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Elezioni regionali 2010: i candidati del Partito Democratico

Con circa il 40 per cento di donne e un’età media di circa quarantacinque anni la lista dei candidati alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo, di cui i tre quarti sono candidati per la prima volta, è stata presentata ufficialmente ieri sera nel corso della manifestazione di apertura della campagna elettorale del Partito Democratico dell’Emilia-Romagna.
“Competenza, innovazione e territorialità” questi i criteri che hanno guidato la composizione della lista del Partito Democratico. Tre sono le presenze di esponenti del Partito Socialista, frutto di un accordo politico con il PD che li ospita nelle proprie liste. Il PD si presenta con uomini e donne capaci di interpretare al meglio la società emiliano-romagnola e di rispondere da subito ai bisogni dei cittadini e dei territori, attraverso le diverse professionalità e competenze oltre che per l’esperienza politica o amministrativa. Nella lista sono infatti ben rappresentati i mondi della cultura, dello sport, delle libere professioni, della scuola, dell’associazionismo e degli enti locali.

Candidati PD delle province
Piacenza
Paolo Botti

50 anni, Presidente della società di trasporto pubblico della Provincia e segretario del Partito Democratico di Piacenza
Patrizia Calza

48 anni, è avvocato e docente di diritto

Marco Carini

51 anni, è presidente Legacoop Piacenza

Parma
Maria Cristina Cardinali

44 anni, responsabile infermieristica all’ospedale di Borgotaro è Sindaco del comune di Tornolo.

Gabriele Ferrari

53 anni, funzionario di Prefettura è Assessore alla Protezione Civile, Sicurezza Polizia Provinciale e Solidarietà Internazionale alla Provincia di Parma

Roberto Garbi

45 anni, sindacalista, è consigliere regionale uscente. Segretario provinciale del Partito Democratico di Parma
Stefano Salsi

46 anni, dipendente della provincia è esponente del Partito Socialista di Parma

Reggio Emilia

Marco Barbieri

47 anni,consigliere regionale uscente. Dal 2009 è presidente della Commissione Territorio-Ambiente-Mobilità. Membro dell’assemblea e della direzione nazionale del PD.

Roberta Mori

38 anni, è avvocato e consigliere provinciale. E’ membro della Consulta regionale degli Emiliano-Romagnoli nel mondo e componente della direzione nazionale del PD.

Giuseppe Pagani

51 anni, dal 2000 è Segretario generale della Cisl di Reggio Emilia, e dal 1989 al 2009 è vice Presidente del Centro culturale “Giuseppe Moscati” di Scandiano. E’ tra i fondatori del “Comitato reggiano per la difesa della Costituzione”.

Laura Salsi

61 anni, Consigliere regionale uscente. E’ stata protagonista della risoluzione sulla Violenza alle Donne, per un piano integrato di azioni utili a realtà come la Casa della Donne di Reggio Emilia e gli altri centri antiviolenza della Regione

Mirko Tutino

27 anni, Assessore all’Urbanistica e all’Ambiente di Cavriago lavora come CO.CO.PRO. per una cooperativa sociale.

Modena
Franco Bertoli

50 anni, Presidente del Coni di Modena dal 2003, è stato un campione della pallavolo italiana. Commentatore di eventi sportivi per SKY Sport dal 2001. Marketing Director del Comitato Organizzatore Locale di Modena per il Mondiale maschile di Volley 2010.

Palma Costi

52 anni, è assessore provinciale alle Politiche per l’economia locale, l’innovazione la semplificazione amministrativa e le risorse umane.

Giulia Morini

22 anni, consigliera comunale di Modena e segretaria del circolo Pd di Albareto, fa parte del direttivo comunale dell’ANPI.

Matteo Richetti

35 anni, consigliere regionale uscente è giornalista pubblicista. Nell’Assemblea Legislativa è membro dell’Ufficio di Presidenza e componente delle Commissioni “Bilancio Affari Generali ed Istituzionali” e “Politiche per la Salute e Politiche Sociali”.

Luciana Serri

49 anni, sindaco di Lama Mocogno e presidente della Comunità Montana

Luciano Vecchi

48 anni, già deputato europeo e ora coordinatore dell’area attività internazionali del PD nazionale, membro della Commissione Nazionale di Garanzia e dell’Assemblea nazionale del Partito Democratico.

Bologna

Maurizio Cevenini

55 anni, Presidente del Consiglio comunale uscente, dirigente nella sanità privata.

Gabriella Ercolini

49 anni, consigliere regionale uscente è membro commissioni assembleari “Politiche per la Salute e Politiche Sociali”, “Politiche Economiche” e “Attuazione dello statuto”. Rappresentante della Regione presso la rete Women.

Paola Marani

57 anni, insegnante è consigliere Provinciale a Bologna.

Claudio Merighi

46 anni, Vice sindaco uscente al Comune di Bologna

Antonio Mumolo

47 anni, avvocato, consigliere comunale uscente è il Presidente dell’Associazione Avvocato di strada, che offre tutela legale gratuita alle persone senza dimora

Giuseppe Paruolo

47 anni, consigliere comunale uscente è informatico, dal 1987 è in forza al Cineca e ha collaborato con l’Unione Europea nell’ambito dei programmi di ICT.

