Tutti gli articoli relativi a: lavoro

"Patto produttività, 72 ore per l'accordo", di Massimo Franchi

Il 18 ottobre si avvicina. La deadline di giovedì fissata da Mario Monti per trovare un’intesa imprese-sindacati sulla produttività (con cui il premier vorrebbe presentarsi al vertice Europeo) è sempre più vicina. Nel pomeriggio è previsto un nuovo incontro tra le parti nel quale, per la prima volta, dovrebbe essere presentato e discusso un testo preparato da Confindustria, la parte che più spinge per arrivare ad un accordo. Da qua a dire che entro giovedì quel testo sarà sottoscritto, ce ne passa. Non pochi sono i nodi, fin qui solo accennati. Molti e diversi sono i capitoli a cui i vari attori danno importanza. Se per le imprese i temi fondamentali sono flessibilità dell’orario e inquadramento, per i sindacati invece il capitolo più importante è quello di un possibile aumento dei salari netti e (in primis per la Cgil) quello della certificazione della rappresentanza. Molte sono anche le particolarità di una trattativa cominciata a palazzo Chigi l’11 settembre con l’invito del governo a tornarvi con un accordo tra le parti: la produttività è strettamente legata …

"I fantasmi di Marghera. Il futuro: industria o palais Lumière?", di Rinaldo Gianola

Ogni volta che si torna a Marghera ne manca un pezzo. Aziende che chiudono, imprenditori in fuga, lavoratori sbattuti in cassa integrazione e licenziati. Sarà pur vero che la nostalgia non è più quella di un tempo e che non bisogna esser troppo sentimentali nel ricordare un glorioso passato industriale, di lavoro e di democrazia perchè si rischia di apparire patetici nella stagione dei tecnocrati, dei bocconiani al governo. Però qualcuno, prima o poi, dovrà pur spiegare dove sono finiti migliaia di posti di lavoro, dove sono scappate le multinazionali che avevano giurato fedeltà eterna, chi ha buttato al vento un enorme patrimonio di competenze, ricerca, innovazione. Adesso ci vuole un po’ di modernità, bando ai rimpianti, basta lamenti. Il futuro? Il futuro di Marghera, che occupa ancora circa 14mila addetti, non sono più la chimica, la cantieristica, l’energia e quegli operai unti e sporchi così fuori moda. Il Palais Lumière ci salverà, la torre delle luci del francese Pierre Cardin cambierà il destino dello storico polo petrolchimico, vigilerà su Venezia, guarderà dall’alto pure il …

"I fantasmi di Marghera. Il futuro: industria o palais Lumière?", di Rinaldo Gianola

Ogni volta che si torna a Marghera ne manca un pezzo. Aziende che chiudono, imprenditori in fuga, lavoratori sbattuti in cassa integrazione e licenziati. Sarà pur vero che la nostalgia non è più quella di un tempo e che non bisogna esser troppo sentimentali nel ricordare un glorioso passato industriale, di lavoro e di democrazia perchè si rischia di apparire patetici nella stagione dei tecnocrati, dei bocconiani al governo. Però qualcuno, prima o poi, dovrà pur spiegare dove sono finiti migliaia di posti di lavoro, dove sono scappate le multinazionali che avevano giurato fedeltà eterna, chi ha buttato al vento un enorme patrimonio di competenze, ricerca, innovazione. Adesso ci vuole un po’ di modernità, bando ai rimpianti, basta lamenti. Il futuro? Il futuro di Marghera, che occupa ancora circa 14mila addetti, non sono più la chimica, la cantieristica, l’energia e quegli operai unti e sporchi così fuori moda. Il Palais Lumière ci salverà, la torre delle luci del francese Pierre Cardin cambierà il destino dello storico polo petrolchimico, vigilerà su Venezia, guarderà dall’alto pure il …

