Tutti gli articoli relativi a: memoria

"Così con Andreatta battemmo l'inflazione a due cifre" di Carlo Azeglio Ciampi

Ho accettato ben volentieri l’invito di Enrico Letta a ricordare le vicende del 1980-81 che portarono Beniamino Andreatta e me a stipulare quello che è passato alla storia come il “divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia. Sulle qualità di Andreatta, come uomo di studio e di lungimirante impegno civile, mi sono già espresso altre volte, segnatamente in occasione della giornata di studio promossa dall’allora ministro dell’Economia e delle Finanze, Tommaso Padoa-Schioppa, il 13 febbraio 2008. Agli inizi degli anni 80, l’Italia viveva la seconda crisi petrolifera; il livello dei prezzi segnava un tasso annuo superiore al 20 per cento. Da quasi dieci anni l’Italia conviveva con un’inflazione a due cifre, che non ci doveva abbandonare per altri cinque anni. All’assemblea della Banca d’Italia del maggio 1981, interpretando l’anima dell’istituto che mi era stato da poco affidato, indicai tre condizioni per restituire al paese stabilità monetaria: una politica dei redditi volta alla disinflazione; una banca centrale completamente indipendente; il pieno controllo del bilancio pubblico e della conseguente creazione monetaria. Vorrei richiamare, per sommi capi, le tre …

"Per Lino, Angelo e Maria", di Manuela Ghizzoni*

ieri, 66 anni fa, questa comunità viveva una delle pagine più cupe e dolorose dell’occupazione tedesca, che negli ultimi mesi del conflitto, con la piena complicità dei fascisti, si fece più feroce, più accanita e fanatica. L’11 febbraio 1945, tedeschi e fascisti compiono nel territorio di Budrione violenze e razzie; il giorno successivo, l’azione di contrasto dei partigiani approda all’assedio di una casa colonica in cui si era riparato un plotone di tedeschi proveniente da un rastrellamento a Rolo. Durante il combattimento perdono la vita i partigiani Lino Bassoli e Angelo Cavalletti; insieme a loro cade anche Maria Guandalini, una vittima civile trucidata dai tedeschi per convincere i partigiani ad abbandonare l’azione. Non ho vissuto quei tragici eventi, ma ne ho raccolto la testimonianza diretta da mia madre, che allora bambina provò la paura delle violenze, lo sgomento per l’uccisione di persone vicine, care, l’indignazione per i soprusi subiti e la rabbia per la dignità umana calpestata e vilipesa. Sentimenti ed esperienze poi elaborati in un codice etico e trasfusi in un orizzonte di ideali, …

Proposta Pd: Fossoli monumento nazionale

Il progetto di legge presentato oggi dall’on. Manuela Ghizzoni. è stato sottoscritto da parlamentari di diverso orientamento. Nel Giorno del Ricordo l’on. Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Istruzione e Cultura della Camera, ha presentato il progetto di legge per dichiarare monumento nazionale l’ex Campo Fossoli e sostenere l’attività di ricerca della Fondazione. Ecco di seguito una sua dichiarazione. «Oggi celebriamo il Giorno del ricordo, istituito con la legge 92 del 2004, per conoscere, coltivare e rinnovare la memoria della tragedia delle vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati. Un tornante della storia recente, troppo a lungo rimosso, al quale dobbiamo riferirci per rafforzare la nostra identità nazionale e per costruire con lungimiranza il nostro futuro. La diaspora condusse numerose famiglie anche nella nostra provincia: dal 1954 al 1970, molti profughi giuliani vissero presso l’ex campo di Fossoli, in quello che poi fu noto come il Villaggio San Marco. Ho depositato come prima firmataria in questi giorni – volutamente nel periodo compreso tra il 27 gennaio Giorno della memoria …

Giornata del ricordo: Napolitano "Non restare ostaggi del passato". Berlusconi assente alla cerimonia al Quirinale

Il capo dello Stato guarda al futuro europeo per superare, senza dimenticarle, antiche ferite. Alle celebrazione in memoria delle vittime delle Foibe non era presente il premier. Per il governo c’erano il ministro della Difesa, Ignazio La Russa e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta: “Per troppi anni c’è stato un silenzio oltraggioso e colpevole”. “La memoria sia coltivata. Ciascun paese ha il dovere di ricordare la propria storia, di non cancellare le tracce delle sofferenze subite dal proprio popolo” ma “l’essenziale è non restare ostaggi né in italia né in Slovenia né in Croazia degli eventi laceranti del passato”, con queste parole il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha celebrato al Quirinale la Giornata del Ricordo, in memoria delle vittime delle Foibe. Partendo dal passato, per guardare a un futuro comune e europeo. “Posta fine a ogni residua congiura del silenzio, a ogni forma di rimozione diplomatica o di ingiustificabile dimenticanza, possiamo finalmente guardare avanti, costruire e fare progredire una prospettiva di feconda collaborazione sulle diverse sponde dell’adriatico. Il sacrificio delle generazioni …