Silvia Zamboni

56 anni, è giornalista e presidente regionale degli Ecologisti democratici

Mauro Ottavi

57 anni, funzionario della regione Emilia – Romagna è componente della direzione regionale del Partito Socialista

Imola
Anna Pariani

46 anni, Assessore della Provincia di Bologna all’Istruzione, Formazione e Lavoro. Attualmente è impiegata in HERA s.p.a.

Ferrara
Anna Chiappini

52 anni, insegnante, è responsabile del Settore Scuola della Segreteria Provinciale PD Ferrara

Roberto Montanari

54 anni, consigliere regionale uscente. Responsabile nazionale per l’attuazione dello Statuto del PD, è componente della Direzione nazionale del PD

Sergio Alberti

52 anni, capogruppo uscente del Partito socialista in consiglio regionale è segretario del Psi di Ferrara

Ravenna

Maria Chiara Campodoni
26 anni, è cresciuta nel Movimento dei Focolari

Valdimiro Fiammenghi

52 anni, consigliere regionale uscente, ha fatto parte delle commissioni Politiche Economiche (dove era Vice Presidente) e Turismo, Cultura, Formazione, Scuola e Lavoro.

Mario Mazzotti

52 anni, consigliere regionale uscente ha fatto parte delle Commissioni “Territorio Ambiente e Mobilita” e “Politiche per la Salute e Politiche Sociali” e dal marzo 2009 la Commissione “Bilancio Affari Generali ed Istituzionali” di cui è Vice Presidente.

Forlì
Tiziano Alessandrini

57 anni, presidente della Camera di Commercio di Forlì-Cesena

Marie Line Zucchiatti

45 anni, insegnante è consigliere comunale a Predappio. È membro del Centro di Studi Teatrali del Dipartimento Universitario SITLeC di Forlì.
Cesena
Valentina Graziani

31 anni,avvocato. Collabora con la CNA, quale consulente legale esterno per i propri associati
Damiano Zoffoli

49 anni,medico dentista è consigliere regionale uscente. Ha ricoperto il ruolo di Presidente della Commissione “Politiche Economiche” dell’Assemblea legislativa.

Rimini
Eva Ciaroni

34 anni, è insegnante di scuola materna

Roberto Piva

57 anni, medico ginecologo è consigliere regionale uscente e presidente della Commissione sanità
Rolando Rossi

51 anni,sociologo e dipendente comunale a Novafeltria, è coordinatore del PD dell’Alta Valmarecchia.

Il Pd a fianco degli immigrati in sciopero

I democratici aderiscono alla manifestazione del primo marzo. Un odg in Provincia: “S erve una vera politica d’integrazione”. Una giornata di mobilitazione per dar voce ai diritti degli invisibili. Il Pd dell’Emilia-Romagna aderisce allo “sciopero” degli immigrati proclamato per il primo marzo dal movimento spontaneo dei lavoratori extracomunitari.
“Le leggi volute dai governi di centrodestra con la scusa della sicurezza – spiega Cecile Kyenge, responsabile Immigrazione del Pd dell’Emilia-Romagna – hanno prodotto esattamente l’effetto opposto, più insicurezza per tutti. Gli stranieri, ormai, producono il 9 per cento del nostro Pil e anche per questo non possiamo più considerarle persone di passaggio nel nostro Paese”.

L’esponente democratica ha sottoscritto, assieme al capogruppo del Pd in Provincia Luca Gozzoli e al consigliere Fausto Cigni, un ordine del giorno che invita la giunta provinciale a sostenere la manifestazione del primo marzo e quella antirazzista del 12 marzo promossa dalla Cgil.

Le cifre parlano chiaro: sono 450 mila i residenti stranieri in Emilia-Romagna; 20 mila le persone che hanno acquisito la cittadinanza italiana dopo 10 anni; circa 100 mila le persone in possesso della carta di soggiorno; altre 186 mila quelle munite di permesso di soggiorno. E sono ben 58 mila i minori nati in Italia – su un totale di 96 mila – che in moltissimi casi non hanno mai visto il Paese d’origine. Purtroppo, secondo la legge attuale, potranno diventare cittadini italiani solo dopo 18 anni ininterrotti di residenza in Italia.

“Gli addetti ai forni di ciclo continuo delle imprese ceramiche – spiegano i tre esponenti democratici – sono solo stranieri, senza di loro il distretto ceramico non esisterebbe; nella macellazione, gli addetti stranieri superano la metà della forza lavoro; la raccolta di frutta dipende in gran parte da immigrati rumeni; tra gli operai addetti alla lavorazione del parmigiano reggiano, uno su tre è indiano e lo stesso vale per la filiera del prosciutto di Parma. Sono tutti lavoratori perfettamente in regola – aggiungono – per i quali serve una vera politica d’integrazione”.

