Tutti gli articoli relativi a: memoria

“Seppellirlo sì ricordando tutto”, di Barbara Spinelli

Tutto sta a non dimenticare chi è stato, a seppellirlo nel silenzio, a fuggire le cerimonie vistose; ma seppellirlo si deve. È quanto si può dire su Erich Priebke, l’ufficiale delle SS che sotto gli ordini di Kappler, capo della Gestapo a Roma, si rese colpevole dei 335 morti delle Fosse Ardeatine. Tutto sta a non prendere il suo colore, a non somigliargli: a fare l’impossibile – mescolare pietà e orrore – perché l’impossibile e il difficile sono sorte dell’uomo che pensa, conosce se stesso, non segue l’istinto. I vocabolari che usiamo sono colmi di emozione, di sdegno, anche di argomenti etico-politici, ma non hanno nulla a vedere col dilemma dei giorni scorsi: che fare, del corpo di chi fu tuo assassino? Come rispondere alla provocazione inaudita che è stata tutta la sua esistenza, visto che Priebke fino all’ultimo non s’è pentito, giungendo sino a chiamare «cucine » le camere a gas, nel testamento? In mezzo a tanta ira meglio probabilmente non usare parole così intime, e abissali: pietà, amore. E forse aveva ragione Nietzsche …

“Compirebbe settant’anni oggi. La vita mai iniziata del bimbo senza nome”, di Gian Antonio Stella

Compirebbe settant’anni oggi, il «bambino senza nome». Era il più piccolo degli ebrei romani rastrellati nella retata del 16 ottobre del 1943. E morì senza neppure essere registrato. Che senso aveva, nell’ottica degli assassini nazisti, registrare un essere insignificante? Sua mamma si chiamava Marcella Perugia, aveva 23 anni, era sposata con Cesare Di Veroli, che quel giorno maledetto scampò fortuitamente alla «grande razzia» e ne avrebbe portato il peso per tutta la vita. La ragazza, raccontano ne «Il futuro spezzato: i nazisti contro i bambini» Lidia Beccaria Rofi e Bruno Maida, avvertì le prime doglie la sera del 15 ottobre, poche ore prima della retata al ghetto. Era un venerdì. «Arrestata e rinchiusa con gli altri deportati al Collegio militare di via della Lungara, fra il Tevere e i piedi del Gianicolo, i tedeschi consentono a convocare un medico italiano che, appena giunge, afferma che il parto si presenta difficile e bisogna ricoverare la giovane sposa in ospedale. Il permesso viene negato e nella notte tra sabato 16 e domenica 17, Marcella Perugia in Di …

“Sopravvissuto all’inferno Alberto Mieli aveva solo 17 anni nel 1943”, di Stefania Miccolis

Alberto Mieli aveva diciassette anni nel 1943 e viveva con la famiglia nelle case popolari della Garbatella Ricorda che quel 16 ottobre vennero avvisati e scapparono a nascondersi in una casa dietro il Ministero di Grazia e giustizia. «Ci avvisarono che stavano facendo rastrellamenti al ghetto. Credevamo prendessero solo gli uomini per mandarli a lavorare, invece purtroppo presero bambini, donne incinta, vecchi e malati; 1200 persone. In giro per la città c’erano dei delatori, per tremila lire vendevano la vita di un uomo. Ma non posso dire ci fosse antisemitismo a Roma, tanto è vero che dei miei familiari sono stato preso solo io. I miei fratelli, eravamo in otto, sono stati accolti ciascuno da una famiglia della Garbatella, ci fu una grande solidarietà, vennero trattati come figli». «Del 16 ottobre c’è poco da raccontare si commuove Alberto Mieli, ricordando quel giorno ed ha anche un tremolio mentre parla fecero trovare i camion fuori dalla piazza dove oggi c’è la scritta che ricorda il rastrellamento, e caricarono le persone». Non bastarono quei cinquanta chili d’oro …

