Tutti gli articoli relativi a: memoria

Quando la Storia si fa con le Battute, di Pierluigi Battista

Avesse declamato la massima più frequentata dai nostalgici, «i treni arrivavano in orario», la perorazione pro-mussoliniana (e pre-rituale rettifica) di Berlusconi avrebbe raggiunto la perfezione della battuta al bar di sera. Mussolini aveva fatto «cose buone»? Sicuro, mica c’era la delinquenza di oggi, e «si dormiva con le porte aperte». Questa non l’ha detta Berlusconi? No, questa (ancora) no. Ma più o meno, ieri, l’ex premier era nello spirito adatto per dirla. Tutti a scervellarsi sull’enigmatico perché. Ma questa cosa di Berlusconi che, nel Giorno della Memoria, nel corso di una cerimonia che avrebbe dovuto essere solenne, si è messo a disquisire sulle cose «buone» che Mussolini avrebbe fatto, che significato ha? Possibile che Berlusconi non capisca che in una giornata molto particolare non solo in Italia ma in tutto il mondo, nel ricordo imperituro dell’Olocausto, non è che ci si può concedere ai microfoni dei cronisti come se si dovesse sciorinare l’ennesima battuta sull’Imu da abolire sulla prima casa? Ipotesi dietrologica: è stato forse un messaggio subliminale a ciò che resta di un elettorato …

Noi ricordiamo tutto, di Emanuele Fiano

68 anni, l’età di un nonno, è l’età della nostra memoria. Noi che non c’eravamo, noi che non abbiamo visto direttamente, noi che non abbiamo ascoltato i suoni e percepito gli odori, noi che non siamo stati resi schiavi, feriti, torturati, stuprati, gasati, bruciati; noi ricordiamo tutto, come parola incisa su pietra nel nostro cuore e nella nostra mente. 68 anni fa si riaprivano i cancelli di Auschwitz, tutt’intorno era silenzio, morte, cenere di ossa umane, milioni di ossa umane di schiavi trucidati, e scheletri vaganti, nella campagna polacca e nei resti della cultura occidentale. Da 68 anni, quelle ceneri e quegli scheletri impongono al mondo di non smettere di comprendere che ciò che è stato può ripetersi. Fu quello il tempo dello sterminio degli ebrei, lo Shoah, i 6 milioni di ebrei europei assassinati con il progetto di sterminarli tutti, ma fu anche il tempo dell’atroce sorte di antifascisti, partigiani, di omosessuali, di Sinti e Rom, di disabili, di Testimoni d Geova, e di molti altri a segnare l’inferno realizzato dai nazisti e dai …

Se l'Europa cancella il suo passato, di Antonio Ferrari

Durante una conferenza estiva sulle derive del razzismo, un ragazzino si è alzato in piedi e mi ha chiesto: «Senta, lei ci parla dell’Olocausto. Agghiacciante, d’accordo. Ma che colpa ne ho io se i nazisti gasavano i miei coetanei?». Sarebbe stato facile attaccare con l’elenco delle atrocità, denunciare gli aguzzini e concludere con un retorico e inutile «mai più». Mi è invece venuto spontaneo rispondere così: «Vedo che hai un tatuaggio sul braccio destro. E allora, immagina che domani mattina arrivi uno e ti dica che tutti quelli che hanno un tatuaggio devono essere fermati e deportati. Oppure, al contrario: che arrivi uno e ti dica che tutti quelli che non hanno un tatuaggio devono essere deportati. Come reagiresti?». Non ho avuto risposta, se non un imbarazzato sussulto. Come se l’orrendo macigno del passato avesse risvegliato l’incubo di un possibile presente. È facile dimenticare ed è sempre difficile trasferire il peso della memoria nei nostri giorni. Eppure, in una fase acuta di crisi globale — economica, finanziaria, ma soprattutto crisi di valori — bisognerebbe interrogarsi …

Mio padre a Birkenau mi disse: «Vado via, ma tu devi resistere», di Antonio Ferrari

