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"Marchionne e quella proposta indecente", di Raffaella Cascioli

Cassa integrazione in deroga per superare la fase di transizione e aiuti europei in funzione anticrisi per “sterilizzare” il mercato comunitario. La “proposta indecente” che l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne si accingerebbe a mettere sul tavolo del governo nell’incontro di sabato con il presidente del consiglio Mario Monti presenta più di un’incognita, sia in tema di copertura finanziaria sul possibile accesso a nuovi ammortizzatori sociali sia sul fronte della strategia comunitaria. Nel primo caso, con la cassa integrazione ordinaria e straordinaria agli sgoccioli e già “prenotata” per il prossimo ottobre in diversi siti produttivi, quel che Sergio l’amerikano si accinge a chiedere al governo con il ricatto occupazionale della chiusura di uno o più stabilimenti, è un sostegno nella fase di transizione. Una fase che rischia di prolungarsi ben oltre la fine di quest’anno visto che anche per il prossimo c’è chi vede nero per il mercato dell’auto. E non solo. I modi del top manager, stile uno «che non deve chiedere mai», non devono trarre in inganno visti i sussidi incassati negli Usa …

"Marchionne e quella proposta indecente", di Raffaella Cascioli

Cassa integrazione in deroga per superare la fase di transizione e aiuti europei in funzione anticrisi per “sterilizzare” il mercato comunitario. La “proposta indecente” che l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne si accingerebbe a mettere sul tavolo del governo nell’incontro di sabato con il presidente del consiglio Mario Monti presenta più di un’incognita, sia in tema di copertura finanziaria sul possibile accesso a nuovi ammortizzatori sociali sia sul fronte della strategia comunitaria. Nel primo caso, con la cassa integrazione ordinaria e straordinaria agli sgoccioli e già “prenotata” per il prossimo ottobre in diversi siti produttivi, quel che Sergio l’amerikano si accinge a chiedere al governo con il ricatto occupazionale della chiusura di uno o più stabilimenti, è un sostegno nella fase di transizione. Una fase che rischia di prolungarsi ben oltre la fine di quest’anno visto che anche per il prossimo c’è chi vede nero per il mercato dell’auto. E non solo. I modi del top manager, stile uno «che non deve chiedere mai», non devono trarre in inganno visti i sussidi incassati negli Usa …

"Se crescere è antieconomico", di Alexander Stille

«La crescita è la causa della crisi che stiamo vivendo e quindi non può essere la soluzione», scrive Maurizio Palante, saggista e leader del gruppo Movimento per la Decrescita Felice, citato con approvazione del blog di Beppe Grillo. Il governo di Mario Monti punta sulla crescita ma in certi settori la crescita sta diventando una parolaccia. «La crescita è diventata antieconomica», sostiene Richard Heinberg, l´autore di The end of growth: adapting to our new economic reality, intervistato sul popolare sito di sinistra americano TruthDig. «Crescita ora significa più debito, più inquinamento, perdita accelerata di biodiversità e destabilizzazione dell´ambiente, (…) questa crisi porta ad un cambiamento irreversibile per la civiltà stessa. Non lo possiamo impedire, possiamo solo decidere se ci adattiamo o meno», continua Heinberg. Anche nel mondo di economisti seri l´ossessione per la crescita ha dei critici importanti. Il premio Nobel Joseph Stiglitz sostiene che abbiamo delle priorità distorte grazie al Pil, l´indice che usiamo per misurare la crescita. Spiega Stiglitz che il Pil misura qualsiasi attività in cui c´è scambio di denaro, senza tener …

"Se crescere è antieconomico", di Alexander Stille

«La crescita è la causa della crisi che stiamo vivendo e quindi non può essere la soluzione», scrive Maurizio Palante, saggista e leader del gruppo Movimento per la Decrescita Felice, citato con approvazione del blog di Beppe Grillo. Il governo di Mario Monti punta sulla crescita ma in certi settori la crescita sta diventando una parolaccia. «La crescita è diventata antieconomica», sostiene Richard Heinberg, l´autore di The end of growth: adapting to our new economic reality, intervistato sul popolare sito di sinistra americano TruthDig. «Crescita ora significa più debito, più inquinamento, perdita accelerata di biodiversità e destabilizzazione dell´ambiente, (…) questa crisi porta ad un cambiamento irreversibile per la civiltà stessa. Non lo possiamo impedire, possiamo solo decidere se ci adattiamo o meno», continua Heinberg. Anche nel mondo di economisti seri l´ossessione per la crescita ha dei critici importanti. Il premio Nobel Joseph Stiglitz sostiene che abbiamo delle priorità distorte grazie al Pil, l´indice che usiamo per misurare la crescita. Spiega Stiglitz che il Pil misura qualsiasi attività in cui c´è scambio di denaro, senza tener …

