Tutti gli articoli relativi a: lavoro

“Esodati e senza reddito: si può fare di più”, di Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi

Con la legge di stabilità abbiamo ottenuto alcuni risultati che vanno nella direzione di una maggiore equità sociale. Le correzioni apportate all’iniziale testo del governo sono state, nel complesso, significative. Anche per quanto riguarda il tema dei lavoratori rimasti senza reddito a seguito della riforma delle pensioni del ministro Fornero abbiamo com- piuto un passo avanti, anche se il problema non è stato definitivamente risolto. L’enfasi posta inizialmente dai media sul carattere definitivo della soluzione ha creato molte aspettative che non potevano trovare riscontro nei margini di manovra ristretti consentiti da una legge di Stabilità subordinata all’invarianza dei saldi. Tuttavia, occorre valutare nella loro giusta dimensione i risultati raggiunti, che non erano scontati. In primo luogo è necessario sottolineare il fatto che i tre interventi di correzione alla riforma, finora realizzati, prevedono uno stanziamento di circa 10 miliardi di euro (l’ultimo di 554 milioni) per salvaguardare una platea di 130.000 lavoratori. Semmai stupiscono alcuni fatti: il primo, è che la Ragioneria di Stato abbia valutato in 13 miliardi e 750 milioni fino al 2019 il …

“Non si può sbagliare”, di Guglielmo Epifani

Il declino dell’Italia si riflette nel calo della produttività che ne è causa ma anche conseguenza. A partire dall’euro questa tendenza è andata via via consolidandosi, allargando sempre più le distanze tra noi e la Germania. La causa di fondo va trovata in un passaggio che non è mai stato valutato a pieno. Un Paese come il nostro, da decenni costruito attorno ad una moneta debole e perennemente svalutabile e svalutata come la lira, con l’ingresso nell’euro, una moneta fortissima, avrebbe dovuto cambiare in profondità la qualità dei propri prodotti, la capacità di innovazione e la dimensione degli investimenti, la composizione e l’efficacia della propria spesa pubblica, la composizione e le fonti del prelievo fiscale. Insieme avrebbe dovuto consolidare un sistema politico rinnovato ed un assetto istituzionale definito. Quando nel 2003 la Cgil avvertì i rischi che si profilavano senza i cambiamenti necessari e parlò del pericolo del declino del Paese, fu lasciata sola e le classi dirigenti preferirono seguire altre previsioni e altre illusioni. Il presidente di Confindustria del tempo spiegò che l’Italia stava …

“A rischio 40mila precari pubblici”, di Luigina Venturelli

Ad oggi non abbiamo alcuna certezza, né su quante saranno le eccedenze nel pubblico impiego, né sulle tempistiche con cui si arriverà a stabilire il numero degli esuberi, né su quali saranno le alternative per gestirli» denuncia Rossana Dettori, segretaria nazionale della Fp Cgil. «Solo una cosa è certa, il panico diffuso in queste settimane tra i lavoratori in attesa di conoscere il loro destino. Non si placa la polemica tra il sindacato di Corso d’Italia e il ministro Filippo Patroni Griffi. E non potrebbe essere altrimenti, dopo il recente annuncio anche attraverso social network di oltre 4mila eccedenze nella pubblica amministrazione, subito seguito da una precisazione per correggere la cifra al rialzo di altre 2mila unità. L’EMERGENZA PRECARI Un dato ben lontano dall’essere definitivo e che, in ogni caso, non tiene conto delle decine di migliaia di lavoratori precari con i contratti in scadenza a fine anno. «Si stima siano circa 40mila, ma il numero preciso non lo conosce nemmeno il ministero, data la variabilità delle tipologie contrattuali e la capillare diffusione dei lavoratori …

“Se si indebita il ceto medio”, di Chiara Saraceno

Gli individui che vivono in famiglie caratterizzate da deprivazione materiale sono aumentati di oltre 6 punti percentuali tra il 2010 e il 2011, coinvolgendo più di un quinto della popolazione (22,2%). Al loro interno, quelli che si trovano in condizione di deprivazione grave quasi raddoppiano, arrivando all’11,1%. Si tratta di persone che vivono in famiglia in cui si sperimentano rispettivamente almeno tre e più di tre limitazioni che intaccano seriamente il tenore di vita: non essere in grado di affrontare una spesa imprevista di 800 euro (una condizione che riguarda ormai il 38,4% della popolazione); non avere i mezzi per consumare un pasto adeguato almeno ogni due giorni; non potersi permettere di riscaldare adeguatamente l’abitazione; fare fatica a pagare il mutuo, le bollette o altri debiti. Di più, una quota consistente di chi nel 2011 presentava tre, ed anche più, forme di deprivazione nell’anno precedente non ne aveva sperimentata nessuna, o solo una-due. È un fenomeno che non riguarda solo chi si trova nel quintile più povero, ma anche chi si trova nel secondo o …

