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“Cresce il timore per pensioni”, di Marco Ventimiglia

Giovani senza prospettive, lavoratori sempre più precari ma anche, e per certi versi soprattutto, gli anziani. La crisi, infatti, colpisce e spaventa maggiormente le persone più avanti con gli anni, che nella stragrande maggioranza dei casi traggono il loro sostentamento dalla pensione e si curano attraverso il Servizio sanitario nazionale. Ebbene, entrambi questi pilastri appaiono adesso sempre più fragili. Lo ha prima certificato un’indagine del Censis relativa alle attese per l’andamento della previdenza sociale, con quasi la metà dei lavoratori italiani che prevede una vecchiaia di ristrettezze con assegni pensionistici di poco superiori alla metà dello stipendio. Poi, in occasione del Congresso Nazionale della Società Italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) è stata illustrata la prima indagine nazionale condotta per approfondire il rapporto esistente fra gli anziani e il servizio sanitario nazionale.
SENZA ALTERNATIVE Uno studio che evidenzia i grandi timori alimentati dai recenti tagli e più in generale dalla crisi economica. In particolare, 1’80% degli over 75, 5 milioni in tutto, teme che la scure degli interventi per il risanamento dei bilanci colpisca le cure che ricevono dal servizio sanitario, anche perché solo in 300 mila possono permettersi un’assicurazione privata. L’indagine ha coinvolto 1500 cittadini con più di 75 anni, che in sei casi su dieci soffrivano di due o più malattie e si potevano perciò considerare fruitori «assidui» di prestazioni sanitarie. E c’è da sottolineare come se da una parte ci sono forti timori per il futuro, dall’altra c’è piena tuttora fiducia nei confronti della sanità: 1’80 per cento si rivolge con fiducia ai medici delle strutture pubbliche e solo tre su dieci ritengono le prestazioni del servizio sanitario nazionale sono poco o per nulla adeguate alle proprie esigenze. Ed ancora, il 65 per cento degli interpellati preferirebbe un ricovero in un ospedale pubblico all’assistenza domiciliare e solo uno su dieci sceglierebbe una residenza assistenziale privata. Del resto le scarse risorse economiche fanno sì che pochissimi possano comunque pensare concretamente a forme di assicurazione sanitaria alternative. Secondo i dati raccolti, <