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Strage di Orlando, l’odio verso il diverso che sconvolge le comunità

July 12, 2016

Tutto il logoro armamentario dell’odio verso il diverso è concentrato nell’orrore della strage di Orlando. Orrore per il grande numero delle vittime: 50 morti e 53 feriti. Orrore per l’arma utilizzata, un fucile mitragliatore pensato per andare in guerra. Orrore per il luogo scelto: una discoteca, spazio di divertimento e di fratellanza tra appartenenti a una stessa minoranza, gli omosessuali. Il nostro cuore è naturalmente con le vittime e soprattutto le loro famiglie e i loro amici. La nostra mente ci conferma come molti elementi ci riportano alla strategia delle stragi parigine, con l’aggravante dell’omofobia. Che Omar Marteen sia stato armato dall’Isis, o che sia un lupo solitario fanatico, la strage, nella sua brutalità, sfata miti e luoghi comuni. Omar è nato e cresciuto negli Stati Uniti, così come era avvenuto per lo stragista di San Bernardino e i fratelli autori della strage alla maratona di Boston. Non sono né profughi, né clandestini coloro che sparano nel mucchio accecati dall’odio verso l’altro, il diverso perché di etnia, o di religione, o di orientamento sessuale, o portatore di valori diversi dai propri. La ricetta di Donald Trump, quella che sta predicando in queste settimane di campagna elettorale per le presidenziali, tenere fuori i musulmani dall’America, si rivela sbagliata in partenza. Gli stragisti sono dentro, sono americani (o francesi…) a tutti gli effetti, hanno un lavoro regolare, e detengono regolarmente le armi possedute. L’altra grande questione che agita, e continuerà ad agitare la campagna elettorale, è quella del proliferare delle armi. Neanche l’orrore di Orlando, ci scommettiamo, smuoverà le posizioni in campo: il presidente Obama, ma anche la candidata democratica Clinton, hanno ribadito la pericolosità del gran numero di armi regolarmente detenute dai privati. Le lobby delle armi risponderanno, così come è accaduto le volte precedenti, che proprio le stragi sono l’ulteriore riprova che è necessario che sempre più americani siano armati fino ai denti per poter difendere sé stessi e le proprie famiglie dai tanti pazzi fanatici che ci sono in giro. Posizioni inconciliabili che continuano ad alimentare lo scontro, quando solo il confronto e le prove di dialogo potrebbe portare a una pacificazione tra le parti, alla volontà di conoscere e capire l’altro, per accettarlo.

photo credit: Orlando rally at the White House via photopin (license)

Partiti, dopo 70 anni una legge che norma democrazia e trasparenza

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Democrazia e trasparenza, sono questi i due assi su cui si muove il disegno di legge sui partiti approvato, mercoledì 8 giugno, in prima lettura, dalla Camera dei deputati. Per la prima volta, in 70 anni, si prova a dare attuazione pratica all’articolo 49 della Costituzione. In Parlamento erano stati presentati ben 22 progetti di legge che il collega modenese del Pd Matteo Richetti, nominato relatore, ha riunito in un testo unificato che, dopo il sì della Camera, approda ora al Senato. C’è chi dice sia un testo troppo blando, c’è chi, come i 5 stelle, dice che da movimento non si trasformerà mai in un partito. Fatto sta che, per la prima volta, c’è un tentativo serio e strutturato di proporre norme comuni che puntano a promuovere la partecipazione, la democrazia interna e la trasparenza nel funzionamento delle formazioni politiche che vogliono partecipare alle elezioni. Ad esempio, i finanziatori che versano al partito cifre superiori ai 15mila euro non potranno più nascondersi dietro questioni di privacy: i loro nominativi dovranno essere pubblicati sui siti dei partiti. Anche le formazioni che non vogliono iscriversi al registro dei partiti dovranno rendere note le regole base della democrazia interna: chi è il legale rappresentante e chi detiene la titolarità del contrassegno; composizioni e attribuzioni degli organismi interni; modalità di selezione dei candidati. Insomma, un buon provvedimento che ha raccolto i voti della maggioranza, ma anche l’astensione della gran parte delle forze di opposizione, a testimonianza dell’equilibrio con cui è stato redatto il testo. Ora attendiamo l’esame del Senato, che ci auguriamo possa essere celere, per dare al Paese una buona legge.