“Cresce il timore per pensioni”, di Marco Ventimiglia

Giovani senza prospettive, lavoratori sempre più precari ma anche, e per certi versi soprattutto, gli anziani. La crisi, infatti, colpisce e spaventa maggiormente le persone più avanti con gli anni, che nella stragrande maggioranza dei casi traggono il loro sostentamento dalla pensione e si curano attraverso il Servizio sanitario nazionale. Ebbene, entrambi questi pilastri appaiono adesso sempre più fragili. Lo ha prima certificato un’indagine del Censis relativa alle attese per l’andamento della previdenza sociale, con quasi la metà dei lavoratori italiani che prevede una vecchiaia di ristrettezze con assegni pensionistici di poco superiori alla metà dello stipendio. Poi, in occasione del Congresso Nazionale della Società Italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) è stata illustrata la prima indagine nazionale condotta per approfondire il rapporto esistente fra gli anziani e il servizio sanitario nazionale. SENZA ALTERNATIVE Uno studio che evidenzia i grandi timori alimentati dai recenti tagli e più in generale dalla crisi economica. In particolare, 1’80% degli over 75, 5 milioni in tutto, teme che la scure degli interventi per il risanamento dei bilanci colpisca le …

“Fare di tutto per evitare la spaccatura”, di Luigi Mariucci

Se si dovesse verificare quanto in queste ora risulta assai probabile, anzi pressochè certo, vale a dire la stipulazione di un accordo interconfederale sulla produttività siglato con il metodo della firma digitale senza l’adesione della Cgil, ci ritroveremmo davanti una ennesima pagina negativa delle relazioni industriali in Italia. Che è proprio quello di cui questo Paese non ha davvero bisogno. Se si dovesse compiere questa scelta si aggiungerebbe infatti un ulteriore elemento di crisi, disordine e conflittualità nei rapporti sindacali mentre in Italia sta crescendo un sempre più forte disagio sociale, di cui sono state buona testimonianza le manifestazioni dello scorso 14 novembre. Non si riesce infatti a comprendere quale interesse reale vi sia a stipulare un accordo che divide e non unisce. Quando è evidente che questo Paese avrebbe invece bisogno di un grande e nuovo patto sociale, di un patto di sistema, paragonabile a quello sulla politica dei redditi stipulato nel luglio 1993 che consentì all’Italia – è sempre bene ricordarlo – di entrare nell’aerea dell’euro e di non andare allo sbando per …

“Produttività, il solito copione, si va verso l’accordo separato”, di Luigina Venturelli

Non serviranno probabilmente le telefonate notturne con cui Cgil e Confindustria hanno cercato fino all’ultimo di evitare lo strappo. Né gli aspici del governo, inequivocabili pur in assenza di interventi formali di pressione, di vedere tutte le parti sociali siglare un’intesa unitaria su come rinnovare e riorganizzare le relazioni industriali in funzione anticrisi. La trattativa sulla produttività si avvia a concludersi con un accordo separato, come tanti accordi degli ultimi anni: senza la firma del sindacato maggiormente rappresentativo. LA LETTERA Ieri mattina, prendendo atto dell’indisponibilità di Viale dell’Astronomia di andare incontro alle richieste di modifica avanzate da Corso d’Italia, la segretaria generale Susanna Camusso ha scritto alle associazioni delle imprese per elencare i nodi ancora da sciogliere nella trattativa. Un confronto, però, «nato male», perchè «non tiene conto delle relazioni sindacali e di svolgimento della stagione contrattuale, proposto dal governo che continua per contro a non attivare politiche per la crescita». Secondo la leader Cgil, infatti, «il sistema di relazioni attuale è ancora caratterizzato da un modello contrattuale agito sulla base di accordi separati e …