16° Congresso dell’Anpi di Carpi, Ghizzoni: “Un dibattito ricco di riflessioni sulla condizione del Paese e fecondo di indirizzi per affrontarla”

E’ questa la ricchezza del congresso comunale dell’Anpi che si è svolto stamattina a Carpi. “Un confronto tra generazioni e tra donne e uomini che provengono da esperienze politiche differenti, ma che si sono ritrovati nell’impegno per la piena affermazione dei valori costituzionali, così come emersi dalla Lotta di liberazione” ha affermato l’On Ghizzoni nel suo intervento di saluto. “L’Anpi, organizzazione antifascista non partitica, con i suoi iscritti rappresenta un patrimonio pubblico della democrazia, imprescindibile per contrastare la deriva populista che oggi caratterizza il nostro Paese. Una deriva resa ancora più pericolosa dalla crisi economica e dallo sfaldamento della coesione sociale, dal progressivo discredito delle istituzioni e dalla perdita di senso del ruolo della politica: condizioni che potrebbero favorire l’affermazione di tensioni antidemocratiche” . “E’ una sfida che i tanti giovani iscritti all’Anpi assumono come prioritaria, insieme al testimone raccolto da coloro che furono Resistenti per restituire libertà agli italiani e dignità al Paese.”

«Sette treni di libertà», di Francesco Sangermano e Valentina Buti

Un sogno. E una legge che rendeva possibile trasformarlo in realtà. Ugo Caffaz, nel 2001 era direttore generale del dipartimento cultura e istruzione della Regione Toscana. Furono lui, l’allora presidente Claudio Martini e l’assessore Paolo Benesperi a dire che, sì, ci potevano, ci dovevano provare. Così nacque il Treno della Memoria. Dall’Italia alla Polonia a bordo di un convoglio per compiere quello che non è solo un viaggio fisico. E nemmeno solo un appuntamento simbolico. Era il 2002 quando per la prima volta il treno lasciò la stazione di Firenze in direzione di Oswiecim (Auschwitz in polacco) e Birkenau. Quasi 1300 chilometri di binari attraverso la neve dell’Austria e della Repubblica Ceca. Quasi due lustri dopo, sono sette i treni partiti dallo Stivale. Firenze, Torino, Milano, Brescia, Bolzano, Fossoli-Carpi, perfino Foggia. A bordo migliaia di ragazzi (studenti e universitari) e i loro professori. Che hanno ripercorso le orme di altre migliaia di giovani che in questo lasso di tempo hanno potuto toccare conmanol’orrore della Shoah. Il Treno li ha portati a camminare nel silenzio assoluto …

Primo Levi «Dal fascismo ad Auschwitz c’è una linea diretta» L’intervista ritrovata, di Marco Pennacini

Il grande scrittore in una conversazione inedita del 1973 con un giovane studente. «Oggi “Se questo è un uomo” lo riscriverei completamente, per mettere in luce le responsabilità italiane nella Shoah». La politica: «Il mio libro? Oggi verrebbe fuori una cosa completamente diversa: metterei in risalto il suo valore politico…» Nel campo: «Immagazzinavamo tutto voracemente, ci interrogavamo a vicenda per sapere ciascuno la storia degli altri» Invenzioni tricolori: «Lo sterminio industriale è tedesco. Ma la violenza a scopo politico in questo secolo è un’invenzione italiana» I giovani: «Queste cose vengono sentite come arcaiche, come i garibaldini, come la rivoluzione francese, qualcosa di molto lontano…» Primo Levi, come mai ha voluto scrivere «Se questo è un uomo»? «Perché ero appena ritornato dalla prigionia, e avevo un tremendo bisogno di raccontare queste cose, un bisogno che diventava ossessione.(…) Nel lager cercavo di immagazzinare tutto, di mettere tutto in una specie di tasca». Allora vedevi già con un occhio più distaccato quel che ti succedeva… «No, non era possibile. Nel lager c’era il problema di sopravvivere. Sì, avevo …