214mila
euro. La riduzione delle tasse è stata fatta agli evasori e gli onesti non possono fare altro che attendere un altro governo”.

Per Marina Sereni, vicepresidente dell’Assemblea nazionale del Pd,“dopo un fine settimana passato ad ascoltare le invettive del presidente del Consiglio contro i magistrati, oggi i dati dell’Istat sulla disoccupazione ci riportano alla cruda realtà. Ormai è chiaro, costringere l’informazione a concentrarsi su questioni che interessano poco il Paese e molto una sola persona è funzionale a nient’altro che a nascondere la vera emergenza, fatta di imprese in crisi e di migliaia di famiglie lasciate sole ad affrontare il dramma della perdita del lavoro”.

“Continuare a nascondere la testa sotto la sabbia, come sta facendo il governo, non aiuta ad affrontare la crisi. Gli ultimi dati Istat sulla disoccupazione sono drammatici perché indicano un trend negativo che non accenna ad attenuarsi, ma è in costante peggioramento”. Lo ha dichiarato Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera, commentando i dati Istat sulla disoccupazione.

“Occorre intervenire subito in questa emergenza e per questo è fondamentale definire una proposta sul tema degli ammortizzatori sociali, come sta facendo il Pd, che abbia al suo centro tre obiettivi. Il primo è la costituzione presso l’Inps di un fondo per pagare i lavoratori che, pur continuando a produrre, non ricevono una regolare retribuzione. Il secondo è l’adozione di una tutela universale di disoccupazione, pari al 60% dell’ultima retribuzione, per coloro che non dispongono di ammortizzatori. E terzo obiettivo è il raddoppio della durata della cassa integrazione ordinaria, perché ormai molte situazioni hanno esaurito i periodi di cassa integrazione a disposizione e si corre il rischio di passare alla mobilità e ai licenziamenti. Per questo il Pd porterà queste proposte di emergenza al dibattito del Parlamento, al fine di mettere al centro dell’attenzione politica i temi sociali e della crisi. Queste proposte richiedono, al tempo stesso, di essere collegate ad una iniziativa forte sul temo dello sviluppo e della politica industriale che sappia indicare le strade per una uscita dall’attuale e grave crisi dell’economia”.

Per Paola DeMicheli, responsabile Pmi del Pd, “i dati dell’Istat sono preoccupanti, non solo per il passato, ma soprattutto per il futuro del paese. Il dato che in proposito dovrebbe far suonare l’allarme rosso è la distruzione dell’avanzo primario che passa dal 2,5% del 2008, all’attuale -0,6% attuale, indice di un paese sempre meno in salute. Il governo preferisce ignorare tutto ciò facendo finta di non vedere effetti concreti, la moria di posti di lavoro, 2,3milioni di persone in cerca di occupazione, e le decine e decine di migliaia di medie, piccole e piccolissime aziende che chiudono senza che altre abbiano la forza di prenderne il posto. Stiamo perdendo il cuore produttivo del paese senza che accada nulla, senza che una misura concreta venga presa da un governo sempre più inconcludente”.

“I dati comunicati oggi dall’Istat non giungono purtroppo inattesi e delineano un quadro complessivo molto preoccupante per il nostro Paese” così Matteo Colaninno, responsabile Sviluppo industriale e Finanza d’impresa Pd. “Nei mesi scorsi il governo ha sempre sostenuto che saremmo usciti dalla crisi meglio degli altri, optando così per un approccio eccessivamente passivo e rinviando deliberatamente le necessarie e drastiche scelte importanti. Il risultato è che oggi dobbiamo tutti fare i conti con dinamiche produttive, occupazionali, finanziarie e di conti pubblici che paiono avvitarsi drammaticamente su sé stesse”.

A.Dra
www.partitodemocratico.it

"L’archeologia dimenticata: scavi fermi e burocrazia così muore un patrimonio", di Carlo Alberto Bucci

I lavori di scavo al Foro della Pace sono stati bloccati. Ferme anche le indagini nei cantieri della villa dei Quintili sull’Appia e in altri siti della Regina Viarum. E nessuno più che riversi nel grande archivio telematico le centinaia di schede di scavo redatte su carta per catalogare il tesoro venuto alla luce nel centro storico e nel suburbio.
Non bastano i tagli che il governo ha imposto ai Beni culturali. Ora ad affossare l’archeologia romana ci si è messa la burocrazia interna. Che ha messo alla porta un centinaio di archeologi collaboratori: quegli studiosi che costituiscono la forza lavoro senza la quale la macchina ministeriale, depauperata dal blocco delle assunzioni, si ferma. E questo perché la Soprintendenza archeologica speciale di Roma ha rimandato indietro «quasi un milione di euro di fondi già impegnati nel 2009 in contratti, affidamenti e collaborazioni esterne», denuncia nell’interrogazione alla Camera la parlamentare pd Manuela Ghizzoni.

Un milione dimenticato. Mentre la società ministeriale Arcus spa ne destina uno e mezzo (nei prossimi tre anni) per “le attività culturali al Complesso monumentale del Vittoriano” facendo passare come beneficiario il Commissario straordinario per l’area archeologica di Roma e Ostia. Più un altro milione per Ostia antica. E niente per l’area archeologica centrale.
A bloccare i fondi della Soprintendenza ci sarebbe il cosiddetto “decreto Brunetta” che, in nome della trasparenza, ha limitato al 30 per cento del bilancio gli stanziamenti previsti per le consulenze esterne. Ma lo stop sul 2009 è arrivato dagli uffici amministrativi a gennaio. Quando proposte e contratti degli esterni erano stati già accettati e vistati dai vari funzionari della Soprintendenza che operano sul territorio. In molti i casi i lavori erano già stati avviati. Lavoro gratuito, scoprono adesso. «La nostra paura è che il problema si riproporrà anche nel 2010», dice Giorgia Leoni, presidente della Confederazione italiana archeologi. Tanti gli Indiana Jones con la partita iva a Roma. Erano la maggior parte dei 5000 che nel 2008 parteciparono all’ultimo concorso nazionale, dopo 25 anni, per 30 posti da archeologo. Requisiti: laurea, specializzazione e dottorato. Super esperti e precari a vita. Ora anche senza stipendio.

Rita Paris, responsabile dell’Appia e della Catalogazione, dà una speranza ai collaboratori: «Attenzione, tutti i lavori per i quali vi erano le proposte non rientrano nelle “consulenze”. Redigere inventari, catalogare, fare assistenza nei cantieri di scavo: si tratta di attività istituzionali della Soprintendenza che vengono date all’esterno per mancanza di personale. Siamo stati fermi un anno. Speriamo di riuscire a recuperare nel 2010». Avverte Rossella Rea, responsabile del Colosseo: «Al Foro della Pace il blocco dello scavo archeologico sta creando problemi e ritardi anche alla metro C». Il marciapiede di via dei Fori imperiali deve essere smantellato per lasciare il posto al cantiere dell’omonima stazione. «E per questo – spiega la Rea – abbiamo studiato un percorso pedonale alternativo: una passeggiata suggestiva e inedita sopra il Foro della Pace e dietro Massenzio». Ma gli scavi sono fermi.
La Repubblica/Roma 02.03.10