Tutti gli articoli relativi a: memoria

"Teniamoci stretto questo tricolore", di Lorenzo Mondo

I 150 anni dall’unità d’Italia offrono l’invito a ripensare e riaggiustare anche in senso federalista, secondo le esigenze dei tempi e le accertate manchevolezze, il patto fondativo che ci ha fatti nazione. Ma devono anche liberarci dalla faziosità e dall’incultura che mettono in forse l’unità del paese e inducono al disprezzo del vessillo tricolore. Al centro del discorso, si sa, c’è il Risorgimento, la fondatezza e la dignità delle sue ragioni. Ed è soprattutto alle estremità della penisola, tra il Nord e il Sud, che si confrontano i più esagitati contestatori del moto unitario. Con una rimozione pudibonda di elementari dati di fatto. Dalla Padania in odore di secessionismo si trascura che a impinguare i Mille di Garibaldi furono soprattutto i patrioti lombardi, seguiti da liguri e veneti. Quelli che riscoprono all’opposto la progressiva mitezza del regime borbonico dimenticano che le menti più aperte e avanzate del Meridione si pronunciarono allora per l’unità. Magari obtorto collo, avendo dovuto accettare l’opzione monarchica e il pennacchio del re piemontese. Dovremmo assistere a un comico, antistorico, mea culpa? …

"Fondi terminati, cantiere bloccato a rischio il Memoriale della Shoah", di Alessia Gallione

Salta l’apertura al Binario 21 della stazione Centrale. L’appello della comunità ebraica: “Aiutateci”. Il Comune ha stanziato 750mila euro due anni fa, ma non li ha mai versati. Come gli altri 500mila. L’obiettivo era di ritrovarsi lì, nella pancia della stazione Centrale, il prossimo 27 gennaio. Perché per questo Giorno della Memoria, il Binario 21 sarebbe dovuto essere praticamente finito: il restauro della parte storica terminato, ancora qualche mese di lavoro per veder completato l’intero progetto con la biblioteca e l’auditorium. Ma i soldi necessari per andare avanti sono finiti e gli operai se ne sono andati alla fine dello scorso anno. E oggi, il Memoriale della Shoah, riportato alla luce dopo decenni di oblio, è ancora un cantiere. Che rischia di rimanere incompiuto se non si troveranno i 5 milioni e mezzo di euro necessari per proseguire. Il viaggio sul treno della Memoria Per questo, fra due settimane, quella che sarebbe dovuta essere un’inaugurazione simbolica, si trasformerà nell’occasione per lanciare un appello. Questa volta a tutta la città. Con l’idea di far partire una …

"San Sabba, i corpi diventavano grani di riso", di Marco Rossi Doria

Piove forte. Entro nella Risiera. L’ingresso è costretto tra le due pareti grigie che si bagnano. L’acqua che cola le macchia di scuro. Non c’è nessuno. Ma non c’è ancora un vero silenzio: si odono di lontano i chiassi dallo stadio che si anima di più per l’inizio della partita. Ma la Risiera resiste a questa distrazione. È un monumento potente. Dal quale non ci si può distogliere. In fondo al corridoio costretto tra i due muraglioni si intravede l’aprirsi di un largo spazio all’aperto, un grande cortile cintato. Romano Boico (l’architetto che ha trasfomrato in museo le rovine della Rosiera, ndr) descrive con poche parole il monumento che ne ha fatto: «Il cortile cintato si identifica quale una basilica laica a cielo aperto». La luce chiama a raggiungere il cortile. Le grida dallo stadio si allontanano. La città si allontana. È un luogo circondato dai vecchi corpi di fabbrica di mattoni e dalle mura di cemento che sembrano invadere quasi ogni scorcio, come una persecuzione. Esito ad affrontare lo spazio aperto. Entro nei due …

«Liste di ebrei. L’antisemitismo continua a esistere», intervista ad Amos Luzzatto di Umberto De Giovannangeli

L’ex presidente delle comunità ebraiche italiane: «Provo rabbia e indignazione per i nomi sul sito neonazista ma non sorpresa. Le radici del razzismo sono ancora forti». Il monito. «Da tempo sollecito l’opinione pubblica a non considerare la Shoah come memoria di un oscuro passato». I ricordi. «Ero piccolo quando passavano le camicie brune e si diceva: in Italia non può accadere nulla di terribile». Rabbia. Dolore. Inquietudine. Tutto, tranne che sorpresa. Perché non smetterò mai di denunciare che le radici politiche, storiche e culturali dell’antisemitismo continuano ad esistere e a ramificare». Ad affermarlo è una delle figure più autorevoli e rappresentative dell’ebraismo italiano: Amos Luzzatto, già presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane. (Ucei). Professor Luzzatto, a cosa è improntata la sua prima reazione alla notizia del sito neonazista statunitense che ha pubblicato una lista di ebrei italiani? «Rabbia. Indignazione. Inquietudine. Tutto ma non sorpresa. Da molto tempo sollecito l’opinione pubblica, in particolare in questi giorni in cui si ricorda la Shoah, a non comportarsi come se si trattasse della memoria di un oscuro passato che …

"Il ricordo di Lietta Tornabuoni dei grandi registi", di S. Robiony e F. Caprara

Gianni Amelio “Perdita enorme, c’era tanto bisogno del suo sguardo lucido sulla realtà” MARCO TULLIO GIORDANA “Guardava il progetto non il risultato finale”. «Lietta Tornabuoni – dice il regista Marco Tullio Giordana – mi piaceva come critico e come persona e non perché sia sempre stata indulgente verso di me: ma era generosa, guardava il progetto, non solo il risultato. Apprezzavo il suo rigore e i suoi modi educati e allo stesso tempo bruschi. Leggevo tutto quello che scriveva: non seguiva le mode, aveva sempre un’opinione personale. La mia prima intervista l’ho fatta con lei. Avevo 28 anni ero sorpreso che una giornalista così importante dedicasse attenzione a un debuttante. L’anno dopo presentai La caduta degli angeli ribelli: il film fu molto criticato, lei ebbe parole di conforto, mi disse che avrei avuto una lunga carriera e che l’insuccesso a volte può far bene. Fu amichevole come una sorella maggiore. Il mio film che preferiva è Pasolini, un delitto italiano. Nel 1975 si era a lungo occupata del caso e mi disse una frase molto …

"La malattia della paura", di Adriano Prosperi

Dopo la Peste Nera del 1348 il bacillo non scomparve: depotenziato ma ancora attivo continuò per secoli a riaffacciarsi e a mietere vittime. Accade oggi qualcosa del genere anche col bacillo dell´antisemitismo. Perfino dopo la Shoah ci sono menti che continuano a esserne infestate. È un bacillo più antico di quello della peste. Col tempo non si è indebolito, al contrario. Il caso del lettore di Hitler e di Marx autore della strage di Tucson potrà essere sembrato a qualcuno quello di un isolato paranoico. Ma quando si scoprono liste nazi-americane di nomi del «giudaismo internazionale», compresi moltissimi italiani, quello che vediamo apparire è qualcosa di antico, che conosciamo bene. La lista dei nomi è un ingrediente familiare. In Italia una lista di 1.650 nomi corrispondenti a circa 9.800 famiglie ebraiche fu pubblicata in appendice all´edizione 1938 dei «Protocolli dei Savi anziani di Sion». Moltissimi di quei nomi li ritroviamo nell´elenco de «Il libro della memoria» di Liliana Picciotto Fargion. Qui ciascuno di loro riguarda una persona reale ed è seguito dalle date dell´arresto, della …

"E la bandiera dei tre colori È sempre stata la più bella", di Eugenio Scalfari

Un secolo e mezzo è trascorso da quando nel cortile di Palazzo Carignano a Torino il Parlamento subalpino proclamò la nascita dello Stato italiano. L´anniversario si presta ad alcune riflessioni, rese ancor più attuali e necessarie dopo il discorso di Giorgio Napolitano a Reggio Emilia, luogo storico del Risorgimento, perché fu lì che la bandiera tricolore sventolò per la prima volta, portatavi dall´armata napoleonica che aveva fondato la repubblica Cisalpina su un territorio strappato all´Austria e ai Savoia, più o meno corrispondente a quello che la Lega usa chiamare Padania. Riflettere sulle condizioni dell´Italia dopo 150 anni di storia unitaria, dei quali 85 di monarchia e 65 di repubblica, si presta anche ad un consuntivo che riguarda al tempo stesso le condizioni economiche e politiche del paese e i suoi valori culturali e morali. Il tema consentirebbe molte citazioni, poiché i protagonisti sono tanti e ancor più quelli che hanno studiato quelle vicende, ma prometto di non farne alcuna e di dire ciò che penso con parole mie salvo una di Ingeborg Bachmann, che traggo …