Per approfondire: Trasparenza e partecipazione partiti politici

Crediti immagine: Di Presidenza della Repubblica, Attribution, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=38210179

Hillary e le altre, tutte insieme per sfondare il “tetto di cristallo”

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Dal nostro modesto osservatorio, abbiamo già lanciato l’allarme su cosa significherebbe, non solo per gli Stati Uniti, ma per il resto del mondo, la vittoria di Trump alla corsa per le presidenziali Usa. Ora arriva la conferma della candidatura di Hillary Clinton per i democratici, che ci auguriamo in grado di affrontare – con l’aiuto delle speranze accese da Sanders – l’affondo che Trump, ringalluzzito dai consensi raccolti, sicuramente porterà nel tentativo di conquistare la Casa Bianca. Come politica e come donna, osservo con interesse che dopo un presidente nero, l’America abbia l’opportunità di affidarsi ad una candidata presidente donna. Cosa potrà fare in concreto Hillary Clinton di diverso, e di ulteriore, rispetto a quanto già portato avanti dagli altri presidenti? Molto dipende, naturalmente, dai suoi ideali e dai suoi obiettivi (e dalle lobby, ovviamente…). Sono, però, convinta di un fatto: il genere orienta le priorità. Non è un caso che la Clinton si sia occupata, fin da subito, del piano per la salute messo a punto da Barak Obama, il cosiddetto “Obamacare”. Penso, inoltre, che anche esempi di donne molto conservatrici, ma che hanno conquistato un ruolo di potere, come ad esempio a Margaret Thatcher, sono comunque utili per testimoniare concretamente alle giovani donne in crescita che per loro sono aperte tutte le opportunità. Il successo di Hillary Clinton alle primarie significa anche questo: è caduta un’altra barriera, una donna può aspirare a entrare nella Casa Bianca e non solo come “moglie di…”. Si tratta di un traguardo di forte valenza simbolica, ma non deve limitare l’orizzonte a “quelle poche che ce l’hanno fatta”. L’obiettivo è sfondare il “tetto di cristallo” che separa, in tutti i settori, la massa delle donne e delle lavoratrici dalle posizioni apicali. E’ necessario che un numero maggior di donne possa affollare le posizioni intermedie e quelle apicali. Solo così potremo dire di aver raggiunto quella parità di opportunità che sancirà il definitivo riequilibrio tra i generi.

photo credit: 20160406-DSC_4752 via photopin (license)

Sport e movimento, sono relatrice del progetto di legge

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Il riconoscimento delle professioni relative alle attività motorie e sportive, il sostegno nel percorso scolastico per gli studenti che fanno sport a livello agonistico, l’istituzione della Giornata nazionale della cultura sportiva e dell’educazione motoria: sono diverse le novità introdotte con il progetto di legge per la promozione dell’educazione motoria e della cultura sportiva che è stato incardinato, nel pomeriggio di martedì 7 giugno, in Commissione Cultura e Istruzione della Camera dei deputati, e di cui è stata nominata relatrice la deputata modenese del Pd Manuela Ghizzoni. “Si tratta di una proposta di legge con ricadute nella vita quotidiana delle persone – spiega l’on. Ghizzoni – E’ ormai assodato che lo sport e l’attività fisica sono fondamentali strumenti di prevenzione e cura del cittadino, a tutte le età della vita, nonché momento di socialità e svago. Eppure, secondo una recente ricerca elaborata da Coni e Istat, ben il 42% della popolazione italiana al di sopra dei 3 anni non pratica sport né altro tipo di attività fisica”. Il mondo dell’attività sportiva e fisica rappresenta anche un’opportunità di crescita economica del Paese: l’indotto sportivo, infatti, vale tra il 2 e il 3 per cento del Pil. Tra le norme previste nel progetto di legge ci sono quelle che danno riconoscimento giuridico alle figure professionali del mondo sportivo. Norme specifiche sono poi previste per rafforzare l’attività motoria nella scuola primaria, promuovere concretamente la pratica motoria negli istituti penitenziari, tra gli anziani e tra i soggetti disabili. Per il primo venerdì di ottobre, inoltre, viene prevista l’istituzione della Giornata nazionale della cultura sportiva e dell’educazione motoria. “Già la legge 107 del 2015 – spiega Manuela Ghizzoni – aveva introdotto il principio della tutela del diritto allo studio degli studenti praticanti attività sportiva a livello agonistico. Con questo progetto di legge prevediamo modalità di sostegno concreto a questi giovani, introducendo la parziale esenzione dall’obbligo di frequenza scolastica e un percorso di recupero didattico. Ricordo che il Ministero ha già avviato, in proposito, un programma sperimentale di lezioni che possono essere seguite via web”. Il progetto di legge prevede, inoltre, l’ampliamento della lista degli eventi sportivi di particolare rilevanza sociale per i quali è prevista la diffusione televisiva in chiaro anche a quelli in cui non sono presenti squadre italiane e l’estensione della detrazione fiscale del 19% per lo sport dei figli fino a 26 anni di età ancora a carico dei genitori, finora prevista solo fino alla maggiore età, e per gli over 60.