A otto anni Sami Modiano era uno dei bambini più vivaci e brillanti della scuola elementare italiana di Rodi. Forse era in assoluto il primo della classe, come sostenevano i genitori dei suoi compagni, con quell’ammirazione espressa e così insistita da poter sconfinare facilmente nell’invidia. Sì, perchè Sami, alunno eccellente, non aveva di sicuro l’aria e il comportamento del secchione. Nuotava, correva, giocava a calcio, scherzava, si divertiva, però a scuola gli bastava studiare il minimo per meritare il massimo. Quella mattina, quando fu chiamato alla cattedra, si sentiva persino più sicuro e disinvolto del solito. Era pronto a rispondere alle domande del maestro ma il suo sorriso si spense subito perché l’insegnante, invece di interrogarlo, lo guardò come mai lo aveva guardato e gli disse: «Samuel Modiano, sei espulso dalla scuola!». Un ceffone morale umiliante, un vero choc, le gote di Sami si tingono di porpora, la gola si chiude. Con un filo di voce: «Ma che colpa ho?», «Che cosa ho fatto? dove ho sbagliato?». Per far capire a quel bambino sbigottito e …

"Le mani d’oro di Guido il comunista riformista", di Oreste Pivetta

Il volantino comincia: «Mercoledì 24 gennaio, alle ore 6,40 un nucleo armato delle Brigate rosse ha giustiziato Guido Rossa, spia e delatore all’interno dello stabilimento Italsider di Cornigliano, dove, per svolgere meglio il suo miserabile compito, si era infiltrato tra gli operai camuffandosi da delegato…». In alto la solita intestazione, Brigate rosse, con la stella a cinque punte. Sui giornali, il giorno dopo, comparvero foto tremende: un’auto in una strada di Genova, via Fracchia e l’auto era una Fiat 850, sull’auto un uomo con la barba, la testa reclinata sul volante. Guido Rossa, operaio comunista, morì così, a quarantacinque anni, qualche colpo di pistola e via. Per lui stava cominciando una giornata come tante altre, in officina, in tuta, a sistemare macchine e attrezzi. «Aveva una grande capacità ed una grande professionalità – lo ricordava un compagno d’allora, Renato Gabbi – e in questo si vedevano le qualità dell’uomo, ma anche quelle di un operaio comunista, che, per prima cosa, pensava che occorresse saper far bene il proprio lavoro. Guido era un mago. Sapeva riparare …

"Ogni cosa è oscura", di Sudanna Nirenstein

Non è rimasto niente di Trochenbrod. Era una cittadina specialissima dell’Ucraina nata nell’inizio Ottocento. Polacchi, russi, sovietici se l’erano passata di mano varie volte, ma la sua natura era rimasta tale e unica, una comunità interamente ebraica, senza gentili. Piena di piccole industrie e di negozi attivissimi per tutto il circondario. Di scuole, cori e teatri. Di ogni organizzazione sionista possibile e immaginabile. Con nove sinagoghe, certo, lì tutti festeggiavano il sabato e tutti ballavano e cantavano ai matrimoni e ai bar-mitzvah. E la sua particolarità stava anche nel fatto che erano contadini, contadini ebrei! Era da secoli che non se ne vedevano, e invece loro avevano drenato e coltivato e allevato bestiame con ardore, orgogliosi dell’autonomia conquistata. Trochenbrod sembrava quasi una bolla di Stato ebraico prima che nascesse Israele. Erano cinquemila ebrei. Tra l’agosto e l’ottobre 1942 furono sterminati dai nazisti e dalla milizia ucraina nelle fosse comuni di Jaromel. Quando nel 1950 uno dei cinquanta sopravvissuti alla Shoah andò a ricercare Trochenbrod, raccontò di non averne trovato traccia. Avrom Bendavid-Val, un ebreo sessantatreenne …

Shoah e solitudine, di Giulio Busi

La Shoah, spina che lacera il XX secolo, è stata anche un dramma della solitudine. Che sei milioni di vittime possano essere “sole” sembra a prima vista un paradosso. Eppure, nella Germania della persecuzione e in gran parte dell’Europa teatro dello sterminio, gli ebrei furono deportati ed eliminati in una indifferenza pressoché totale, abbandonati al loro terribile fato senza alcun clamore o indignazione, in uno spettrale silenzio. Lasciati morire mentre gli “altri”, con poche benché straordinarie eccezioni, facevano finta di non accorgersi di nulla. In tedesco esiste un verbo che descrive con efficacia questo processo di negazione: “wegschauen”, “distogliere lo sguardo”, rifiutare la propria attenzione e privare così chi soffre della più possente e misteriosa dote umana, la compassione. Certo, mentre i treni viaggiavano verso Auschwitz, la guerra divampava ovunque, e tutti – chi più chi meno – avevano i loro guai. Altrettanto indubbio è che i nazisti mettessero molto impegno nell’occultare le dimensioni e la vera natura della soluzione finale. Ma la tragedia comune e la campagna di disinformazione non smussano gli angoli acuminati …