Tutti gli articoli relativi a: lavoro

"Il primo obiettivo è creare lavoro", di Ruggero Paladini

Fabrizio Saccomanni, parlando alle Commissioni Speciali di Camera e Senato, ha invitato ad approvare il Def a saldi invariati, rinviando la Nota di aggiornamento al momento in cui avverrà la chiusura della procedura per disavanzo eccessivo, prevista per metà giugno. L’obbiettivo del governo è quello di mantenere il deficit sotto il 3%. L’uscita dalla procedura di disavanzo eccessivo, nel quale si trovano la gran parte dei paesi europei, costituisce un obiettivo «alla nostra portata». Da esso il governo si attende un atteggiamento di maggiore flessibilità da parte di Bruxelles. Che si dovrebbe tradurre nella possibilità di escludere alcune spese d’investimento di interesse europeo (corridoi ferroviari e autostradali) dal calcolo del deficit, nonché nell’utilizzo di risorse comunitarie aggiuntive rivolte specificamente ai giovani, secondo il programma «youthguarantee» varato dalla Commissione. Si può comprendere che questa sia considerata una strada molto meno rischiosa di quella di andare ad uno scontro frontale con la Commissione (e con Berlino), dichiarando di voler attuare subito tutti i punti del programma delineato da Enrico Letta nel suo discorso alle Camere. Oltre ad …

"Occupazione, quando la laurea non basta", di Christian Benna

L’università della vita boccia i dottori. Succede in Italia dove il pezzo di carta rimane nelle tasche di 200mila laureati fermi al palo della disoccupazione. Il record negativo è certificato dall’Istat: nel 2011 il numero di giovani a spasso con titolo di studio conseguito in un delle facoltà della Penisola è aumentato del 27%. Non stupisce quindi che nella nuova ondata migratoria, 100 mila italiani in fuga solo lo scorso anno, uno su tre possiede almeno una laurea. La crisi degli atenei, va a braccetto, in un valzer sul Titanic, con la crisi dell’economia e del lavoro. Le università italiane negli ultimi dieci anni hanno perso 58 mila studenti; con calo delle matricole pari al 17% sul totale della popolazione universitaria. Come se in un decennio — quantifica il Consiglio universitario nazionale — fosse scomparso un ateneo come la Statale di Milano. Un’emorragia che si traduce in tracollo nelle classiche Ocse in quanto a percentuali di laureati tra 30 e 34 anni: l’Italia scivola al 34esimo posto su 36 paesi, a quota 19% contro una …

"PA, corsa contro il tempo per i precari", di Gianni Trovati

I contratti precari nella Pubblica amministrazione è l’altra Imu del Governo Letta. Come per l’imposta municipale, il neo-premier ha posto nel suo discorso di insediamento l’obiettivo del «superamento» del precariato negli uffici pubblici, e come per l’Imu i tempi stringono: la proroga dei contratti fatta con l’ultima legge di stabilità scade il 31 luglio, e le regole in vigore non sembrano lasciare spazio a un rinvio ulteriore (il Dlgs 368/2001 fissa il principio della «proroga unica»), anche perché si supererebbe il limite dei 36 mesi. Per evitare un’uscita di massa, insomma, sembra indispensabile una legge. In fretta. Secondo l’ultimo censimento dell’Aran, l’agenzia nazionale che si occupa del pubblico impiego, i contratti «flessibili» nella pubblica amministrazione sono 317mila. Circa 2o3mila, però, sono i supplenti che lavorano in scuole, accademie e conservatori, per cui i precari “classici” della Pubblica amministrazione sono intorno ai u4mila. In gran parte (il 76%) sono titolari di contratti a tempo determinato, ma non mancano 18mila lavoratori socialmente utili, poco meno di10mila contratti di somministrazione e una sparuta rappresentanza di rapporti di formazione …

"Meglio il lavoro del reddito garantito", di Bruno Ugolini

C’è un dibattito aperto sulla possibilità di attuare anche in Italia, com’è avvenuto in altri paesi, forme di reddito garantito. Alcuni parlano di «reddito minimo garantito », altri di «reddito di cittadinanza». Questa ultima formula (più costosa) è una delle bandiere innalzate dal movimento 5 Stelle. Enrico Letta ha risposto promettendo un reddito minimo ma riservato solo a famiglie bisognose con figli. Una scelta, ribadita ieri dalla viceministra alle Politiche Sociali Cecilia Guerra e che comporterebbe, secondo i primi calcoli, un costo pari a dieci miliardi. I sindacati in generale non hanno mai sposato proposte di questo tipo, salvo la Fiom-Cgil che per la manifestazione a Roma del 18 maggio propone, tra gli altri ambiziosi obiettivi, proprio il cosiddetto «reddito di cittadinanza». Lo scarso entusiasmo di Cgil, Cisl e Uil per queste forme di sostegno finanziario non deriva solo, come qualcuno ha scritto, dal fatto che una simile impostazione ridurrebbe il potere contrattuale dei sindacati delegando a un dispositivo di legge una tutela dei lavoratori. Ben altre motivazioni sono state avanzate, nel passato, ad esempio, …