Giudici talebani: l'ultimo capitolo del "Silvio furioso"

Berlusconi dimentica il partito dell’amore e va all’attacco contro i “magistrati talebani”: “Mills prescritto? Volevo l’assoluzione”. Bersani ribatte: “Allora si faccia processare. Basta parlare dei problemi suoi”. In principio erano i comunisti per antonomasia, poi si scoprì che erano anche squilibrati mentali, senza dimenticare la volta in cui apparve nitida la somiglianza fra la categoria in questione e una cloaca. Se pensavate di averle sentite tutte sui giudici, Silvio Berlusconi, presidente del consiglio, esponente di spicco del Partito dell’amore e capo supremo dei “paladini del bene” ha ancora un asso nella manica: “Siamo nelle mani di una banda di talebani”, ha detto ieri a Torino durante una conferenza stampa. A scatenare l’ira del benevolo premier la sentenza emessa solo due giorni fa dalla Corte di Cassazione in merito al caso di David Mills, avvocato inglese accusato di essere stato corrotto dallo stesso Berlusconi.

Il verdetto è: colpevole. Ma la condanna non potrà avere luogo a causa dell’intervento della prescrizione. Insomma, Mills e il suo amico italiano devono ringraziare lo scorrere inesorabile del tempo e non la tanto pubblicizzata estraneità ai fatti. Il premier è amareggiato, lui puntava all’”assoluzione piena” e non ad una volgare prescrizione del reato. È solo questo il problema? Berlusconi è talmente convinto della sua innocenza da volerla suggellare con una sentenza? Se è così, cosa glielo impedisce?

Per chi non ne fosse al corrente, premier compreso, la prescrizione è rinunciabile. L’imputato può decidere di andare avanti nel processo e di arrivare ad una sentenza. È ovvio, il rischio è che il verdetto sia una condanna, che a quel punto sarebbe pienamente valida ed eseguibile, come se i tempi di prescrizione non fossero mai trascorsi. Se il premier vuole affrontare un processo e difendere la sua innocenza la strada è semplice e già tracciata. Perché non lo fa? Possibile che si senta già miracolato e agiti una plateale indignazione solo come ultimo atto della farsa “made in Arcore”?

Duro il segretario del Pd Pierluigi Bersani. ” La gente perbene confida nelle assoluzioni, non nelle prescrizioni. Voglio credere che il nostro presidente del Consiglio possa confidare in una assoluzione. E possa andare a cercarsela là dove le assoluzioni vengono date, nella sede giusta. Io spero questo. Penso quello che pensa una persona normale. Ormai siamo alle sparate, si sragiona. E’ preoccupante, sono frasi inaccettabili. Dire che ormai ci siamo abituati, no , perché restano inaccettabili. Credo che veramente gli italiani debbano cominciare a pensare come andare oltre questa fase. Noi non possiamo essere tutti i giorni dentro a questa vicenda. Abbiamo un sacco di problemi, siamo davanti a fabbriche che chiudono. Non possiamo parlare sempre di Berlusconi e delle sue beghe coi magistrati. E questa è una responsabilità che lui porta: mettere sempre al centro se stesso e le sue questioni”. Bersani ha ricordato che “c’è un appuntamento elettorale. Non chiedo che il governo venga mandato a casa, ma chiedo che i cittadini mandino una letterina al governo per dire basta, cerchiamo di occuparci dei problemi nostri”.

La presidente dei senatori PD, Anna Finocchiaro, ha dichiarato: “È insultante per gli italiani il delirio di parole di Silvio Berlusconi. Si tratta di affermazioni irresponsabili pronunciate contro la magistratura e contro l’opposizione, che servono solo a nascondere le tristi verità che circondano il premier e la sua maggioranza e l’incapacità del governo di guidare il Paese. Domani i giornali saranno pieni dei suoi deliri, ma purtroppo l’Italia rimarrà con tutti i problemi irrisolti e con un Parlamento costretto a discutere di misure che servono solo a tutelare gli interessi del premier. Altro che magistrati talebani. Se Berlusconi vuole giustizia, se vuole l’assoluzione, si faccia processare. È l’unica strada. Per parte nostra continueremo a mantenere un atteggiamento responsabile a difesa delle istituzioni, per evitare che la campagna elettorale si trasformi in una corrida. Dopo aver appreso la gravità delle dichiarazioni rese dal Presidente Berlusconi sui giudici italiani, chiederò alla conferenza dei capigruppo del Senato di martedì prossimo, a nome del Pd, che il premier venga nell’aula di Palazzo Madama a rispondere in merito alle motivazioni per le quali ha ritenuto di dover usare tali parole nei confronti della magistratura”.