Il corpo del boia che non trova sepoltura”, di Benedetta Tobagi

Secondo i regolamenti, Priebke dovrebbe essere sepolto a Roma, punto. Stando a una deliberazione comunale del 1979, infatti, nei cimiteri capitolini “hanno diritto di seppellimento le salme di persone morte nell’ambito territoriale del Comune, qualunque ne fosse stata in vita la residenza”. E tuttavia, credo siano in molti a provare un’istintiva adesione alla presa di posizione del sindaco e alla richiesta della comunità ebraica romana, che la sua tomba sia per lo meno fuori dalla città. V’è una ragione profonda, per questo, un sentimento che tocca corde abbastanza antiche da poter far prendere in considerazione una possibile deroga al regolamento amministrativo senza sdegno, né scandalo, né timore di regressioni a pericolose passioni arcaiche. Mi pare necessario sottolineare, in primo luogo, che in gioco non c’è qualche scandalosa tentazione di scempio del cadavere, né alcuno ha invocato di applicare una qualche legge del taglione per cui alla salma di Priebke dovrebbe essere riservato lo stesso destino che per sua responsabilità ebbero i 335 assassinati alle Fosse Ardeatine, abbandonati sotto le volte crollate della cava, “sotterrati, non …

Quarantennale del Museo al Deportato di Carpi

Il 14 ottobre 1973 inaugura a Carpi il Museo Monumento al Deportato politico e razziale nei campi di sterminio nazisti. Alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone, delle più alte cariche dello Stato, del mondo artistico e culturale, dei rappresentanti dei paesi europei e di una moltitudine di oltre 40.000 persone, apre uno dei più importanti musei in memoria della deportazione. Uno spazio ideato e progettato da uno dei più prestigiosi studi di architettura italiani, il BBPR, in collaborazione con Renato Guttuso, con la partecipazione di alcuni tra i più importanti personaggi della cultura italiana tra cui Lica e Albe Steiner e Primo Levi. Un luogo che diventa paradigma, modello di comunicazione per un dramma che il mondo è stato costretto ad affrontare. Nel 2013 la Fondazione Ex Campo Fossoli intende celebrare questo importante anniversario attraverso la promozione di una serie di iniziative che mirano a sottolineare il valore di questo monumento di rilievo internazionale, frequentato ogni anno da oltre 30.000 visitatori. Purtroppo il sisma del 2012 ha evidenziato la necessità di alcuni interventi …

“La memoria non si cancella”, di Vittorio Emiliani

I grandi maestri latini ci hanno insegnato a «non infierire sui morti» e noi non lo faremo neppure su Erich Priebke spentosi centenario nel suo letto senz’ombra di pentimento per il ruolo criminale avuto nel massacro delle Fosse Ardeatine. Nemmeno un sussulto critico sugli orrori del nazismo. La morale laica e quella cristiana ci dettano il rispetto per ogni persona umana. Anche per quelle che, come Priebke, si sono comportate con una ferocia che ha rari riscontri nella storia, partecipando in modo diretto a radunare centinaia di ostaggi e a sopprimerli barbaramente. Il rispetto umano, certo. Ma non pietà, perché, come dice la canzone partigiana scritta dal comandante «Nuto» (Nuto Revelli): «Tedeschi e fascisti, fuori d’Italia! / Gridiamo a tutta forza. Pietà l’è morta!». Non pietà, né funerali pubblici (giusto il no dello stesso Vicariato) che possano consentire anche la minima manifestazione apologetica nella Roma della eroica resistenza di Porta San Paolo, della razzia del ghetto (e il 16 ottobre è qui), delle tante deportazioni senza ritorno, del carcere di via Tasso, nella Roma che …

“L’orrore e la tomba”, di Adriano Prosperi

La chiesa si rifiuta di celebrare i suoi funerali, l’Argentina respinge la salma, Roma gli nega la sepoltura. Priebke è morto e nessuno lo vuole. Il suo corpo, quel corpo di vecchio che lui nelle uscite con la badante si studiava di mantenere eretto come si conveniva a un ufficiale delle SS, ora è composto nella bara. Ma in quella morte non c’è nessuna pace. La sorte di quel cadavere rischia di diventare un incubo. Dove sarà sepolto? Questa era stata la prima domanda che ci si era posti. E la risposta era stata: in Argentina, dove aveva vissuto per mezzo secolo indisturbato. Era un desiderio più che una risposta, dettato dal senso della speciale sacralità del suolo italiano e romano dove riposano le vittime delle Fosse Ardeatine. E invece no, l’Argentina non lo vuole. Così è cominciata una storia che promette di essere una strana ma importante cartina di tornasole di abitudini antiche e di problemi nuovi. Qui sono presenti e in conflitto l’opinione pubblica, le regole civili e le norme ecclesiastiche. L’esecrazione per …