"Austerità ed effetti collaterali sulle imprese", di Carlo Buttaroni*

Disoccupazione e imprese che chiudono. Sono questi gli effetti più devastanti della crisi. E la relazione tra i due fenomeni è evidente. Rispetto al 2007, il tasso di disoccupazione è raddoppiato e solo un giovane su cinque trova lavoro. Tra gennaio e marzo di quest’anno, secondo i dati Unioncamere, hanno chiuso i battenti quasi 150mila attività. Un dato peggiore persino rispetto a quello del primo trimestre 2009, l’anno nero della crisi. Con un saldo di -3lmila unità, i primi tre mesi del 2013 hanno registrato risultati negativi sia dal lato delle iscrizioni di nuove imprese che delle cessazioni delle attività. È il terzo peggior risultato del decennio. A pagare il prezzo più caro sono gli artigiani: 21.185 le attività che tra gennaio e marzo sono mancate alla contabilità del settore. Il Nord-Est registra la battuta d’arresto più forte. Alla fine di marzo, il numero complessivo d’imprese iscritte alle Camere di Commercio è pari a 6.050.239 unità, lo 0,51% in meno rispetto al 31 dicembre 2012. Di queste, 1,4 milioni sono artigiane. Tra i settori che …

"Tagli Stipendi statali scontro sul blocco anche per il 2014", di Diodato Pirone

È giusto che i dipendenti pubblici, le cui busta paga sono bloccate dal 2010 a tutto il 2013, non ricevano aumenti anche per il 2014? È questa una delle domande più importanti alle quali il governo Letta dovrà rispondere nelle prossime settimane. Già perché i sindacati, sfruttando uno spiraglio lasciato aperto dalla lunga fase di passaggio fra il vecchio e il nuovo esecutivo, hanno tutta l’intenzione di passare all’offensiva. Con una piattaforma semplicissima: dopo una quaresima di quattro anni – durante i quali l’inflazione ha fatto scendere di fatto gli stipendi almeno del 7/8% pari in media a 150 euro al mese – non è un sacrilegio tornare a parlare di aumenti. Ma per capire bene cosa bolle in pentola sul fronte delle buste paga degli statali bisogna fare un passo indietro. Durante una delle manovre della terribile estate del 2011, il governo Berlusconi confermò il congelamento fino a tutto il 2013 degli stipendi del pubblico impiego. Una tagliola micidiale. Che, assieme al blocco delle assunzioni, ha portato a un crollo fortissimo della spesa per …

Fassina «Il Pd punta a lavoro e sviluppo Ma serve un’Europa diversa», di Bianca Di Giovanni

«Non è l’Europa che non va, è questa Europa che non funziona». Stefano Fassina è appena stato nominato viceministro all’Economia. Proprio nel giorno in cui da Bruxelles arrivano gli ultimi numeri della recessione e della disoccupazione nel Vecchio Continente. Qui non si salva nessuno. Eppure si continua a insistere su pareggio di bilancio, su rigore, su procedure d’infrazione. Enrico Letta e il suo governo si dichiarano autentici europeisti. Parlano di Europa come occasione per l’Italia ma da Bruxelles continuano a parlare come gendarmi dei conti. Per di più concedendo più tempo a Francia e Spagna e negando invece flessibilità al nostro Paese. Onorevole Fassina, c’è un problema tra l’Europa e l’Italia? «Non è corretto parlare dell’Europa come se fosse un’entità omogenea. C’è l’Europa egemonizzata dai conservatori, quella che oggi ha la maggioranza nella Commissione, nel Consiglio e nel Parlamento. Poi c’è l’Europa dei progressisti, che individua la civiltà del lavoro come fattore propulsivo. L’Italia ha sofferto prima per la scarsa credibilità di Berlusconi, poi per la sostanziale sintonia di Monti con l’egemonia conservatrice. Per questo …