per chi volesse saperne di più http://www.camera.it/leg17/824?tipo=C&anno=2016&mese=06&giorno=07&view=&commissione=07&pagina=#data.20160607.com07.bollettino.sede00010.tit00030

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La mappa dell’intolleranza: dietro le tastiere un Paese misogino e violento

Una donna – indipendentemente dal ruolo, dall’età o dal motivo per cui se ne parla – è sempre, e invariabilmente, una “zoccola” o una “puttana”. All’uomo, invece, per insultarlo, si associano carenze psico-fisiche (mongoloide, cerebroleso) o comportamenti omosessuali (frocio, culattone). Il vero bersaglio, però, sono le donne. L’Italia è un Paese profondamente misogino, soprattutto quando il singolo “sputasentenze” può “non metterci la faccia” come accade online. E’ il preoccupante risultato di una ricerca promossa dall’associazione no profit Vox, Osservatorio italiano sui diritti, in collaborazione con le università di Milano, Roma e Bari, che ha analizzato oltre due milioni di tweet scritti in Italia nei primi sei mesi del 2014. Ne è derivata una vera e propria “mappa dell’intolleranza” dove a primeggiare come bersagli per le invettive sono proprio le donne: oltre un milione di tweet contiene commenti misogini e insulti a sfondo sessuale. Seguono i diversamente abili, presi come parametro per le offese molto di più che gli immigrati o gli omosessuali. Piccola consolazione (ma veramente piccola): l’Italia centrale, quella da dove provengo, è la più pacata. Non che sia terra virtuosa in assoluto – spiegano gli estensori della ricerca – ma tra Toscana, Emilia-Romagna e Umbria i tweet che contengono ingiurie sono un numero inferiore rispetto ad altre aree del Paese. La mappa dell’intolleranza, comunque, testimonia di quanto sia diffusa la sub-cultura sessista e violenta. Proprio in questi giorni che celebrano il diritto passivo e attivo al voto conquistato dall’elettorato femminile, la cronaca e l’analisi sociologica ci consegnano l’immagine di un Paese incapace di intrecciare rapporti paritari tra donne e uomini. La rete, poi, complice l’anonimato garantito dalla tastiera, amplifica a dismisura comportamenti e sentimenti. Un quotidiano, proprio oggi, racconta gli insulti raccolti da una ragazza che aveva tentato di condannare l’omicidio di Sara Di Pietrantonio: i più moderati, tra i commentatori, erano quelli che chiedevano rispetto per i parenti e gli amici dell’omicida! Ma che “Bel Paese”!

Venerdì 24 giugno, alla tavola rotonda organizzata dal Comitato di Area 10

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Venerdì 24 giugno prenderò parte alla tavola rotonda organizzata nell’ambito del Convegno del Comitato di Area 10 del CUN e dedicato a “Dove va l’Università pubblica in Italia? Le attese dell’area umanistica“. Un momento di coordinamento e risposta alle grandi questioni di interesse dell’Area umanistica che saranno discusse nel dettaglio da rappresentanti di Area 10-Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche.