«Fiat, basta con le minacce ora gli investimenti», di Oreste Pivetta
Ventiquattro ore e più dopo la sentenza, la lettura resta complicata e le interpretazioni incerte. Soprattutto non si colora d’azzurro il cielo sopra le fabbriche italiane: arriveranno o no gli investimenti promessi da Marchionne? L’avvenire è oscuro e sono preoccupati più a Torino che a Pomigliano, lo stabilimento al centro della contesa giudiziaria, perché bene o male la Fiat settecento milioni a Pomigliano li ha impegnati e a Pomigliano, bene o male, a ottobre dovrà partire la nuova linea di produzione della Panda, la nuova Panda, che s’attende per l’anno prossimo, carta sperata di rilancio in un mercato sempre più magro. La Fiat e i suoi tira e molla, la Fiat e la sua voglia di uscire da Confindustria, di far da sé, di poter decidere da sé, indisturbata, la Fiat sempre un passo avanti nell’attacco del contratto nazionale, «per partire – sostengono al Lingotto ed è ormai un ritornello – almeno alla pari con un concorrenza che per noi è globale». Che cosa resta? Pare che Marchionne reciti sempre la stessa parte: prima le …
