"Teniamoci stretto questo tricolore", di Lorenzo Mondo
I 150 anni dall’unità d’Italia offrono l’invito a ripensare e riaggiustare anche in senso federalista, secondo le esigenze dei tempi e le accertate manchevolezze, il patto fondativo che ci ha fatti nazione. Ma devono anche liberarci dalla faziosità e dall’incultura che mettono in forse l’unità del paese e inducono al disprezzo del vessillo tricolore. Al centro del discorso, si sa, c’è il Risorgimento, la fondatezza e la dignità delle sue ragioni. Ed è soprattutto alle estremità della penisola, tra il Nord e il Sud, che si confrontano i più esagitati contestatori del moto unitario. Con una rimozione pudibonda di elementari dati di fatto. Dalla Padania in odore di secessionismo si trascura che a impinguare i Mille di Garibaldi furono soprattutto i patrioti lombardi, seguiti da liguri e veneti. Quelli che riscoprono all’opposto la progressiva mitezza del regime borbonico dimenticano che le menti più aperte e avanzate del Meridione si pronunciarono allora per l’unità. Magari obtorto collo, avendo dovuto accettare l’opzione monarchica e il pennacchio del re piemontese. Dovremmo assistere a un comico, antistorico, mea culpa? …