Anche Andrea Orlando, responsabile del forum Giustizia del PD: “Il presidente del partito dell’amore non dovrebbe minacciare riforme contro qualcuno, ma lavorare a progetti che siano per tutti. Né dovrebbe compiere gesti di cattivo gusto, come quello di etichettare i magistrati come ‘talebani’ nel giorno dell’uccisione di un nostro connazionale in Afghanistan. In ogni caso, prendiamo in parola il presidente del Consiglio, che afferma di volere una ‘assoluzione piena’. Per coerenza, adesso rinunci al legittimo impedimento e al processo breve e si renda disponibile, non allungando i tempi in cerca di prescrizione. Si faccia processare, saranno i magistrati a trovare il modo di non creare ostacoli alla sua attività di governo”

Iv.Gia

www.partitodemocratico.it

Se il governo dimentica l'ambiente…

Il Lambro (già prima il fiume più inquinato d’Italia) e poi il Po invasi dal petrolio, il nord sotto una cappa di smog che uccide, il sud Italia piegato da abusivismo e rifiuti tossici. Mentre il governo è incapace di puntare sull’ambiente si è riunito per la prima volta il Forum Ambiente del Partito Democratico. Noi puntiamo sulla mobilità sostenibile e sulla green economy, diciamo no al nucleare e alla privatizzazione dell’acqua.
“Il gravissimo inquinamento del Po in atto in questi giorni richiama con forza la necessità di ripristinare il governo integrato del distretto di bacino del fiume” afferma Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, a proposito della catastrofe ambientale verificatasi con lo sversamento di tonnellate di petrolio nel fiume Lambro. Ec’è un motivo se il delta del Po ora è a rischio ed è “la frammentazione di soggetti, competenze e interventi, voluta dal Governo e dal centrodestra, è alla base dei molti problemi irrisolti. Il colpo definitivo – prosegue Bersani – è venuto dal taglio dei finanziamenti da parte del Governo per interventi concreti per la messa in sicurezza di parti del fiume. A proposito di federalismo e di politiche per il nord non si poteva fare di peggio”. Bersani annuncia che sulla tutela del fiume il Pd promuove un’iniziativa che si svolgerà nei primi di marzo”.

Di cui si è parlato anche a Roma, presso la sede nazionale di Sant’Andrea delle Fratte, dove si è riunito per la prima volta il Forum Ambiente del Partito Democratico.
L’iniziativa, a cui ha partecipato anche Bersani, è stata curata dalla presidente del Forum, Laura Puppato, con Stella Bianchi, responsabile Ambiente nella Segreteria Nazionale, e ha visto la partecipazione di esponenti e amministratori Pd esperti in materie ambientali.
Il Forum ha messo a punto i temi di lavoro e le posizioni del Pd sul tema.

“Mobilità sostenibile, nucleare e acqua – ha detto Laura Puppato, presidente del Forum – saranno i tre temi fondamentali attorno a cui lavoreremo. Soprattutto per quel che riguarda il nucleare cercheremo di smontare le bugie propalate dal centrodestra per convincere l’opinione pubblica della necessità di un ritorno alle centrali. Come mai, solo per fare esempio, il governo non ha detto che l’autonomia sul piano della produzione energetica verrebbe
vanificata dalla dipendenza dai paesi che estraggono l’uranio? Quando al metodo, intendiamo prendere gli esempi di gestione più rispettosa dell’ambiente che provengono dalle realtà locali ed estenderli a tutto il territorio nazionale”.

Secondo Stella Bianchi, “una seria politica ambientale è l’unica chiave capace di coniugare la creazione di nuovi posti di lavoro alla tutela del contesto in cui abiteranno le prossime generazioni. Il nostro obiettivo è elaborare un modello di sviluppo che tenga insieme ricerca, innovazione, tecnologia, nuovi modelli di consumo e lavoro qualificato. Al tempo stesso ci impegneremo perché l’industria tradizionale trovi declinazioni più sostenibili di produzione. Una sfida chiave è quella dell’auto elettrica”.

Con il voto del 28 e 29 marzo gli italiani dovranno scegliere tra la black economy di PDL e Lega, che in un momento di crisi pensa che l’ambiente si possa tagliare, e le giunte regionali di centrosinistra che invece hanno già fatto molto, in questi anni, per sostenere la green economy. E anche i nostri candidati alle prossime elezioni sono pronti a raccogliere la sfida dello sviluppo sostenibile, dato che il PD pensa che l’ambiente sia determinante per il futuro del Paese. Non è più rinviabile un serio piano di investimenti, una“rivoluzione verde” che unisca rispetto dei vincoli ambientali, sviluppo economico e occupazionale. Una strategia nazionale basata sulla creazione di una vera e propria industria del settore.

Intanto il petrolio inquina il bacino del Po, dopo aver ferito il Lambro. Ma come è potuto accadere? Nel lanciare l’allarme sulla fuoriuscita di idrocarburi dalla ex raffineria della Lombarda Petroli c’è stato un grave e ingiustificabile ritardo.

Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd pensa che “la mancanza di tempestività si è rivelata fatale per far partire la macchina degli interventi in tempo utile per scongiurare il disastro ambientale che si è verificato. Come questo sia potuto accadere tutto ciò e su chi ricadono le responsabilità lo dovrà accertare la magistratura, tenendo conto anche del fatto che l’area industriale della Lombarda Petroli era stata sottoposta alla direttiva Seveso per la natura delle sostanze chimiche lavorate e stoccate” e per far luce ha presentato un’interrogazione parlamentare per accertare le responsabilità di quanto accaduto, attivare quanto prima le bonifiche ambientali per ripristinare al più presto lo stato dei luoghi e evitare possibili ulteriori contaminazioni da idrocarburi all’ambiente, scongiurare rischi per la salute dei cittadini.
L’interrogazione è stata sottoscritta anche dai deputati del Pd Quartiani, Braga, Zucchi, Peluffo, Mariani, Bratti, Mosca, Farinone, Marantelli, Marco Carra, Codurelli, Fiano, De Biasi, Pizzetti ed è indirizzata al Ministero dell’Ambiente e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiediamo che il Ministro Prestigiacomo venga al più presto in Parlamento a riferire su quanto accaduto in Lombardia. E’ fondamentale chiarire le dinamiche dei fatti e attribuire precise responsabilità, vogliamo che venga fatta chiarezza e che si dica tutta la verità. Nessuno copra i criminali che hanno creato questo disastro.

Ma l’onda nera ha già percorso centinaia di chilometri, lasciandosi alle spalle una terribile devastazione ecologica ed avanza di ora in ora, e quando saranno andate via le tv, nelle prossime settimane, il Lambro sarà totalmente inquinato dagli scarichi del depuratore fuori uso di Monza. E’ per questo che Legambiente ha lanciato un appello ai cittadini, al mondo della politica, dello spettacolo, della cultura per riuscire al più presto a liberare dai veleni il corso d’acqua e provvedere al risanamento. Tra i primi firmatari dell’appello il regista Ermanno Olmi, Giulia Maria Mozzoni Crespi, l’attore Giulio Cavalli e Ermete Realacci. Numerose anche le associazioni che, ad oggi, hanno aderito. Tra queste Wwf, Italia Nostra Milano, Cia Milano -Lodi – Monza e Brianza, Slow Food Milano, Cgil Lombardia, Arci Milano, Terre di Mezzo/Fa’la cosa giusta, Isde -Medici per l’Ambiente, Lipu, Fai, Aiab Lombardia, Coldiretti Lombardia, Acli Anni Verdi.
Intanto oggi c’è una lunga catena umana che stringe in un abbraccio simbolico il fiume Lambro. L’appuntamento è per sabato 27 febbraio al Parco Lambro di Milano, alle 11,30. “Vogliamo esprimere il nostro dolore e la nostra rabbia per la selvaggia aggressione al fiume, alle sue sponde, al fragile ecosistema che, faticosamente, stava cercando di recuperare la sua vitalità dopo decenni di inquinamento – hanno dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente e Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia – il disastro ambientale di questi giorni rischia di vanificare l’opera di risanamento necessaria per riportare in vita il fiume più inquinato d’Italia. Noi non ci rassegniamo e chiediamo una risposta rapida e determinata alle istituzioni. Vogliamo far sentire la voce di cittadini e associazioni, per denunciare la gravissima sottovalutazione della catastrofe ambientale, le omissioni della politica, l’incredibile ritardo degli interventi. Ma soprattutto vogliamo dire che le responsabilità della catastrofe devono essere riconosciute e punite, ma subito dopo la rinascita del fiume deve diventare una sfida per l’intera comunità della Lombardia”.

Quel che è certo, è che la lentezza e l’inadeguatezza degli interventi di soccorso attivati ha portato a un inquinamento gravissimo, che mette a rischio sia l’ecosistema del fiume, sia le attività che su di esso ricadono. Serve un’azione coordinata dal Governo e l’attivazione di tutte le istituzioni interessate per scongiurare che ulteriori rallentamenti possano compromettere ancora di più la situazione. E’ una vera tragedia ambientale occorre limitare il più possibile i gravi danni ambientali che sta causando l’onda nera che dal fiume Lambro rischia di contaminare l’intero bacino del Po.

Il Governo ancora non ha chiarito alla Camera il motivo del grave ritardo nel lanciare l’allarme. Si tratta di un nodo fondamentale perché la mancanza di tempestività si è rivelata fatale per l’avvio in tempo della macchina degli interventi. E resta senza risposta una domanda fondamentale, cioè se, ed eventualmente perché, l’azienda fosse stata esentata dal rispetto delle direttiva Seveso, visto il tipo di sostanze lavorate e stoccate. Al di là delle responsabilità penale, queste risposte Governo e Regione Lombardia devono darle ai milioni di cittadini che vivono in questa vasta area e alle migliaia di aziende che vi operano.

Ignazio Marino, pensa che oltre la dichiarazione dello stato di emergenza sia “fondamentale accertare al più presto i rischi per la salute della popolazione che possono essere anche molto gravi”. Marino, a Milano per l’avvio della campagna elettorale attacca: “In Lombardia c’è un’altra calamità che è la giunta di Roberto Formigoni, un presidente che ha fatto il suo tempo e che davvero non può più avere alcuna spinta innovativa per una regione che invece dovrebbe correre. La Lombardia dovrebbe rappresentare la forza trainante di tutto il paese ma se continuerà ad essere guidata da vecchi potentati politici e da gruppi consolidati da anni e anni di un governo sempre uguale a se stesso, quale innovazione possiamo immaginare?”.

