"Addio Franca Rame tra donne in rosso e Bella Ciao", di Natalia Aspesi
La gente è così tanta — c’è chi parla di 7-8mila persone — che anche Dario Fo e i parenti faticano a raggiungere il sagrato del Teatro Strehler, dove, sotto una gigantografia di Franca Rame in scena, c’è il feretro che se la porta via per sempre. Ma va bene così: ciò che conta, dirà poi il premio Nobel, sfinito, a funerale terminato, dopo aver tumulato la salma nel famedio, il cimitero dei grandi di Milano, casualmente e teneramente proprio accanto all’amico Enzo Jannacci, «ciò che conta, è che finalmente tutti abbiano potuto salutare Franca». Ed è stato, quello di ieri, un saluto umanissimo e civile ai mille volti di Franca Rame: le centinaia di donne vestite di rosso a cantare “Bella ciao” per «la Franca che ha lottato per noi»; gli handicappati in carrozzella per la donna che li ha sostenuti coi soldi del Nobel; i vecchi amici di “Soccorso rosso”, Oreste Scalzone e altri, a ricordare le battaglie politiche col pugno alzato e l’Internazionale, suonata a molti opaca, incongrua, remota. E poi i …