"Puntare su tre priorità per fare uscire il Paese dall’emergenza", di Pierpaolo Baretta e Cesare Damiano

La XVII legislatura è alle porte e la difficile iniziativa di risanamento avviata dal Governo Monti, dopo la disastrosa gestione di Berlusconi, non è terminata. Saranno gli elettori a scegliere il nuovo governo “politico” e, nella campagna elettorale, i partiti dovranno dire con chiarezza con quali proposte intendono guidare il Paese. Nel corso dell’ultimo anno si è lavorato molto per fare uscire l’Italia dall’emergenza, ma non basta riequilibrare i conti e perseguire il rigore. Bisognerà fare di più e meglio, soprattutto sul terreno dello sviluppo e dell’equità sociale. Il Partito Democratico deve imprimere un’accelerazione alle soluzioni da indicare per uscire dalla crisi. Occorre recuperare, esplicitamente e con proposte di merito, l’impostazione originaria del governo: come aveva detto il presidente Monti nel suo discorso di insediamento, «la nostra sarà una politica di rigore, di crescita e di equità». Sugli ultimi due punti si tratterà di superare ritardi e contraddizioni e di trovare un nuovo equilibrio nelle politiche del futuro governo. Noi vorremmo dare un contributo di merito alla definizione del programma dei progressisti e riconosciamo alla …

"Puntare su tre priorità per fare uscire il Paese dall’emergenza", di Pierpaolo Baretta e Cesare Damiano

La XVII legislatura è alle porte e la difficile iniziativa di risanamento avviata dal Governo Monti, dopo la disastrosa gestione di Berlusconi, non è terminata. Saranno gli elettori a scegliere il nuovo governo “politico” e, nella campagna elettorale, i partiti dovranno dire con chiarezza con quali proposte intendono guidare il Paese. Nel corso dell’ultimo anno si è lavorato molto per fare uscire l’Italia dall’emergenza, ma non basta riequilibrare i conti e perseguire il rigore. Bisognerà fare di più e meglio, soprattutto sul terreno dello sviluppo e dell’equità sociale. Il Partito Democratico deve imprimere un’accelerazione alle soluzioni da indicare per uscire dalla crisi. Occorre recuperare, esplicitamente e con proposte di merito, l’impostazione originaria del governo: come aveva detto il presidente Monti nel suo discorso di insediamento, «la nostra sarà una politica di rigore, di crescita e di equità». Sugli ultimi due punti si tratterà di superare ritardi e contraddizioni e di trovare un nuovo equilibrio nelle politiche del futuro governo. Noi vorremmo dare un contributo di merito alla definizione del programma dei progressisti e riconosciamo alla …

"Non perdete altro tempo", di Pier Paolo Baretta e Cesare Damiano

Era Marchionne che doveva convocare il governo? Viste le iniziali incertezze dell’esecutivo (ma sabato Monti vedrà l’ad Fiat) poteva venire questo sospetto. L’annuncio da parte del Lingotto dell’abbandono del piano Fabbrica Italia, che prevedeva 20 miliardi di investimento nel nostro paese, non è stato nient’altro che la conferma di una preoccupazione presente tra le forze politiche e sociali. Le conseguenze di questa scelta non sono immaginabili, perché si può andare dal ridimensionamento della presenza del settore auto nel nostro paese, alla sua tendenziale scomparsa. Per questo, come Partito democratico, abbiamo chiesto da tempo di passare dai tavoli di crisi aperti al ministero delle attività produttive, ad interventi veri e propri di politica industriale. Per comprendere la situazione, non rinchiudiamoci all’interno di una visione esclusivamente nazionale od europea del problema e domandiamoci se c’è un crollo del mercato dell’auto a livello mondiale. Si deve innanzitutto registrare come l’andamento dei principali mercati europei non sia uniforme. Infatti, mentre la Germania ed il Regno Unito segnano rispettivamente un +0,7% ed un +2,7%, la recessione riguarda l’Italia (-20%), la …