La senatrice del Pd Daniela Mazzuconi nel corso dei lavori della commissione Ambiente invece vuole ci si occupi “dell’intero bacino soprattutto dei vari affluenti diretti e indiretti, specie nelle zone intensamente urbanizzate e profondamente modificate dall’uomo, per avere un quadro chiaro in materia di sicurezza ambientale. Il Lambro – prosegue la senatrice del Pd – soprattutto in alta e media valle, è stato nel tempo oggetto da parte delle amministrazioni comunali di intensa cura, in particolare per il collettamento fognario e la depurazione. Sarebbe disastroso abbassare ora la guardia. Chiediamo al governo di proclamare rapidamente lo stato d’emergenza, allestendo un piano di pronto intervento e successivamente di bonifica ambientale, di concerto e in collaborazione con le amministrazioni dei territori coinvolti, provvedendo anche agli opportuni stanziamenti”.

La senatrice del PD Emanuela Baio pone la questione sulle responsabilità della catastrofe ecologica ed esorta gli inquirenti a portare alla luce tutti gli attori in campo, amministratori presenti, passati e privati: “Vogliamo conoscere i nomi dei responsabili del versamento di gasolio nel Lambro, un atto di sabotaggio che ruota attorno alla bonifica dell’ex raffineria della Lombarda Petroli di Villasanta, da troppi anni in attesa di essere riqualificata. Perché si è aspettato tanto? Alla luce di quanto accaduto, basta il buon senso per capire che dietro il piano di recupero c’è il rischio di infiltrazioni malavitose, da cui la Brianza, come è noto, non è esente. Dato che emerge drammaticamente dal rapporto presentato dal Consiglio Nazionale delle economie e del lavoro sulle infiltrazioni mafiose nel settentrione”. La senatrice è rimasta sorpresa dalle dichiarazioni di Dario Allevi, presidente della Provincia, che ieri ha fornito rassicurazioni sulla salute pubblica:”Ma se il danno non è ancora stato quantificato, sulla base di cosa afferma che la comunità non è a rischio “contagio?”

A rischio un intero sistema ecologico ed economico. La densa macchia nera di petrolio che ha invaso il fiume Lambro dopo il sabotaggio alla raffineria ‘Lombarda Petroli”, ”avanza pericolosamente lungo il Po ed e’ in queste ore nel piacentino all’altezza di Isola Serafini. Tutto l’ecosistema fluviale e’ in pericolo ed ora si pensa anche al Delta del Po, una delle zone umide piu’ importanti d’Italia e d’Europa per la migrazione e lo svernamento degli uccelli acquatici”, denuncia il Wwf in un comunicato. ”Il Delta del Po in questo momento e’ estremamente vulnerabile – spiega il Wwf – anche a causa del livello delle acque del fiume che permette una connessione diretta con molti rami laterali e con le aree di maggiore interesse naturalistico. In questa stagione, nelle zone umide deltizie vi sono migliaia di uccelli alla vigilia della cova e della stagione di riproduzione: anatre (germani reali, morette, moriglioni, mestoloni, alzavole), aironi (aironi cenerini, aironi bianchi maggiori, garzette, aironi guardabuoi.), limicoli (avocette, pantane, piro piro), inoltre quest’area e’ fondamentale per la presenza di molte specie di pesci che si riproducono, transitano o trovano qui rifugio come l’anguilla, la cheppia, la savetta, il muggine calamita, o, nelle zone umide tra i canneti, come il luccio e la tinca. Non vanno poi dimenticati anfibi e rettili come ad esempio la testuggine palustre”. ”Il Wwf si augura quindi che vengano adottate tutte le misure necessarie ed utili a scongiurare che l’ondata di petrolio arrivi al Delta del Po – dichiara Stefano Leoni, Presidente del Wwf Italia – se ciò non avvenisse gli effetti su golene, canneti di foce, lagune e tratti costieri, potrebbero essere devastanti”.
Ancora 70 ore e le migliaia di metri cubi di idrocarburi fuoriusciti dall’ex raffineria della Brianza potrebbero arrivare al mare Adriatico. A pronunciare queste “rassicuranti” frasi è proprio il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che ha sorvolato la zona interessata dal disastro ambientale. Al Consiglio dei ministri di lunedì sarà proclamato lo stato d’emergenza. Da oggi inoltre, Arpa Lombardia e Province di Milano e Monza Brianza, realizzeranno un intervento sperimentale di trattamento enzimatico per ”aggredire” gli idrocarburi versati nel Lambro e ridurli a materiale biodegradabile. L’operazione sarà compiuta nella zona del depuratore di Monza, dove sono intrappolate alcune centinaia di tonnellate di liquido, e in altre zone di ristagno lungo l’asta del fiume. Ma non si può certo procedere solo con sperimentazioni, sono necessari fondi e finanziamenti. A Piacenza, dove la gente ha protestato per l’allarme partito in ritardo e per l’inadeguatezza dei rimedi dalla Lombardia, l’Arpa ha rassicurato sulla situazione delle falde acquifere e sulla potabilità dell’acqua che arriva dai rubinetti, ma è stato vietato il prelievo dell’acqua dal fiume. Se il petrolio è rimasto in superficie, come pare, la bonifica potrebbe richiedere una settimana. Ma il timore, per la Confagricoltura di Milano e Lodi, è che il fiume nero nel suo cammino si sia infiltrato nei canali che servono per irrigare i campi. A queste preoccupazioni si aggiunge il timore della pioggia che potrebbe infatti provocare la fuoriuscita del petrolio che si è raccolto nel depuratore di Monza. Il liquido infatti è stato scaricato dolosamente dalle cisterne della Lombarda Petroli di Villasanta nelle fogne e ha percorso indisturbato diversi chilometri fino a quando è stato intercettato dal depuratore delle acque di Monza.
Il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli sottolinea però l’inefficenza del Governo per quanto concerne l’intera materia ambientale, dichiarando: “Denunciamo con profondo sdegno che il Parlamento, il 2 febbraio 2010, ha approvato una legge che depenalizza il reato di scarico industriale nelle acque. In pratica chi scaricherà inquinanti oltre i limiti consentiti dalla legge se la caverà semplicemente con una multa che va da 3mila a 30mila euro”.
Sul fronte delle indagini infine, il reato ipotizzato è disastro ambientale; la procura di Monza ha aperto un fascicolo, i primi accertamenti investigativi hanno confermato l’ipotesi iniziale: si tratta di un atto doloso. E’ stato affidato alla Guardia di Finanza il compito di accertare la quantità di idrocarburi contenuta nei depositi della Lombarda Petroli al momento del sabotaggio e quanto ne sia rimasto. Solo così sarà possibile stabilire quanto petrolio si è riversato nel Lambro e poi nel Po. Tante le ipotesi sui motivi per i quali mani esperte, hanno aperto i rubinetti delle cisterne. Ci potrebbe essere un giro di speculazione edilizia sull’area della vecchia raffineria.
Si tratta infatti di un affare da mezzo miliardo di euro, il progetto faraonico da 187mila metri quadrati che dovrà sorgere su un terreno di 309mila. Ed è previsto proprio sui terreni della Lombarda Petroli, l´ex raffineria di Villasanta a Monza da cui qualcuno ha fatto uscire gli ottomila metri cubi di petrolio che hanno avvelenato il Lambro per poi riversarsi nel Po.

Su quell´impianto, e sui terreni che lo circondano, dovrebbero sorgere appartamenti, negozi, capannoni industriali, un grande centro direzionale. In una parola, Ecocity: così lo ha battezzato la Addamiano Engineering di Nova Milanese, che vuole realizzare tutto ciò. Un progetto che da qualche tempo sembra segnare il passo, frenato da una serie di difficoltà economiche, e sul quale ora la catastrofe del Lambro si abbatte con la forza di un ciclone. E le indagini dei carabinieri, della polizia provinciale e del Noe, il nucleo ecologico dell´Arma, sembrano avere già imboccato una direzione precisa: quella del sottobosco dei subappalti.
Ma ormai il disastro ambientale è fatto, lo si vede, la puzza ammorba l’aria, le popolazioni rivierasche ne percepiscono tutta la minaccia. Non si erano mai visti guasti di queste proporzioni. La magistratura accerti i responsabili, ma la politica affronti in modo nuovo il governo di uno dei beni più preziosi del nostro paese: il fiume Po e il suo bacino”. Lo dichiara la senatrice del Pd Albertina Soliani in merito all’allarme ambientale che sta interessando il più grande fiume italiano. “Non possiamo vivere solo di emergenze: le alluvioni, le siccità, adesso il petrolio che dal Lambro all’Adriatico fa scempio del grande fiume. Non c’è una strategia di governo adeguata alla difesa e alla valorizzazione del fiume e questa è responsabilità primaria del governo nazionale”. Continua Soliani: “Invochiamo, allo stesso tempo, il protagonismo delle regioni interessate: il Piemonte, la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Veneto. Parlino con una voce sola, alta e forte, insistente, qualunque sia la maggioranza che uscirà dalle urne. Occorrono risorse: i 180 milioni già assegnati e poi spariti, nuovi finanziamenti per superare questo disastro ambientale e per dare nuovo impulso ai progetti di salvaguardia e di sviluppo dell’intera area. Dall’imminenti elezioni regionali ci piacerebbe riscontrare una volontà comune per dare priorità a un problema che non è solo dell’area padana ma che è nazionale”. “Adesso si tratta di recuperare la massa oleosa, ma contemporaneamente – conclude la parlamentare – si deve recuperare la priorità rappresentata dal Po per la politica, se non vogliamo consegnare alle nuove generazioni un’area irreversibilmente impoverita dall’imprevidenza, dalla vista corta, dall’irresponsabilità dei governanti di oggi”
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Corte Costituzionale, no limiti per legge al numero degli insegnanti di sostegno

Non è possibile limitare per legge il numero dei posti per insegnanti di sostegno. Lo dice la Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità di due norme contenute nella legge Finanziaria del 2008, con cui si fissava un tetto al numero di questa categoria di docenti e si escludeva la possibilità di assumere insegnanti di sostegno, in presenza, nelle classi, di studenti con disabilità gravi. A sollevare dubbi di incostituzionalità era stato il Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione Sicilia.
Nella sentenza si legge che la «scelta operata dal legislatore, in particolare quella di sopprimere la riserva che consentiva di assumere insegnanti di sostegno a tempo determinato, non trova alcuna giustificazione nel nostro ordinamento, posto che detta riserva costituisce uno degli strumenti attraverso i quali è reso effettivo il diritto fondamentale all’istruzione del disabile grave».
Le disposizioni impugnate, per la Consulta «si appalesano irragionevoli e sono, pertanto, illegittime, nella parte in cui, stabilendo un limite massimo invalicabile relativamente al numero delle ore di insegnamento di sostegno, comportano automaticamente l’impossibilità di avvalersi, in deroga al rapporto tra studenti e docenti stabilito dalla normativa statale, di insegnanti specializzati che assicurino al disabile grave il miglioramento della sua situazione nell’ambito sociale e scolastico».
Il Messaggero 27.02.10

"La scuola atomica", di Gianpaolo Silvestri

I siti dei quotidiani associano in un curioso puzzle le news collaterali: «Studenti disabili alle scuole private? Per favore iscriveteli alle statali»; «Sorpresa: salta il liceo musicale»; «Finti manifesti antinucleari della Polverini diffusi da Greenpeace». E poi, finalmente, l’ultima trovata della figlia dell’ex sindaco democristiano di Milzano, Mariastella Gelmini, titolare del ministero all’Istruzione. La sua nuova crociata si prefigge l’obiettivo di far cadere nelle scuole il tabù del nucleare, tema impopolare soprattutto tra i giovani. «Bisogna fare una corretta informazione sui rischi, che sono davvero limitati – ha dichiarato durante la presentazione di un progetto europeo sulla conservazione e sicurezza del patrimonio culturale -. Riteniamo che il nucleare debba entrare a pieno titolo anche nelle conoscenze dei ragazzi».

La ministra non si pone neppure per un attimo la questione del suo ruolo istituzionale e della libertà didattica e – novella miniculpop – confessa candidamente che ciò è «per offrire al Paese conoscenze approfondite su un tema propedeutico a scelte politiche», alias il sì al nucleare sponsorizzato dal suo governo. Proposito che con tutta evidenza non può essere accusato di falsa neutralità o d’essere apartitico e apolitico.

All’anima della pluralità di voci, d’informazione, d’approcci formativi: il tabù al nucleare, per la Mariastella nazionale, è antiscientifico e fa piangere Berlusconi. Quindi tutti a studiare quanto è bravo buono e fascion l’atomo, e guai agli insegnati che osano accennare a Hiroshima e Chernobyl. Siamo al puro indottrinamento ideologico, alla cultura e scienza di regime, alla farsa, se poi consideriamo la situazione dell’istruzione pubblica italiana, sia in termini d’edifici scolastici che di stato generale.

Non temano, però, gli studenti: se studiare il radioso futuro nucleare (anche militare?) risulterà ostico potranno sempre riparare presso la Corte d’appello di Reggio Calabria ove la suddetta ministra fece l’esame di Stato per la professione d’avvocato, scappando dalla natia Brescia (Brescia 30% promossi, Reggio Calabria 97%).

Non sprechino poi gli studenti eccessivi sforzi, tempo, sudore, impegno, tanto non servono alla carriera: lo dimostra la stessa Gelmini che, presidente del Consiglio comunale di Desenzano del Garda, in meno di due anni fu sfiduciata da tutti per “inoperosità”. Ora è ministro della Repubblica, una carriera davvero invidiabile, a prova di bomba. Nucleare, of course.

da terranews 27.02.10

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“Gelmini e il nucleare in classe”, di Edmondo Berselli
Con l´espressione un po´ così, e comunque assertiva, che ha una professoressa di francese mentre prova a spiegare in classe la teoria della relatività di Einstein, oppure di una insegnante di matematica che si impegni seriamente, corrugando la fronte, nella spiegazione dello Zibaldone di Leopardi, il ministro dell´istruzione Mariastella Gelmini ha enunciato il suo fervente credo modernista: occorre fare tutto il possibile per informare gli studenti sui rischi delle centrali nucleari, «che sono davvero limitati». Ad alcuni, i più anziani in fatto di energia atomica, ha fatto venire in mente ciò che disse Adriano Celentano sul referendum contro il nucleare a Fantastico nel 1987, quando era un vero «figlio della foca», ecologista convinto e antinuclearista doc: «Dite sì al nucleare, e vi ritroverete la bomba atomica in cucina». Nel frattempo, in tutti questi anni, dev´essere cambiato qualcosa. Che un ministro salga in cattedra e progetti di organizzare commissioni con medici e specialisti vari per inaugurare programmi di informazione sull´energia nucleare è piuttosto curioso. Tanto da far venire in mente quel vecchio Celentano e da imitarlo, il grande Adriano: «Votate Mariastella Gelmini e vi troverete la bomba atomica in aula».
La Repubblica 27.02.10