"I mercati scommettono sul super-euro dei Paesi nordici", di Tonia Mastrobuoni
Ogni tanto riemerge, come un fiume carsico. L’idea di un euro “dei forti”, di una supermoneta dei “fittest”, di chi è darwinianamente più adatto al mondo globalizzato. Un euro-nocciolo dei paesi nordici con le loro robuste e austere economie. E tutti gli altri fuori, con buona pace dell’Europa. E ogni volta quest’ipotesi viene ricacciata con sdegno nel dimenticatoio da un coro unanime di economisti e politici. L’ultima volta nove mesi fa, quando un’indiscrezione sulla presunta intenzione di Merkel e Sarkozy di restringere l’area della moneta unica escludendo «chi non ce la può fare» fu rilanciata dall’autorevole Reuters ma non ebbe conferme né seguiti. Nell’ultima settimana, tuttavia, osservando l’andamento dei titoli di Stato dell’Eurozona, il sospetto che stavolta siano i mercati a scommettere su una divisione del Vecchio continente, è forte. Proprio mentre la Ue sta facendo passi importanti verso l’integrazione bancaria, politica e fiscale, gli investitori sembrano aver già compiuto la loro scelta. Ed è cominciata una gara a chi arriva prima: i politici che hanno accelerato per disegnare un’architettura unitaria o il mercato che …