"Ora un'agenda che affronti la crisi del lavoro", di Laura Pennacchi

La caduta o il rallentamento del reddito e della produzione che si stanno verificando in tutto il mondo sono tali che ormai la parola «recessione» non appare più adeguata a descrivere con chiarezza i fenomeni in atto Per alcuni Paesi l’intensità del decremento (in Italia sommando il 2012 e il 2013 si arriverà a superare il -3%) di per sé rende più appropriata la parola «depressione». Ma in generale la durata della crisi, la sua prevedibile estensione se perdura l’approccio dell’austerità «a tutti i costi», fanno pensare che siamo di fronte a una vera e propria rottura nelle traiettorie di sviluppo. Le pratiche monetarie promesse da Draghi per la Bce – tuttavia subordinate a una condizionalità che potrebbe rivelarsi un capestro per i Paesi richiedenti – e quelle ancor più «rivoluzionarie» praticate da Bernanke per la Fed, per quanto «non convenzionali», non possono essere sufficienti a far intraprendere all’economia mondiale una nuova rotta. Specie se l’Europa rimane prigioniera dell’austerità restrittiva e deflazionistica imposta dalla Merkel e contrastata da Hollande e a livello globale la leadership …

"Ora un'agenda che affronti la crisi del lavoro", di Laura Pennacchi

La caduta o il rallentamento del reddito e della produzione che si stanno verificando in tutto il mondo sono tali che ormai la parola «recessione» non appare più adeguata a descrivere con chiarezza i fenomeni in atto Per alcuni Paesi l’intensità del decremento (in Italia sommando il 2012 e il 2013 si arriverà a superare il -3%) di per sé rende più appropriata la parola «depressione». Ma in generale la durata della crisi, la sua prevedibile estensione se perdura l’approccio dell’austerità «a tutti i costi», fanno pensare che siamo di fronte a una vera e propria rottura nelle traiettorie di sviluppo. Le pratiche monetarie promesse da Draghi per la Bce – tuttavia subordinate a una condizionalità che potrebbe rivelarsi un capestro per i Paesi richiedenti – e quelle ancor più «rivoluzionarie» praticate da Bernanke per la Fed, per quanto «non convenzionali», non possono essere sufficienti a far intraprendere all’economia mondiale una nuova rotta. Specie se l’Europa rimane prigioniera dell’austerità restrittiva e deflazionistica imposta dalla Merkel e contrastata da Hollande e a livello globale la leadership …

"La BCE e i veri dati sull'occupazione", di Fulvio Fammoni

La BCE sforna dati a ripetizione sulla occupazione in Europa particolarmente utili per fare chiarezza sul vero stato del lavoro in Italia, anche se purtroppo fermi al 2010 e con proposte di soluzioni sbagliate. Per anni si è demagogicamente affermato che noi stavano meglio della media europea. Per suffragare questa affermazione si usava il dato formale della percentuale di disoccupati che era più basso, ma si taceva che il tasso di occupazione lo era molto di più. Come si poteva contemporaneamente avere una disoccupazione quasi nella media e una occupazione molto più bassa? Come poteva la Spagna avere più disoccupati di noi e una percentuale di occupati più alta? Non considerando l’enorme area degli inattivi (siamo i primi Europa) e al suo interno chi è assimilabile alla condizione di disoccupato, come gli scoraggiati. Adesso la Bce, non estremisti o disfattisti come amava definirci il precedente ministro del Lavoro, mette la parola fine a questa discussione. «L’Italia è un chiaro esempio di come le cifre ufficiali sulla disoccupazione possano sottostimare la sottoutilizzazione della forza lavoro» è …

"La BCE e i veri dati sull'occupazione", di Fulvio Fammoni

La BCE sforna dati a ripetizione sulla occupazione in Europa particolarmente utili per fare chiarezza sul vero stato del lavoro in Italia, anche se purtroppo fermi al 2010 e con proposte di soluzioni sbagliate. Per anni si è demagogicamente affermato che noi stavano meglio della media europea. Per suffragare questa affermazione si usava il dato formale della percentuale di disoccupati che era più basso, ma si taceva che il tasso di occupazione lo era molto di più. Come si poteva contemporaneamente avere una disoccupazione quasi nella media e una occupazione molto più bassa? Come poteva la Spagna avere più disoccupati di noi e una percentuale di occupati più alta? Non considerando l’enorme area degli inattivi (siamo i primi Europa) e al suo interno chi è assimilabile alla condizione di disoccupato, come gli scoraggiati. Adesso la Bce, non estremisti o disfattisti come amava definirci il precedente ministro del Lavoro, mette la parola fine a questa discussione. «L’Italia è un chiaro esempio di come le cifre ufficiali sulla disoccupazione possano sottostimare la sottoutilizzazione della forza lavoro» è …